La
Chiesa come l’araba fenice?
Le forze occulte
che operano per trasformare il cattolicesimo in una nuova “religione”
continuano a seminare indizi significativi, leggibili da parte degli iniziati
come precisi messaggi, indicatori della direzione che stanno seguendo. Così,
nella Messa celebrata nella sua cattedrale per l’investitura delle neonate équipe pastorali composte di custodi del fuoco, lo scorso 9 novembre,
il Vescovo di Roma ha indossato una casula recante le figure, sul davanti, di
san Giovanni Battista che battezza il Signore e, sul retro, della fenice e della
palma. Sebbene l’ufficio liturgico diocesano si sia premurato di avvertirci che
il mitologico pennuto sarebbe un simbolo medievale di risurrezione, la sua vera
origine va in realtà rintracciata nella gnosi antica, sia egizia che greca. La
palma rappresenta inoltre il giudaismo, piuttosto che il cristianesimo. Perfino
la rappresentazione più ineccepibile, quella del Battesimo al Giordano, può esser
letta in chiave esoterica, sullo sfondo delle incredibili asserzioni sulla
non-divinità di Cristo che un vecchio mentitore – ricevendo peraltro una fiacca
smentita – ha osato porre sulle labbra del Pontefice regnante.
Non a caso la
massoneria moderna, che ha raccolto e rilanciato le tradizioni templari e
rosacruciane, fa risalire la propria nascita al 24 giugno 1717, data di
fondazione della gran loggia madre di Londra. Il culto del Battista, la cui
natività è celebrata in prossimità del solstizio d’estate, è reinterpretato in
relazione con i culti solari, legati a quello della fecondità. Per motivi
analoghi anche san Giovanni Evangelista viene associato a un solstizio, quello
d’inverno, ed è “venerato” in coppia con l’altro. Essi rappresentano, insieme,
le due facce dell’unico Giano bifronte, il quale detiene le chiavi che aprono e
chiudono il cielo, prerogativa di cui si sarebbe poi appropriata la Chiesa nella
persona del Successore di san Pietro. Il nome Ioannes (foneticamente accostato a Ianus) è altresì spiegato come colomba
di fuoco, secondo quella simbologia esoterica di distruzione e rinascita
che abbiamo già considerato proprio a proposito della forzata formazione delle
inopinate squadre “consacrate” una settimana fa. Come essere focoso, il
Battista avrebbe trasmesso lo “spirito” a Gesù, che sarebbe così stato in grado
di esercitare capacità divine, ma per soli tre anni…
Ora, il nesso
con la fenice è più che evidente. L’uccello del mito, per poter rinascere, si
lancia verso il sole, ne rimane bruciato e risorge dalle proprie ceneri,
contenenti un misterioso seme. In
Egitto il suo culto era connesso alle esondazioni del Nilo e alla terra nera, il limo depositato dalle
acque sui campi fertilizzandoli (come quella offerta sull’altare della
Confessione, nella basilica vaticana, nella Messa di chiusura del sinodo per
l’Amazzonia…). Tale processo di “morte e risurrezione” non è altro che una
rappresentazione mitologica del ciclo della natura, come pure la storia di
Adone, il babilonese Tammuz che ogni anno, dopo essersi unito alla dea madre
Ishtar, muore e rinasce. Non c’è dubbio che si tratti di una concezione prettamente
naturalistica e immanentistica; ciononostante l’immagine della fenice,
nell’esoterismo massonico, assurge a simbolo di un perpetuo progresso che si attuerebbe
mediante fasi successive e sempre migliori, separate da un annientamento che
darebbe luogo ad una nuova creazione più perfetta delle precedenti, nella quale
gli illuminati raggiungerebbero uno stadio più elevato di coscienza e di vita.
Nel 2001 usciva
in Francia un libro intitolato Une Église
condamnée à renaître, una raccolta di conversazioni tra il domenicano André
Gouzes e Philippe Baud, prete svizzero. Con rara acutezza profetica, i due
preconizzavano una Chiesa che, sbarazzatasi di ogni apparato esteriore, si
dissolvesse in piccole comunità domestiche raccolte intorno a “liturgie”
informali e animate da preti sposati o da ministri donne. Con sorprendente “originalità”,
la proposta precorreva di quasi vent’anni l’ultimo sinodo, nel quale dei
gerarchi “cattolici”, facendone oggetto di pubblico dibattito ai massimi
livelli, hanno finalmente varcato inviolabili tabù. Ciò che lascia ancor più
sbalorditi, tuttavia, è che proprio alla vigilia della sua solenne chiusura un
vescovo francese, nella medesima basilica di San Pietro (sebbene in un
contesto, almeno in apparenza, diametralmente opposto, quello di un
pellegrinaggio mondiale della Tradizione) abbia perorato la causa di una Chiesa
chiamata a… rinascere dalle sue ceneri.
