Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 2 marzo 2019


Trappole dell’anima




Un’altra Quaresima è alle porte. Prima di inoltrarci in questo cammino di rinnovata conversione, è bene che ci soffermiamo ancora una volta su equivoci e pericoli che possono non solo inficiare alla radice ogni impegno penitenziale, ma farlo addirittura servire al fine opposto: anziché a santificarci, ad allontanarci dalla mèta. Dobbiamo renderci conto che, come l’aria inquinata che siamo costretti a respirare, anche in campo spirituale – volenti o nolenti – abbiamo assorbito un’atmosfera malsana, cioè quella mentalità antropocentrica che genera inevitabilmente individualismo e ripiegamento su di sé. Molto spesso anche la religione è utilizzata in vista della soddisfazione dell’io, anziché come via per donarsi a Dio portando pazientemente la croce e offrendosi a Lui in ogni circostanza. Questa inversione del senso si riscontra non solo fra i modernisti, ma anche fra i tradizionalisti: molti vanno in cerca di ciò che compiace l’ego e alimenta l’orgoglio, rigettando o ignorando, al tempo stesso, quanto disturba le loro convinzioni o non gratifica le loro esigenze soggettive.

Sintomo caratteristico di tale atteggiamento è la preferenza per letture che incontrino un irrequieto bisogno di confronto, disputa, polemica, determinato da qualche disagio personale o teso a placare la voglia di affermare il proprio punto di vista a detrimento degli altri. Esso però, come un mostro insaziabile, tanto più si accresce quanto più lo si nutre. Dominati da questa disposizione selettiva, si diventa progressivamente insensibili alla Sacra Scrittura, ai testi dei Padri e dei Santi, alla letteratura ascetica e mistica, che pongono invece la coscienza di fronte a se stessa, obbligandola a rimettersi salutarmente in discussione. Soltanto rientrando in sé, infatti, l’uomo ritrova Dio e, in Lui, anche il proprio vero io, ossia quel bambino cui è riservato l’accesso al Regno dei Cieli (cf. Mt 18, 3). È triste che, proprio in nome di un apparente zelo per il Signore, si finisca col lasciarlo fuori dal proprio cuore, insieme al prossimo…

Particolarmente pericolosa è la predilezione per messaggi di pretesa origine soprannaturale, di cui c’è attualmente una vera e propria inflazione. I fenomeni che non provengono dal Cielo, di solito, si tradiscono per qualche errore dottrinale o anche, semplicemente, per la loro meccanica ripetitività. Essi comunicano ai loro devoti una falsa tranquillità morale fondata sull’illusione che basti leggerli per essere a posto, mentre di fatto non si verifica alcun reale progresso sul piano morale e spirituale. Anche la sete di sensazionale si acuisce quanto più la si soddisfa, dato che non nasce da un sincero desiderio di ascoltare il Signore ai fini della propria correzione, ma da quello di soddisfare l’ego. Su questa china può accadere che taluni si smarriscano in dottrine e pratiche – solo apparentemente religiose – proposte come spiegazioni esoteriche del cristianesimo, le quali, contrabbandando in realtà la gnosi con il suo zelo contraffatto, espongono incauti e improvvisati studiosi a nocivi legami con il mondo dell’occulto. Sintomo inconfondibile di tale tipo di infestazione è una cocciuta sordità a qualsiasi messa in guardia.

Senza un impegno effettivo nella pratica delle virtù cristiane, specialmente dell’amore di Dio e del prossimo, si corre il rischio di lasciarsi affascinare anche da dottrine pseudomistiche che la rimpiazzano con atti puramente mentali di assimilazione alla volontà divina, rendendo la grazia di fatto superflua e, con la preclusione dell’intervento della volontà umana, impedendole di applicarsi. Lo smarrimento in una mistica immaginaria può condurre a forme di vera e propria alienazione: se si sopprime la distinzione tra i due soggetti, l’uomo e Dio, si finisce con il confondere i propri impulsi naturali con le mozioni dello Spirito Santo, se non con l’aprire inconsapevolmente le porte all’azione di un terzo. Perfino nella Persona divina del Verbo incarnato (nella quale, in virtù dell’unione ipostatica, sussiste la natura umana) ci sono due volontà distinte, di cui l’una è perfettamente sottomessa all’altra, piuttosto che da essa annullata; infatti le due nature, unite, non si confondono né si alterano. Il Salvatore ha riparato ai peccati umani con i suoi atti teandrici, soprattutto quelli della Passione, che hanno un valore infinito; di conseguenza non ha avuto alcun bisogno di ripetere tutte le azioni degli uomini né tanto meno che lo facciamo noi, che per conseguire la salvezza definitiva dobbiamo semplicemente imitarlo con l’aiuto della grazia, frutto della Redenzione.

