Siamo in guerra
(ma abbiamo già vinto)
Giovedì prossimo, nella santa Messa in
Coena Domini, per la prima volta nella bimillenaria
storia della liturgia cristiana i sacerdoti potranno lavare i piedi anche alle
donne. È evidente che si è completamente persa la percezione del senso
originario del rito: il mandato apostolico. Fino alla cosiddetta riforma
liturgica, peraltro, questo gesto veniva compiuto al di fuori del santo
Sacrificio, come tutte le azioni che non hanno valore sacramentale, ma
puramente didattico. Ancora una volta, si ripeterà ciò che è accaduto in tanti
altri casi: un’iniziativa che costituiva un abuso diventerà la norma (come già
la comunione sulla mano, che in molti luoghi, da meramente lecita, è divenuta
praticamente obbligatoria). La novità, in quest’ultimo caso, sta nel fatto che
l’abuso – benché meno grave – non è stato semplicemente concesso dalla suprema
autorità della Chiesa con il paravento delle conferenze episcopali; al
contrario, esso è stato dapprima praticato proprio da essa con grande
pubblicità mediatica. Immaginatevi come si daranno da fare quei poveri parroci
che, smaniosi di emergere, lo scorso 13 marzo hanno celebrato con enfasi il
terzo anniversario della grande sciagura, giungendo perfino ad invitare i
fedeli – come mi è stato riferito da un lettore – a scambiarsi il segno di pace
immaginando di dare una carezza al caro papa Francesco…
Nel carcere minorile di Casal del Marmo, dove il
Vescovo di Roma appena eletto si inginocchiò davanti a una musulmana per
baciarle i piedi (quando non lo fa mai davanti a nostro Signore), ho svolto
qualche anno fa un breve apostolato che mi ha fatto un gran bene, nonostante
l’ostracismo dei volontari cattocomunisti e del locale cappellano, nostalgico
del massone cardinal Casaroli, che a suo tempo aveva frequentato quel luogo. La
stragrande maggioranza degli ospiti era costituita da zingari e immigrati slavi
o maghrebini più o meno irregolari. I giovani delinquenti italiani vi transitano
infatti soltanto per pochi giorni, per esser poi affidati alle cure di non
meglio specificate “comunità educative”. Fu così che, una domenica, per poco
non mi imbattei in due adolescenti romani che, tanto per divertirsi, avevano
ammazzato un ciclista a calci e pugni. Correva l’anno 2008; quanto di recente
accaduto a Roma, purtroppo, non è una novità, salvo per il clamore mediatico
che quella volta, per i misteriosi meccanismi dell’informazione, non ci fu.
In comunità, quei due rampolli di “normalissime”
famiglie nostrane saranno stati certamente assistiti da valenti psicologi che
li avranno aiutati ad elaborare il loro disagio.
In questo modo, però, si son persi un’occasione irripetibile per farsi lavare i
piedi nientemeno che… dal Papa! Un’eventualità del genere – mi vien da pensare
– avrebbe senz’altro cambiato per sempre la loro esistenza, così
inaspettatamente raggiunta dal mistero della misericordia divina. Non mi
risulta però che Alì Agca si sia fatto cattolico dopo la visita di Giovanni
Paolo II; di lì a poco si diede piuttosto a inquietanti farneticazioni
messianiche. Il fatto è che, per quanto ci si ostini oggi a negarlo, ci sono
persone che scelgono lucidamente e deliberatamente… il male. Poiché la volontà umana è libera (e non può essere annullata
da nessun disagio o povertà di sorta), prima di svelare ai rei il volto
misericordioso di Dio occorre mostrare loro – come ha fatto Egli stesso nel
rivelarsi – la Sua giustizia e il Suo giudizio; altrimenti nessuno prenderà mai
sul serio la Sua misericordia.
Oggi la misericordia non è più nemmeno capita, per
il semplice fatto che non se ne vede la necessità. Se addirittura chi dovrebbe
fungere da supremo garante della verità asserisce che «ciascuno di noi ha una
sua visione del bene e del male» e che «noi dobbiamo incitarlo a procedere
verso quello che lui pensa sia il bene», mentre qualsiasi giudizio morale
costituirebbe un’intollerabile «ingerenza spirituale nella vita personale»,
tutto diventa lecito. Ci sono gruppi e individui che da decenni si battono per
la legalizzazione della pedofilia, la quale – a detta loro – rappresenterebbe
un bene per il bambino, in quanto lo aiuterebbe a liberarsi dalle deprecabili inibizioni
con cui l’educazione soffocherebbe la sua naturale sensualità e voglia di
vivere. In diversi Paesi europei questo genere di “rieducazione” pansessista è
già obbligatoria e, se un padre cerca di sottrarle il figlio, finisce in galera
come un criminale (e là non c’è nemmeno un papa che vada a lavargli i piedi
come a Roma, al massimo ci sarà un arcivescovo Koch che gli farà la ramanzina a
difesa dei sodomiti). Che cosa obiettare a codesti apostoli dell’infanzia, che
possono ormai appellarsi al pensiero della più alta autorità morale al mondo?
