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Sanguis
Christi volenti est salus, nolenti supplicium (sant’Agostino).
Nella
liturgia “rinnovata” la solennità del Preziosissimo Sangue, che nel calendario
tradizionale è assegnata al 1° luglio, è semplicemente scomparsa. Unica traccia
nel nuovo Messale, una Messa votiva il cui formulario – come tutte le
celebrazioni facoltative – non è mai utilizzato. Gli inossidabili liturgisti
vaticansecondisti, naturalmente, hanno messo una pezza “teologica” anche sull’ingiustificabile
soppressione di una festa di tanta importanza: essa, in realtà, sarebbe stata
associata a quella del Corpus Domini, trasformata così in solennità del Corpo e
Sangue di nostro Signore Gesù Cristo. Dato che il sacramento dell’Eucaristia
comprende l’uno e l’altro, sembra una scelta plausibile; il fatto è che quest’ultima
festa ha per oggetto la Presenza reale e il Pane di vita eterna, mentre l’altra
celebra il mezzo della Redenzione universale. I più esperti faranno notare che,
nel nuovo lezionario, le letture dell’anno B presentano proprio il mistero del
Sangue; ma chi ci fa più caso, una volta ogni tre anni, in questa nuova
religione della natura e del benessere terreno? E quanti sacerdoti lo predicano
ancora nel modo dovuto?
Non
è una questione puramente liturgica: la posta in gioco è innanzitutto
dottrinale. Per celebrare il Preziosissimo Sangue bisogna credere fermamente nell’assoluta
necessità della Redenzione ai fini dell’umana salvezza. Se si è eliminata la
relativa festa, molto probabilmente è perché non si voleva più parlare del
peccato originale né del riscatto che Dio stesso, nella Sua infinita
misericordia, ha procurato all’umanità irrimediabilmente perduta e schiava del
demonio. «Gli uomini erano tenuti prigionieri sotto il potere del diavolo e
servivano i demòni, ma sono stati riscattati dalla prigionia. Furono infatti in
grado di vendersi, ma non di riscattarsi. Venne il Redentore e pagò il prezzo:
effuse il proprio sangue e acquistò il mondo intero» (sant’Agostino, Enarrationes in Psalmos, 95, 5). Non è
facile conciliare affermazioni di tal genere con la nuova visione (in realtà
vecchia almeno quanto l’Illuminismo) della naturale bontà dell’uomo e con il
proposito di esaltarne i valori prescindendo dalla Creazione e dalla
Redenzione, in modo tale che nessuno – che sia non cattolico, non cristiano,
ateo o agnostico – si senta escluso, pur non spostando una virgola nelle sue
convinzioni e nella sua condotta.
Dopo
le dichiarazioni Nostra aetate e Dignitatis
humanae (scritte da rabbini ebrei e da chissà chi altri), evocare
ancora il bisogno di redenzione di ogni uomo e il prezzo del necessario
riscatto sarebbe stato altamente offensivo nei confronti di chi non ammette
queste verità e, di conseguenza, ha sostituito il culto di Dio con il culto
dell’uomo. Di fatto, quelle famose dichiarazioni sono prive del peso
magisteriale che è stato indebitamente attribuito ad esse e – ciò che è ancor
più grave – sono in netta contraddizione con almeno un secolo e mezzo di
Magistero pontificio in materia: anche se in modo ambiguo e dissimulato, esse trasudano dei gravissimi errori condannati nell’enciclica
Mirari vos di Gregorio XVI, nel Sillabo del beato Pio IX e nell’enciclica Pascendi
dominici gregis di san Pio X, documenti che contengono
un insegnamento irreformabile. A mezzo secolo di distanza, siamo in condizione
di giudicarle non solo per il loro contenuto erroneo, che fu evidente fin dal
principio, ma anche per i frutti che hanno portato, ossia per le conseguenze
catastrofiche che hanno avuto sulla fede del popolo cristiano e sull’attività
missionaria della Chiesa Cattolica.
