Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 18 gennaio 2025


Nient’altro che menzogne

 

 

Domino suo stat aut cadit; stabit autem: potens est enim Deus statuere illum (Con il proprio signore sta o cade, ma starà in piedi, poiché il Signore ha il potere di renderlo stabile (Rm 14, 4).

Certe discussioni attuali danno l’impressione che la grazia non sia nient’altro che un concetto astratto, un mero termine del gergo teologico cui non corrisponda qualcosa di reale, almeno nella vita di chi parla. Chi invece crede davvero che Dio comunica la Sua forza soprannaturale a quanti sono uniti a Lui nel sincero sforzo di compierne la volontà adorabile sperimenta il Suo aiuto, sentendosi da Lui sostenuto in qualunque circostanza e vedendo gli effetti dell’azione nascosta della grazia. Non c’è perciò motivo di preoccuparsi eccessivamente se non si ha la possibilità di frequentare solo la Messa antica o se il sacerdote che celebra è bergogliano: se uno ha una fede viva, pura e genuina, la grazia lo preserva dai pericoli e lo illumina nelle scelte da compiere.

Moderni paradossi

È paradossale che, per difendere la sana dottrina, si perda di vista la fede e, con essa, i contatti con  Colui che è perfettamente capace di tenere in piedi i Suoi autentici fedeli, vuole farlo e lo fa: è con Lui che stiamo o cadiamo, sapendo bene che, per quanto da Lui dipende, non ci lascia certo inciampare, purché non siamo noi a metterci a rischio col sottrarci alla Sua mano nella convinzione di combattere per la Sua causa. Questa terribile disgrazia è conseguenza di una fiacca vita interiore, nella quale, dietro il paravento delle intenzioni più nobili, trionfano il giudizio proprio e la volontà propria, i due irriducibili nemici dell’unione con Dio. Così, a lungo andare, si finisce col separarsi da Lui proprio a motivo dell’accanita lotta a favore della verità.

Tale accecamento viene giustificato con le ragioni più diverse, vecchie o recenti: stato di necessità, sede impedita, papa eretico, nullità dell’elezione… chi più ne ha più ne metta! Anche qui – altro paradosso – una presunta difesa della Tradizione si sposa inopinatamente con il vizio più tipico della postmodernità, quello di scambiare le proprie teorie per la realtà, pretendendo oltretutto che siano l’unica visione possibile e l’unica legittima: se qualcuno non è d’accordo, mal gliene incolga! Le idee strampalate, del resto, stanno in piedi non per effetto della grazia, ma soltanto perché chi le professa si sottrae sistematicamente ad ogni confronto, imponendole agli altri con un dogmatismo settario che non rifugge dal ricorso a tecniche di indottrinamento e di manipolazione mentale.

I dieci lettori di queste pagine – spero vogliano riconoscere almeno questo – sanno bene che chi scrive aborrisce quel tipo di mezzi, desiderando unicamente che ognuno accolga liberamente la verità, la quale non è monopolio suo né di alcun altro, se non della Chiesa docente (purché doceat davvero!). A tal fine, qui, si confida soltanto nell’efficacia della persuasione, senza pretendere di sostituirsi al buon Dio, il solo che legga nelle coscienze; altrimenti si finisce col mettere completamente da parte Colui che si vorrebbe onorare, escludendo così ogni influsso della grazia, ridotta appunto a parola vuota. Se ci siamo risolti a troncare certi dibattiti, è perché non portavano da nessuna parte ed erano quindi una dannosa perdita di tempo.

Subdoli diversivi

Non mancano peraltro elementi fattuali tali da far sospettare, dietro i paradossi evidenziati, qualche astuta manovra diversiva. Non è detto che i banditori delle varie teorie ne siano consapevoli complici: potrebbero anche farsi semplicemente usare da poteri nascosti. Un pensiero del genere si affaccia inevitabilmente, se ad esempio si viene a sapere che, appena due giorni dopo il proclama con cui un noto religioso ha dichiarato di non riconoscere più il Papa, a tutti i membri del suo ordine è stato ingiunto di firmare un atto di esplicita sottomissione che includeva l’adesione incondizionata a tutti i pronunciamenti più controversi del pontificato corrente, con tanto di precise citazioni testuali intese a legittimare la sodomia e l’adulterio permanente.

Che si sia trattato di istigazione o di ricatto, l’effetto è stato devastante per migliaia di consacrati che si son visti obbligati ad agire contro coscienza; l’attenzione delle cronache e la solidarietà dei seguaci, però, è tutta per lo sconsiderato frate che, pensando di risolvere un problema, ne ha provocati molti di più. Così, per altro verso, ogni tentativo di delegittimare, senza averne né autorità né mandato, colui che occupa il Soglio petrino distoglie l’attenzione dagli scandali che non sono mai stati chiariti, come quello del gesuita mosaicista e quello legato al seminario dei chierichetti del Papa, immense voragini capaci di inghiottire chiunque vi sia coinvolto, se si va fino in fondo nelle indagini; queste, piuttosto, sarebbero inchieste giornalistiche utili e fruttuose.

Incongruenze sospette

Tanto per rimanere in tema di manovre occulte, sarebbe poi interessante spiegare com’è realmente deceduto il compianto Benedetto XVI, visto che la versione ufficiale è messa in crisi da un piccolo dettaglio che la Provvidenza ha voluto indicarci. Nel libro di memorie dell’ex-segretario particolare, ora nunzio nei Paesi baltici, si parla alla fine delle esequie, avvenute, come tutti sanno, il 5 Gennaio 2023. Il fatto è che il documento in formato PDF pronto per la stampa reca in calce la data del 2 Gennaio 2023, ore 17,31… Poiché nel testo si asserisce che papa Francesco ha presieduto la cerimonia (cosa che in realtà non avvenne, dato che a farlo fu il cardinal Re e il Papa si limitò ad assistere), le fonti ufficiali si affannarono a presentare la sua mera assistenza come una presidenza.

La contraddizione, tuttavia, rimane e spinge inevitabilmente a sospettare di tutta la storia confezionata per i mezzi di comunicazione. Stupisce, peraltro, che i giornalisti che si considerano tanto esperti della materia non l’abbiano notata e messa nel dovuto risalto. Com’è davvero morto il caro Ratzinger? Deve tornare lui stesso dal cielo a raccontarcelo? Che i suoi nemici non credano nell’aldilà non ci costringe ad escludere una simile eventualità. Qualora non abbia lasciato questo mondo in modo naturale, bisogna che si sappia, malgrado il titolo del libro suindicato, che è tutto un programma. Chi vuol conoscere la verità non può accontentarsi di una ricostruzione ad hoc, tesa a disinnescare le polemiche… ma, soprattutto, chi sta per presentarsi al Giudice deve fare mea culpa, finché fa in tempo.