Curiosa coincidenza… o è solo paranoia?
La seconda
ipotesi sarebbe senz’altro più comoda. Il fatto è che l’omelia del presule,
tutta intrisa di velata simbologia massonica, si apriva già con un ricordo –
come dire? – di fuoco: l’incendio di Notre Dame dello scorso 15 aprile, che
nelle sue parole assurgeva addirittura a segno
dei tempi di una Chiesa in fiamme.
Anziché ravvivare un comprensibile dolore, quel fatto finiva con l’apparire, tutto
sommato, di buon auspicio, quasi fosse premonitore di una risurrezione. Bisogna
ricostruire un Tempio spirituale –
proseguiva l’oratore – su un basamento da cui tutto può ripartire, un’infrastruttura religiosa sepolta che va
ritrovata (?), come un punto d’Archimede
su cui far leva. Il cristianesimo, a suo dire, rappresenterebbe l’involucro antropologico e sociale garante
di un’omogeneità che ha attraversato i
secoli. A dispetto dei falsi indovini che ne han profetizzato la fine o l’uscita verso altre religioni, esso è
quindi qualcosa di cui il mondo postcristiano, nel profondo disagio del suo
vuoto esistenziale, avrebbe un immenso bisogno per riconciliarsi con la propria
realtà umana. La Chiesa è pur sempre l’avvenire
dell’umanità…
Anche la
liturgia, con la sua continuità di riti, di segni e di forme, costituisce un
importante elemento di stabilità. Il Vaticano II ne avrebbe assicurato la
conservazione come opera di Cristo e della Chiesa (senza alcun accenno al
sacerdozio ordinato; cf. Sacrosanctum
Concilium, 7). Essa mette l’uomo
in rapporto con Dio, centro
gravitazionale del mondo e al contempo interiorità trascendente di cui egli
non può fare a meno per pensare se stesso:
«Sì, la fede continua ad essere l’inconscio della nostra società, vale a dire
ciò che permette alla gente di vivere insieme a partire da rappresentazioni
sacre», mentre il magistero petrino avrebbe la funzione di attestare quella
verità che innesca l’ascensione
dell’umanità verso Dio sull’onda del Cristo Redentore (il Cristo cosmico di Teilhard de Chardin?).
Discorso di un immanentismo kantiano e rahneriano spinto all'estremo… Se poi si pensa che
quel vescovo proviene dal rinnovamento carismatico, il cui sorgere fu
patrocinato da un cardinale in odore di massoneria come Suenens…? In quel
movimento, fra l’altro, si entra con una sorta di “battesimo di fuoco”,
impartito da laici e inteso come perfezionamento di quello nell’acqua.
Torniamo alla
palma, simbolo del giudaismo, accostata alla fenice sul lato posteriore della
casula che, sul davanti, riporta san Giovanni Battista, rappresentante della
prima alleanza. Poniamo che il cristianesimo vada considerato una fase
antitetica di sviluppo dell’ebraismo, che gli ha trasmesso lo “spirito” ma che,
nella sua fase primitiva, è finito con il Tempio di Gerusalemme (l’Illum oportet crescere, ego autem minui riletto
in chiave esoterica). Ora il momento di dissolversi nel fuoco è forse giunto
anche per la Chiesa, dalle cui ceneri dovrebbe rispuntare un’inedita sintesi
che, pur conservando un involucro esterno in continuità con la tradizione,
fosse portatrice di un contenuto rinnovato? Il Giano dei massoni, guardando
avanti e indietro, concilia e riunisce passato e futuro. Chi si accontenta
della scorza non ha nulla di che lamentarsi, dato che nessuno gliela tocca,
purché egli rimanga tranquillamente rinchiuso nella gabbia dorata da cui, una
volta all’anno, lo lasciano uscire per sfilare nel cuore dell’Urbe. Gli altri (i
rivoluzionari) han campo libero per instaurare la loro nuova religione,
riedizione aggiornata del giudaismo cabalistico, il fondamento spirituale
sepolto che le nazioni (i poveri goyyîm) dovrebbero riscoprire. I
riferimenti architettonici dell’omelia citata si adattano perfettamente, volendo
trasporli, alla sacra spianata di Sion…
Sembra che tutto
sia pronto perché la Chiesa si estingua bruciata e risorga dalle sue ceneri… ma
come un’altra cosa. Resta solo un granellino di sabbia che potrebbe inceppare
l’ingranaggio: siamo noi, quegli irriducibili cattolici che non si son fatti
ancora segregare in una riserva indiana. È per questo che stan tentando di
tutto per acchiapparci con fantomatici progetti che ci rendano inoffensivi. Per
essere neutralizzato, anche il dissenso residuo va inquadrato in qualche modo,
magari sfruttando l’ingenuità di un cardinale… Personalmente, preferisco il
martirio silenzioso e continuato, in attesa che il Signore intervenga. Senza
alcun merito da parte mia, ho imparato per grazia a non reagire mosso dall’io
debole e ferito, ma sotto l’azione dello Spirito Santo, invocato nel Cuore
Immacolato di Maria. Se il Signore ci aiuta a non lasciarci intrappolare, d’altra
parte non vuole nemmeno che ci facciamo metter fuori della Chiesa, assecondando
il gioco dei traditori perché abbiano piena libertà d’azione. Dobbiamo rimanere
dentro ad ogni costo, anzitutto perché non c’è altra via di salvezza, poi
perché questo ci permette di santificarci esercitando le virtù in grado eroico,
nonché di frenare la deriva con le nostre preghiere e i nostri sacrifici.
