Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 26 ottobre 2024


Non perdete il senno

(e non dannatevi)

 

 

La Chiesa di Gesù Cristo è costituita come una vera e perfetta società; ed in essa, come in una persona morale, possiamo distinguere l’anima e il corpo. Fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana nessuno può salvarsi, come niuno poté salvarsi dal diluvio fuori dell’Arca di Noè, che era figura di questa Chiesa (san Pio X, Catechismo maggiore, 163.169).

Non è un puntiglio vanitoso né – come molti, temerariamente, sospettano – un interesse personale a farci tornare sulla questione, bensì la sollecitudine per il bene di tante anime che, spinte a separarsi dalla Chiesa, rischiano di dannarsi oppure, nella ridda di accese discussioni, si sentono sempre più smarrite e confuse. La prima raccomandazione è quella di smettere una volta per tutte di occuparsi di problemi che non si è in grado di trattare e non rientrano nell’ambito delle proprie responsabilità: ognuno è moralmente tenuto ad esercitare l’umiltà e il buon senso di chi sta al suo posto e si sforza di adempiere i doveri derivanti dal suo stato. Pretendere di sbrogliare un intricatissimo dilemma di diritto canonico e storia ecclesiastica che non è stato risolto dagli specialisti in quasi un millennio di studi e dibattiti è semplicemente insensato.

Il Signore, nel Giudizio, ci chiederà conto di quello che avremo fatto in conformità o meno alla Sua legge, non dell’aver chiarito se uno è papa o no né di qualunque altra causa che superi le possibilità di un soggetto. Vi scongiuro nel nome di Dio: lasciate perdere questo discorso e non ascoltate più nulla. Se qualcuno, con l’insistenza ossessiva tipica di chi ha subìto una manipolazione mentale, vi sollecita a riaprirlo, negatevi garbatamente ma con fermezza, in modo tale che capisca di non poter ulteriormente proseguire. Pensate piuttosto a condurre una buona vita cristiana in vista della vostra santificazione, cosa che non può impedirvi di fare nessuno al mondo, nemmeno un cattivo papa o un antipapa. Non permettete più ad alcuno di togliervi la pace interiore: tale effetto dimostra che si tratta di un’opera non di Dio, ma del diavolo.

Criptoprotestantesimo

Coloro che, senza averne né l’autorità né la competenza, presumono di risolvere un problema sulla base di ricerche e riflessioni individuali, per poi trarne conclusioni di ordine giuridico e morale in forza delle quali prendere decisioni, tradiscono un atteggiamento intellettuale prettamente protestante. La Chiesa Cattolica non funziona così: una delle sue note fondamentali è l’apostolicità, in virtù della quale Gesù Cristo la governa mediante i successori degli Apostoli con a capo il successore di Pietro. Stabilire se un Suo rappresentante è legittimo o no, evidentemente, non è facoltà dei sudditi, bensì di un’autorità superiore al prelato in questione; è un principio valido per qualunque società, senza il quale essa si dissolverebbe. Nel caso del Papa, non essendoci sulla terra autorità superiore, si può solo pregare perché la Provvidenza ne conceda uno migliore, qualora non svolga bene il suo compito.

Quanti perciò, nell’intento di difendere la fede, si affannano a dimostrare l’invalidità del pontificato in corso non fanno altro, in realtà, che ribaltare l’ordine divinamente stabilito dal Fondatore e minare l’unità della società visibile, con gravissimo danno per le anime. È stupefacente che chi rivendica il  primato della Tradizione non capisca un dato così elementare. La Chiesa, per analogia con l’essere umano, è un composto di anima e corpo: l’anima è costituita da tutti i beni invisibili di cui Cristo la ha dotata (le virtù teologali, la grazia, i doni dello Spirito Santo, i meriti Suoi e dei Santi); il corpo dalle strutture visibili di culto, governo e insegnamento. Attentare a una di queste ultime equivale ad attentare alla sua vita; benché non sia possibile porle termine, data la sua essenza soprannaturale, si possono tuttavia condurre i singoli suoi membri verso la morte eterna.

Reagire agli abusi nell’ambito del culto, del governo e dell’insegnamento è non solo legittimo, ma anche doveroso, purché lo si faccia senza escludersi dalla comunione gerarchica, poiché fuori di essa non c’è salvezza. In termini pratici, ciò significa che agli ordini legittimi si obbedisce, a quelli illegittimi si resiste nei modi consentiti; non è lecito, invece, negare l’obbedienza ai superiori in toto o perché, a torto, li si dichiara illegittimi o perché, pur riconoscendoli, li si considera indegni. Quest’ultima opzione, a prescindere dalle motivazioni, è per sua stessa natura un atto scismatico. Inutile ricorrere a contorsioni intellettuali per giustificarla: sono sterili esercizi di un razionalismo tipicamente moderno che fa rivoltare san Tommaso nella tomba. Che sia chiaro una volta per tutte: negare l’evidenza del reale non è cattolico (e neppure ragionevole).

