Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 7 gennaio 2017


La terza via



La crisi nella Chiesa è talmente grave che i sani dovrebbero far quadrato. È vero, senza ombra di dubbio. Tuttavia, se mi soffermo a osservare i difetti di certi ambienti tradizionalisti, non è per il gusto di “fare le pulci” agli altri, ma per segnalare gravi pericoli che nascono da un’impostazione tendenzialmente settaria e dall’isolamento in cui si sono deliberatamente rinchiusi. Non si tratta di piccole magagne o di dettagli di secondaria importanza, bensì dell’essenza stessa della vita cristiana; la posta in gioco è l’essere realmente sani dal punto di vista soprannaturale.

L’adesione alla verità oggettiva non può prescindere completamente dalle condizioni del soggetto che deve conoscerla e praticarla. Una tendenza eccessivamente spiccata all’astrazione finisce col perdere di vista la realtà concreta delle persone, che è evidente al semplice buon senso. Un sistema di pensiero apparentemente perfetto (perché ogni cosa è incasellata in un posto preciso e ogni problema ha una soluzione prestabilita) rischia di passar sopra le situazioni effettive degli individui e della loro epoca storica, inquadrandole in una bella cornice ma lasciandole sostanzialmente come sono. Tali considerazioni non sono un cedimento allo storicismo, al relativismo o al soggettivismo, ma una semplice professione di sano realismo.

La tendenza oggettivante e astraente, tipica dell’uomo, legata alla sua propensione a porsi di fronte al mondo come a una realtà da conoscere e trasformare in base alle sue necessità e interessi, ha bisogno di essere contemperata dal senso della vita caratteristico della donna, il cui temperamento materno la rende sensibile alle condizioni delle persone, ai loro bisogni e alle aspirazioni che le abitano. «Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2, 18): è molto più di un problema di solitudine, è un’esigenza di reciproco completamento. L’essere umano ha pure bisogno, viceversa, di un padre che, distaccandolo dalla madre, lo renda capace di un’esistenza autonoma e di un giudizio che non sia assoggettato ai sentimenti o alle emozioni.

L’equilibrio tra i due atteggiamenti è un’arte che si apprende alla scuola di Gesù e di Maria. Anche l’esercizio del ministero sacerdotale deve comporre armonicamente in sé tratti paterni e materni per poter realmente generare, nutrire ed educare le anime alla vita divina; un eccesso in un senso o nell’altro è comunque deleterio. La scomparsa del padre è un fenomeno che accomuna la società e la Chiesa odierne; di qui la deriva nel sentimentalismo soggettivo, in convincimenti personali tanto arbitrari quanto ottusi e pertinaci, in ambigui e asfissianti rapporti di fusione o di ricatto… È il trionfo di una “maternità” abusiva e deformata che soffoca i propri figli.

Là dove invece prevale un sistema unilateralmente mascolino, le cose non vanno necessariamente meglio per il semplice fatto che si evitano le deviazioni appena menzionate. In questo caso, infatti, la dottrina cristiana rischia di trasformarsi in un’arida costruzione intellettuale che può compiacere l’intelligenza, ma non è realmente accolta nel cuore così da poter plasmare la coscienza; il culto e la preghiera possono ridursi a mera esecuzione di riti e di formule che, per la freddezza e il distacco di chi la compie, si risolve facilmente in una disastrosa controevangelizzazione, specialmente dei più giovani; la vita morale può assumere i contorni di un’indifferente ottemperanza a una disciplina esteriore, che scade rapidamente nell’ipocrisia e nel cinismo. Per crescere in una vita genuinamente cristiana non basta conoscere a memoria gli asserti del catechismo o applicare un metodo di valutazione morale come si trattasse di un’equazione matematica.

Sono forse vaghi rischi o questioni marginali, queste? Chi legge giudichi. Se qualcosa di buono la modernità ha portato, è una maggiore consapevolezza dell’importanza del soggetto, anche nella vita di fede. Riconoscere questo è forse un’apertura al modernismo? Non mi sembra proprio. È piuttosto un’esigenza di fedeltà a quella verità rivelata che deve essere accolta in profondità da persone reali, non da puri spiriti o da astratte entità mentali. L’esigenza “maschile” di obiettività richiede che essa sia presentata per quello che è, non per quello che piace a chi parla o a chi ascolta; l’attenzione “femminile” alle condizioni concrete dei destinatari spinge a cercare il modo più adatto perché essa sia effettivamente recepita e compresa in modo vitale.

