Verginità
spirituale
Più
la vita di silenzio è densa, più l’anima è sola con Dio; e più l’anima è
vergine, più si ritira dall’agitazione del mondo
(Robert Sarah, Dio o niente, Siena
2015, 274).
La peggiore malattia spirituale,
peculiare al nostro tempo, è una fondamentale disposizione di spirito che
attacca proprio la fede. Sullo scorcio del Medioevo, prima che le idee
nominalistiche e umanistiche impregnassero la cultura, il realismo del pensiero
cristiano rendeva il soprannaturale un elemento familiare e quasi normale della
vita; una fede semplice e diretta faceva sì che i miracoli fossero frequenti e
comunicava perciò, anche in tempi calamitosi, una sicura fiducia nella vigile e
onnipotente presenza di Dio. Fu per la crisi della scolastica (che trasformò la
teologia in una selva di sottigliezze mentali riservate a pochi), poi per la
diffusione della gnosi rinascimentale e per lo sconquasso dottrinale della
rivoluzione protestante che dilagarono la credulità fideistica e l’insana
attrattiva per la magia, fino allora contenute in margini abbastanza ristretti.
L’autorità ecclesiastica, in ogni caso, vigilava sui fenomeni eccezionali onde
accertarne l’origine.
Oggi la temperie culturale della
postmodernità ha amputato dal cervello di molti cattolici la nozione stessa di
spirito e di trascendenza. Da un lato, la loro fede positivistica è paralizzata
da un tirannico naturalismo che esclude a
priori il soprannaturale; dall’altro, abbandonati a una concezione
arbitraria e soggettivistica del divino, abboccano con estrema facilità a tutto
un ventaglio di spiritualismi, che si presentino come apparentemente
tradizionali o seducentemente orientaleggianti. Il risultato è che i veri
miracoli son diventati rari e che la gente, alle prese con disgrazie e
malattie, cade spesso nelle dipendenze o nell’occultismo, se non nella
disperazione fino al suicidio. Il filtro della fede adulta mette in dubbio tutto, anche fatti accertati da
testimonianze incontrovertibili, ma lascia al contempo passare qualunque
assurdità per un malinteso rispetto della libertà di coscienza o per un’acritica
accondiscendenza alla religiosità di massa, illudendosi poi di rimediare al
disastro con chiacchiere fumose o con palliativi che curano i sintomi senza
arrivare alla radice del male.
Per combattere bene all’esterno, dunque,
bisogna prima controllare se per caso il nemico non sia già in casa. A lungo
andare persino la sana dottrina, senza una viva relazione con Dio coltivata
nella preghiera, può risolversi in un gioco intellettuale costruito con puri
nomi cui non è più associato alcun contenuto reale. Anche su questa strada,
proprio per la buona causa della Tradizione, si può finire con l’escludere
l’azione soprannaturale del Salvatore contando presuntuosamente solo sul
proprio agire puramente umano, magari determinato da malattie spirituali.
Coltivare l’umiltà, prima ancora che la via regia dell’unione con Dio, è una
questione di interesse personale: chi si lascia dominare dalla superbia,
infatti, perde progressivamente il contatto con la realtà, che vede ormai
unicamente attraverso le lenti deformanti delle sue convinzioni soggettive.
L’umile è invece in grado di acquisire un sano realismo che gli permette di valutare
le situazioni in modo obiettivo e di discernere con sicurezza cosa è alla sua portata
e cosa non lo è.
Da più parti si sfidano i consacrati a
uscire allo scoperto. Debbo anzitutto domandarmi: è volontà di Dio? oppure è
una suggestione del demonio? o ancora una spinta proveniente dall’io ribelle?
Quale ne sarebbe, inoltre, la reale utilità? Non è diventando rivoluzionari di
segno contrario, insubordinati alla legittima autorità e insofferenti alla
croce, che si giova alla Chiesa. Per il bene delle anime, basta che buoni
sacerdoti si facciano discretamente individuare, senza per questo farsi
impallinare dagli avversari: se quelli che celebravano per i vandeani o per i cristeros si fossero esposti all’arresto
senza necessità, chi sarebbe rimasto a fianco dei combattenti? Perché il loro
ministero porti frutto, tuttavia, occorre altresì che i fedeli siano docili
alla loro guida. Chi rigetta ogni messa in guardia dalle derive scismatiche o
dai misticismi fasulli non ha bisogno di preti, visto che ha già deciso tutto
da solo; a che scopo reclama allora che si manifestino apertamente? Semplicemente
per sentirsi confermato nell’orientamento che ha scelto da sé? Mi dispiace, ma
non è questo il ruolo dei Pastori – e non è proprio il caso di bruciarsi per il
gusto di avere al proprio seguito una masnada urlante di gente accecata dalla
rabbia, dal risentimento e dal disprezzo verso tutti gli altri. Sarebbero
questi i veri cristiani?
