Il programma di
Bergoglio
La
caratteristica dei manipolatori di tutte le sponde è la tendenza a sostituirsi
alla coscienza delle persone e a limitare la loro autonomia di pensiero. Il
risultato finale è che i manipolati non sono più in grado di prendere in
considerazione neppure varianti appena divergenti dalla versione unica che è
stata loro inculcata e che sanno soltanto ripetere meccanicamente secondo
formule fisse mandate a memoria. I malcapitati non colgono più le evidenti
distorsioni della sana dottrina, che pur sono convinti di difendere. Essi sono
vittime di un procedimento settario, ben più fine – certo – di quello
rozzamente praticato, per esempio, dai Testimoni di Geova, ma del tutto analogo
nella sostanza. Se a mia volta fossi un manipolatore, per non scontentare gli
adepti mi guarderei bene dal denunciare palesemente questi abusi, ma mi
manterrei in una fumosa indeterminatezza che non desse fastidio a nessuno. Se
invece lo faccio, anche a costo di perdere molti lettori, è perché non ho alcun
interesse personale da difendere, ma ho a cuore esclusivamente il bene delle
anime.
È
la stessa ragione che mi ha spinto a prendere posizione riguardo alle presunte
rivelazioni private, che pur so molto seguite, ma con grave pericolo per la
vita spirituale di chi si lascia catturare da predizioni catastrofiche fino a
farsi completamente assorbire da un malsano bisogno di prevedere il futuro, che
è invece nelle mani di Dio. Oltretutto, se l’origine delle rivelazioni non
approvate è diabolica, il rischio per l’anima è altissimo; qualora, poi, siano
di matrice puramente umana, con quale diritto le si spaccia per messaggi del
Cielo? Chi c’è veramente dietro questo fenomeno? e quale fine persegue? Anche
riguardo alle recenti illazioni circa imminenti modifiche nella liturgia
dobbiamo chiederci da dove provengano: e se fossero state messe in circolazione
apposta per metterci preventivamente in subbuglio, così da tranquillizzarci poi
con innovazioni apparentemente meno devastanti? In ogni caso, anche nel caso in
cui le indiscrezioni fossero vere, non si possono valutare realtà presenti o
passate a partire da ipotesi sul futuro.
Nonostante
tutti gli innegabili difetti, la Messa di Paolo VI – che non è certo mia
intenzione difendere – fu non soltanto approvata dal Papa, ma anche quasi universalmente
accettata ed è abitualmente celebrata da Pastori sulla cui ortodossia non c’è
nulla da eccepire. Circa eventuali decisioni liturgiche di Bergoglio (la cui
ortodossia è invece fortemente incerta), aspettiamo di vederle prima di trarre conclusioni.
Questa volta – se effettivamente andassero troppo lontano, fino a rendere dubbia
la consacrazione – non è detto che tutti le accettino. C’è da aspettarsi uno
scisma? Forse. Ma non fasciamoci la testa prima di averla rotta: a una
circostanza del tutto inedita si può reagire solo dopo che si è verificata e si
è quindi potuto valutarla. Nel frattempo, vi scongiuro di non rifugiarvi in
aggregazioni che, in nome della fedeltà alla dottrina di sempre, la contraddicono
nei fatti con un’indipendenza giurisdizionale che tradisce un ripudio
dell’autorità legittima e, di conseguenza, un’effettiva rottura della comunione
ecclesiastica.
Ci
si può pure lambiccare con sofismi contorti ed evidenti forzature
dogmatico-canoniche, ma, quando il risultato finale – come ho già ricordato –
ripugna al buon senso, bisogna diffidarne. Se poi il sofisma mira a
giustificare, sul piano pratico, un esito tipicamente settario, l’inquietudine si
trasforma in certezza: bisogna girarne alla larga. Se qualcuno sostiene che
persino la Messa di san Pio V celebrata secondo il Summorum Pontificum
potrebbe essere infetta, qualora il celebrante accetti il Concilio Vaticano II,
l’unica conclusione possibile è che si può partecipare soltanto alla Messa
celebrata da lui e dai suoi sodali; questo è ciò chiamo «esito tipicamente
settario». Vogliamo parlare del fatto che i soggetti in questione continuano a
considerare in vigore il codice del 1917, che non lo è più dal 1983? Andando
fino in fondo a partire da premesse del genere, è più coerente diventare
sedevacantisti: se vige ancora il vecchio codice di diritto canonico, infatti,
quello attuale non ha vigenza; perché ciò sia possibile, bisogna che chi lo ha
promulgato non fosse papa (o, come soluzione di riserva per gli arrampicatori
su vetro, che abbia commesso un errore procedurale – di cui ovviamente nessuno
si sarebbe accorto, se non loro).
