Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 22 giugno 2024


Abolire il soprannaturale?

 

 

A proposito delle nuove Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali

Ancora una volta ci si impone lo sforzo, di fronte all’ultima produzione vaticana, di trattenere la reazione immediata della nostra umanità decaduta per esercitare le virtù soprannaturali. Un saggio osserverà che pure questa è un’occasione di grazia da sfruttare per crescere nella santità; nondimeno non possiamo esimerci dal rilevare il grado di mostruosa deformità cui è giunta la cricca di corrotti e miscredenti che ha occupato il centro nevralgico della Chiesa. Preferiremmo di gran lunga, come già dichiarato più volte, ignorare completamente queste disgustose mistificazioni; dobbiamo però fornire un’indicazione a coloro che, in questa situazione apocalittica, si sentono sempre più affranti e smarriti. Per prima cosa, dunque, non dimentichiamo che è la Provvidenza a dirigere e regolare con somma sapienza ogni avvenimento; Essa permette perfino i fatti più scandalosi per un fine di bene in vista del trionfo della verità e della grazia.

Compito imprescindibile, sì…

Il discernimento di presunti fenomeni soprannaturali è un compito ineludibile dei Pastori e spetta in primis al Vescovo del luogo: non si può assolutamente permettere né che si attribuiscano a Dio cose che non vengano da Lui né che i fedeli siano fuorviati da false rivelazioni, frutto di illusione umana o di inganno diabolico. Era perciò indispensabile che la Chiesa docente, dopo decenni di colpevole latitanza, intervenisse per regolare quella tumultuosa inondazione di pretese apparizioni e messaggi cui tanti cattolici dan credito a torto, con grave danno per la loro vita morale e spirituale. Pretendere di giudicare da sé l’origine di un fatto straordinario, senza averne l’autorità e prima di un’adeguata inchiesta canonica che coinvolga un gruppo di esperti di varie discipline teologiche e scientifiche, è una forma di superbia intellettuale tipica di questo tempo di confusione, che simile congiuntura non giustifica comunque; per esser più precisi, è un’espressione di puro modernismo.

Quanti prestano fede a scritti e fenomeni non genuini, proprio per il fatto di aver acconsentito a una menzogna, si chiudono in un fanatismo cocciuto e irragionevole, refrattario a qualsiasi tentativo di farli riflettere. Dio lascia infatti che chi dà ostinatamente credito a segni e prodigi mendaci vada in rovina e si condanni da sé per non aver accolto l’amore della verità (cf. 2 Ts 2, 9-12). È per questo che non ci stanchiamo di mettere tutti severamente in guardia da questa perniciosissima insidia, ben sapendo per esperienza che, oltre un certo punto, ogni sforzo risulterà vano e si infrangerà contro un muro di ottusa saccenteria fondata su certezze tanto fragili quanto assurde. Occorre ripetere, anche a costo di stancare i lettori, che la Rivelazione divina è compiuta una volta per sempre e che, ai fini della salvezza eterna, non abbiamo bisogno d’altro. Le rivelazioni private autentiche servono soltanto a confermare questa o quella verità di fede e a richiamare i cristiani all’impegno della conversione permanente e della santificazione personale; aderire ad esse non è affatto obbligatorio per nessuno, a differenza della dottrina immutabile della Chiesa.

… ma da adempiere in ben altro modo

Non ci soffermeremo qui sull’ulteriore menomazione dell’autorità dei vescovi, la quale è di diritto divino e non può venir coartata in questo modo da leggi meramente ecclesiastiche: ogni successore degli Apostoli ha il diritto e il dovere, che gli sono propri, di vigilare su ciò che avviene nella sua diocesi e di intervenire direttamente per regolare i fatti, senza previa autorizzazione di un dicastero della Santa Sede. Ciò che più irrita è l’assoluta indifferenza per la verità: la procedura con cui si è sempre inteso raggiungere un giudizio moralmente certo circa l’origine di un fenomeno è per principio rigettata a vantaggio di una valutazione attinente alla sua utilità pastorale. Siamo nel regno di un pragmatismo utilitaristico talmente spinto da risultare irrazionale: può forse derivare qualche utilità, ai fini della vita cristiana, da un fatto che non venga da Dio, ma sia un inganno o una suggestione? e che razza di discernimento è quello che esclude a priori uno dei possibili esiti (cf. §§ 11.23)? Con una plateale contraddizione, peraltro, si teorizza di poter riconoscere con chiarezza, «anche se non si emette una dichiarazione di soprannaturalità sull’evento», «i segni di un’azione soprannaturale dello Spirito Santo nel contesto di quanto avviene» (Presentazione. Riconoscimento di un’azione dello Spirito): si può ammettere un’azione soprannaturale senza dichiararne la soprannaturalità?!?

La mancanza di rispetto per l’Altissimo, oltre che dall’indifferenza nei riguardi della verità, emerge dalla perversa presunzione che ci si possa avvicinare a Lui mediante qualcosa che Gli sia estraneo o addirittura contrario. Si osa perfino sostenere che un’eventuale dichiarazione di soprannaturalità (che deve comunque rimanere una rarissima eccezione) non dovrebbe presupporre la perfetta ineccepibilità del fenomeno, quasi che le opere divine potessero essere difettose o mescolarsi con il male (cf. §§ 18-19); anche qui, coerentemente con la fonte rahneriana, si accoglie la contraddizione. Del tutto fuori luogo, poi, è l’insistenza sull’azione dello Spirito: il soggetto di un’apparizione non è il Paraclito, bensì il Cristo o la Madonna o un Santo; essa non rientra perciò nei carismi né nelle manifestazioni sensibili dello Spirito Santo, il quale sarà attivo, semmai, nell’anima di chi accoglie i richiami del Cielo. La “teologia” soggiacente appare davvero fantasiosa.