Non mancano poi coloro – purtroppo sempre più numerosi – che si lasciano irretire da problemi falsi o superflui, spesso sollevati con l’appoggio di presunte rivelazioni o indiscrezioni. Un tipico esempio è l’asserita invalidità della Messa celebrata in comunione con un eretico: è un marchiano errore dottrinale che, sostenuto pervicacemente, diventa a sua volta eresia. Lo scrupolo riguardante la liceità della partecipazione a tale Messa è risolto dal fatto che l’eretico in questione non è stato ancora dichiarato tale, motivo per cui la coscienza dei fedeli ha diritto di rimanere tranquilla. Altro allarme, agitato da qualche anno a questa parte, è quello relativo a una prossima invalidazione del rito, ma – anche ammesso che ciò sia possibile – tale eventualità non si è ancora verificata. Questioni del genere, in definitiva, non fanno altro che togliere la pace interiore, già tanto minacciata, e logorare lo spirito di orazione fino ad annientarlo, quando non spingono addirittura ad astenersi dai Sacramenti senza ragione, rimanendo privi di ogni sostegno soprannaturale e rischiando di ritrovarsi spiritualmente spacciati. Visti questi risultati, si stenta a credere che non ci sia di mezzo il cornuto o, per lo meno, qualcuno che ha interesse a innalzare ulteriormente il livello, già elevato, di confusione o a creare divisione nella resistenza cattolica.

Una comune matrice antropocentrica ed egotistica può spiegare la paradossale convergenza di due orientamenti esternamente opposti (il modernismo e un certo tradizionalismo) in esiti analoghi: il rifiuto preconcetto dell’autorità ecclesiastica e il correlativo trionfo del libero esame, con il prevalere indiscriminato del giudizio privato su quello gerarchico. Ciò non può provocare se non un crescendo di sistematica disobbedienza e insubordinazione, sfociante in uno stato di sostanziale anarchia e, a causa di innumerevoli sfaccettature ideologiche, in una frantumazione senza fine della compagine ecclesiale. Il totale assorbimento delle energie interiori nelle interminabili diatribe di una reciproca e molteplice contestazione dialettica spegne impercettibilmente la vita spirituale e soffoca lo sforzo di santificazione, sostituendo la carità con il surrogato di uno zelo apparente. Non bisogna pertanto sottovalutare questa azione strisciante del nemico, che è capace di neutralizzarci senza che ce ne rendiamo minimamente conto.

Anche gli effetti della condotta seguita dalla gerarchia con i contestatori possono risultare fatali. In passato, le strategie curiali erano più fini e dissimulate: per ammansirli, i superiori ne allettavano l’ambizione con prospettive di carriera, offrendo loro posti prestigiosi in cui, oltretutto, li avrebbero tenuti sotto controllo. L’inconveniente è che i furbi, fingendosi pentiti, si sono infiltrati nel sistema di potere e, anziché lasciarsene assimilare, lo hanno rivoluzionato dall’interno. Oggi, capovoltasi la situazione, la risposta di quelli che comandano a quanti li criticano è rozza e sbrigativa: semplicemente li schiacciano ed escludono, con il risultato – questa volta – che i dissidenti si trasformano spesso in rivoluzionari di segno contrario. Uno dei fatti più dolorosi è per me il dover assistere, praticamente impotente, all’abbandono della Chiesa da parte di sacerdoti e fedeli che, per effetto di un malinteso fervore, son diventati refrattari ad ogni tentativo di persuasione. Causa remota di tale accecamento – mi sembra – è il rifiuto della croce o una superbia camuffata da santo zelo.

È indubbio che il protrarsi della situazione attuale possa spingere all’esasperazione, ma il segreto per evitare questo esito è trasformarla in mezzo di santificazione personale. Il sistema sovietico, con il quale l’odierno regime ecclesiastico mostra una profonda analogia, soppresse tutti i monasteri (a parte quello delle Grotte di Pskov, che riuscì a resistere sino alla fine), risparmiando la sola Lavra di San Sergio come pezzo da museo e strumento di propaganda, per mostrare il passato oscurantista del Paese ormai liberato dal tetro retaggio medievale. Il criterio con cui si lasciano vivere gli istituti facenti capo all’estinta Commissione Ecclesia Dei pare il medesimo; tuttavia, anche se in pubblico sono costretti a far buon viso a cattivo gioco, nessuno può impedire ai loro membri di crescere nella santità accettando questa scomoda posizione come una croce che il Signore fa portare per il genuino rinnovamento della Sua Sposa.

Anche la sorte degli istituti commissariati o di singoli sacerdoti, religiosi e fedeli di orientamento tradizionale, tollerati in contesti del tutto ostili, richiama alla mente quella di quei monaci russi che non furono massacrati come gli altri, ma vennero tenuti in vita nei loro monasteri, riconvertiti in gulag, per il gusto di tormentarli o per ottenerne utili servigi. Essi, per non cedere alla disperazione, scelsero deliberatamente quell’orribile stato quale nuova forma di ascesi e di esercizio della carità, prescritta dalla Provvidenza come dal padre spirituale. Perfino un’anima non cristiana, come Viktor Frankl nel campo di Auschwitz, riesce a sopportare prove spaventose, se può dare ad esse un senso; quanto più è in grado di farlo chi è dotato della grazia e sa unire le proprie sofferenze a quelle di Cristo crocifisso! È pur vero che i miasmi modernisti in cui siamo cresciuti ci hanno tolto lo spirito di pazienza e sopportazione, fino a renderci inviso anche il minimo disagio; ma la nostra situazione non è certo paragonabile a quella dei gulag o dei campi di sterminio.