Ciò che è in nostro potere, oltre alla
preghiera e alla difesa della verità, è richiedere una presa di posizione da
parte di coloro che hanno l’autorità e la responsabilità di intervenire. Non illudiamoci
che qualcuno, in Vaticano, tremerà alla nostra voce, se ci faremo riconoscere.
Quel che il regime teme di più, al contrario, è l’esistenza di reti sotterranee
che sfuggano alla sistematica sorveglianza su tutte le iniziative pubbliche. Non
intendo pertanto fare il suo gioco lasciandomi incasellare in un’opposizione
controllata: sono proprio i più esposti che possono essere utilizzati per
attirare i dissidenti e individuarli. Ma, al di là di queste considerazioni
tattiche, è una questione di fede che deve rimanere il criterio ultimo e
decisivo di ogni scelta: la Chiesa è e rimane una e apostolica,
soprannaturalmente coesa e guidata grazie al ministero dei successori degli
Apostoli, i quali non possono diventare tutti
eretici, nemmeno se permangono in comunione (almeno esternamente) con un papa
materialmente, ma non formalmente eretico. Chi non riconosce questo non è
cattolico, in quanto non crede più l’indefettibilità della Chiesa.
Se nelle mie disamine evito generalmente
di fare nomi, è per il semplice motivo che il mio intento non è polemizzare con
persone o istituzioni, ma porre in luce, per utilità dei lettori, i pericoli
che intravedo, indicando quanto basta perché chi deve intendere, ritrovandosi
in quelle osservazioni, intenda, se il suo cuore è umile e sincero. C’è pure
chi pensa di saper tutto e prova ogni volta a deviare il discorso in diatribe
su dettagli secondari, ma lo fa soltanto a proprio danno, non perché chi scrive
sia infallibile, bensì perché, quando la divina Sapienza – benché per mezzo di
strumenti indegni e insufficienti – bussa alla coscienza, uno ha tutto
l’interesse a darle ascolto. Il Signore può scegliere chi vuole per parlarci,
persino dei credenti non ancora battezzati che, per purezza di cuore, sono
ricettivi alla grazia preveniente. È così che io stesso ho potuto riudire, espressa
con spontanea semplicità, una legge fondamentale della vita soprannaturale,
ossia l’interdipendenza tra le virtù teologali: «Quando la fede va giù, la
speranza e la carità la riportano su».
Quando ci sentiamo vacillare nella prima,
il desiderio e l’amore di Dio intervengono a sostegno e rinforzo. Viceversa,
qualora lo scoraggiamento offuschi la seconda, la conoscenza e la dilezione di
Lui la ravvivano con la certezza che non può abbandonare chi Lo ama né deludere
chi Lo serve con abnegazione. Anche le tentazioni contro la terza possono essere
vinte, se l’intelletto è illuminato dalla verità rivelata e la volontà fortificata
dall’attesa della ricompensa celeste. È sempre l’unico e medesimo Sommo Bene
che, con le virtù teologali, viene conosciuto, desiderato e amato. Questa
dinamica spirituale consente di spalancare la gabbia del soffocante
materialismo, dell’appiattente immanentismo e del fluttuante storicismo in cui
si è rinchiusi dal pensiero dominante, ma pure di superare le secche di
un’adesione meramente formale alla dottrina, priva di speranza e di carità, che
sterilizza l’anima e la lascia preda dei sentimenti cattivi generati dalle sue
malattie. In quest’ultimo caso, una fede solo pensata (e quindi non autentica) può
a poco a poco inaridire le altre due virtù, già così poco sviluppate, e
degenerare in una disposizione permanente di astio indiscriminato contro tutto
e contro tutti, anticamera dell’Inferno.