Tornando
alle paventate, ulteriori e sostanziali innovazioni del novus
ordo,
sembra proprio – ma potrei sbagliarmi, perché non sono un indovino – che si
tratti di un diversivo per distrarre i cattolici fedeli da nuovi picconamenti
in ambiti diversi, sebbene correlati. Questo fa pensare l’indiscrezione, di
recente diffusa da un sito americano, circa l’ultimo colloquio del cardinal
Müller con Bergoglio. Naturalmente non ci sono prove, mentre immediate sono
state le prevedibili smentite. Tuttavia, qualcuno che fin dal 1973 conosce il
secondo di persona ha dichiarato che il racconto è molto verisimile: si tratta
del nipote del cardinal Quarracino, suo predecessore sulla cattedra di Buenos
Aires. L’esito stesso del colloquio è rivelatore: il mandato del
sessantanovenne cardinale non è stato rinnovato, cosa mai verificatasi negli
ultimi decenni. Come se non bastasse, risulta che il povero cardinal Meisner
sia morto poche ore dopo una telefonata in cui Müller gli avrebbe raccontato il
colloquio: crepacuore, si diceva una
volta.
In
breve, il prefetto della Suprema
sarebbe stato convocato dal Pontefice il 30 giugno e posto di fronte a cinque
domande sulla sua posizione rispetto ad altrettanti soggetti: il diaconato
femminile; l’abolizione del celibato sacerdotale; il sacerdozio alle donne; il
capitolo VIII dell’Amoris laetitia; l’immotivato
licenziamento di tre dei suoi più stretti collaboratori. Sull’ultimo punto, è
del tutto legittimo che il Cardinale abbia espresso il proprio disagio per
essersi visto privato dell’aiuto di tre integerrimi e solerti funzionari, così
come è naturale che non abbia nascosto le proprie persistenti perplessità sul
penultimo. Sui primi tre punti, invece, egli avrebbe manifestato in modo franco
e diretto – com’è giusto che sia – ferma opposizione, specie sul terzo. Circa
l’impossibilità di ammettere donne all’Ordine sacro, esiste peraltro una
dichiarazione di Giovanni Paolo II che, pur non essendo formalmente una
definizione dogmatica, le si avvicina molto nella sostanza: «Al fine di
togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione
della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro
che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne
l’ordinazione sacerdotale e che questa
sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa»
(Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, 22 maggio
1994; corsivi miei).
Bergoglio
stesso, interrogato sul tema, si è riferito a questo testo; ma che valore può
avere, un richiamo del genere, da parte di chi pensa di aver la missione di mettere in moto dei processi? In un
processo, inteso in senso hegeliano, tutto può essere superato in una fase
successiva, perché il principio di non-contraddizione non vale più: ciò che è
vero oggi potrebbe non esserlo più domani. Ora, per abolire il Sacrificio non è
indispensabile mutarne ancora il rito: lo stesso risultato si può ottenere
rendendone invalido il ministro, come è successo presso gli anglicani. Un
intervento sul rito di ordinazione è molto meno appariscente di una modifica
della Messa; una mossa del genere potrebbe essere successiva all’abolizione del
celibato e propedeutica all’estensione del sacerdozio alle donne (la cui
ordinazione sarebbe comunque nulla).
Tenete
conto di due elementi: 1) il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede, il gesuita Luís Ladaria, era già presidente della commissione
incaricata di esaminare la possibilità del diaconato femminile, la quale – sia
detto per inciso – è già stata studiata con esito negativo; 2) il (sempre) gesuita
Hans Zollner, personalità di primo piano nello studio della protezione dei
minori nella Chiesa Cattolica, nel 2015 ha dichiarato che la crisi degli abusi
da parte di membri del clero «è un’occasione per ripensare la teologia del
sacerdozio». Dato che quest’ultimo – evidentemente per incarico, ma pur sempre
in modo del tutto illogico – è uno degli ecclesiastici che più hanno suonato la
grancassa su questo triste fenomeno, è difficile arginare il sospetto che si
stia sfruttando tutto (comprese le indicibili sofferenze provocate dai
pederasti in clergyman) in vista di
un obiettivo ben preciso: modificare il sacerdozio cattolico. Non a caso un
altro megafono della pedofilia clericale è monsignor Charles Scicluna, da due
anni arcivescovo di Malta, una delle prime Chiese locali a promuovere un “ripensamento”
del matrimonio a partire dall’Amoris laetitia.
