Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 9 gennaio 2016


La nostra sola certezza


Tu sei il Figlio mio amato: in te mi sono compiaciuto (Lc 3, 22).

Non si è ancora spenta, nei nostri cuori, l’eco festosa delle zampogne di Betlemme né la gioia immensa dei Magi alla vista della stella che da terre lontane li ha guidati fino a quel borgo sperduto di Giudea… Ed ecco che già ci si para davanti la maestosa bellezza del Cristo adulto, che, risalendo dalle acque del Giordano, riceve nella Sua umanità santissima l’unzione dello Spirito Santo per la consacrazione messianica, mentre la voce del Padre, come tuono possente, Lo rivela Suo Figlio diletto, nel quale ha riposto ogni Sua compiacenza. Con l’apparire del nuovo Adamo, nell’assoluta perfezione della natura umana assunta dal Verbo, si manifesta visibilmente la Trinità indivisibile, che in Lui è scesa sulla terra alla ricerca della pecorella smarrita onde ricondurla in quel gaudio ineffabile che è la Sua vita, eterna e incessante circolazione d’amore. Gli angeli s’inchinano attoniti, velandosi il volto, dinanzi a quel corpo già soffuso di luce divina, a preannunciare il fulgore della Trasfigurazione e la gloria della Risurrezione.

Quella stessa umanità, inseparabile dalla divinità, dopo essere stata inchiodata alla croce e aver effuso tutto il proprio sangue in remissione di tutti i peccati, una volta uscita dal sepolcro vittoriosa sulla morte e ascesa alla destra del Padre sarà sorgente dello Spirito Santo per tutti coloro che, con la fede e il Battesimo, le saranno incorporati, rinascendo così dall’acqua e dallo Spirito: «A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12). Chi non è rinato dall’alto non può entrare nel Regno di Dio e nemmeno vederlo (cf. Gv 3, 3.5): «Ciò che è nato dalla carne è carne e ciò che nato dallo Spirito è Spirito» (Gv 3, 6); sono due generazioni diverse che si pongono su piani distinti. Noi abbiamo ricevuto nel nostro essere, per una grazia inestimabile, la vita soprannaturale, la partecipazione della natura divina (cf. 2 Pt 1, 4): «Guardate quale grande amore ci ha dato il Padre, tanto che fossimo chiamati figli di Dio – e lo siamo!» (1 Gv 3, 1). Ognuno di noi, allora, nella misura in cui vive effettivamente in Gesù, può sentirsi dire da Lui: «Tu sei il Figlio mio amato: in te mi sono compiaciuto».

Il Figlio di Dio si è fatto figlio dell’uomo – assicura sant’Ireneo – perché i figli dell’uomo potessero diventare figli di Dio. Egli ci rende partecipi di ciò che è Suo: «La gloria che hai dato a me, io l’ho data a loro» (Gv 17, 22). Ma questo è impossibile a chi non accoglie la Sua verità e la Sua grazia: «Quanti sono secondo la carne pensano le cose della carne, quanti sono secondo lo Spirito pensano le cose dello Spirito. Ora, il pensiero carnale è morte, mentre il pensiero spirituale è vita e pace. Poiché il pensiero carnale è nemico a Dio: infatti non si sottomette alla legge di Dio – e in effetti non ne è capace. Quanti sono nella carne non possono piacere a Dio. Ma voi non siete nella carne, bensì nello Spirito, se è vero che lo Spirito di Dio abita in voi. Se uno non ha lo Spirito di Cristo, costui non gli appartiene» (Rm 8, 5-9). È un fatto inoppugnabile: gli uni e gli altri si trovano in due condizioni radicalmente opposte, la corruzione dell’uomo decaduto e la santità ontologica di chi è inabitato dallo Spirito Santo.