Basta con le sciocchezze

Dovrebbe ormai esser chiaro a chiunque abbia ancora l’uso di ragione che tesi sostenute da vescovi scismatici, preti scomunicati o sul punto di esserlo e giornalisti che affermano di non poter dichiarare se sono cattolici o no (magari perché affiliati alla massoneria?) non solo provengono da fonti del tutto illegittime, ma sono completamente aberranti. Come abbiamo già osservato, la sede impedita non è una condizione che un vescovo scelga di sua sponte, ma una situazione che subisce suo malgrado. Qualora sia indetto un conclave col Papa vivo e regnante, ciò non dà luogo alla sede impedita, bensì a uno scisma. Il computo dell’ora romana anticipava la datazione anziché posticiparla, dato che esso partiva dal tramonto del giorno precedente (cosa che spiega perché, nel Breviario in vigore fino al 1960, le feste dei Santi comincino con i Primi Vespri).

Come vedete, quella sgangherata teoria poggia interamente su un puntello che non regge. Più sensato, invece, sarebbe il rilevare le anomalie giuridiche della rinuncia di Benedetto XVI, ma tale strada è stata resa impraticabile proprio da quell’assurda teoria, cosa che induce a ritenere che il suo autore e propagandista sia stato incaricato esattamente di questo, onde sabotare qualsiasi tentativo ragionevole di esaminarle. Con un’ulteriore deduzione si potrebbe addirittura sospettare che gli odierni detentori del potere supremo siano consapevoli di non averlo ottenuto in modo legittimo, se davvero han dato a qualcuno il compito di screditare ogni possibile analisi in proposito. Anche la lentezza con cui si decidono ad applicare le sanzioni previste fa pensare che i contestatori facciano loro comodo, visto che portano i dissidenti fuori della Chiesa, così che lascino loro campo libero.

Che un sacerdote o religioso, con le proprie dichiarazioni, si estrometta da sé da ogni incarico ma si tiri dietro numerosi fedeli, in definitiva, fa il gioco di chi comanda. Se non ci fosse da piangere, sarebbe ridicolo – per alludere a un caso recente – che un parroco credesse di poter interpretare la rimozione come un caso di sede impedita: un vescovo ha il pieno diritto e dovere di rimuovere un presbitero a lui soggetto che rifiuti pubblicamente la sottomissione al Romano Pontefice, come pure di richiedere l’intervento della forza pubblica in caso di inottemperanza. Chi non riconosce tali ovvietà dà segno di aver l’intelletto offuscato dalla presunzione e va dritto verso la perdizione con quanti lo seguono, poiché esclude volontariamente ogni possibilità di ravvedimento. La misericordia di Dio ci può preservare da simile sciagura, a condizione che ci manteniamo umili e obbedienti in ciò che è legittimo, pronti a soffrire, con l’aiuto della grazia, l’eventuale persecuzione.

Massima vigilanza

Nel nostro tempo abbondano agitatori, gruppi e istituzioni che circuiscono i sacerdoti e i vescovi che godono di un certo seguito o per neutralizzarli ingaggiandoli in una falsa opposizione o per spingerli a bruciarsi da sé con atti e dichiarazioni imprudenti. Da una parte ci si affanna, pur contestandolo in apparenza, a legittimare l’attuale pontificato; dall’altra si istiga alla ribellione aperta. In entrambi i casi ci si illude (o si finge di illudersi) di poter condurre con i rappresentanti del regime un dibattito basato su argomenti di ragione, quando invece è fin troppo chiaro che, sull’altra sponda, nessuno ha la minima disponibilità a far ciò e si procede piuttosto a colpi di sentenze ideologiche e interventi repressivi. L’unica strategia possibile, in un contesto del genere, è tirare dritto per la propria strada senza farsi troppo notare, tappandosi le orecchie per non udire gli ammaliatori e contando non sugli uomini, ma sulla Provvidenza e sugli amici del Cielo.

Non seguite chi, pur avendo compiuto un atto per sua natura scismatico, ingannevolmente afferma di non essersi posto in stato di scisma. Come scrive un lettore con cristallina chiarezza, «il chierico in questione falsamente si giustifica protestando di avere solo un dubbio: egli, di fatto, ha già raggiunto la sua certezza e, senza vergognarsi del ridicolo di cui si è rivestito, la proclama come dato di fatto giuridicamente vincolante, usurpando un potere che non ha». Chi ammette la contraddizione e si arroga una funzione che non gli compete non fa alcun bene alla Chiesa, ma la frammenta ancora di più e complica ulteriormente il lavoro a chi – potendolo – volesse esaminare in modo serio l’enigma della rinuncia di Benedetto XVI. A questo punto si può solo attendere che vengano fuori eventuali documenti inediti scritti di suo pugno o che un papa del futuro dirima la questione in forza della sua autorità suprema.


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