Purché lo si voglia con volontà determinata, umile e perseverante, con l’aiuto della grazia santificante è possibile a tutti esercitare le virtù, in attesa che il Signore provveda; la Chiesa, in fin dei conti, non è forse Sua? Sulle orme dei Santi, mettiamoci dunque con decisione al Suo seguito per conformarci a Lui e riprodurre in noi, nella misura concessaci da Dio, le Sue fattezze. Vi rendete conto della grazia immensa di esser stati considerati degni di soffrire perché la Chiesa si rinnovi secondo il volere del suo Sposo? Tale consapevolezza riempie l’anima di una pace dolente e di un’afflizione serena, che la rendono pronta a tutto sopportare per amore, senza sterili recriminazioni, con quella soprannaturale mitezza da cui fluisce un’ineffabile dolcezza interiore. Che il Signore la conceda ad ognuno di voi, non senza un umile sforzo e una costante invocazione.


Esaudisci con clemenza, te ne preghiamo, Signore, le preghiere del tuo popolo, affinché noi, che giustamente veniamo percossi per i nostri peccati, siamo misericordiosamente liberati per la gloria del tuo nome (dalla Liturgia).

33 commenti:

  1. Siano lodati Gesù e Maria!
    Carissimo Don Elia, articolo meraviglioso e da meditare in maniera approfondita!

    Prima una saggia e prudente citazione di due sacerdoti "big" del web (di cui uno, il primo, perso in uno spiritualismo zelante a fare e rifare atti su atti...), poi l'indicazione su un rimedio basato sulla pazienza, sulla accettazione, sulla e santa obbedienza, tutte intrise di Carità soprannaturale. Un rimedio difficile, che non lascia scampo: con l'aiuto della Grazia Divina é necessario combattere.

    Davvero splendido. Grazie
    Ave Maria

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  2. Mi sembra a volte di correre il rischio di desiderare una Chiesa tagliata su misura sulla mia sensibilità.
    Prima dicevo al Signore "ti prego che la Chiesa torni alla Tradizione in tutto, dottrina, liturgia, disciplina", poi ho capito che è meglio "Signore, che la Chiesa sia più come la vuoi Tu, secondo il Tuo Cuore, è la tua Sposa!".
    Poi le cose credo coincidano, ma è l'approccio che ho ritenuto di dover cambiare.

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    1. Ha ragione, caro Guido. Le due cose coincidono (a parte le espressioni caduche del passato), ma cambia il punto di vista da cui le si considera: non più la sensibilità individuale, ma il volere del Signore.

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  3. Don Elia
    Se lei vede coi propri occhi una persona (che ben conosce) compiere un furto, come si comporta nei suoi confronti?
    Al di là di un logico quanto necessario atteggiamento di prudenza difensiva, che è cosa direi quasi "automatica", lei aspetta la sentenza ufficiale del tribunale per considerarlo "ladro"? E se, vuoi il caso, ladro non venisse mai dichiarato, questo implicherebbe per lei la normalizzazione dei rapporti con quella persona ? ... insomma "tutto va bene madama la marchesa"
    Penso sia chiaro ciò a cui mi voglio riferire...

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    1. Certamente no: non aspetterei la sentenza del tribunale per correggere quella persona, né normalizzerei i rapporti in caso di mancata condanna. La distinzione che faccio riguardo a ciò cui Lei allude è tra il foro interno (in cui ognuno, seguendo la propria coscienza ben formata, ha il diritto e il dovere di dissociarsi da chi devia dalla sana dottrina) e il foro esterno (in cui bisogna rispettare l'ordine visibile della Chiesa finché l'eterodosso non sia dichiarato tale da chi di dovere).

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  4. Grazie a don Elia per il suo straordinario senso di equilibrio nel descrivere la situazione dei credenti di questa strana Chiesa bergogliana. Molto istruttiva la descrizione precisa dei pericoli che le nostre anime corrono nel momento attuale e nei quali purtroppo molti cadono, anche senza quasi accorgersene. Riflettendo per conto mio sulle motivazioni che possono rendere invalida la S.S. Eucarestia, mi e' venuto un dubbio che riguarda il senso esatto della frase: "qualora non ci fosse nel Celebrante la volonta' di fare cio' che fa la Chiesa", come affermato originariamente, se ho scelto la fonte giusta, nel Concilio di Trento, Sessione VII del 3 marzo 1547. (11. Se qualcuno afferma che nei ministri, quando conferiscono i sacramenti, non si richiede l’intenzione di fare almeno quello che fa la chiesa: sia anatema).
    Ma al giorno d'oggi, in questo apparente trionfo del modernismo, che cosa puo' significare? Sinceramente mi sembra una frase un po' sibillina. Forse a quei tempi il significato era lapalissiano. Purtroppo ci sono tradizionalisti che scrivono, erroneamente, su certi siti, che la Chiesa non sarebbe piu' Una, ma bensi' due, una Chiesa Vera e una Chiesa Falsa, e quindi se un sacerdote non crede ai dogmi della Tradizione, e percio' non ha l'intenzione di fare cio' che fa la vera Chiesa, la sua consacrazione eucaristica sarebbe falsa. Cosi', nonostante l'errore grossolano di tale ragionamento, si insinua ugualmente in noi un dubbio piu' generale: ma come si fa a sapere quello che un sacerdote vuole fare veramente alla Consacrazione? Se, al limite, fosse un prete-massone che vuol dedicare il rito eucaristico, chesso', al grande architetto, ma senza manifestarlo ad alcuno, il “Supplet Ecclesia” (can.144) renderebbe ugualmente valida la consacrazione? Grazie per la Sua comprensione

