Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 21 gennaio 2017


Censurato



Per inculcare una nuova visione della realtà che faccia da supporto ideologico al regime che si vuole imporre, bisogna manipolare i testi fondativi di una società o, quando possibile, impedirvi l’accesso. Nella Chiesa Cattolica questo è accaduto durante e dopo il Vaticano II. La seconda soluzione fu adottata per tutti (o quasi) gli esponenti della teologia precedente, completamente scomparsi dai libri e dall’insegnamento, nonché dai cataloghi delle case editrici; i nomi e le opere degli autori tra l’Otto e il Novecento furono radiati dalla storia o, nel migliore dei casi, condannati alla damnatio memoriae: se non altro si poteva ancora sapere che erano esistiti, ma solo per farne bersaglio di esecrazione o di dileggio. Contemporaneamente veniva tolto ogni argine agli scrittori dubbi o palesemente eretici, che assurgevano al ruolo di maestri indiscutibili – e, soprattutto, intoccabili. Là dove un’operazione del genere non era possibile (cioè con i testi biblici) si scelse invece la prima soluzione: una vera e propria manipolazione perpetrata in nome dell’approccio scientifico.

L’attacco risale a prima della cosiddetta riforma liturgica: basti pensare – per fare giusto un esempio – alla nuova traduzione dei Salmi con cui già negli anni ’50 si tentò di sostituire, nel Breviario e nel Messale, la Vulgata di san Girolamo, promulgata dal Concilio di Trento come testo biblico ispirato cui riferirsi in perpetuo. Un bel latino piano e forbito, se non un po’ slavato, sembrava ai promotori un vantaggio indiscutibile rispetto a quello ruvido e virile (e a volte incomprensibile, bisogna pure ammetterlo) del santo eremita di Betlemme. Il fatto è che la nuova traduzione spazzava via in un colpo solo buona parte di quelle espressioni profetiche che, per ben millecinquecento anni, avevano costituito la base dell’interpretazione cristologica, mariologica ed ecclesiologica dei Salmi, che mediante la liturgia e la preghiera aveva plasmato il pensiero e la sensibilità dei cattolici.

Un millennio e mezzo di insegnamento rimaneva di colpo privato dei suoi fondamenti biblici; vi pare poco per la fede del clero e dei fedeli? Quella traduzione, sul momento, non fu recepita, ma il medesimo spirito che l’aveva animata ritornò a galla pochi anni dopo nelle varie traduzioni in lingua volgare – e per tutta la Bibbia, per giunta. Non parliamo poi delle traduzioni “ecumeniche” effettuate in combutta con i protestanti: buona parte di ciò che, nell’Antico Testamento, è profezia o prefigurazione del Nuovo è stato riformulato (compresa la verginità della Madonna; cf. Is 7, 14) per la gioia del giudaismo talmudico. Di conseguenza l’interpretazione patristica e tradizionale della Sacra Scrittura risulta quanto meno inappropriata o fantasiosa, gli scritti dei Santi incomprensibili. Ma quanti, anche fra i sacerdoti, sono stati in grado di cogliere subito l’ampiezza e la profondità della trasformazione così operata nel comune sentire?

Con gli scritti dei Padri si adottò un procedimento misto. Nella scelta dei testi da proporre allo studio e alla meditazione, anzitutto, si scartò decisamente tutto quanto potesse far sospettare che la teologia precedente al Concilio fosse in realtà molto più in continuità con la loro che non la “nuova teologia”, che si piccava invece di averli riscoperti. Di fatto, in questo preteso “ritorno ai Padri”, si selezionarono i passi che più si confacevano al sostegno dei cavalli di battaglia dell’aggiornamento. D’altro canto si impose l’abitudine di riportare i passi biblici da loro commentati nelle nuove traduzioni, con il risultato che le loro spiegazioni, in molti casi, suonano incongruenti o per lo meno strane. Ci si può rompere il capo per anni a cercar di capire meglio le letture del breviario, finché non ci si rende conto che il testo sacro su cui lavoravano i Padri era spesso sostanzialmente diverso. Ma non è mai troppo tardi…

Ora, si tratta forse di una questione puramente filologica o accademica? Pensate all’enfasi che, negli ultimi cinquant’anni, si è posta sulla lettura della Bibbia, sulla liturgia della Parola e sulla recita dell’Ufficio divino (ops!… della Liturgia delle Ore). Là dove – e questo avviene sempre più spesso anche in Italia – c’è carenza di clero, ecco saltar sulla ribalta la suora o il “laico formato” che, al posto della Messa, ti fa un bel predicozzo e ti distribuisce la comunione. Che ti manca? o di che ti lamenti? Alla bancarella del sacro hai avuto quel che ti è garantito anche dal prete… Chi si accorge che il Sacrificio non c’è stato? Sacrificio…?!? Ma noi siamo cristiani, mica una religione pagana… Ma anche gli indù sgozzano i galli per placare i loro dèi, magari – se invitati – sull’altare di una cattedrale cattolica. Ma che c’entra, bisogna rispettare le altre religioni! Tutte, fuorché la nostra… Ma la nostra non è una religione, è un camminare insieme con tutti gli uomini (e le donne) di buona volontà. Verso dove? Ma che domanda, verso la pace e la fratellanza universale!