L’esperienza bimillenaria della Chiesa, nonché quella diretta di ogni buon evangelizzatore, lo conferma. Non si sono mai ottenuti buoni risultati asfaltando le menti di formule e precetti; sotto lo strato di bitume le male erbe continuano a svilupparsi indisturbate, fino a forarlo… e il giorno in cui questo accade, amare sono le sorprese, specie nella vita di un sacerdote o di un consacrato. È forse meglio – obietterà qualcuno – che l’esistenza di un cattolico (chierico, religioso o laico) sprofondi direttamente nel marcio per l’assenza di qualsiasi regola? Non intendo certo questo: evidenziare un inconveniente non significa approvare quello opposto; vorrei soltanto, se possibile, trovare una via equilibrata. È faticoso, certo, ma chiunque abbia a cuore la salvezza delle anime non se ne può esimere. Tra lo sbraco e l’indottrinamento, perché non tentare con la persuasione?

È indubbio che la liturgia tradizionale trasmetta la fede integra, renda a Dio il culto che gli è gradito e sia più efficace per il bene spirituale dei fedeli; in una parola, è il baluardo della vera religione. Ma mezzo secolo di mistificazioni non si cancella in un attimo. Le persone hanno bisogno di tempo – nonché di una grazia del tutto speciale – per modificare le prospettive e le coordinate della mente e del cuore; chi scrive lo sa per esperienza personale. Vogliamo essere meno pazienti del buon Dio e costringere la gente a un salto mortale? Siamo sicuri che ce la faranno o che, al contrario, non abbandoneranno l’impresa scoraggiati senza neanche la possibilità di tornare a ciò che avevano prima, di cui avremo fatto terra bruciata? La responsabilità è troppo grande; la Chiesa non è una piccola élite riservata a chi ha una buona dose di intellettualismo e di volontarismo – ammesso che capisca qualcosa all’infuori delle istruzioni che riceve in vernacolo, costretto perciò, sospeso com’è sul vuoto, ad aggrapparsi ad esse senza altri appigli… Non credo che il Signore voglia soldatini impassibili e manovrabili a comando: Gloria Dei vivens homo.

Non si tratta di salvare capra e cavoli, ma di cercare una via che sia accessibile al maggior numero possibile di anime. Non si possono mettere i fedeli davanti all’alternativa: o la Messa tradizionale o niente, così come non si può accusare indistintamente tutta l’attuale gerarchia cattolica di essere modernista e di celebrare in modo da far perdere la fede alla gente. È vero che le omissioni presenti nel novus ordo, a lungo andare, possono intaccare la fede fino a dissolverla, specie a causa dello stile celebrativo più diffuso; ma a chi non è in grado di fare subito il salto non si può offrire altro che la nuova Messa celebrata con la mens e lo stile dell’antica (e già questo, per molti, è un trauma). Ci vuole un’infinita pazienza per operare come, del resto, fa Dio con ognuno di noi, prendendo ciascuno per mano là dove si trova e conducendolo, al suo passo, verso il meglio; di colpo non ce la farebbe. Non poniamo perciò alla grazia limiti troppo stretti, come se la sopravvivenza della Chiesa dipendesse da ciò che facciamo noi: il Salvatore è uno solo e la Sposa appartiene a Lui.


23 commenti:

  1. Forse per evitare la tragedia basterebbe iniziare con della sana catechesi a cura dei Sacerdoti e non delegata a laici fantasisti, coerente al Catechismo, anche prima a quello di S. Wojtyla, poi magari a quello di S. Pio X.
    Del resto se i Sacerdoti non spiegano ai "piccoli" cosa si sta a fare a questo mondo, figuriamoci se si può capire perchè NSGC si sia incarnato ed a cosa serve il Suo Santo Sacrificio.
    Altro che essere ingiusti con i figli...