Mi raccomando:
non lasciatevi abbattere. La fede non ci autorizza a dubitare dell’onnipotenza
di Dio, che è sempre operante a dispetto di qualsiasi apparenza. Ci istruisca la
parola divina con cui la Chiesa prega da sempre: Dominus
in circuitu populi sui, ex hoc nunc et usque in saeculum (Il Signore è intorno al suo popolo, da questo
momento e per sempre; Sal 124, 2). Questa certezza deve alimentare in noi una
speranza incrollabile: Et sperent in te
qui noverunt nomen tuum, quoniam non dereliquisti quaerentes te, Domine (E sperino in te quanti conoscono il tuo nome,
poiché non hai abbandonato coloro che ti cercano, Signore; Sal 9, 11). Quando
udiamo notizie sconvolgenti, non rimanga scossa la fiducia che la certezza
dell’amore di Dio ci comunica, ma custodiamo il cuore mantenendoci in adorante
silenzio: Ego autem tamquam surdus non
audiebam, et sicut mutus non aperiens os suum. Et factus sum sicut homo non
audiens, et non habens in ore suo redargutiones (Io, come un
sordo, non ascoltavo, ed ero come un muto che non apre la bocca. Mi sono reso
come un uomo che non ode e non ha repliche sulle labbra; Sal 37, 14-15). Non estenuiamoci a confutare singoli elementi della
truffa, ma concentriamo gli sforzi nello smascherarla nell’insieme.
Caro don Elia, ma se oggi ci trovassimo di fronte al falso profeta, significherebbe che è prossima anche la comparsa dell'anticristo? E se è questo l'ambito nel quale ci muoviamo, dove si collocherebbe poi, temporalmente, il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria? La prego di perdonare queste mie rozze e grossolane approssimazioni. Spero che potrà aiutarmi a capire. Grazie, Dio la custodisca
RispondiEliminaSu questo genere di questioni mi mantengo sul piano delle supposizioni, perché non possiamo fare previsioni precise. Neanche le profezie indicano scadenze, dato che il loro vero scopo è mantenerci vigilanti e uniti a Dio. Non è chiaro nemmeno il rapporto di successione tra la comparsa dell'Anticristo e il trionfo del Cuore Immacolato. Abbandoniamoci dunque alla Provvidenza, che guida la storia e governa gli eventi, pronti a collaborare con le Sue divine disposizioni.
EliminaGrazie, caro padre. Lo chiedevo perché mi imbatto di continuo in persone che manifestano posizioni di assoluta convinzione al riguardo, ed io non so mai come rispondere nel merito, per mia ignoranza, cosicché nel mio caso la prudenza mi viene ascritta a tiepidezza, procurandomi qualche seria crisi di coscienza
EliminaPost Scriptum: caro padre Elia, dopo aver pregato e meditato, ho infine deciso di rispondere ai miei interlocutori che rincorrono rivelazioni private e veggenti anche di grande richiamo, con le parole di san Giovanni della Croce: "Tu domandi locuzioni e rivelazioni particolari, mentre, se tu fissi gli occhi su di lui, vi troverai l’intera rivelazione, perché egli è tutta la mia parola, tutta la mia risposta, tutta la mia visione e tutta la mia rivelazione. Ora, io ti ho già parlato, risposto, manifestato, rivelato, quando te l’ho donato come fratello, compagno, maestro, caparra e premio. Il giorno in cui, sul monte Tabor, scesi su di lui con il mio Spirito, ho detto: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo (Mt 17,5)” (Salita al monte Carmelo, 2,22).
