Non perdete il senno
(e non dannatevi)
La Chiesa di Gesù Cristo è costituita come una vera e perfetta
società; ed in essa, come in una persona morale, possiamo distinguere l’anima e
il corpo. Fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana nessuno può salvarsi,
come niuno poté salvarsi dal diluvio fuori dell’Arca di Noè, che era figura di
questa Chiesa (san Pio X, Catechismo
maggiore, 163.169).
Non è un puntiglio vanitoso né – come molti, temerariamente,
sospettano – un interesse personale a farci tornare sulla questione, bensì la
sollecitudine per il bene di tante anime che, spinte a separarsi dalla Chiesa,
rischiano di dannarsi oppure, nella ridda di accese discussioni, si sentono
sempre più smarrite e confuse. La prima raccomandazione è quella di smettere
una volta per tutte di occuparsi di problemi che non si è in grado di trattare
e non rientrano nell’ambito delle proprie responsabilità: ognuno è moralmente
tenuto ad esercitare l’umiltà e il buon senso di chi sta al suo posto e si
sforza di adempiere i doveri derivanti dal suo stato. Pretendere di sbrogliare
un intricatissimo dilemma di diritto canonico e storia ecclesiastica che non è
stato risolto dagli specialisti in quasi un millennio di studi e dibattiti è
semplicemente insensato.
Il Signore, nel Giudizio, ci chiederà conto di quello che avremo
fatto in conformità o meno alla Sua legge, non dell’aver chiarito se uno è papa
o no né di qualunque altra causa che superi le possibilità di un soggetto. Vi
scongiuro nel nome di Dio: lasciate perdere questo discorso e non ascoltate più
nulla. Se qualcuno, con l’insistenza ossessiva tipica di chi ha subìto una
manipolazione mentale, vi sollecita a riaprirlo, negatevi garbatamente ma con
fermezza, in modo tale che capisca di non poter ulteriormente proseguire.
Pensate piuttosto a condurre una buona vita cristiana in vista della vostra
santificazione, cosa che non può impedirvi di fare nessuno al mondo,
nemmeno un cattivo papa o un antipapa. Non permettete più ad alcuno di
togliervi la pace interiore: tale effetto dimostra che si tratta di un’opera
non di Dio, ma del diavolo.
Criptoprotestantesimo
Coloro che, senza averne né l’autorità né la competenza, presumono
di risolvere un problema sulla base di ricerche e riflessioni individuali, per
poi trarne conclusioni di ordine giuridico e morale in forza delle quali
prendere decisioni, tradiscono un atteggiamento intellettuale prettamente
protestante. La Chiesa Cattolica non funziona così: una delle sue note
fondamentali è l’apostolicità, in virtù della quale Gesù Cristo la
governa mediante i successori degli Apostoli con a capo il successore di
Pietro. Stabilire se un Suo rappresentante è legittimo o no, evidentemente, non
è facoltà dei sudditi, bensì di un’autorità superiore al prelato in questione;
è un principio valido per qualunque società, senza il quale essa si
dissolverebbe. Nel caso del Papa, non essendoci sulla terra autorità superiore,
si può solo pregare perché la Provvidenza ne conceda uno migliore, qualora non
svolga bene il suo compito.
Quanti perciò, nell’intento di difendere la fede, si affannano a
dimostrare l’invalidità del pontificato in corso non fanno altro, in realtà,
che ribaltare l’ordine divinamente stabilito dal Fondatore e minare l’unità
della società visibile, con gravissimo danno per le anime. È stupefacente che
chi rivendica il primato della
Tradizione non capisca un dato così elementare. La Chiesa, per analogia con
l’essere umano, è un composto di anima e corpo: l’anima è costituita da tutti i
beni invisibili di cui Cristo la ha dotata (le virtù teologali, la grazia, i
doni dello Spirito Santo, i meriti Suoi e dei Santi); il corpo dalle strutture
visibili di culto, governo e insegnamento. Attentare a una di queste ultime
equivale ad attentare alla sua vita; benché non sia possibile porle termine,
data la sua essenza soprannaturale, si possono tuttavia condurre i singoli suoi
membri verso la morte eterna.
Reagire agli abusi nell’ambito del culto, del governo e
dell’insegnamento è non solo legittimo, ma anche doveroso, purché lo si faccia
senza escludersi dalla comunione gerarchica, poiché fuori di essa non c’è
salvezza. In termini pratici, ciò significa che agli ordini legittimi si
obbedisce, a quelli illegittimi si resiste nei modi consentiti; non è lecito,
invece, negare l’obbedienza ai superiori in toto o perché, a torto, li
si dichiara illegittimi o perché, pur riconoscendoli, li si considera indegni.
Quest’ultima opzione, a prescindere dalle motivazioni, è per sua stessa natura
un atto scismatico. Inutile ricorrere a contorsioni intellettuali per
giustificarla: sono sterili esercizi di un razionalismo tipicamente moderno che
fa rivoltare san Tommaso nella tomba. Che sia chiaro una volta per tutte:
negare l’evidenza del reale non è cattolico (e neppure ragionevole).