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    1. Nell'intenzione del ministro si distinguono quella interna e quella esterna. La prima può vederla solo Dio; la seconda risulta dal fatto che il ministro esegue il rito sacramentale nella forma stabilita dalla Chiesa. Se c'è l'intenzione esterna (cioè se il sacerdote fa e dice ciò che è prescritto), si presuppone che ci sia anche l'intenzione interna. Un errore dottrinale o una mancanza di fede non invalidano il sacramento, perché non è indispensabile che il ministro voglia, in modo attuale ed esplicito, realizzare quel sacramento, ma è sufficiente che intenda fare ciò che la Chiesa fa nell'amministrare quel sacramento. Per rendere nullo il sacramento è necessario che il sacerdote ponga un atto positivo della volontà con cui esclude di voler fare ciò che fa la Chiesa; perché ci sia assenza di intenzione, in altre parole, bisogna che uno abbia un'intenzione contraria. Nel dubbio (specie se il sacerdote altera o inventa i testi della Messa) andate altrove.
      Non può esistere una Chiesa falsa, ma ci sono soltanto membri della Chiesa che, singoli o associati, si pongono fuori dell'unica vera Chiesa. Chi identifica la Chiesa vera con un certo gruppo o una determinata organizzazione, escludendo al contempo tutti gli altri in quanto membri della "falsa Chiesa", ha sostituito la fede con una mentalità da setta e la carità con una prassi da fanatico.

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  5. Chi scrive non è teologo,non è consacrato,non è mistico,ne ha locuzioni interiori,è un povero peccatore,un peones (per rendere omaggio al cardinal argentino)cioè un bracciante a giornata chiamato a lavorare alla vigna del Signore a las cinco de la tarde(secondo omaggio)!!Lascio intendere a chi legge come tutta questa confusione porti il sottoscritto a "restare in silenzio ai piedi della croce"sempre più costernato e direi disorientato di fronte alla situazione attuale della Chiesa di Cristo!!Umanamente parlando non vede spiragli di soluzione,almeno non nell'immediato,e sempre più spesso spera di essere chiamato dal padrone della vigna a"miglior vita"(PER SUA INFINITA' MISERICORDIA)Poi,sempre per Grazia,gli capita di ascoltare qualcosa sulla vita dei Santi,ed ecco una luce nelle tenebre e nello sgomento:San Gabriele dell'Addolorata e la sua frase,lo vuole DIO,lo voglio anch'io!!Forse questo deve diventare il grido di "guerra"di chi vuole restare cattolico,la piena e assoluta consapevolezza che tutto quello che stiamo vivendo e soffrendo in questo momento.noi membra VIVE(o che ci sforziamo di restare vive)della SPOSA DI CRISTO, era già stato previsto e comunque permesso dall'UOMO dei dolori che ben conosce il patire, vissuto e sofferto in quella terribile notte nel Getsemani da indurlo a sudare sangue come inizio della Sua Passione!!Il tradimento di giuda(volutamente in minuscolo)il rinnegamento di Pietro,e la fuga di tutti gli altri!!Previsto quindi anche il tradimento degli "apostoli"della chiesa di oggi,anche la situazione assurda di "due papi"nella Sua Chiesa;forse per questo volle che l'istituzione della Santissima Eucarestia nel giorno del giovedì Santo avvenisse proprio quando la Sua Chiesa non era ancora stata formata,anche se già aveva scelto il suo vicario:la prima messa avvenne una cum nessuno e forse questo può esserci utile per non cadere nella tentazione che un papa o presunto tale possa essere più importante dell'Artefice del Sacrificio Incruento che si ripete in ogni Santa Messa,tanto da inficiare la Messa stessa(e gli altri sacramenti ad essa connessi).Ma ribadisco:io sono solo un peones.
    Ps la frase fu pronunciata da San Gabriele dell'Addolorata quando gli fu detto che non sarebbe mai potuto diventare sacerdote, suo unico desiderio,in quanto di lì a poco sarebbe morto(come effettivamente accadde all'età di 23 anni!)
    PS 2:solo DIO SA TUTTO!

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    1. Concordo pienamente con Lei: non finiamo anche noi col mettere il Papa al di sopra del Signore!
      Grazie!

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  6. la fine di questa riflessione è molto consolante.

