Indefettibile, immutabile
e infallibile
Nessun cattolico potrà mai ringraziare abbastanza il Signore per
l’immensa grazia dell’elezione. Con le parole di un inno delle Lodi, possiamo
tuttavia lodarlo dal profondo del cuore perché per noi è sorta la Sua splendida
luce; schiarendosi, si sono ritirate le tenebre della cecità interiore, che per
lungo tempo, con fuorvianti errori, ci hanno attirati nel precipizio (Lux ecce surgit aurea, pallens facessat
caecitas, quae nosmet in praeceps diu errore traxit devio; dall’Ufficio Divino). Questo salutare fulgore ci raggiunge
mediante il costante insegnamento della Chiesa di tutte le epoche, al quale
deve necessariamente essere conforme quello attuale; anche la sola ipotesi che
la verità possa cambiare per adattarsi ai tempi ripugna tanto alla ragione che
alla fede. Quando questioni nuove si presentano al suo esame, la Chiesa docente
le discerne applicando coerentemente gli stessi princìpi che ha sempre seguito,
non certo elaborando nuove dottrine.
La presente fenomenologia storica, purtroppo, sembra smentire
clamorosamente tale certezza; perciò ci pare opportuno, al fine di non lasciare
un’impressione di ambiguità o, peggio, incoraggiare una falsa opinione,
ritornare nostro malgrado sulla vexata quaestio dell’attuale
pontificato. Essa va certamente inquadrata nel più ampio contesto delle
deviazioni causate, nell’insegnamento e nella prassi della Chiesa Cattolica,
dall’applicazione del Vaticano II, la cui interpretazione richiederebbe un
esame a parte circa la sua natura (pastorale anziché dogmatica) e il suo stesso
statuto di concilio ecumenico (compromesso dalla mancata chiusura del
precedente). La definizione di questi aspetti è decisiva nello stabilire il
carattere vincolante o meno delle sue decisioni, ma non potrà esser compiuta se
non da un papa del futuro. Per il momento possiamo al massimo esprimere un
giudizio dubitativo su tutto ciò che è stato detto e fatto prendendo a
fondamento quell’assise, i cui testi non sono affatto esenti, oltretutto, da
forti ambiguità e perniciosi malintesi. Non si tratta di essere pro o contra
una certa corrente o una data tesi, ma di appurare la verità rimanendo uniti a
Cristo.
Prima di concentrarci sul problema specifico, riteniamo indispensabile
indicare tre distinzioni metodologiche. La prima riguarda l’autorità e la
competenza necessarie: mentre questa può essere acquisita per mezzo dello
studio, quella, qualora manchi, non può esser supplita da nulla, ragion per cui
chi ne è sprovvisto deve rinunciare in partenza a voler emettere sentenze
dotate di forza obbligante (anche solo sotto forma di pressione), limitandosi a
condividere umilmente i risultati delle sue ricerche. La seconda distingue tra
le convinzioni cui si può lecitamente pervenire (purché siano ben fondate) nel
foro interno della coscienza e le azioni o dichiarazioni permesse nel foro
esterno della vita pubblica: dato che la Chiesa è una società visibile il cui
capo deve essere certo, non è consentito contestare l’ordine costituito
rifiutando l’obbedienza agli ordini legittimi, pena l’incorrere in sanzioni via
via più gravi, fino all’esclusione dalla società stessa. La terza, infine, è
strettamente connessa: la giurisdizione connessa ad un ufficio va di norma
ottenuta formalmente (cioè in virtù di un atto legittimo e valido), ma può
accadere che uno la detenga solo materialmente, nel qual caso gli si deve
comunque sottomissione finché ciò non sia dimostrato dall’istanza competente.
Se non si osservano le dette distinzioni, la Chiesa finisce nel caos.