    RispondiElimina
  2. Sono molto d'accordo con Lei,don Elia, sul fare quadrato tra sani. Molti, ancorati da sempre alla tradizione, ne fanno un motivo d'orgoglio,coloro che hanno ritrovato la fede nella (ri)scoperta della liturgia di sempre, ne fanno un punto di forza della propria volontà. Tutti comunque non riconoscono tutto ciò come dono esclusivo della grazia di Dio.E ne deriva una anarchia spirituale,dottrinaria, fideistica e devozionale cui è necessario mettere ordine. Anch'io, come Lei, credo che per noi (fedeli alla traditio) ci sia una chiamata forte, in questo momento tragico per la Chiesa e l'umanità. Serve una spinta geniale, un consiglio sapiente, un uomo di Dio capace di mettere "pace" nel conflitto. Al di là delle preghiere perché il Signore mandi il suo Spirito in mezzo a noi, perché non comincia Lei don Elia?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho né l'autorità né i mezzi per "mettere pace", a parte quello che, con l'auspicio di essere docile allo Spirito Santo e nella speranza di non metterci troppo di mio, propongo in questi interventi a chi vuole intendere. La "Parrocchia virtuale", sparpagliata com'è, deve funzionare da fermento per le anime in cerca di autenticità e da ambiente in cui si coltiva l'equilibrio, in attesa che il Signore ci mostri come sviluppare l'impegno in modo più visibile e incisivo.

      Elimina
  3. Non imporre la Messa Vetus Ordo, ma consentire di scoprirne/riscoprirne la bellezza e il senso profondo del sacro che essa emana.
    Una catechesi sulla Messa sarebbe l'optimum, spiegando che le due forme non sono legate a due sensibilità diverse del cattolico, che così può scegliere quella che più si adatta alla sua realtà o a quella del contesto sociale e culturale in cui vive.
    Un'onesta catechesi della Messa dovrebbe fare un parallelo tra le due e quindi arrivare alle loro differenze, anche dottrinali. Ma questo creerebbe una crisi di coscienza/identità(?) tra i fedeli e smaschererebbe gli errori del CVII (e i loro promotori).
    Scopo del sacerdote è di accompagnare le anime alla loro santificazione, facendone piccole immagini di NSGC, la Messa è probabilmente il modo migliore di far conoscere Gesù. Spieghiamolo!

    RispondiElimina
  4. Ferma restando la superiorita` della lingua latina, permettere la celebrazione la Messa antica in volgare e` l'uovo di Colombo. Gia` si puo` fare in inglese nelle comunita` formatasi a seguito di Anglicanorum coetibus.

    RispondiElimina
  5. Don Danilo celebrava la nuova messa con la mens e lo stile dell'antica !!

    RispondiElimina
  6. Tutto vero. Il problema però è riuscire a far capire a tutto il variegato popolo di Dio, che i cambiamenti di rito, servono a rendere più giustizia alla Verità, e non che siano l'adeguamento ad una verità che varia. Purtroppo è successo proprio così. Riguardo alla messa in latino, la Costituzione "Sacrosanctum Concilium", partorito dal Vaticano II, all'art. 36, recita a così :"1. L'uso della lingua latina, salvo casi particolari, sia conservato nei
    riti latini. 2. Dato però che, sia nella messa che nell'amministrazione eri sacramento, sia in altre parti della liturgia, non di rado l'uso della lingua nazionale, può riuscire di grande utilità per il popolo, si concessa alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti.. Omissis".
    Come si vede, celebrare in latino doveva rimanere la regola, ma piano piano si è arrivati quasi alla proibizione assoluta. Si è fatto capire insomma, che ciò che era giusto e sacro fino a qualche tempo fa, poi non così lontano, ora non lo è più, anzi. Ciò sottinteso che quelle che erano allora le Verità di fede, oggi non lo sono più perché l'attuale verità è migliore. Ma se la Verità varia, non può essere verità.
    Così con la storia della comunione ricevuta in piedi ed in mano. In nome della praticità abbiamo svelato la sostanza. Ricevere l'ostia consacrati, in questo modo, fa pensare che quella non è il Corpo di Nostro Signore, ma qualcosa di molto simile ad una caramella. Abbiamo visto scene in cui le p articolo venivano patate di mano in mano tra la folla, quasi gettare in pasto dal ministro ordinario o straordinario che fosse. Sfilare il valore della comunione, ha reso quasi senza senso il sacramento della riconciliazione: grandi file di persone a comunicarti e confessionale sempre vuoti. Questo per dire che cosa. Che modificare il rito è molto pericoloso, perché la variazione di forma viene quasi sempre interpretata come di sostanza, e la sostanza è la Verità. Non è la Chiesa che deve adattarsi al mondo, ma il mondo che deve accettare Dio. Se la Chiesa corre dietro al mondo finisce per diventare parte, e allora che ci sta a fare?