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  7. Santa Caterina da Siena. Dialogo della Divina Provvidenza.Cap. CXXVIII. Come ne’ predecti ministri regna la superbia, per la quale si perde el cognoscimento; e come, avendo perduto el cognoscimento, caggiono in questo defecto, cioè che fanno vista di consecrare e non consacrano.
    "Sono alcuni che sonno tanto dimòni incarnati, che spesse volte faranno vista di consecrare, e non consecraranno, per timore del mio giudicio, e per tollersi ogni freno e timore del loro mal fare... Or vedi quanta è questa abominazione e quanta è la pazienzia mia che gli sostengo! Ma se essi non si correggeranno, ogni grazia lo’ tornerà a giudicio. Ma che dovarebbe fare il popolo acciò che non venisse in quello inconveniente? Debba orare con condiczione: se questo ministro ha decto quel che debba dire, credo veramente che tu sia Cristo Figliuolo di Dio vivo, dato a me in cibo dal fuoco della tua inextimabile carità, e in memoria della tua dolcissima passione e del grande benefizio del Sangue, il quale spandesti con tanto fuoco d’amore per lavare le nostre iniquità.
    Facendo cosí, la ciechità di colui non lo’ darà tenebre, adorando una cosa per un’altra: benché la colpa di peccato è solo del miserabile ministro, ma eglino pure ne facto farebbero quello che non si debba fare."

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    1. Questo problema nasceva dal fatto che, nella Messa tradizionale, non si odono le parole del sacerdote alla consacrazione; i preti indegni, per non commettere sacrilegio, le saltavano senza che nessuno se ne accorgesse, commettendo comunque una colpa gravissima. Questo, nella Messa nuova, non è possibile; perciò l'unica cosa che può invalidare la Messa, come spiego sopra, è un'intenzione positivamente contraria o l'alterazione della forma essenziale dell'Eucaristia (ma, in questo secondo caso, possono rendersene conto tutti gli astanti).

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  8. ......"Non può esistere una Chiesa falsa, ma ci sono soltanto membri della Chiesa che, singoli o associati, si pongono fuori dell'unica vera Chiesa. Chi identifica la Chiesa vera con un certo gruppo o una determinata organizzazione, escludendo al contempo tutti gli altri in quanto membri della "falsa Chiesa", ha sostituito la fede con una mentalità da setta e la carità con una prassi da fanatico......."

    Questa frase non è esatta, sembra più un sofisma inutile per voler screditare "qualcuno".
    La Chiesa è una cosa, la fede un'altra, come se chi NON si identifica con l'attuale gerarchia non avesse fede.

    Cos'è che determina la vera Chiesa?

    A me disturba parecchio che lei don Elia non avendo il coraggio di esporsi, cerchi di buttare fango e discredito verso chi ne ha, dando dei fanatici a chi li segue.

    Per quest'altra frase, invece..........
    Per rendere nullo il sacramento è necessario che il sacerdote ponga un atto positivo della volontà con cui esclude di voler fare ciò che fa la Chiesa; perché ci sia assenza di intenzione, in altre parole, bisogna che uno abbia un'intenzione contraria. Nel dubbio (specie se il sacerdote altera o inventa i testi della Messa) andate altrove..........
    a me sebra già sufficiente l'affermazione che "DIO NON E' CATTOLICO" per rendere nullo il sacramento.

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    1. Non è mia intenzione screditare chi si scredita da sé, ma solo mettere in guardia i fedeli da strade pericolose. Se non mi espongo, è unicamente per poter continuare a esercitare legittimamente il ministero a favore delle anime. L'appartenenza alla Chiesa richiede tre condizioni: una fede conforme al suo insegnamento, il Battesimo e la comunione gerarchica. E' evidente che la retta fede sia indispensabile per essere membri della Chiesa, ma lo è anche l'obbedienza alla gerarchia legittima. Se una parte dei Pastori dimostra di non avere più la fede cattolica, questo non è sufficiente per rigettare tutta la gerarchia in blocco. I chierici che non professano la fede cattolica sono fuori della Chiesa, pur conservando l'ufficio finché la loro eresia non venga dichiarata. I fedeli hanno il diritto di dissociarsi da loro, anche pubblicamente, ma non quello di riunirsi in movimenti a parte pretendendo che siano la "vera Chiesa" in opposizione a quella "falsa".
      Riguardo alla pretesa nullità dell'Eucaristia, mi limito a far presente che non possiamo inventarci la dottrina a piacimento.

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  9. Così, Gesù aveva due volontà. Notevole. E come è giunto a tale conclusione? Lo ha detto la Chiesa, alla quale deve credere e ubbidire, o lo ha conpreso nelle sue meditazioni? Confesso che tale divinoumana schizofrenia mi inquieta un poco. Forse un giorno toccherà anche a noi?

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    1. Non è "divino-umana schizofrenia", ma un dogma sancito dal III Concilio di Costantinopoli nel 681 (cf. DS 554-556). La perfetta e integra natura umana assunta dal Verbo nell'Incarnazione è dotata anche di volontà; ma, poiché la natura umana di Cristo sussiste nella Persona divina, la Sua volontà umana è perfettamente sottomessa a quella divina. Non può esserci confusione tra le due nature, ma neppure opposizione. Nel Verbo incarnato non ci sono infatti due persone, bensì due nature che, fatte salve le proprietà di ognuna, convergono in una sola Persona (quella divina del Figlio), come insegnato da san Leone Magno (cf. DS 293) e riconosciuto dal Concilio di Calcedonia (cf. DS 301-302).