Ciò
che è certo, è che mai l’immoralità è dilagata, entro le mura leonine e nelle
fila del clero, in modo così massiccio, sfacciato e indisturbato. Chi stava
facendo seriamente pulizia è stato spinto a dimettersi, mentre il suo
successore – nonostante la propaganda sulla “tolleranza zero” – ha protetto e
promosso chierici indegni. Questi sono fatti, non polemiche. Con tutto ciò, la
parola d’ordine rimane invariata: rimanete dentro l’unica Chiesa, senza
lasciarvi trascinare fuori da quelli che vi istigano a disertare la Messa
domenicale, perché non sarebbe cattolica, per portarvi alla loro, che, almeno
di fatto, è scismatica. Chi vuol catturarvi in una cerchia ristretta non può
aver a cuore il vostro vero bene, ma difende un principio impazzito e un’opera
che, nonostante gli indubbi meriti, è degenerata. Aggrappatevi invece ai
sacerdoti fedeli in situazione regolare e rimanete sereni. Non sono le
strategie umane che risolveranno la terribile crisi che la Chiesa Cattolica sta
attraversando, ma soltanto l’intervento divino. Noi possiamo e dobbiamo
attenderlo operosamente, disponendoci ad esso e preparandolo con il nostro
impegno di santificazione ed evangelizzazione.
Grazie, Don Elia. Le sue parole sono sempre acqua pura e fresca in questo tempo di arsura e siccità. Grazie veramente con tutto il cuore. Che il Signore la guidi e la illumini sempre,
RispondiEliminaMaria
si certo,rimaniamo dentro l'unica Chiesa Cattolica Apostolica Romana,non ci sono dubbi su questo e nella certezza dell'intervento Divino.Anche quando, il padre-sacerdote,nella spiegazione della Parola Di DIO parla del...buon Giuda(riferito al traditore)...buon Lutero...buon Enzo Bianchi...che dire in cuor proprio?SIGNORE, PERDONA LORO PERCHE' NON SANNO CIO' CHE DICONO E CHE FANNO.Grazie,cari saluti.
RispondiEliminaDi fronte a tale esito, non possiamo più sentirci nemmeno periferia: pur rimanendo – come potrebbe essere diversamente? – dentro la Chiesa una, sancta, catholica et apostolica, noi usciamo con decisione da questo baraccone che ne ha conservato le strutture esterne, ma ha venduto l’anima al diavolo. Si tengano pure il loro surrogato di misericordia, non ne abbiamo assolutamente bisogno: non perché siamo farisei che si ritengono esenti dalla debolezza umana e non bisognosi del perdono divino, ma perché Dio ci ha fatto grazia e, perdonandoci tutti i peccati sinceramente e validamente confessati, ci ha donato una vita nuova, alla quale non rinunceremo neppure a costo del martirio.
RispondiEliminaVa bene uscire… ma per andare dove? Grazie alle vostre preghiere, la risposta che attendevo è arrivata, attraverso una lettrice, prima di quanto sperassi. Possiamo formare una parrocchia virtuale che, mediante gli strumenti informatici a nostra disposizione, metta in comunicazione le persone pronte a rispondere alla chiamata divina a formare il cuore del futuro Corpo mistico. Dato che senza sacerdozio non c’è Chiesa, si può approntare una lista di ministri affidabili operanti in Italia – e, se Dio vuole, anche all’estero – ai quali rivolgersi per la direzione spirituale e i Sacramenti a seconda della zona di residenza, facendo se necessario dei sacrifici per raggiungerli, come già fanno tanti. Per garantire il legame con la tradizione apostolica, ho pensato a un Pastore fedele che potrebbe prenderci sotto la sua protezione, dando ai sacerdoti che ne avessero bisogno la possibilità di esercitare legittimamente il ministero. Bisogna ora pregare, quindi, per l’incontro che, a Dio piacendo, avrò con lui tra qualche giorno. Forza e coraggio, il tempo stringe.
Grazie per avermi rammentato quanto da me scritto il 2 maggio 2015. Nel frattempo è nata la "Parrocchia virtuale" e si sono già realizzate diverse attività a due livelli: quelle generali, indicate nel menu in alto a destra, e quelle più mirate (come ritiri e pellegrinaggi), in cui sono stati coinvolti i lettori che hanno iniziato con me un rapporto epistolare via mail.
EliminaPer quanto riguarda invece il Pastore di riferimento, purtroppo, le attese sono finora rimaste tali. Quello a cui accennavo - e che ho effettivamente incontrato allora - non era in una posizione tale da poter garantire ai sacerdoti protezione a livello canonico. Per questo non ci rimane che resistere in attesa che il Signore provochi un cambiamento o ci mandi qualcuno. Secondo questa intenzione, a Dio piacendo, il 22 agosto celebrerò in rito antico nella basilica di San Pietro. A suo tempo fornirò informazioni più precise.