    RispondiElimina
  7. È comunque vero che viviamo un paradosso, perché se fosse vero che il problema è la fatica di avvicinare la gente alla sana dottrina di sempre, non si riesce a capire come mai pur avendo a disposizione un catechismo mirabile come "quello Maggiore di san Pio X" che più semplice non si può (perché fatto di domanda e risposta), si sia finiti per adottare il "nuovo catechismo della Chiesa Cattolica" anno 2005 a firma di Ratzinger. Dove prima di inquadrare i concetti la mente si deve imbattere in certi contorsionismi di pensiero da far invidia al più sbranato burocratese. Come pretendere poi che la gente si avvicini? Come pretendere che si entusiasmi?

    Facciamo un esempio.

    Catechismo maggiore San pio X

    2. Chi è Dio?

    Dio é l'Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra.

    Chiaro no?

    ----------

    Catechismo della chiesa cattolica aD 2005

    Paragrafo 1

    IO CREDO IN DIO

    199 « Io credo in Dio »: questa prima affermazione della professione di fede è anche la più importante, quella fondamentale. Tutto il Simbolo parla di Dio, e, se parla anche dell'uomo e del mondo, lo fa in rapporto a Dio. Gli articoli del Credo dipendono tutti dal primo, così come i comandamenti sono l'esplicitazione del primo. Gli altri articoli ci fanno meglio conoscere Dio, quale si è rivelato progressivamente agli uomini. « Giustamente quindi i cristiani affermano per prima cosa di credere in Dio ». 244

    I. «Credo in un solo Dio»

    200 Con queste parole incomincia il Simbolo niceno-costantinopolitano. La confessione dell'unicità di Dio, che ha la sua radice nella rivelazione divina dell'Antica Alleanza, è inseparabile da quella dell'esistenza di Dio ed è altrettanto fondamentale. Dio è uno: non c'è che un solo Dio: « La fede cristiana crede e professa un solo Dio, uno per natura, per sostanza e per essenza ». 245

    201 A Israele, suo eletto, Dio si è rivelato come l'Unico: « Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze » (Dt 6,4-5). Per mezzo dei profeti, Dio invita Israele e tutte le nazioni a volgersi a lui, l'Unico: « Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non ce n'è altri... davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua. Si dirà: "Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza" » (Is 45,22-24). 246
    >>> Contnua quì http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c1p1_it.htm

    ....

    Notata la differenza??

    Non che quest'ultimo sia male. Semplicemente è più tecnico ma mancante di quel "colpo d'occhio" che possedeva quello "Maggiore". Grazie al quale una pennellata essenziale, pur nella sua ristrettezza riusciva ad imprimere la fede a prescindere dalla scala sociale della gente.

    Grazie per l'attenzione e siano lodati Gesù e Maria !

    Alessandro


    RispondiElimina
  8. la terza via va bene in politica...
    sopratutto per la nuova messa assolutamente da abolire, se siamo ancora a questi livelli di comprensione il piccolo resto resterà sempre più piccolo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non si tratta di politica, ma - come ho scritto - di una via che sia accessibile al maggior numero possibile di anime. Abolire la nuova Messa, almeno dal punto di vista umano, è impensabile; per questo sostengo che, nonostante i suoi difetti oggettivi, occorra farne il meglio che si può, almeno con quanti non sono pronti a riscoprire la Messa di sempre.