Basta con le sciocchezze
Dovrebbe ormai esser chiaro a chiunque abbia ancora l’uso di
ragione che tesi sostenute da vescovi scismatici, preti scomunicati o sul punto
di esserlo e giornalisti che affermano di non poter dichiarare se sono
cattolici o no (magari perché affiliati alla massoneria?) non solo provengono
da fonti del tutto illegittime, ma sono completamente aberranti. Come abbiamo
già osservato, la sede impedita non è una condizione che un vescovo
scelga di sua sponte, ma una situazione che subisce suo malgrado. Qualora sia
indetto un conclave col Papa vivo e regnante, ciò non dà luogo alla sede
impedita, bensì a uno scisma. Il computo dell’ora romana anticipava la
datazione anziché posticiparla, dato che esso partiva dal tramonto del giorno
precedente (cosa che spiega perché, nel Breviario in vigore fino al 1960, le
feste dei Santi comincino con i Primi Vespri).
Come vedete, quella sgangherata teoria poggia interamente su un
puntello che non regge. Più sensato, invece, sarebbe il rilevare le anomalie
giuridiche della rinuncia di Benedetto XVI, ma tale strada è stata resa impraticabile
proprio da quell’assurda teoria, cosa che induce a ritenere che il suo autore e
propagandista sia stato incaricato esattamente di questo, onde sabotare
qualsiasi tentativo ragionevole di esaminarle. Con un’ulteriore deduzione si
potrebbe addirittura sospettare che gli odierni detentori del potere supremo
siano consapevoli di non averlo ottenuto in modo legittimo, se davvero han dato
a qualcuno il compito di screditare ogni possibile analisi in proposito. Anche
la lentezza con cui si decidono ad applicare le sanzioni previste fa pensare
che i contestatori facciano loro comodo, visto che portano i dissidenti fuori
della Chiesa, così che lascino loro campo libero.
Che un sacerdote o religioso, con le proprie dichiarazioni, si
estrometta da sé da ogni incarico ma si tiri dietro numerosi fedeli, in
definitiva, fa il gioco di chi comanda. Se non ci fosse da piangere, sarebbe ridicolo
– per alludere a un caso recente – che un parroco credesse di poter
interpretare la rimozione come un caso di sede impedita: un vescovo ha il pieno
diritto e dovere di rimuovere un presbitero a lui soggetto che rifiuti
pubblicamente la sottomissione al Romano Pontefice, come pure di richiedere
l’intervento della forza pubblica in caso di inottemperanza. Chi non riconosce
tali ovvietà dà segno di aver l’intelletto offuscato dalla presunzione e va
dritto verso la perdizione con quanti lo seguono, poiché esclude
volontariamente ogni possibilità di ravvedimento. La misericordia di Dio ci può
preservare da simile sciagura, a condizione che ci manteniamo umili e
obbedienti in ciò che è legittimo, pronti a soffrire, con l’aiuto della grazia,
l’eventuale persecuzione.
Massima vigilanza
Nel nostro tempo abbondano agitatori, gruppi e istituzioni che
circuiscono i sacerdoti e i vescovi che godono di un certo seguito o per
neutralizzarli ingaggiandoli in una falsa opposizione o per spingerli a
bruciarsi da sé con atti e dichiarazioni imprudenti. Da una parte ci si
affanna, pur contestandolo in apparenza, a legittimare l’attuale pontificato; dall’altra
si istiga alla ribellione aperta. In entrambi i casi ci si illude (o si finge
di illudersi) di poter condurre con i rappresentanti del regime un dibattito
basato su argomenti di ragione, quando invece è fin troppo chiaro che,
sull’altra sponda, nessuno ha la minima disponibilità a far ciò e si procede
piuttosto a colpi di sentenze ideologiche e interventi repressivi. L’unica
strategia possibile, in un contesto del genere, è tirare dritto per la propria
strada senza farsi troppo notare, tappandosi le orecchie per non udire gli
ammaliatori e contando non sugli uomini, ma sulla Provvidenza e sugli amici del
Cielo.
Non seguite chi, pur avendo compiuto un atto per sua natura scismatico, ingannevolmente afferma di non essersi posto in stato di scisma. Come scrive un lettore con cristallina chiarezza, «il chierico in questione falsamente si giustifica protestando di avere solo un dubbio: egli, di fatto, ha già raggiunto la sua certezza e, senza vergognarsi del ridicolo di cui si è rivestito, la proclama come dato di fatto giuridicamente vincolante, usurpando un potere che non ha». Chi ammette la contraddizione e si arroga una funzione che non gli compete non fa alcun bene alla Chiesa, ma la frammenta ancora di più e complica ulteriormente il lavoro a chi – potendolo – volesse esaminare in modo serio l’enigma della rinuncia di Benedetto XVI. A questo punto si può solo attendere che vengano fuori eventuali documenti inediti scritti di suo pugno o che un papa del futuro dirima la questione in forza della sua autorità suprema.
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