Poste queste premesse, occorre decidere in quale ambito muovere la
ricerca. La netta discontinuità, rispetto al Magistero precedente, di numerosi
discorsi e comportamenti di colui che attualmente siede sul Soglio petrino è
più che evidente e non necessita di ulteriori dimostrazioni. Ciò pone purtroppo
un insormontabile problema dottrinale circa l’ossequio dovuto ai suoi
pronunciamenti e provvedimenti: se si tratta di un vero Successore di Pietro,
esso è senz’altro dovuto; la coscienza dei cattolici viene così a trovarsi in
un insolubile dilemma. La discussione circa i limiti dell’infallibilità
pontificia e il grado di obbligazione del Magistero ordinario, come pure la
spinosa questione della possibilità di un papa eretico, rischia però di finire
nel vicolo cieco di interminabili diatribe che coinvolgerebbero anche i predecessori,
allargandosi a macchia d’olio. Sembra pertanto opportuno spostarsi dal terreno
dell’ecclesiologia su quello del diritto canonico, fissando però l’attenzione
su un problema diverso: quello della validità della rinuncia di Benedetto XVI,
a condizione che ci si attenga rigorosamente ai fatti, evitando di sconfinare
in fantasiose ipotesi su intenzioni recondite mai dichiarate, ma con molta
fantasia ricostruite in base a presunti messaggi in codice.
Ciò che risulta oggettivamente innegabile può riassumersi in tre
dati: 1) manca l’atto formale di rinuncia, che avrebbe dovuto seguire la
dichiarazione di voler rinunciare; 2) quest’ultima contiene un errore
sostanziale, in quanto esprime l’intenzione di rinunciare al ministerium
anziché al munus; 3) la rinuncia è stata eseguita solo in parte, dato
che il soggetto non ha lasciato né la sede del suo ufficio né le insegne della
sua dignità, ma soltanto l’esercizio attivo della giurisdizione. L’istituto del
papa emerito non ha alcun fondamento né può averlo, dato che il papato
non è un sacramento, bensì una realtà giuridica, la suprema potestas. Un
vescovo che ha rinunciato alla guida della diocesi, pur avendo perso il potere
di governo conferitogli con la nomina, mantiene il potere sacro conferitogli
con l’ordinazione; egli conserva infatti il carattere episcopale (che è
permanente), ma non esercita più l’autorità dell’ufficio episcopale (che è
cessata con la rinuncia), ragion per cui è detto emerito. Nel caso del papa,
ciò che lo distingue dagli altri vescovi è solo l’ufficio, perso il quale non è
più papa in assoluto; semmai può esser chiamato Vescovo emerito di Roma.
In poche parole, ciò che propriamente rende uno papa è il detenere
la giurisdizione suprema, che ha acquisito nel momento in cui ha accettato
l’elezione canonica da parte dei cardinali, anche nel caso in cui non fosse
ancora vescovo. Dato che succede all’apostolo Pietro sulla Cattedra romana, è
necessario che sia insignito della dignità episcopale; qualora all’accettazione
ne sia sprovvisto, deve essere ordinato il prima possibile. Essa è dunque
essenziale al sommo pontificato (che, in mancanza, non sarebbe tale), ma,
benché sia in esso inclusa per definizione, si distingue in modo sostanziale (in
quanto realtà sacramentale) da quella suprema giurisdizione (che è una realtà
giuridica) che fa del Vescovo di Roma colui che governa su tutti gli altri.