Sono talmente corrotti da esser diventati abominevoli nei loro intenti.
L’angelo «aprì il pozzo dell’Abisso e dal pozzo salì
un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera»
(Ap 9, 2). La lotta è umanamente impari, ma le nostre armi spirituali sono più
potenti. Confesso che, in questo momento, l’unica cosa che mi dà forza è la
santa Messa tradizionale, che non mi farò strappare da nessuno per nessuna
ragione. Ogni mattina, come primo atto della giornata, scendo in cappella con
lo stato d’animo di un generale di corpo d’armata che si accinge a sferrare
battaglia con la certezza assoluta di riportare vittoria sul nemico. Al
termine, a vittoria ottenuta, provo una sensazione di forza sovrumana che mi
assicura che anche la guerra è vinta. Ma ogni fedele può trarre dalla Messa
antica il medesimo vigore, fin da quando, con il sacerdote ai piedi
dell’altare, recitando il Confiteor
si presenta al cospetto della corte celeste per esserne giudicato, al fine di
esservi ammesso come un intimo amico: «Voi non siete più stranieri né ospiti,
ma siete concittadini dei Santi e familiari di Dio» (Ef 2, 19). Grande,
sublime, temibile condizione del cristiano! Un sacro tremore tempera
l’esultanza perché non degeneri in iattanza.
Celebriamo la Settimana Santa come la nostra
vittoria sulle orde infernali, che si sono sparse su tutta la terra e che
neanche il paolino katéchon trattiene
più (cf. 2 Ts 2, 6-7). Sebbene il mysterium iniquitatis si sia
scatenato come non mai, Dio già regna dal legno della Croce – e noi siamo
partecipi della Sua regalità. Esercitiamola dunque sotto la guida di Colei che
più di chiunque altri la possiede dopo Suo Figlio, Lei che è «bella e terribile
come schiere a vessilli spiegati» (Ct 6, 4). Abbattiamo le fortezze del nemico
con la corona del santo Rosario; ogni singola Ave Maria recitata con fede, risuonando nel Suo Cuore immacolato e
doloroso come il grido di un figlio, che non può rimanere inascoltato, La
muoverà a scacciare un demonio. Unendo la nostra passione a quella che, sul
Calvario, ha fatto di Lei un tutt’uno con la Vittima uscita dal Suo grembo,
Ella ci renderà imbattibili. Sia questo il mio augurio pasquale a tutti i
fedeli della Parrocchia virtuale, che ogni mattina presento al Signore nel
canone della santa Messa, nominando ad uno ad uno quelli che mi hanno affidato
le loro intenzioni. Prende un po’ di tempo, ma è tempo ben speso nel cuore del
Sacrificio della nostra redenzione, nel quale il trionfo della Chiesa è già un
fatto compiuto.
San Giuseppe,
sposo dolcissimo di Maria, padre putativo di Gesù, padre della divina
Provvidenza e custode della santa Chiesa, a te ricorriamo per essere rivestiti
delle tue virtù: della tua fede, della tua umiltà, della tua obbedienza, della
tua pazienza, del tuo silenzio adorante e del tuo spirito di abbandono.
Difendici da tutti gli assalti del maligno e provvedi alle nostre necessità
spirituali e materiali, affinché possiamo cercare unicamente il Regno di Dio e
servire al trionfo del Cuore immacolato di Maria, tua santissima Sposa. Amen.
Grazie don Elia per queste sue parole davvero edificanti, davvero sono un'oasi di pace nella certezza che con Lui abbiamo davvero vinto.
RispondiEliminaUn augurio per una Santa Pasqua.
Giusto il III infausto anniversario, un abominio il lavaggio dei piedi a chiunque, purché non si tenti di fare proselitismo, Casaroli era uno, adesso ce n'è tanti altri, molti.....buona domenica delle Palme, ovunque sarà celebrata una Messa, Gesù sarà presente, basta che sia un rito serio e dignitoso.
RispondiEliminaGrazie Don Elia,
RispondiEliminaquali migliori parole per iniziare la Settimana Santa!
Buona Santa Pasqua a Lei e a tutti i lettori.