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  10. Caro don Elia, i suoi post sono sempre preziosi, e danno a chi li legge un buon orientamento e sostegno per affrontare molti aspetti della confusione che è stata creata negli ultimi 60 anni, e che negli ultimi ha raggiunto un'accelerata veramente notevole, Direi da Otto Volante, e lo afferma una che ha sempre detestato questo aggeggio. Purtroppo non riesco a fare un copia incolla dei testi per leggerli di nuovo perché il fondo verde e la scritta bianca me lo impediscono. E' una tonalità di verde salvia molto bella e riposante, e l'impostazione grafica e cromatica del sito è piacevole, ma purtroppo, ripeto, non mi aiutano per archiviare gli scritti. Non pretendo certo che lei cambi il sito ma, se potesse darmi un suggerimento per come ovviare all'inconveniente, gli e ne sarei grata. Questa è la parte "pratica". Per quanto concerne la mia esperienza del partecipare alla Santa Messa e fare la Confessione è stata piuttosto caotica.Nell'ultimo anno e mezzo ho cambiato quattro Chiese. Di queste 4 ora ne frequento due e penso di aver fatto quello che dovevo fare. Poichè per frequentare una Chiesa dove la Santa Messa sia VO sono costretta a fare alcune ore di treno, tra andata e ritorno (8,15-15,45), e per ragioni famigliari che di salute non posso andare ogni domenica. A forza di girare la Diocesi ho trovato una Chiesa a 35 minuti di macchina, per cui alle 12,30 sono a casa. Qui i padri che officiano sono piuttosto discontinui nella predicazione ma l'Eucarestia è corretta. La discontinuità è data dal fatto se quella domenica c'è un documento del papa da distribuire, e ovviamente viene magnificato, qualsiasi siano le eresie che contiene. Oppure è il turno dei Migranti, che fortunatamente non è troppo spesso. Sull'altare girato (non so come altro definirlo) c'è nel centro un crocifisso, e non viene imposta la Comunione in mano. Non c'è modo di inginocchiarsi ma è tacitamente accettato un atto di devozione e rispetto, come l'inchino o, per chi ce la fa, una breve genuflessione.E' possibile confessarsi prima o dopo la Santa Messa, i padri sono sempre disponibili. Questa soluzione mi impedisce la frequentazione della Parrocchia,con tutti i limiti che questo comporta.Prima di questa soluzione, che appare, ed è, un po' lambiccata, ho anche valutato se seguire la Santa Messa VO alla TV in streaming, ma l'ho scartata perchè considero indispensabile sia la Confessione frequente che l'Eucarestia, se non settimanale il più frequente possibile. Capisco le obiezioni che riguardano "l' Effetto Cranmer", ma penso che il vescovo Cranmer avesse anche eliminato di fatto l'Eucarestia e la Confessione, e questo ha un peso enorme. Poi visto che almeno io non sono un angelo, diffido dell'abitudine a fare tutto con troppa comodità, a non confessarsi che molto raramente, e magari in fretta, e soprattutto a non essere davanti al Signore
    nell'Eucarestia, ma a viverlo come una "presenza virtuale".Non so cosa sia più pericoloso. Solo in caso di aperta persecuzione, forse, potrebbe essere accettabile il praticare una Santa Messa e una Santa Presenza "virtuali". Oppure abitando sul Monte Bianco. Quando arriverà quel momento (no Monte Bianco !), si vedrà cosa il Signore suggerirà. In cordibus Jesus et Mariae.

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    1. Carissima Valeria, per avere i testi in formato normale mi scriva a: parrocchiavirtuale.slmgm@gmail.com

      Riguardo alla Messa, continui così. La Messa alla televisione supplisce alla partecipazione solo per gli ammalati e quanti non possono muoversi di casa, che sono comunque scusati. Il cosiddetto "effetto Cranmer" (cioè l'assimilazione al pensiero protestante indotta dal nuovo rito) si verifica in coloro che sono poco istruiti circa la Messa, non nei fedeli ben formati.

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    2. Cara Valeria, se lei copia e incolla l'articolo desiderato ovviamente sul nuovo foglio non vede niente perchè la scritta è in bianco. Allora in un secondo tempo, clicchi sul tasto"seleziona tutto" e poi cambi il colore del testo a suo piacimento. Vedrà che il colore bianco del testo sarà sostituito con quello desiderato. E potrà salvarlo come vuole.

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    3. Grazie Viandante, provo in questo modo, spero di riuscirci.

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  11. oggi,atto di riparazione al Volto Santo.

    In nómine Patris et Fílii et Spíritus Sancti. Amen.

    Vi adoro e vi lodo, mio divino Gesù, Figlio del Dio vivente, per tutti gli oltraggi che avete sofferto per me, che sono la più miserabile delle vostre creature, in tutte le sacre membra del vostro corpo, ma particolarmente nella parte più nobile di voi stesso, cioè del vostro Volto. Vi saluto, Volto amabile, livido per gli schiaffi e colpi ricevuti, insozzato dagli sputi e sfigurato per i cattivi trattamenti, che vi hanno fatto soffrire gli empi Giudei. Vi saluto, belli occhi, bagnati dalle lacrime che avete sparso per la nostra salute. Vi saluto, sacre orecchie, tormentate da un'infinità di bestemmie, di ingiurie e di motti sanguinosi. Vi saluto, santa bocca, piena di grazia e di dolcezza per i peccatori, ed abbeverata di fiele e di aceto, per l'ingratitudine mostruosa di coloro che avevate scelto come vostro popolo. Vi saluto, infine, o Gesù, mio Salvatore, coperto di nuovi oltraggi dai bestemmiatori e dagli empi dei nostri giorni: vi adoro e vi amo. Così sia.