Quest’ultima, come ogni forma di legittimo potere, o la si ha o non la si ha;
non esiste una situazione intermedia. Qualora uno detenga una giurisdizione, è
tenuto ad esercitarla; se non vuole più farlo o se ne sente incapace, deve
deporla in modo inequivocabile e, con essa, tutti gli oneri e gli onori che le
sono connessi. Ciò è talmente chiaro che il canonista Stefano Violi, in un
articolo apparso nel 2013, ha definito la rinuncia di Benedetto XVI un’innovazione
assoluta, per legittimare la quale ha dovuto elaborare la teoria secondo
cui egli avrebbe usato la suprema potestas per sospendere l’esercizio di
tutte le facoltà che ne discendono…
Comunque la si giri, non se ne viene fuori: quel passo rimane un
enigma, un fatto talmente anomalo e privo di precedenti da essere
inclassificabile nell’ordinamento canonico, che pure il papa è tenuto a
rispettare nella forma in vigore, se vuol essere obbedito a sua volta. Qualora
decida di apportarvi modifiche che rientrino nel suo potere (toccando cioè non
il diritto divino, ma il diritto meramente ecclesiastico), deve farlo in modo
esplicito, non sottinteso. La natura del papato, in ogni caso, non può essere
cambiata, essendo di istituzione divina. Altri tentativi di spiegazione sono
insufficienti: lo stato di eccezione, con la delega piena del potere a
un altro per la preservazione di uno Stato la cui stessa sopravvivenza è
minacciata, non esiste nel diritto canonico, mentre l’ipotesi della sede
impedita non è supportata da alcun documento. Certo è che Benedetto XVI,
tradito e ingannato perfino dai più stretti collaboratori, non era più in
condizione di governare la Chiesa, ma non ha mai parlato di abdicazione (Abdankung),
bensì di ritiro (Rücktritt), scelta terminologica che, nel caso di un
intellettuale così fine, potrebbe essere intenzionale.
Ora, senza dimenticare che non abbiamo l’autorità di dirimere la
questione e che siamo comunque tenuti a obbedire, in ciò che è lecito, ai
prelati in carica, siamo autorizzati a formarci nella coscienza, sulla base di
tutti questi elementi, un’opinione fondata, pur non potendo manifestarla
pubblicamente. Quale che sia la conclusione, è molto probabile che Dio abbia permesso
questa situazione eccezionale per far emergere l’incredulità e l’immoralità di una
parte della gerarchia che prima le dissimulava, ma adesso si sente libera di
manifestarle. C’è però un più profondo mistero d’iniquità che non deve
passare inosservato: il marciume che ha raggiunto i vertici rappresenta non un
semplice scandalo, per quanto grave, bensì un inedito attacco all’esistenza
stessa della Chiesa. Colpisce l’analogia tra la nostra epoca e quella del
dominio seleucide su Israele: la corruzione del popolo partì da capi senza
scrupoli, assetati di potere e desiderosi di ellenizzarsi. All’inizio del II
secolo a.C., il santo sommo sacerdote Onia fu soppiantato dal fratello Giasone,
che ne ottenne la carica per denaro e la usò per cancellare i diritti religiosi
dei Giudei e introdurre a Gerusalemme usi e riti pagani, fra cui la pederastia
(cf. 2 Mac 4, 7ss).
Anche oggi la potestà suprema è sfruttata per pervertire la Chiesa
dall’interno; chi non se ne avvede è complice, oppure volutamente cieco. Ci si
può dunque lecitamente domandare se colui che oggi la esercita materialmente la
detenga pure formalmente, sia per le forti anomalie della (presunta) cessazione
del pontificato precedente, sia per l’impossibilità di ammettere che la suprema
potestas possa esser piegata al fine opposto a quello per cui è stata istituita.
Queste considerazioni intendono contribuire a rasserenare l’anima sconvolta dei
cattolici fedeli, non istigarli alla ribellione e alla divisione: la resistenza
può diventare insostenibile con un alto grado di dissonanza cognitiva, mentre è
sopportabile se la mente è rischiarata dalla luce divina, pur nella
consapevolezza di non poter intervenire in modo diretto, ma solamente con
l’ardente preghiera e il fedele adempimento dei propri doveri di stato. Chiediamo
al Padre la grazia di saper ascoltare la voce del Figlio e obbedirgli con
perfetta docilità allo Spirito Santo, con grande equilibrio, umiltà e carità,
con giusta compassione e santo zelo, fondati sulla certezza, limpida e
inoppugnabile, che nonostante tutto la Chiesa rimane indefettibile, immutabile
e infallibile.