Conserva e accresce le virtù teologali
solo chi si mantiene umile, si mortifica volentieri, pratica la penitenza e
dimentica l’amor proprio. Si illude chi pensa di poter saltare direttamente
all’ultima casella del gioco (l’unione consumata con Dio) senza passare per
quelle precedenti (la purificazione del cuore, la lotta contro le passioni, la
correzione di vizi e difetti, l’espiazione dei peccati passati, l’esercizio
della carità verso il prossimo…). Digiunare regolarmente, ognuno secondo le sue
forze; curare il raccoglimento, riducendo la dipendenza dai mezzi di comunicazione;
coltivare il silenzio, tralasciando letture o conversazioni inutili; imporsi
qualche privazione o accettare con serenità le afflizioni inflitte dall’esterno,
purché non vada a detrimento di altri o delle proprie responsabilità; per chi
se la sente, portare il cilicio (almeno per qualche ora il venerdì,
sospendendone l’uso, però, nel caso abbia ripercussioni troppo gravose sulla
psiche): ecco gli elementi principali di un’ascesi discreta e incisiva che
rende la preghiera irresistibile fino a fare miracoli, come quella dei Santi. Per
imparare a pregare come loro, con la stessa audacia e confidenza, meditiamo l’invocazione
posta in chiusura, scaturita dall’intimo di un predicatore di sicura dottrina.
«Ecco,
noi siamo tue ossa e tua carne» (2 Sam 5, 1; cf. 1 Cor
12, 27). Così i penitenti devono dire a
Cristo: «Abbi pietà di noi, perdona i nostri peccati, perché noi siamo tue ossa
e tua carne. Per noi uomini ti sei fatto uomo, per redimerci. […] Ad un angelo
non possiamo dire: “Siamo tue ossa e tua carne”. Ma a te, che sei Dio, Figlio
di Dio, che non hai assunto gli angeli, ma il seme di Abramo, possiamo dirlo in
verità. Abbi dunque misericordia delle tue ossa e della tua carne! E chi mai ha
avuto in odio la sua carne (cf. Ef 5, 29)? Tu sei nostro fratello e nostra carne, quindi sei obbligato ad aver
pietà e a compatire le miserie dei tuoi fratelli. Tu e noi abbiamo lo stesso
Padre: ma tu per natura, noi per grazia. Tu dunque, che nella casa del Padre
hai ogni potere, non volerci privare di quella sacra eredità, perché noi siamo
tue ossa e tua carne» (sant’Antonio di Padova, Sermone per la Domenica III dopo Pentecoste, I, 4).
Direi che Padre Garrigou-Lagrange insegna molto bene, quanto da lei scritto, nelle sue opere, in particolare in " Perfezione cristiana e contemplazione " e "Le tre età della vita interiore"
RispondiEliminaCaro don Elia, ma se non si trattasse solo delle difficoltà, pur gravi, poste dalla questione se un papa sia materialmente, non formalmente eretico? Intendo, non un dilemma teologico che, tutto sommato, passerebbe sopra le teste di noi semplici fedeli che dobbiamo solo attendere alla personale santificazione. E' possibile che ci troviamo invece in uno scenario più ampio e drammatico, lo dico con grande timore, apocalittico? La prego, può aiutarmi a comprendere? Sono in difficoltà. Grazie
RispondiEliminaLo scenario è sicuramente apocalittico, ma questo non è un motivo per porsi fuori della Chiesa o in una posizione irregolare. Come ho già ricordato di recente, noi non abbiamo l'autorità di giudicare la gerarchia in foro esterno, ma solo il diritto di prendere decisioni nel foro interno della coscienza, resistendo all'errore e, se necessario, anche all'errante, qualora quest'ultimo esiga scelte contrarie alla legge divina o a quella ecclesiastica.
EliminaLa ringrazio molto della risposta, padre. Il mio interesse non è rivolto alla critica della gerarchia ma alla possibilità o necessità di far comprendere ai nostri cari l'importanza di non discostarsi ora più che mai dal Magistero di sempre, quali che siano le suggestioni che, da qualsiasi parte, possano venire
EliminaReverendo padre, non si domanda (più) ai consacrati di uscire allo scoperto, tuttavia non appare chiarissima la richiesta di silenzio opposta ai laici, i quali vorrebbero avvisare che la casa brucia, mentre il fumo già rischia di ottundere la vigilanza. Forse abbiamo compiti diversi
RispondiEliminaL'invito al silenzio si riferiva alla vita spirituale e alla necessaria purificazione del cuore. Non escludo affatto che si debba gridare al fuoco: infatti ho indicato la possibilità di difendere la verità e di richiedere una presa di posizione da parte di chi ha autorità. L'importante è che non lo si faccia mossi da cattivi sentimenti umani.
