Al
di là di ogni ragionevole dubbio
L’abuso
di minori […] è un
delitto, non è un peccato. Ma se una persona, laica, prete o suora, commette un
peccato e poi si converte, il Signore perdona. E quando il Signore perdona, il
Signore dimentica (Jorge Mario Bergoglio, 28 luglio 2013).
Era già tutto chiaro. Si era già
rivelato in quelle poche battute. Alla luce degli sviluppi successivi, le
dichiarazioni rilasciate da Bergoglio sul volo di ritorno da Rio de Janeiro non
costituiscono soltanto la prima esplosione nel processo di demolizione
controllata della Chiesa Cattolica (l’ammissione delle condotte omofile, purché
si cerchi il Signore e si abbia buona volontà), ma rappresentano
altresì un’autocertificazione di identità personale: non del fatto che sia egli
stesso un sodomita, ma del fatto che è un sostenitore del pensiero
omosessualista, proprio come lo sono quelle sinistre che l’hanno riconosciuto
come indiscusso leader mondiale. La
contraddittorietà dell’affermazione sopra citata è in realtà espressione di convinzioni
precise: gli abusi sessuali di minori sarebbero un delitto, in quanto proibiti
dalla vigente legislazione civile (che può peraltro essere modificata, come già
si tenta di fare in diversi Paesi per legalizzare la pedofilia), ma non
sarebbero un peccato; quand’anche lo fossero, basterebbe pentirsi perché Dio
perdonasse e dimenticasse tutto, con buona pace delle vittime e delle terribili
sequele irreversibili, come nevrosi acute e violente pulsioni al suicidio.
Chiunque abbia un po’ di buon senso e di
fede insorge spontaneamente contro simili aberrazioni: un delitto, essendo una
violazione del giusto ordine civile (che riposa su fondamenti stabiliti da Dio)
è anche un peccato, soprattutto se, oltre alla legge umana, viola pure un precetto
divino di legge sia naturale che positiva. Il perdono poi, riconciliando il
peccatore con Dio, cancella sì il peccato (ossia l’offesa arrecatagli con la
disobbedienza ad un Suo comandamento), ma non annulla la pena legata alla colpa
morale, la quale, in virtù dell’ordine di giustizia inerente all’Essere, va
necessariamente espiata in questa o nell’altra vita (mediante la pena temporale
del Purgatorio), a meno che non si ricorra alle indulgenze, la cui efficacia
dipende però da una perfetta disaffezione al peccato. Invece la dichiarazione
riportata in apertura ignora grossolanamente questa verità di fede e di
ragione, sottendendo una visione tipicamente protestante dell’agire umano, il
quale non sarebbe libero e, di conseguenza, nemmeno imputabile.
Tassello indispensabile per comprendere
la derubricazione della sodomia è la sfacciata esaltazione di Lutero. Il porcus
Saxoniae, crapulone dominato dal demonio e ossessionato dal
sesso che le fonti storiche ci restituiscono in modo inequivocabile, negò esplicitamente
il libero arbitrio dell’uomo incolpando del male Dio stesso, che ne sarebbe la
vera causa e il responsabile ultimo. L’uomo non può non peccare, ragion per cui
Dio si limita a coprirlo con la giustizia di Cristo, il quale però, una volta
identificatosi con i peccati umani, sarebbe stato rigettato dal Padre, che
finisce con l’apparire come un mostro di
crudeltà; la sua misericordia consisterebbe in un atteggiamento del tutto
arbitrario che salverebbe gli uni e dannerebbe gli altri a prescindere dalle loro
azioni, con i meriti o demeriti connessi. È alla luce di questa “teologia”
satanica che si spiega il pensiero del nuovo “riformatore” argentino, il cui
compito sembra quello di portare a termine, all’interno della Chiesa Cattolica,
lo stravolgimento da cui cinque secoli fa, pur perdendo interi popoli, uscì miracolosamente
indenne grazie al Concilio di Trento, ma da cui è stata riaggredita con il
Concilio Vaticano II.