Grazie per questa parole così equilibrate che costituiscono un balsamo per i cuori affaticati degli uomini e delle donne di fede che vivono quest'epoca di grande crisi delle Santa Chiesa.
RispondiEliminahttps://lanuovabq.it/it/i-tempi-dellanticristo-spiegati-da-mueller
RispondiEliminaLa Chiesa è indefettibile, immutabile e infallibile con certezza di Fede ed è quella stessa Fede che ci porta a riconoscere “dove essa è” … anche se non possiamo ovviamente affermarlo con autorità. P. “Elmo”.
RispondiEliminaP.S.: Direi che dopo “tanto”, so di andare controcorrente tra i commenti, finalmente torna un articolo “interessante”.
In una intervista concessa a Tornielli alcune settimane dopo le dimissioni e il conclave, a domanda sul motivo per cui avesse mantenuto l'abito bianco, Benedetto XVI rispose che non ne avevano trovato uno nero adatto. Più evidente di questo....
RispondiEliminaGrazie don Elia ! Ma allora dove si va a Messa, considerando che anche molti tradizionalisti celebrano in Unione con Papà Francesco ?
RispondiEliminaSi va a Messa dovunque senza porsi questo problema, dato che, come ho scritto, siamo sul terreno delle pure ipotesi e che in foro esterno, almeno per ora, non si può risolvere la questione.
EliminaReverendo Don Elia, Lei numerose volte riporta di essere fedeli ai doveri di stato, potrebbe approfondire questo tema? Ringrazio di tutto, Sia lodato Gesù Cristo.
RispondiEliminaOltre agli obblighi religiosi propri del cristiano, a seconda che sia laico o consacrato, sono i doveri connessi al proprio stato di vita nei vari ambiti: la famiglia, il lavoro, la vita civile... Ovviamente non si è tenuti all'adempimento di obblighi illegittimi sanciti da leggi inique. Appena ne avrò l'occasione, tornerò sul tema.
Elimina
RispondiEliminahttp://www.padreguglielmo.it/new/ave-signora-santa/
AVE SIGNORA SANTA
Ave, Signora Santa, Ave Regina,
Madre di Dio,
* Maria. (* 3v)
Sei la sempre Vergine,
eletta dal Padre del cielo,
* Maria! (* 3v)
Ave, sua dimora,
Ave, suo tabernacolo,
Ave, sua casa,
Ave, sua veste,
Ave, sua ancella,
Ave, o Madre.
E col diletto Figlio e con lo Spirito
Ti consacrò,
* Maria. (* 3v)
Ave, Sposa diletta, ogni pienezza
di grazia è in Te,
* Maria. (* 3v)
Don Elia, lei ha scritto che i sacerdoti si sono vaccinati per non abbandonare i fedeli: è al corrente che siamo stati insultati e minacciati per non aver voluto ottemperare all'attodamore? Non sembrano sofferenti. Comunque se conosce sacerdoti che hanno compreso l'incubo che alcuni di noi stanno vivendo nelle loro stesse case con i plurisierati che sembrano posseduti e a stento siamo riusciti a impedire che vaccinassero anche i figli, ci faccia sapere perché noi viviamo abbandonati completamente a noi stessi. Ci sta dicendo che aveva Minutella? Ci faccia capire. Sembra che lei stia cambiando idea su parecchie cose
RispondiEliminaMi riferivo ai sacerdoti contrari che alla fine hanno ceduto per non essere rimossi, non a quelli che hanno attivamente promosso l'inganno e la strage. Per indicare un sacerdote cui fare riferimento, ho bisogno di conoscere la provincia o almeno la regione.