Un presunto evento soprannaturale va anzitutto analizzato in se stesso, nelle sue caratteristiche interne, prima che nei suoi effetti. Perché se ne possa riscontrare la reale origine divina (eventualità del tutto legittima), bisogna che esso risulti non spiegabile né sul piano naturale (cioè umano) né su quello preternaturale (cioè diabolico) e sia assolutamente perfetto in ogni singolo aspetto, con l’esclusione di qualunque carenza sia nei fatti che nelle parole: le opere di Dio non possono essere difettose. Il soggetto che ne è protagonista deve necessariamente dar prova di buon equilibrio psichico, retta fede, rettitudine morale e docile obbedienza all’autorità ecclesiastica. Se tali criteri non sono soddisfatti, è obbligatorio escludere la soprannaturalità e prendere severe decisioni vincolanti nei riguardi sia del preteso veggente che dei suoi seguaci: non si dialoga né ci si accorda (cf. §§ 18.20) con chi è vittima o artefice di un inganno! I Pastori – com’è dovere di ogni medico – hanno il compito inderogabile di preservare il loro gregge dalle sorgenti di infezione, anziché limitarsi a intervenire solamente nei casi estremi e lasciarlo andare fuori strada pur di non turbare il Popolo di Dio (§ 19)…

Le insondabili vie della Provvidenza

In conclusione, le stringenti ed efficaci norme stabilite da Benedetto XIV nel 1750, già attenuate da Paolo VI nel 1978, appaiono non soltanto ulteriormente indebolite, ma pure offuscate da un quadro interpretativo confuso e fuorviante: le disposizioni di legge, secondo una tecnica consolidata, arrivano dopo uno sfiancante scilinguagnolo pseudoteologico. Il risultato pratico è che non sarà più possibile dichiarare la soprannaturalità dei fenomeni autentici, quasi che il Cielo dovesse domandare agli attuali gestori della Santa Sede il nulla-osta per poter agire; di contro, i fenomeni falsi potranno continuare a prosperare per pretesi benefici pastorali. In ogni caso, il Sovrano del cielo e della terra, per portare a termine i Suoi progetti, si serve persino delle manovre degli empi infiltratisi nella Sua casa: se non altro, è sventato il rischio di veder riconosciuto il carattere soprannaturale di fenomeni quanto meno controversi, come quelli di Amsterdam, Anguera e Medjugorje.

Ciò che è più grave è che la Chiesa, mediante gli attuali vertici vaticani, sembra rinunciare alla propria missione di maestra infallibile della verità; si insinua persino la possibilità che essa possa sbagliarsi (cf. Presentazione. Nuovi aspetti) – cosa peraltro paventabile, se all’obbedienza a Dio si sostituisce l’arbitrio del potere. In tale situazione apocalittica, senza omettere un serio impegno di santificazione personale quale imprescindibile complemento del risanamento ecclesiale, è necessario chiedere con fede ardente un intervento divino che, per mano degli strumenti che la Provvidenza vorrà scegliere, rimuova la morchia restituendo alla Sposa di Cristo la dignità violata e facendola di nuovo risplendere come colonna e fondamento della verità (1 Tm 3, 15). Raccomandiamo perciò a tutti di pregare con le parole che un’omelia di recente pubblicata pone sulle labbra di san Giuseppe, Patrono della Chiesa universale: sono piuttosto ardite – è vero – ma quanto mai opportune.

… nubi senz’acqua portate qua e là dal vento, alberi autunnali infruttuosi, due volte morti, sradicati, flutti furiosi del mare che schiumano le loro turpitudini, astri erranti per i quali è tenuta in serbo una tenebrosa tempesta in eterno (Gd 12-13).


1 commento:

  1. Sono miscredenti senza pudore. Nostro malgrado siamo costretti ad assistere all’ennesima manifestazione della sagra del grottesco che dura da più d’un decennio. L’occupante del Soglio pontificio, che ha finora fornito innumerevoli prove di non professare la fede cattolica, si riserva il diritto esclusivo di dichiarare – ma in via del tutto eccezionale, si badi bene – la soprannaturalità di un fenomeno straordinario. Il Cielo deve forse chiedere il permesso a lui per manifestarsi? Ma per chi si è preso quell’individuo? Pensa davvero di essere al posto di Dio, dimentico del fatto che sta per presentarsi al Suo cospetto per esser da Lui giudicato in base alle opere compiute? Fino a quale grado dovrà giungere la folle e temeraria ostinazione che sta per precipitarlo all’Inferno? Vista la posizione assunta in merito, nemmeno se il Cristo della Sistina si anima e lo prende a bastonate desisterà dalla sua insensata protervia.
    Ravvediti una buona volta dalla tua esecrabile condotta, vecchio stolto e corrotto! Qualora essa non bastasse a provocare disgusto e ripugnanza, hai pensato bene di affidare la delicata questione relativa ai presunti fenomeni soprannaturali a un maniaco sessuale dichiarato, da te piazzato a sorvegliare l’andamento della fede nella Chiesa… In altri tempi, quando il dicastero da lui presieduto aveva altro nome e ben più efficaci funzioni, un personaggio del genere avrebbe terminato la sua miserabile esistenza sopra una catasta di legna e le sue ceneri sarebbero state disperse nel Tevere! Il biondo fiume, peraltro, scorre non lontano dalla sua sede, rendendo più agevole il compito di ripulire il Vaticano dalla feccia puteolente della sodomitica mafia che lo infetta.

    RispondiElimina