    3 Gloria Patri

    In nómine Patris et Fílii et Spíritus Sancti. Amen.

    http://www.lanuovabq.it/it/volto-santo-la-devozione-che-ha-per-fine-il-paradiso.

    Gesù-Dio, ridotto in queste condizioni per noi…che immensa pena... non siamo meritevoli neppure di una goccia del Suo Sacratissimo Sangue.




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  12. Mons. Galantino docet ! Sodoma non è stata distrutta. In uno dei tanti settimanali diocesani (che fanno a gara a chi le spara più grosse, le eresie) recentemente tale don Giovanni Unterberger titola così un suo articolo “un monito dalla terra di Sodoma”. Le sue testuali parole : “il racconto della distruzione di Sodoma è un racconto popolare ricco di fantasia … per dare spiegazione di alcune realtà e per comunicare determinati messaggi. La narrazione è ambientata nei pressi del Mar Morto, zona … particolarmente arida e brulla, bruciata dal sole. L’antico israelita si domandava come mai quella terra è così arida, senza alcuna vegetazione? ‘ E la sua fantasia gli faceva immaginare che lì Dio avesse fatto scendere un diluvio di fuoco … a punizione ei peccati di quella città … Tale racconto appartiene al genere letterario della saga … volto a spiegare, in modo fantasioso, aspetti della realtà con intenti altamente didattici, di insegnamento. .. Qui si afferma che è Dio a punire con la morte il peccatore, secondo una mentalità religiosa ancora arcaica; nei libri più recenti della Bibbia tale visione verrà corretta, e si dichiara ce Dio non punisce e non castiga”.
    Per la serie “come ti manipolo e ti falsifico la Sacra Scrittura”, altri due scandalosi esempi : 1) tempo fa il parroco di un paesino di campagna, riferendosi al racconto dell’invitato alle nozze gettato fuori perché voleva entrare senza il vestito nuziale, tenne a precisare “questo racconto può spaventarci, ma è un’eccezione, perché Dio non castiga mai nessuno …” 2) per ben due volte il parroco di una parrocchia cittadina, in occasione della solennità dell’Ascensione, commentò così “il passo del Vangelo di Luca è un racconto per bambini, inventato, non è possibile credere a un Gesù che sale in Cielo come un missile … semplicemente, ad un certo momento i discepoli non Lo videro più, e così si inventarono questa storia per far proseliti” (ha, il proselitismo, che brutta bestia…).

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    1. L'annullamento della Sacra Scrittura, basato sull'abuso della teoria dei "generi letterari", ha raggiunto il culmine, ma è direttamente contrario alla dottrina dell'inerranza della Scrittura e della storicità dei Vangeli. I fedeli hanno pertanto il diritto e il dovere di dissentire dalle mistificazioni bibliche e dalla predicazione erronea, disertando i luoghi in cui siano praticate e riprendendo, nei limiti delle loro possibilità, le persone che le praticano.
      Quanto al fatto che Dio castighi o meno, se ne accorgeranno presto...

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  13. possibile don Elia che, soprattutto i ministri di Dio,davanti al Crocifisso e al Volto agonizzante di Cristo,dimentichino che Dio è salito sulla Croce per l'Amore e la Pietà che ha per tutti noi?Come possono-possiamo ignorare la Giustiza Divina?Cosa siamo diventati?

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    1. Per riconoscere la giustizia divina, bisogna credere in Dio.

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  14. Oggi ricorre la festa del Volto Santo, che Gesù chiese di istituire attraverso le rivelazioni alla beata Pierina Maria de Micheli, la quale riuscì pure a diffondere la relativa medaglia malgrado gli ostacoli di Satana. Una devozione nutrita da moltissimi santi perché, spiega alla Nuova BQ il carmelitano Giorgio Maria Faré, «credo che Cristo, vero Dio e vero uomo, voglia centrare la nostra attenzione sulla sua sacra Umanità», in quanto «non c’è niente che ci rimanda alla persona più del suo volto».
    http://www.lanuovabq.it/it/volto-santo-la-devozione-che-ha-per-fine-il-paradiso

    Omelìa della vigilia della festa :
    https://www.dropbox.com/s/ns0pfqk02np9drz/190304-Omelie-TriduoVoltoSanto3.m4a?dl=0

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  15. http://www.familiachristi.org/mercoledi-delle-ceneri-dom-prosper-gueranger/
    Si sale la vetta a piccoli passi ma sempre costanti .
    Non allontaniamoci da Dio .

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  16. Ci voleva , grazie Padre per questa "resettazione" .
    Piedi saldi nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana e testa e cuore volti ad ottenere la nostra personale e altrui santificazione . Sforziamoci di essere " semplici " e soprattutto fedeli ..

    SALMO 93 Dio rende giustizia ai santi
    Gli iniqui non erediteranno il regno di Dio ... Il Signore è vindice di tutte queste cose ... non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione (cfr. 1 Cor 6, 9; 1 Ts 4, 6-7). I (1-11)

    Dio che fai giustizia, o Signore, *
    Dio che fai giustizia: mostrati!
    Alzati, giudice della terra, *
    rendi la ricompensa ai superbi.