EliminaLei cos'ha fatto, don Elia? Ha trovato qualcuno che la esentasse. Non ha parlato pubblicamente. E ha lasciato che tutti gi altri venissero vaccinato. Dirà che chi non ha trovato un medico che lo esentasse ha meritato d'essere vaccinato?
RispondiEliminaNon mi sono vaccinato né sono stato esentato. Ho parlato in pubblico e in privato per dissuadere il maggior numero possibile di persone dal vaccinarsi. Chi ha dovuto cedere contro la sua volontà ha tutta la mia solidarietà.
EliminaLa Chiesa ci ha abbandonato. A parte qualche post su un blog, certo
RispondiEliminaSei anche tu la Chiesa. A livello gerarchico - è vero - siamo in pochi ad esser rimasti sulla breccia, ma non ci hanno piegato.
EliminaCaro don Elia, ho avuto un colloquio con un sacerdote della tradizione, il quale mi ha detto che non devo più andare alla messa moderna, anche se il sacerdote mi concede la Santa Comunione in bocca e in ginocchio. Il motivo è perché si condividerebbe un rito comunque ormai pagano e si legittimerebbe di fatto tale celebrazione ormai pagana. Addirittura mi ha detto di non partecipare nemmeno alle Adorazioni Eucaristiche (anche silenziose) organizzate nelle varie parrocchie o Santuari, per lo stesso motivo. Cosa ne pensa a riguardo ? Ritiene sia giusto ? Tutto ciò mi ha creato davvero una profonda crisi; personalmente vado la domenica alla Messa tradizionale a 30 minuti di auto da casa, mentre per i feriali alla nuova Messa con sacerdote che celebra senza gel e mascherina e che dà la Santa Comunione per chi vuole in bocca e ci si puó anche inginocchiare a terra. Se può aiutarmi, caro don Elia, perché lui mi ha consigliato la comunione spirituale. Cosa devo fare ? La ringrazio anticipatamente
RispondiEliminaNon tener conto di quel parere estremistico, dai cui frutti si deduce chiaramente che non è ispirato da Dio. Chi, cercando sinceramente il Signore, desidera riceverlo e adorarlo nella santissima Eucaristia non legittima alcun rito pagano, ma professa la sua fede anche in condizioni avverse. Continua come hai fatto finora e il Signore te ne renderà merito.
EliminaDa meditare con grande attenzione
RispondiElimina"Gesù sapeva benissimo che sarebbe stato conservato nei Tabernacoli anche solitari, senza contorno nella notte, all'infuori di una fiammella che le leggi della Chiesa esigono. Sapeva benissimo che anche nel giorno, secondo il variare della densità di fede nei tempi, cristiani sarebbero andati e non andati a rendere adorazione alla sua ineffabile Presenza, lo sapeva. Forse qualcheduno di noi avrebbe potuto obbiettargli: "Signore, fa' in modo di essere presente quando c'è gente che Ti adora, altrimenti è inutile". Inutile? No. Le Chiese possono essere vuote, ma Cristo nel tabernacolo non è inutile, perché l'Eucarestia, sia attraverso il Sacrificio – del quale oggi non parlo – sia attraverso il Sacramento permanente, è una fonte di forza, di grazia, di benedizione, di salvezza incessante. Ricordiamoci che è di lì che si germinano i vergini e le vergini, è di lì che sorgono i fondatori, è di lì che resistono i combattenti, è di lì forse che attraverso una vita apparentemente lontana da Dio si prepara la finale di salvezza nella sua misericordia, ma la si prepara attraverso questa Presenza, che appare a noi silenziosa e inerte, e non è né silenziosa né inerte. Non dobbiamo compiangere la solitudine che spesso è intorno ai Tabernacoli e che è sempre da condannarsi. Dobbiamo rimpiangere, dico rimpiangere e a piena ragione, coloro che si dimenticano che Gesù Cristo sta lì ad attenderli, come Egli, narrando la parabola del figliol prodigo, pone per tanto tempo immobile sulla soglia di casa il padre che non si stanca di aspettare il figlio, il quale alla fine ritorna ed è accolto come figlio, non come servo". (Card. Giuseppe Siri)
Copiato dal blog
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2022/11/da-meditare-con-grande-attenzione.html
Caro Don Elia,
RispondiEliminami permetto di scriverLe questo messaggio, perché mi ha sorpreso il passaggio del suo articolo : « Colpisce l’analogia tra la nostra epoca e quella del dominio seleucide su Israele: la corruzione del popolo partì da capi senza scrupoli, assetati di potere e desiderosi di ellenizzarsi ».