Eliminabisogna quindi vigilare su noi stessi,con pazienza e costanza,fare la prima mietitura nel nostro cuore cosi da separare loglio dal grano.Poi arriverà la mietitura dei campi...
RispondiEliminaMa se J.M.B. è colui che pensiamo che sia, come possiamo pregare con lui? Non si tratta dei Sacramenti, della validità o liceità della Messa o di altre questioni teologiche ed ecclesiali che si svolgono al di sopra di noi semplici fedeli: come posso io pregare in unità d'intenti con colui? Signore, perdono. Il problema non è del papa buono o cattivo, se sia papa o meno o se lo sia mai stato e poi decaduto. E le Eminenze nelle quali avevamo confidato ci dicono ora che possiamo stare tranquilli, che è come nel caso di un padre cattivo. La mia coscienza non è tranquilla, padre, perché non si tratta di un pericolo che minaccia la mia vita ma la mia anima. Qui si tratta di Dio e del suo avversario
RispondiEliminaPreghi in unione con colui che è papa davanti a Dio.
EliminaPer il resto, non siamo colpevoli di ciò che non dipende da noi. Il Signore vede la rettitudine del cuore e ne conosce anche le sofferenze, che possono essere vissute e offerte in modo meritorio. Se la Sua coscienza Le pone questo dilemma, significa che è retta e che la Sua anima non corre pericoli.
Approvo in pieno la sua riflessione,mettendo in evidenza che il sacerdote ha in mano uno strumento formidabile (per concessione divina),per combattere la giusta battaglia,il confessionale:le anime che cercano la Verità se trovano un ministro che abbia cura di loro,possono avere durante la confessione tutte quelle indicazioni utili e direi indispensabili per perseverare nel cammino di conversione che dura tutta la vita, oltre all'assoluzione per quegli errori commessi durante il cammino!!Per tanto tempo mi sono domandato come si potesse perdonare chi ti avesse per libera scelta e deliberato consenso fatto del male;la risposta l'ho avuta in confessionale:pregare per loro,dedicare una parte della mia preghiera,magari un rosario,proprio con quella intenzione,tutti i santi giorni.Beh devo dire che sta funzionando perchè le ferite più profonde vengono guarite da Colui che ci ama da sempre solo se noi lo vogliamo!!Poi, a mio modesto avviso,non sta a noi scegliere il campo di battaglia:sono battezzato,ho ricevuto il sacramento della confermazione,cattolico lo sono per scelta,e la Santa Romana Chiesa Cattolica è l'unica nella quale ho avuto il privilegio di "essere accolto"e nella quale voglio stare!Se è lì oggi il campo di battaglia in cui Nostro Signore ha deciso che devo combattere è lì che combatterò;le armi?Le ha indicate in maniera cristallina Lei al termine della sua riflessione,valgono per me come per tutti coloro che vogliono perseverare fino alla fine.Un ultima riflessione:si può benissimo pregare non con ma per qualcuno che è in errore, magari in forte odore di eresia,affinchè si ravveda e si converta e se Nostro Signore permette che quel qualcuno occupi il soglio pontificio,ancora più insistente e sentita deve essere la nostra preghiera,anche perchè,se fosse vero il sospetto che tale uomo avesse abbandonato la retta via,saremmo noi fedeli giustificati davanti agli occhi di DIO,per non aver intercesso per lui e per il suo ravvedimento?L'amore per una persona cara(il papa)non diventa ancora più grande quando questa persona è ammalata(magari spiritualmente)?E il soffrire per questa persona non ci fa forse più vicini al Gesù del Getsemani?
RispondiElimina"L’autorità ecclesiastica, in ogni caso, vigilava sui fenomeni eccezionali onde accertarne l’origine".
RispondiEliminaNell' ultimo messaggio "straordinario" di Medjugorje del 18 Marzo si parla di "corpo umano, spirito divino" . C'è chi ha ravvisato un problema teologico in tutto ciò , essendo la definizione in contrasto coi principali concilli della Chiesa , soprattutto quello di Calcedonia:
qui
Effettivamente è un'eresia in piena regola (e per di più simile ad eresie vecchissime più volte condannate dai primi concili ecumenici). C'è ancora bisogno di prove per capire qual è la natura dei presunti messaggi e di tutto il fenomeno?
EliminaPadre, per favore mi più spiegare meglio l'eresia del "corpo umano, spirito divino" riferito a Gesù? non sono all'altezza. Come si dovrebbe intendere invece?