Certo, non viviamo ancora in modo pienamente conforme a ciò che siamo diventati nel Battesimo. Per questo la vita cristiana è anzitutto un continuo combattimento contro il diavolo e il peccato, che ha lasciato in noi le sue tracce con le tendenze cattive e l’inclinazione al male. Tutto il nostro sforzo consiste allora nell’attualizzare il mistero battesimale con l’aiuto della grazia: far morire l’uomo vecchio, crocifisso e sepolto con Cristo, per poter realmente camminare in novità di vita (cf. Rm 6, 3-4). È questa la straordinaria realtà che ci è stata donata; chi non crede nel Figlio di Dio e non gli è incorporato non la possiede, ma nessuno gli impedisce di convertirsi sinceramente e di ricevere i Sacramenti per divenire partecipe di questo immenso tesoro. O forse sì, qualcuno potrebbe in effetti impedirglielo, illudendolo che le credenze siano tutte equivalenti e che si possa vivere in modo gradito a Dio anche senza la grazia santificante, di cui dispongono soltanto quei battezzati che sono, appunto, in stato di grazia. È la più subdola e malvagia perfidia nei confronti di chi non è cristiano: negargli la possibilità di scoprire il Regno di Dio e di ottenere la vita eterna. Una perfidia diabolica.

Se uno ama il Cristo, sputa in faccia al demonio e a chi lo serve; così facevano i Santi, tanto da incorrere a volte in incresciosi equivoci, quando credevano che fosse il diavolo ad apparire loro sotto mentite spoglie. Ma nel nostro caso non c’è pericolo di sbagliarsi: è fin troppo chiaro dove sta e per mezzo di chi parla e agisce. Manteniamo i nervi saldi e lucida la mente, così da rimanere imperturbabili di fronte al grottesco carosello dell’apostasia. «Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo»: sono parole della Vergine a Mélanie Giraud (La Salette, 1846). D’altronde è cominciato il conto alla rovescia; il 2017 è alle porte. Se non sparano adesso le ultime cartucce, quando lo faranno, poveretti? Lasciamoli fare, prima o poi le esauriranno. Per quanto ci riguarda, procediamo sicuri sotto il vincastro del Buon Pastore, rapiti dall’amore della Madre celeste e insensibili a tutto il resto; è verità di Cristo in noi che questo vanto non sarà per noi annullato (cf. Sal 22, 4; 2 Cor 11, 10).

Chi potrà narrare le tue grandezze, o Vergine? Chi «farà udire tutte le tue lodi» (cf. Sal 105, 2), o Figlia di Dio? Sei diventata Madre di Dio; hai unito la mente a Dio; hai unito Dio a una carne; hai reso Dio figlio dell’uomo e l’uomo figlio di Dio; hai riconciliato il mondo col Creatore del mondo […]. Ci hai concesso di vedere l’Invisibile in forma e sembianze umane anche con gli stessi sensi, e di toccare nella materia l’Immateriale e l’Intangibile. Hai nutrito col nostro cibo proprio colui che nutre gli angeli; e per mezzo di lui che nutre gli angeli hai nutrito noi con un cibo davvero celeste e puro. Hai costituito gli uomini familiari con gli angeli, o piuttosto li hai favoriti di doni ancor più grandi, avendo concepito da Spirito Santo e partorito mirabilmente il Dio-uomo, rendendo in modo ineffabile la natura umana connaturale alla natura divina e, per così dire, uguale a Dio (Gregorio Palamas, Omelie, 53, 62-63).
 

3 commenti:

  1. Noto una velata ironia nel titolo, sbaglio?
    Nella grande confusione di questo periodo, che aumenta sempre più, prendendo spunto dalla bellissima iniziativa "Un'ora di guardia", propongo di lanciare via web (a chi ha i mezzi informatici per farlo) una nostra intenzione di preghiera per questo mese: preghiamo per la Chiesa!

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  2. Epperò le ultime cartucce faranno molte vittime.....gli zampognari non si vedono e sentono più da decenni, spariti come i presepi che un tempo erano dappertutto.Le voglio raccontare un antico detto popolare dei contadini di queste parti, a Natale si metteva nel caminetto un ciocco di legna ben secca, molto grosso, di modo che potesse bruciare tutta la notte per scaldare il Bambino, al mattino, con l'attizzatoio, si trapassavano gli ultimi pezzi e si sprigionavano tante faville, se erano luminose, salivano in alto e si diceva fossero le anime buone che volavano in cielo, se erano tizzi neri e ricadevano giù, erano le anime dei dannati che andavano all'inferno; se si racconta questa storia ai bambini di oggi, come minimo ti accusano di fobie,non importa quali, ma le trovano. Laudetur Jesu Christus.

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  3. In compenso però ci sono gli alberi di Natale in chiesa!

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