L’analogia storica che Lei propone corrisponde infatti all’impressione che ebbi aprendo una pagina dell’AnticoTestamento il giorno stesso della comparsa sulla Loggia del nuovo Pontefice. Quella sera mi chiedevo chi fosse mai quell’Eletto al Sacro Soglio che mi era totalmente sconosciuto.
Mi era apparso come una figura inquietante pur non avendo io alcun motivo particolare per giudicare la sua persona.
La pagina in questione riportava il nome di un certo Alcimo, giudeo ellenizzante, che per lo zelo verso il suo partito e per gl'intrighi orditi da lui nella corte dei Seleucidi fu nominato gran sacerdote da Antioco V Eupatore, per suggerimento di Lisia (162-61 a. C.). Le cito tutto il passaggio dal 1° dei Maccabei (9,34 e seguenti ): « Or, nel secondo mese dell’anno 153, Alcimo dette ordine di atterrare il muro del cortile interiore del Tempio, distruggendo così la divisione voluta dai profeti ( N.d.R. : il muro che separava i Giudei dai cortile dei Gentili nel Tempio). Si era già iniziata la demolizione, quando Alcimo ebbe un attacco e l’opera fu sospesa. La sua bocca si chiuse e rimase completamente paralizzata, senza poter più parlare né dirigere la sua casa. Poi Alcimo spirò in mezzo a grandi tormenti..».
Certo, tutto questo è rimasto in me a livello d’impressioni, ma so che allora quel passaggio mi aveva toccato e, nel corso di questi anni di pontificato e di muri da abbattere, è riemerso sporadicamente e ora, anche Lei, me ne ravviva il ricordo. Che ne pensa Don Elia? I miei sono sciocchi presentimenti che sarebbe meglio gettarli tra i cattivi pensieri da confessare?
Non è uno sciocco presentimento né un cattivo pensiero da confessare. I traditori non fanno mai una bella fine.
EliminaL'IMPORTANZA DEL CANTO GREGORIANO - HARPA DEI
RispondiEliminaCronache di Cielo e Terra - 31 ott 2022
Che ruolo ha il canto gregoriano nell'esperienza della fede cattolica?
In che modo è legato alla liturgia della Santa Messa? Perché non viene più utilizzato nella maggior parte delle parrocchie?
Gli Harpa Dei, un coro di musica sacra di fama internazionale, ci parlano della bellezza e del valore del canto gregoriano.
https://www.youtube.com/watch?v=4w8y6WT0rGQ
Ascolta....
Magnificat gregoriano
YouTube·Harpa Dei·14 ago 2020
https://www.youtube.com/watch?v=SLUZM3nJ4sg&t=48s
Cosa ne pensa? https://isoladipatmos.com/dalle-balle-spaziali-sul-codice-di-diritto-canonico-a-benedetto-xvi-indicato-come-un-grande-latinista-che-non-puo-commettere-errori/
RispondiEliminaA parte i toni poco sacerdotali, l'autore confonde il significato giuridico del termine "munus" (= ufficio) con quello sacramentale (= dono di grazia). Nel considerare la suprema potestà del Papa, inoltre, non distingue affatto tra le norme di diritto divino (che neanche il Papa può modificare) e quelle di diritto meramente ecclesiastico (che il Papa può cambiare, ma con atti espliciti, non impliciti).
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