Grazie per le sue parole, restiamo nella chiesa, se poi dovessero fare cose eretiche al massimo, resteremo in casa a pregare, prima o poi il Signore presenta il conto ad ognuno di noi. Per me vale l'opzione Benedetto, in entrambi i casi, sia il norciano che il bavaro. In te speravi, Domine, non confundar in aeterno.
RispondiEliminaQuesta cosidetta "Chiesa Visibile", Vaticano secondista, non è la Chiesa di Nostro Signore ma del suo acerrimo nemico, satana...
RispondiEliminaParole di S. Atanasio ai cristiani che soffrivano sotto gli ariani
"Che Dio vi consoli! ... Quello che rattrista ... è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. E' un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente: Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta - quella che mantiene la sede o chi osserva la fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo ... Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto i più violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che sono a loro volta espulsi da essa e vanno fuori strada. Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo. (Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum. Caillu e Guillou, vol. 32, pp 411-412). "
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Sembra incredibile che dei cosidetti Consacrati del Signore si comportino impunemente in questa maniera ed ancora più incredibile che chi dovrebbe avere la suprema giuristizione della Chiesa cattolica non intervenga per fermare questi scempi. Molti fedeli si chiedono se questi loschi personaggi siano o no degli autentici servi del Signore, la risposta è semplice, assolutamente no, codesti personaggi agiscono come gente priva di ogni fede e chi li ha consacrati non è da meno. I fautori della falsa Chiesa Conciliare non posseggono la vera fede cattolica non ne fanno parte quindi non hanno nessuna autorità, "Missio e Sessio", da Parte di Dio per scandalizzare i fedeli e portarli ad una perdita di fede che li condurrebbe all'inferno. Altro non rimane che ricusare, e nel frattempo abbandonare, pubblicamente questi pagliacci travestiti da cattolici. Avvicinarsi celermente ai veri Sacramenti amministrati da veri Sacerdoti Cattolici che non sono "Una Cum" con questi assasini della fede è l'unica salvezza nell'attesa che il Signore, attraverso un castigo, riporti la situazione della Sua Chiesa Cattolica in un tempo di normalità.
La ringrazio per la bella citazione di sant'Atanasio. Devo però osservare che il paragone con l'arianesimo non è del tutto pertinente, in quanto gli ariani negavano espressamente la divinità di Cristo. Ribadisco poi con fermezza che la Chiesa è una sola e che, al suo interno, non si possono considerare automaticamente eretici o indegni tutti i ministri in quanto "conciliari". Senza ergersi a giudici inappellabili, bisogna cercare quelli che, per il loro comportamento e il loro insegnamento, si dimostrano affidabili.
EliminaReverendo padre,
RispondiEliminalei nel Suo profilo dice che vuole mantenere l'anonimato sotto uno pseudonimo «per ragioni di necessità superiore: per poter continuare ad esercitare il mio ministero; per non correre il rischio di pormi formalmente fuori della comunione ecclesiastica». Non ho capito molto bene, e le chiederei una spiegazione: se le cose che dice sotto pseudonimo, le dicesse firmandosi col suo vero nome rischierebbe di non poter esercitare il Suo ministero? Addirittura di porsi FORMALMENTE fuori DELLA COMUNIONE CON LA CHIESA CATTOLICA? Ma, mi sembra, che di questi tempi chi proclama la vera fede cattolica sia al minimo ridotto al silenzio (p. Cavalcoli, don Minutela etc...) o dichiarato scismatico. Non capisco. Hic quaestio non est de nominibus, ma di contenuti di fede, e sia che li dica col nome vero o collo pseudonimo, lei, Reverendo, si trova sempre al di fuori della comunione: almeno di fatto.
Giovanni C.
La ringrazio per l'opportuna richiesta di chiarimenti. Quanto all'esercizio del ministero, quasi certamente mi verrebbe tolto, se scrivessi queste cose con il mio vero nome. Quanto alla comunione ecclesiastica, l'uso dello pseudonimo mi consente di mantenere il problema nell'ambito del foro interno; senza di esso, il problema si porrebbe in foro esterno. Il mio intento è quello di poter parlare liberamente per il bene delle anime. Una cosa è che io non sia in comunione con singoli ecclesiastici che per difetto di fede cattolica sono materialmente fuori della Chiesa, un'altra è che io venga accusato di scisma per una presa di posizione pubblica. Nel primo caso sono loro che si sono messi fuori da sé (anche se formalmente sono in regola) ed è quindi giusto non sentirsi in comunione con loro; nel secondo caso sarei io a rischiare di essere dichiarato formalmente scismatico, pur non essendoci un motivo sostanziale.
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