      Elimina
    2. non sono per nulla d'accordo, mi spiace ma Lei vede le cose solo dal lato umano come fanno i modernisti...compromessi solo compromessi che a Dio non piacciono, sopratutto per quel che riguarda la Liturgia che dovreste voi Sacerdoti celebrare per la Sua maggior gloria.
      La terza via ripeto va bene solo in politica non nella fede.
      Non capisco come mai non mi ha nemmeno risposto alla domanda se conoscesse la Tesi di Cassiciacum... bastava o un si o un no

      Elimina
    3. Un Pastore che abbia a cuore il bene delle anime tiene conto delle loro condizioni, non per spirito di compromesso, ma per non abbandonare al suo destino la parte più consistente del suo gregge, che non è in grado di seguirlo subito là dove è già arrivato lui. Dio solo sa quanto mi costava, finché ho avuto un incarico pastorale (perso proprio a causa della Messa tradizionale), dover celebrare il nuovo rito. Tuttavia, non potendo fare altrimenti, mi sforzavo di offrire il pane della dottrina e dell'Eucaristia in una maniera che, nei limiti del possibile, compensasse i limiti e le carenze del novus ordo. Può darsi che questo significhi vedere le cose solo dal lato umano, ma non sono incline a presumere temerariamente della grazia, né per me né per gli altri.

      P.S. Mi scuso di non aver risposto alla domanda sulla Tesi di Cassiciacum, ma mi è sfuggito. E' un'opinione teologica che vale quanto gli argomenti su cui si appoggia, che a me sembrano insostenibili.

      Elimina
  9. ....Cosi' nel santuario Ti ho cercato, per contemplare la Tua potenza e la Tua gloria.Poichè la Tua grazia vale più della vita le mie labbra diranno la Tua lode...... A Te si stringe l'anima mia, la forza della Tua destra mi sostiene.... (Salmo 63). Con questo spirito entro nel tempio e benedico chi mi aiuta ad elevarmi sempre di più e a mantenermi fedele. L'uomo è mutevole, ma le leggi e i decreti dell'Altissimo sono perfetti,immutabili.O si accolgono o si respingono. Non ci sono vie di mezzo o accomodamenti. Eucaristia in mano e in piedi, chitarre e canzonette ed altro ancora. Per non dire, poi, delle cosidette aperture per l'umanità che si evolve.... li respingo categoricamente. E non per chiusura mentale,ma per il profondo rispetto che devo al Signore e ai Suoi insegnamenti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho auspicato la nuova Messa celebrata con la mens e lo stile dell'antica (per quanto sia strutturata in una prospettiva fondamentalmente diversa), senza canzonette e comunione in mano e con una predicazione fedele alla dottrina.

      Elimina
  10. Comunque il catechismo nuovo voluto da papa Giovanni Paolo II non viene neanche aperto non solo non insegnato, riguardo a quello di Pio X lasciamo perdere, adesso non si può imparare niente a memoria, né a scuola né tantomeno al catechismo, i laici, cui è demandato il compito di catechizzare fanno quel che possono, cioè animatori/intrattenitori di ingestibili e maleducatissimi bambini/ragazzini. Per i tradi, è vero che a volte si trincerano dietro ad un integralismo che allontana più che avvicinare, ci sono messe in volgare celebrate benissimo ed altre da dimenticare, ma si potrebbero dire tante cose su altro. Sarebbe meglio pregare e comportarsi meglio piuttosto che accapigliarsi sulla forma, che sarà pure importante, ma avete visto la frequenza alle messe? Dio grazia se ancora ci vanno, le altre sono talmente esigue e celebrate in luoghi inaccessibili, che si fa? Non si va da nessuna parte e amen?