Ormai
chiunque è convinto di avere un diritto illimitato a pensare, dire e fare
qualsiasi cosa; provare a renderlo consapevole dell’assurdità di simile pretesa
equivale a rischiare il linciaggio. Non parliamo nemmeno del tentativo di convertire una persona appartenente ad
altra confessione o religione: gli uomini sono tutti buoni e le credenze tutte
ammissibili; è questione di diritti umani, di cui il proselitismo è un’ignobile violazione. Il problema è che la Sacra
Scrittura non afferma questo, né così hanno insegnato i Padri della Chiesa, i
Santi, i Dottori, i Papi e i Concili. Le nuove teorie sono la base ideologica
di una strategia – purtroppo riuscita con gran parte dei cattolici – mirante a giudaizzare
il Cristianesimo, processo partito con Lutero (se non già con i nominalisti) e
culminato, grazie alla manipolazione del Vaticano II e ai suoi sviluppi, con il
tanguero. Davvero un’ottima medicina
per la Chiesa, se a dirlo è chi la sta liquidando.
Qui
però il discorso si fa molto serio, perché è in gioco la salvezza eterna delle
anime. Accogliere o rifiutare il prezzo della propria redenzione: da questo
dipende l’Inferno o il Paradiso. «Il sangue del tuo Signore, se vuoi, è stato offerto per te; se non
avrai voluto che lo sia, non è stato offerto per te» (sant’Agostino, Sermo 344, 4). Non diventa forse chiaro,
così, perché Gesù abbia detto, nell’istituire la santissima Eucaristia: «Questo
è il mio sangue dell’alleanza, versato per
molti» (Mt 26, 28)? Non lo ha versato per chi lo avrebbe rifiutato come
indispensabile riscatto. Ovviamente non si tratta di professare un Dio assetato
di sangue, proiettando sul Padre l’immagine degli dèi pagani (cioè dei demòni),
che esigevano sacrifici umani. Bisogna porsi nella prospettiva, propria della Rivelazione,
della necessaria riparazione di un patto d’amore violato per superbia e
arroganza, un patto concesso per pura generosità da Chi ci ha creati senza
alcun vantaggio per Sé, ma unicamente a nostro beneficio.
Se
la prima prevaricazione è stata grave, quanto più lo saranno quelle di chi, pur
essendo stato redento, persevera nell’errore e nel peccato? «Infatti, se
pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non
rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una terribile attesa del
giudizio e la vampa di un fuoco che sta per divorare i ribelli. Quando qualcuno ha
violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o
tre testimoni. Di quanto maggior castigo, allora, pensate che sarà ritenuto
degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e considerato profano quel sangue
dell’alleanza nel quale è stato santificato, oltraggiando lo Spirito
della grazia?» (Eb 10, 26-29). Il sangue di cui parla la Bibbia, evidentemente,
non è mero simbolo di stipulazione di un patto: esso ha pure efficacia
redentiva, espiatoria e santificante. Come potrebbe infatti una creatura
insozzata dal peccato fare alleanza con il Dio tre volte santo, senza essere
prima riscattata, lavata e rinnovata? È l’intervento gratuito dell’amore divino,
realizzatosi pienamente con l’effusione del Sangue del Dio umanato, che opera
tutto questo, purché l’uomo vi corrisponda con la sua libera scelta, mossa
dallo Spirito Santo. Quello stesso Sangue è salvezza per chi vuol essere salvato,
ma sarà supplizio per chi non vuole.
A Colui che ci ama e ci ha liberati
dai nostri peccati con il Suo Sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti
per il Suo Dio e Padre, a Lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
Amen
(Ap 1, 5-6).
Caro don Elia, siccome pavento il giorno della visita del Papa ai protestanti nordici, le chiedo cosa possiamo fare affinché il Signore non permetta questo viaggio? Beh, io da parte mia non le nascondo che sto pregando perché il Signore non permetta questo scempio e credo di avere il diritto ed il dovere di farlo. Inviterei chi passa da qui a fare altrettanto ed i sacerdoti a celebrare Sante Messe.
RispondiEliminaGiustamente bisogna pregare perché il viaggio salti oppure perché il suo protagonista, per quell'epoca, non occupi più il posto che usurpa. A questo fine mi permetto di ricordare l'Operazione "Muro di fuoco" (in alto a destra) con la preghiera proposta per terminare il santo Rosario. Prima del 31 ottobre, in ogni caso, ci sarà il 13: chiediamo al Cuore Immacolato di Maria di intervenire prima.
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