RispondiEliminaNella Persona del Verbo incarnato sussistono, senza alcuna confusione né alterazione, la natura divina (che il Figlio ha in comune con il Padre e lo Spirito Santo) e una natura umana integra (composta, cioè, di anima e corpo). Quella frase fa pensare che il Verbo abbia preso solo un corpo umano, mentre la sua anima sembra sostituita dalla natura divina. Invece Gesù, come tutti gli uomini, ha un'anima umana, che non è di per sé divina, ma può esser detta tale solo in quanto è stata assunta dal Figlio di Dio e, avendo Lui come soggetto, è partecipe delle Sue qualità.
EliminaLe vere comunicazioni celesti non sono mai così ambigue e imprecise da suggerire o favorire gravi errori dottrinali. Esse sono concesse per rafforzare la fede, non per confonderla, né per obbligarci ad acrobazie intellettuali per salvarne il contenuto.
16 Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 17 Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; 18 un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. 19 Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 20 Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.(MT.7,16-20
RispondiElimina43 Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 44 Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 45 L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.(LC.6,43-45)
I cavilli teologici hanno ammantato il Vangelo di scienza umana, allontano gli uomini da Dio che, da sempre ,come interlocutori terreni sceglie persone umili e semplici .Medjiugorjie è un luogo di Fede e di Riconciliazione,proprio per questo disturba. Signor ANGHERAN70,ho visionato la pag. che cita ,la pagina di un ateo.
Si è accorto che questo è un blog cattolico? Stia in pace e viva sereno se è cosi convinto di avere la verità.
Caro Padre, vorrei condividere alcuni aspetti della vita di un'anima, Benedetta, la veggente del Laus, istruita, sorretta, incoraggiata dal Cielo, perché anche noi, attraverso la sua testimonianza, possiamo pregustare le gioie del Cielo, in parte, già sulla terra, ritirati dall'agitazione del mondo, perché consacrati a Maria in Dio. Ho così riscoperto, le litanie del Santissimo Nome di Gesù, la cui recita inonda il cuore di profonda gratitudine e commozione verso il nostro Salvatore: potenti rimedi per sconfiggere le tentazioni, specie in questo tempo di grandi prove per la nostra fede, come si desume leggendo la vita di Benedetta, umile pastorella francese, a cui apparve Maria Santissima (dal 1664 al 1718) presso Laus, dove ora sorge un santuario, vicinissimo alla frontiera con il Piemonte, sulle Alpi Marittime del Delfinato. Le apparizioni sono state riconosciute ufficialmente dal vescovo di Gap Jean-Michel di Falco il 4 maggio 2008. Benedetta, durante tutta la sua vita, fu nella comunicazione intima con Maria, Gesù, vari Santi e la sua familiarità con gli angeli era continua. Essi la custodirono fin da bambina e poi furono i suoi protettori contro le insidie del diavolo.
RispondiEliminaEbbe la grazia di partecipare più volte alle loro cerimonie celesti.
Il 15 agosto del 1698, verso sera, Benedetta visse il momento più straordinario della sua vita. Ad un tratto le apparve la Vergine Maria che le disse: "Figlia mia, seguimi, voglio farti vedere cose che non hai mai visto e che ti daranno tanta gioia".
Benedetta si sente alzare in aria, dietro la Vergine, accompagnata da due angeli, mentre ode un coro angelico cantare le Litanie della Passione.
Quelle invocazioni riempirono l'anima di Benedetta di compassione e di intima consolazione, mentre veniva aperta la porta della Gerusalemme Celeste. Una folla immensa si presenta alla sua vista. "É il popolo eletto del Figlio mio" - dice Maria. "Se siete contenta, mia buona Madre, vorrei restare anch'io per sempre, qui". "Non è ancora tempo, figlia mia". E intanto a Benedetta sembrava nuotare in mezzo a fasci di luce, fra dolcissime melodie. Gli eletti erano come tanti soli, seduti su troni splendenti di gloria, erano tutti giovani e cantavano le lodi di Dio. Vede tre ordini di troni splendenti di luce e Maria le spiega: "Nell'ordine più alto si trovano i martiri, vestiti di rosso, nel secondo i vergini, vestiti di bianco, nel terzo la grande moltitudine dei credenti, vestiti di diversi colori. Più lontano, al centro del Paradiso, vede il trono più alto, avvolto di splendore. Una grande schiera di angeli lo attorniano. Passando davanti a quel trono Maria si prostra in adorazione: era il trono di Dio.