    Fino a quando gli empi, Signore, *
    fino a quando gli empi trionferanno?
    Sparleranno, diranno insolenze, *
    si vanteranno tutti i malfattori?

    Calpestano il tuo popolo, *
    opprimono la tua eredità, Signore.
    Uccidono la vedova e il forestiero, *
    danno la morte agli orfani.

    Dicono: «Il Signore non vede, *
    il Dio di Giacobbe non se ne cura».

    Comprendete, insensati tra il popolo, *
    stolti, quando diventerete saggi?
    Chi ha formato l'orecchio, forse non sente? *
    Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda?

    Chi regge i popoli forse non castiga, *
    lui che insegna all'uomo il sapere?
    Il Signore conosce i pensieri dell'uomo: *
    non sono che un soffio.

    Gloria al Padre e al Figlio *
    e allo Spirito Santo.

    Come era nel principio, e ora e sempre *
    nei secoli dei secoli. Amen.

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  17. Attende Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.
    Ad Te Rex summe, omnium Redemptor,
    oculos nostros sublevamus flentes:
    exaudi, Christe, supplicantum preces.
    Attende Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.
    Dextera Patris, lapis angularis,
    via salutis, ianua caelestis,
    ablue nostri maculas delicti.
    Attende Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.
    Rogamus, Deus, Tuam maiestatem:
    auribus sacris gemitus exaudi:
    crimina nostra placidus indulge.
    Attende Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.
    Tibi fatemur crimina admissa:
    contrito corde pandimus occulta:
    Tua, Redemptor, pietas ignoscat.
    Attende Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.
    Innocens captus, nec repugnans ductus;
    testibus falsis pro impiis damnatus
    quos redemisti, Tu conserva, Christe.
    Attende Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.

    https://www.youtube.com/watch?v=TvPsrfkVrCI

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  18. Mercoledì delle Ceneri
    Omelìa di P.Giorgio Maria Fare'
    https://www.dropbox.com/s/mob0n62qfvwq6ad/190306-Omelie-Ceneri2019.m4a?dl=0

    Stolti , quando diventeremo saggi ?

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  19. Un esorcismo molto, molto particolare...
    Riguardo alla disciplina mi ricordo sempre l’episodio di Don Dolindo Ruotolo.

    Lo racconto, questo, perché l’ho sentito io con le mie orecchie, quando Don Dolindo ce lo raccontò durante un Ritiro mensile, nel 1947, esortandoci alla generosità nella penitenza della disciplina (ma io ero ancora un postulante di quattordici anni!).

    «Vi racconto – ci disse Don Dolindo – che cosa m’è successo una volta. C’era, a Napoli, un indemoniato, ma un indemoniato di quelli tremendi; prima di me andarono altri esorcisti, ma, niente da fare, era una cosa tremenda.

    Il Cardinale di Napoli [il quale aveva grande stima di Don Dolindo proprio come prete santo eccezionale] mi mandò a chiamare e mi dice: “Senti, Don Dolindo, fammi il favore, va un po’ a vedere tu là”.

    Sono andato io, sono andato lì, e ho cominciato a pregare, ho tirato fuori tutte le formule di esorcismo...: ma per quell’indemoniato niente, era proprio uno scatenato, e urlava ancora più di me; che cosa fare, allora?...

    Ad un certo momento ho avuto un’ispirazione, e ho detto ai familiari dell’ossesso: “Sentite qua, adesso voi uscite tutti fuori, e fatemi la carità di mettere qui un separé”.

    “Un separé? – chiesero i parenti – ma che dovete fare?...”. “Vi dico soltanto di mettere un separé, e basta!”.

    Allora mi procurarono un separé, lo misero lì, ai piedi del letto su cui stava l’ossesso.

    “Statevi zitti e quieti a pregare, voi. Dietro il separé devo fare io qualcosa”.

    Tenevo la disciplina di ferro in mano, mi misi là dietro e cominciai a pregare ad alta voce i Salmi penitenziali cominciando a flagellarmi.

    Subito, ai primi colpi che mi davo, l’ossesso cominciò a dare urli, come se i colpi li ricevesse lui, e io continuavo a picchiare, e più io mi picchiavo, più l’ossesso gridava: ”Fatelo smettere... fatelo finire... mi fa male... Basta, basta...”.

    Mi accorsi subito io che ogni colpo della disciplina andava a finire anche addosso a lui... E allora mi diedi tanti più colpi di flagello senza mai fermarmi...

    E quello urlava, urlava a più non posso: “Ahi!... ahi!...ahi!...”; ma ad un certo momento si accasciò: era liberato!...

    Quella era davvero l’unica maniera per liberarlo dalla possessione del demonio!».

    Ma chissà che carneficina dovette fare sul suo corpo quel poveretto di Don Dolindo? Però l’ha liberato. Non c’era altro da fare.

    Padre Stefano M. Manelli, Fondatore dei Francescani dell'Immacolata

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    1. Grazie di aver condiviso questo episodio; è un insegnamento quanto mai utile e fecondo, soprattutto nei tempi in cui siamo.

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  20. ...a proposito di eresie...
    https://youtu.be/09yWtdehhBA
    Questa é una delle più insidiose e difficili da combattere.
    Ave Maria

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