    RispondiElimina
  11. Il paragone scolastico mi sembra funzionare sempre bene. Per chi è stato allevato a pane e sessantotto, scoprire che alle elementari di un tempo i bambini si esercitavano nella calligrafia, studiavano le regole grammaticali, conoscevano a menadito le tabelline e la geografia, sapevano le poesie a memoria e insomma imparavano in modo strutturato e conseguente, pienamente confacente alla loro età, con disciplina e ordine, può essere fonte dapprima di sconcerto e poi di meraviglia e sincera ammirazione per il sistema scolastico d'antan. Ma certo l'istruzione non si fermava qui e nessuno si sentiva poeta per il solo fatto di conoscere la grammatica. Dopo un cinquantennio di svacco, in cui si considerava poeta solo chi della grammatica faceva sistematicamente strame, oggi è facile prendere l'abbaglio. Così in fatto di Fede, scoprire quasi per caso il depositum fidei, saggiarne la profondità temporale e contenutistica, provare la vertigine del Sacro con la liturgia antica, aprire gli occhi sulle angoscianti miserie attuali non può esaurire in un amen la ricchezza insondabile della vera fede. Riscoperte le basi, manca ancora tutto. Tutto il lento, paziente, infinito lavorìo su sé stessi per conformarsi a Nostro Signore Gesù Cristo. Rigore e rigorismo non sono fratelli. Quella di don Elia è una lezione di umiltà, oltre che di realismo.
    Franz

    RispondiElimina
  12. Il Catechismo maggiore di S. Pio X lo trovo più alla portata di tutti
    perchè è semplificato con domande e risposte e tutti possono capire
    ,è brevee conciso ,secondo me le parrocchie farebbero cosa buona se lo regalassero il giorno delle nozze ai novelli sposi

    RispondiElimina
  13. Il mio commento sulla "terza via":
    http://opportuneimportune.blogspot.it/2017/01/la-terza-via-glosse-ad-un-articolo-di.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ringrazio di cuore Cesare Baronio per le sue osservazioni, porte come sempre con estrema lucidità e con un garbo ispirato dalla carità.
      Mi scuso se ho potuto dare l'impressione di accusare qualcuno; intendevo unicamente evidenziare alcuni rischi.
      La posizione che ho maturato non mette minimamente in dubbio la capacità propria dell'uomo di aderire alla verità, ma deriva dall'osservazione diretta di una società in cui gli individui (compresi quelli che frequentano le nostre chiese) non sono più in grado, molto spesso, di usare i concetti più elementari che consentono di pensare la trascendenza divina, l'assolutezza della verità e l'obbligatorietà della legge morale. Si è verificata una sorta di "mutazione" intellettuale e morale che rende impossibile, per la maggioranza delle persone, collocarsi immediatamente in un altro orizzonte. Siamo di fronte a una distorsione mentale collettiva cui non è estraneo, ovviamente, il modernismo con i suoi formalismi contorti, ben peggiori di quelli tradizionali.
      La mia unica preoccupazione è evitare che le nostre proposte rimangano inabbordabili ai più e rendere gradualmente accessibili le ricchezze della Tradizione.

      Elimina
  14. Is 42,1-4.6-7
    Ecco il mio servo di cui mi compiaccio.

    Dal libro del profeta Isaìa

    Così dice il Signore:
    «Ecco il mio servo che io sostengo,
    il mio eletto di cui mi compiaccio.
    Ho posto il mio spirito su di lui;
    egli porterà il diritto alle nazioni.
    Non griderà né alzerà il tono,
    non farà udire in piazza la sua voce,
    non spezzerà una canna incrinata,
    non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
    proclamerà il diritto con verità.
    Non verrà meno e non si abbatterà,
    finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
    e le isole attendono il suo insegnamento.
    Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
    e ti ho preso per mano;
    ti ho formato e ti ho stabilito
    come alleanza del popolo
    e luce delle nazioni,
    perché tu apra gli occhi ai ciechi
    e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
    dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».