Questo dialogo è molto meno immaginario di quel che sembra. Se i risultati del “rinnovamento ecclesiale” sono questi (e di fatto lo sono per moltissimi fedeli che frequentano le nostre chiese), vien da chiedersi se le premesse fossero buone. Non parliamo nemmeno di chi si tiene sul comodino l’urna del caro estinto pensando così di averlo ancora vicino o di chi, avendo stabilito che la nonna continua a vivere nel gatto, è convinto per questo di aver la fede; in questi casi basterebbe avere la ragione. Per quanto ci sia da piangere, per non andare in depressione vediamo il lato comico di questa grottesca situazione, visto che quel che vien da Roma non fa di certo ridere… Se poi uno ha lo scrupolo di volersi ancora confessare e – che eccentrico! – di accusare i suoi peccati, si guardi bene dal seccare il prete con le sue paranoie: ormai Dio è cambiato, siamo entrati in una nuova èra! Chi non vuol capire questo o è un ladro o una spia.

Vedete dove ha portato la manipolazione di cui si diceva? Decenni di predicazione e insegnamento su testi alterati, censurati o selezionati hanno creato una nuova immagine di Dio – ma un’immagine del tutto fantasiosa e inconsistente. Il vero Dio, quello che ci ha voluto raggiungere parlandoci con parole umane (così umane, a volte, da esser quasi scandaloso), così che potessimo comprenderlo e conoscerlo, è stato rimosso dalle menti e dai cuori epurando persino le preghiere da Lui ispirate da tutto quanto poteva turbare i sentimenti che la nuova “religione” irenistica e umanitaria doveva introiettare nei fedeli. Coloro che hanno preteso di “ridarci la Bibbia” l’hanno prima accuratamente ripulita, almeno nell’uso liturgico; altrimenti hanno declassato i testi scomodi a genere letterario o eziologia storica… Che vuol dire? Non preoccupatevi, non vi siete persi nulla. Il risultato, in ogni caso, è che il Dio dell’Antico Testamento era malvagio e vendicativo; quello del Nuovo, invece, è misericordioso. Ma come la mettiamo con i fratelli maggiori? Stranamente non si offendono, anche perché Gesù stesso, con questo andazzo, è superato – e, in fondo, era quello che volevano.

Sarà un caso che i danni mentali e spirituali più gravi si riscontrino negli ambienti in cui più si spezza la Parola, cioè negli istituti religiosi e nelle parrocchie all’avanguardia? Pensate all’effetto corrosivo di quello che è il frutto più accessibile della nuova esegesi: le preghiere dei fedeli (chissà perché, obbligatorie anche nelle Messe feriali) e le invocazioni inserite nella Liturgia delle Ore. Un campionario di richieste che al contempo esprimono e rafforzano tutto un atteggiamento spirituale: ci si aspetta da Dio o cose decisamente impossibili o che faccia ciò che dobbiamo fare noi, quando non si tratta – anziché di preghiere – di pie esortazioni rivolte a tutte le categorie di persone, che da esse dovrebbero essere radicalmente trasformate. Illusione, attesa magica, aspirazioni utopiche: ecco ciò che, a poco a poco, si è generato nei cattolici, a forza di sentir ripetere certe assurdità. Ma la natura matrigna (a chi è figlio degenere del Padre) ci riporta inesorabilmente alla dura realtà. Non sarà il caso di rimetterci tutti a fare penitenza?

6 commenti:

  1. Intervento da incorniciare caro don Elia.
    Che il Signore la benedica e la protegga.
    Potrebbe indicarmi qual'è la traduzione della scrittura più corretta tra quelle in commercio? Luigi

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  2. L’Europa unita ci fu soltanto una volta nella storia: durante i secoli XI e XII di quel Medioevo il cui nome organico è epoca della Cristianità.
    [...] Per la prima volta nella storia un mondo ha ricavato la sua legge dalla sua fede, ha cercato di organizzarsi secondo i suoi principi. Per quanto se ne possa parlare, la visione del mondo del Medioevo, che si rifaceva all’ordine, alla pace, alla fraternità cristiana, all’unità di tutti e di tutto in Dio, rimane il più alto gradino cui lo spirito si sia mai elevato. (Gonzague de Reynold, La Casa Europa). Se per fratellanza universale intendiamo questo... potrebbe andar bene?
    Grazie per i suoi interventi. Prego per lei.

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    1. Certo! La vera fraternità è quella che unisce gli uomini in virtù della comune fede in Cristo e del comune stato di figli di Dio, cui la fede e il Battesimo li eleva.
      Grazie per le preghiere, La benedico.

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  3. La Sacra Scrittura introdotta ed annotata da Giuseppe Ricciotti, ed. Effedieffe. E' una ristampa eliografata dell'edizione preconciliare.

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