Sia pure attraverso un procedere apparentemente
ondivago, dovuto alla necessità di rassicurare i settori meno liberali della
Chiesa, il programma di Bergoglio è assolutamente univoco: alla base c’è un
pensiero coerente, per quanto aberrante, attuato in uno svolgimento
accuratamente pianificato. Secondo l’eresiarca tedesco (da lui ripreso quasi
alla lettera in diverse omelie), Dio, per diventare se stesso, deve prima farsi
diavolo; il cristianesimo è così sostituito da una gnosi evolutiva nella quale
il divino, per “realizzarsi”, abbraccia in sé il male quale necessario momento
di sviluppo. In queste farneticanti elucubrazioni si sente puzza di cabala
ebraica, di cui fu attento studioso – guarda caso – Johannes Reuchlin, zio di
Melantone, il “teologo” di Lutero; ma qui ci sono pure, in gestazione, Hegel, Marx,
Nietzsche, Lenin, Heidegger e tutte le sciagure del XX secolo, nonché quelle
ancora a venire. Proprio questa è la base del pensiero bergogliano, che del
resto si è espresso in una serie di atti e discorsi che lo esprimono e
confermano; l’ambiziosa mèta è una palingenesi universale che dovrebbe dare i
natali a un mondo nuovo, libero dal peccato perché al di là del bene e del
male.
L’aspetto più sintomatico ed evidente di
tale superamento è la sovversione delle identità sessuali, elemento qualificante
della creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio. Nei testi gnostici più
antichi, come nei frammenti pervenutici del Vangelo
degli Egiziani, la procreazione è considerata un male che andrebbe
debellato mediante il ritorno a una presunta unità androgina originaria. Tali
idee sono state fatte proprie dalla massoneria internazionale di alto livello,
che giusto all’indomani dell’elezione di Bergoglio se ne è unanimemente
felicitata dichiarando esplicitamente che con lui era giunto sul Soglio di
Pietro non un membro delle logge, ma un uomo con le loro idee. Il peccato
contro natura, in effetti, non solo è stato da lui approvato con gesti e parole
che non necessitano di interpretazione, ma sembra da lui considerato un
requisito essenziale per la promozione alle cariche più alte. Alla luce di
documenti e testimonianze inoppugnabili, non è ragionevolmente pensabile che
egli sia sistematicamente ingannato o tenuto all’oscuro delle “qualità” dei
candidati, perché è lui stesso ad averli voluti nonostante i rapporti negativi.
Al di là di ogni ragionevole dubbio, gli
atti di governo confermano in modo del tutto univoco una volontà precisa
fondata su un pensiero definito. L’abitudine di Bergoglio, ancora arcivescovo, di
circondarsi di individui moralmente dubbi fa pensare a una strategia di potere
mirante a tenere in pugno i propri collaboratori; ma, a parte questo, è un
fatto incontestabile che stia continuando a piazzare sistematicamente dei
sodomiti – come se non ce ne fossero già troppi – in gangli vitali della
struttura ecclesiastica. Tutto questo dopo aver dichiarato che non solo la
sodomia, ma perfino gli abusi non sono più peccato: si tratta al massimo, a
quanto pare, di fragilità che richiedono tutt’al più, come provvedimento
gerarchico, la raccomandazione di un accompagnamento psicologico. Non
stiamo dunque assistendo soltanto allo sdoganamento ideologico del peccato
impuro contro natura, ma anche alla sua attiva promozione a livello politico,
che incoraggia e premia le tendenze devianti accordando ai viziosi un potere
sempre maggiore.
Qui non c’è solamente il bisogno del
clero immorale di veder giustificato e ammesso il proprio vizio, ma un
deliberato sforzo, da parte di qualcuno che pur non vi è personalmente
coinvolto, di sovvertire la Chiesa nella sua dottrina e nella sua gerarchia
onde poterne stravolgere la vita e la missione nella storia. In altre parole,
in base alla visione gnostica e cabalistica di una divinità in continua
evoluzione che comprende in sé il male e si confonde con il mondo, il suo scopo
è – se possibile – trasformare il Corpo Mistico in modo tale che, per giungere
al suo compimento ultimo, possa includere in sé anche i contrari. Ma fino a
quando il Salvatore permetterà che la realtà nata dal Suo costato trafitto per
la salvezza dell’umanità operi per il fine opposto?
P.S.: al di là di ogni ragionevole
dubbio, quell’individuo non è cattolico e neppure cristiano; celebrando con una
mazza da stregone in mano, del resto, si è pienamente rivelato per quello che
è. Ognuno ne tragga le debite conclusioni (ma solo nel foro interno della
coscienza; a farlo in pubblico si rischia di diventare scismatici, prima che lo
faccia chi di dovere). Ora, per la vostra salute fisica e spirituale, prendete
imperativamente la corona del Rosario o il santo Vangelo.