    Parola di Dio (La Vergine del Buon Consiglio ispiri i Suoi consacrati)

    RispondiElimina
  15. C’è un altro aspetto da non trascurare nella testimonianza dei Martin: la preghiera, che non consisteva solo nella Messa all’alba e nella recita del Rosario, ma nell’offrire ogni istante della giornata a Dio: «È solo così, come spiego sempre ai miei figli, che il Signore pian piano ti entra nel cuore». In particolare, c’è una breve orazione che Zelia faceva recitare alle figlie: «Mio Dio, Ti dono il mio cuore, prendilo, se vuoi, in modo che nessuna creatura possa possederlo, ma solo Tu , mio buon Gesù». Santa Teresina la ricorderà nei suoi scritti: «Gli donavo spesso il mio cuore servendomi della piccola formula che la mamma mi aveva insegnato».

    I coniugi Martin e la famiglia come vocazione (la formazione parte dalla famiglia , lì si dovrebbe imparare a memoria il Catechismo di S.Pio X , come pietra miliare , e poi crescendo approfondire con l'ultimo Catechismo della C.C. Ogni cosa a suo tempo e con ordine .)
    youtube.com/watch?v=KWhloZ5zW30

    RispondiElimina
  16. Caro don Elia, in questo tempo, in cui regna una grande confusione, in tutti i settori, comprese gravi divisioni all'interno della stessa Chiesa Cattolica, divisa in fazioni con distinguo differenti, convinti di avere ognuno l'asso nella manica, mentre la Sposa di Cristo viene dilaniata ( sarebbe più utile si cospargessero il capo di cenere e digiunassero), i messaggi delle apparizioni mariane autentiche, come quelli di Fatima, sono la luce che orienta il cuore al vero insegnamento di Gesù, che mi ha convinto della completezza della fede cristiana, portatrice dell'unica Verità. La terza via è stata aperta da Maria, attraverso testimoni autentici e fedeli, pronti al sacrificio, come i Pastorelli di Fatima e di tutti i suoi figli, quelli che hanno accolto e vissuto i suoi messaggi e culminerà in una nuova civiltà che vedrà il trionfo del Cuore Immacolato di Maria e vivrà in piena armonia con Dio e i fratelli, perché al centro della vita spirituale e sociale tornerà Dio. Avrà anche una peculiarità, che manca totalmente a chi non è un vero devoto di Maria e non vive concretamente i suoi messaggi: un esultare di gioia, un entusiasmo comunicativo, come la stessa suor Lucia, nelle sue memorie ci attesta (nemmeno le apparizioni dell'Angelo della Pace poté infondere nei cuori tali grazie straordinarie, se non preparare la via a Maria):
    "Portati dalla forza del soprannaturale, che ci avvolgeva, imitavamo l’Angelo in tutto, cioè prostrandoci come lui e ripetendo le preghiere che lui diceva. La forza della presenza di Dio era così intensa, che ci assorbiva e ci annientava quasi completamente. Sembrava che per un grande lasso di tempo ci privasse perfino dell’uso dei sensi corporali. In quei giorni facevamo le azioni materiali come portati da questo essere soprannaturale che a ciò ci spingeva. La pace e la felicità erano grandi, ma soltanto interiori, con l'anima completamente concentrata in Dio. Anche la stanchezza fisica che ci prostrava era grande.
    Non so perché, le apparizioni della Madonna producevano in noi effetti molto diversi. La stessa gioia intima, la stessa felicità e pace. Ma, invece di questo abbattimento fisico, una certa agilità espansiva; invece di questo annientamento nella divina presenza, un esultare di gioia; invece di questa difficoltà nel parlare, un certo entusiasmo comunicativo. Ma, nonostante questi sentimenti, sentivo la ispirazione a tacere, soprattutto alcune cose. Negli interrogatori, sentivo la ispirazione interiore che mi indicava le risposte che, senza mancare alla verità, non scoprissero ciò che per il momento dovevo occultare" (cfr. Memórias, II, p. 118; IV, pp. 322 e 326; G. De Marchi, pp. 62-63; W.T. Walsh, pp. 72-74; L.G. da Fonseca, pp. 135-137; J. Galamba de Oliveira, pp. 58-59).
    https://intuajustitia.blogspot.it/2017/01/le-apparizioni-e-il-messaggio-di-fatima.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per l'interessantissima testimonianza di suor Lucia e per la lezione che Lei ne ha tratto. Rimaniamo uniti e al sicuro nel Cuore Immacolato di Maria.

      Elimina