Poi Benedetta, sorretta da due angeli, ridiscese sulla terra. Rapita da quanto aveva visto e udito, piena di una incontenibile gioia e consolazione, passò quindici giorni in una specie di estasi, senza prendere cibo, tutta immersa nella luce del Paradiso.
Ma il più grande favore che ricevette dagli angeli fu la S. Comunione ricevuta dalle loro mani quando non c'era il sacerdote e Benedetta ardeva dal desiderio di unirsi al suo Gesù.
Gli angeli si presero cura anche del suo corpo, vegliando sulla sua salute.
Quando per il suo zelo per la conversione dei peccatori eccedeva con gli strumenti di penitenza, gli angeli stessi glieli sottraevano! Ma è soprattutto durante le lotte che dovette sostenere col demonio che gli angeli si mostrarono particolarmente vicini a lei difendendola, consolandola, incoraggiandola e, perché Benedetta non dimenticasse che i suoi dolori avevano una mistica relazione con la Passione di Gesù, gli angeli cantavano a due cori, accompagnandola, con le litanie della Passione o quelle del Nome di Gesù.
Gent.mo Padre , mi permetto di segnalare questa splendida catechesi per tutti , non solo per i giovani , trasmessa dalla Radio Buon Consiglio e che e' una bella iniezione di consolidamento in caso di fessurazioni nell'anima . Grazie a Dio che guida i nostri passi e responsabilita' perche' vuole che ognuno di noi Gli porti una schiera di fratelli . Buon ascolto e Ave Maria !
RispondiEliminahttps://gloria.tv/audio/LX7VMsfztQTx4rie7tgyxjkCp
L'ORGOGLIO DI ESSERE CATTOLICI : Catechesi di Fra' Ambrogio M. Canavesi
SUPPLICA Alla Beata Vergine Maria Immacolata della Medaglia Miracolosa
RispondiElimina(Da recitare verso le ore 17:30 del 27 Novembre, festa della Medaglia, e del 27 di ogni mese, nonché in ogni urgente necessità)
O Vergine Immacolata, sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui Ti compiaci di spargere più abbondantemente le tue grazie.
O Maria, eccoci qui prostrati davanti a Te, proprio quello stesso giorno ed ora benedetta, da Te prescelti per la manifestazione della Tua Medaglia.
Veniamo a Te, colmi di immensa gratitudine e di illimitata fiducia, in quest’ora a te così cara, per ringraziarti del gran dono della tua Medaglia, segno del tuo amore e della tua protezione.
Ti promettiamo che la santa Medaglia sarà la nostra compagna invisibile, sarà il segno della tua presenza; sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere quanto ci hai amato e ciò che dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo Figlio divino.
Sì, il tuo Cuore trafitto rappresentato sulla Medaglia poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all’unisono con il tuo, l’accenderà d’amore per Gesù e lo fortificherà nel portare ogni giorno la propria croce dietro a Lui.
Questa è l’ora tua, o Maria, l’ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l’ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra.
Fa’, o Madre, che quest’ora sia anche l’ora nostra: l’ora della nostra sincera conversione e l’ora del pieno esaudimento dei nostri voti.
Tu che hai promesso proprio in quest’ora fortunata che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia, volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche.
Noi confessiamo di non meritare di ricevere grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a Te che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutti i suoi doni?
Abbi dunque pietà di noi.
Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l’amore che Ti spinse a donarci la tua preziosa Medaglia.
O Consolatrice degli afflitti che già Ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi.
Fa’ che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i suoi raggi benefici:
guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo.
La tua Medaglia porti conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.
Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest’ora solenne domandiamo al tuo Cuore Immacolato la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli che sono a noi più cari.
Ricordati che anch’essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto.
Salvali, o Rifugio dei peccatori!
E dopo averti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venire a ringraziarti e lodarti eternamente in Cielo.
Amen.
- Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a Te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi Tuoi misericordiosi. E mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del Tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
- O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi e per quanti non ricorrono a Voi, specialmente per i nemici della Santa Chiesa e per coloro che Vi sono raccomandati (3 volte)
Stttt! Tra poco l'orologio indichera' le ore 17:30....facciamoci trovare pronti in preghiera prima di chiedere....
Unitamente alla bella riflessione di Padre Elìa :
RispondiElimina"O Signore, fa’ che la mia condotta sia tale da procurarTi gloria ed attirare molte anime al Tuo amore. "
L’apostolato dell’esempio
Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).
https://cordialiter.blogspot.com/2019/03/lapostolato-dellesempio.html