EliminaLa preghiera e la meditazione sono la via maestra per farsi istruire dall'Alto. Come vede, il Signore Le ha risposto mediante l'insegnamento di un grande Dottore di vita spirituale. Quelli che declassano la prudenza a tiepidezza, oltre a mettere in pericolo sé stessi, si ergono a giudici della coscienza altrui: chi li ha abilitati a ciò? Non è assolutamente il caso di farsi mettere in crisi da loro. Oltretutto, quando si presta fede a presunte visioni e rivelazioni non approvate dall'autorità ecclesiastica, si sostituisce il Magistero con il proprio giudizio privato.
EliminaBergoglio falso profeta? Mi pare gli sia dia troppa importanza. Quanti sono ingannati da lui? Pochi. Oramai molti hanno capito, addirittura le persone un po' più tiepide nella frequenza ai sacramenti lo considerano un comunistello al soldo di qualche banchiere. E probabilmente è solo un agente segreto-neanche tanto- in mano a pupari danarosi. Anche se non si possono escludere problematiche di possessione.
EliminaDon Elia,certo che il granellino di sabbia non era previsto, si sono mossi pensando che tutto il popolo è bue. Per Grazia del Cielo non è stato così. È dura, ma non ci lasciamo a battere. Pur senza meriti, il Salvatore mi ha fatto dono di una Fede assoluta che mi da grande pace interiore e la certezza insieme al conforto che Cristo Re ha tutto sotto controllo.
RispondiEliminaE' proprio così. Di conseguenza, per quanto dura sia la lotta, non lasciamoci togliere la pace interiore che viene dalla pura fede.
EliminaDon Elia, é certamente vero che bisogna essere prudenti in materia di profezie, tuttavia mi sembra evidente che il trionfo del cuore Immacolato di Maria non può collocarsi alla fine dei tempi, giacché l'anticristo sarà spazzato via con un soffio dal Signore. Parliamo, dunque, della parusia e della realizzazione del Regno.
RispondiEliminaDel resto anche apparizioni come Akito, ad esempio, è non é la sola, lasciano intendere che dopo i castighi il mondo proseguirà. Non si tratta di forzare interpretazioni ma di usare la logica, applicandola alla Rivelazione e alle profezie.
Don Elia,
RispondiEliminaconcordando su gran parte delle sue riflessioni, tuttavia il mio cruccio (in realtà ferrea certezza) è su quello che Dio voglia da noi in questo preciso momento storico, ovvero testimonianza visibile, e visibile non solo a "Chi tutto vede" o a coloro che già si sono risvegliati dal torpore.
La lampada accesa messa sotto il tavolo non illumina, parole di Nostro Signore.
Luigi9
Non escludo affatto la testimonianza visibile, ma sono convinto che la sua forma più diretta sia quella di una vita santa. E' ovvio che si debba professare la fede anche verbalmente, ma senza lasciarsi catturare in un continuo botta-e-risposta che può fare pubblicità al nemico, piuttosto che mostrare la bellezza della fede. Per essere efficace secondo Dio, la parola deve nascere dal silenzio e dalla preghiera, altrimenti essa rischia di inaridire la nostra vita spirituale e di renderci sterili sul piano soprannaturale.
Elimina“Nel giardino di Abu Dhabi – scrive Viganò – sta per sorgere il Tempio della Neo-Religione sincretica mondiale con i suoi dogmi anticristici. Nemmeno il più speranzoso dei massoni avrebbe immaginato tanto!”
RispondiEliminaNon trovate anche voi una curiosa analogia con le intenzioni di preghiera dell'insopportabile apostolato della preghiera? Ecco il testo: "Intenzioni di preghiera per il mese di novembre
Del Papa: perché nel vicino Oriente, in cui diverse componenti religiose condividono il medesimo spazio di vita, nasca uno spirito di dialogo, di incontro e di riconciliazione."
Essere pronti a morire per potersi rincontrare in Cielo - p.Giorgio Maria Faré
RispondiEliminaOmelia di Padre Giorgio Maria Faré a commento della prima lettura del giorno: 2Mac 7,1.20-31. - 20 novembre 2019 , Santuario del Carmelo di Monza.
https://www.youtube.com/watch?v=CusUlvS6C8c&feature=youtu.be
Il mio cuore e' vivo soltanto se sceglie di battere all'unisono con il Sacro Cuore di Gesu' e con l'Immacolato e Addolorato Sacro Cuore di Maria , questo il senso della Medaglia Miracolosa .
Santa Veronica Giuliani - Film
https://www.facebook.com/IoAmolaVergineMaria/videos/santa-veronica-giuliani-film/2681707245203282/
Grazie Padre per la decodifica dei simboli . Li avevo percepiti un po' troppo "sgargianti" ma nulla piu' . Da un po' di tempo l'Ufficio Liturgico della Chiesa Cattolica sembra essersi "lanciato" nel casula dazebao .
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