Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 11 ottobre 2025


Chiediamo una pioggia

di grazie


Quest’anno ricorre il centenario della canonizzazione di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Dottore della Chiesa; abbiamo perciò un motivo particolare di invocarla con grande fiducia per un’autentica rinnovazione della Chiesa, contando sull’intercessione di colei che papa san Pio X definì la più grande santa dei tempi moderni. Ci possiamo certamente chiedere come sia possibile che una ragazza francese morta a ventiquattro anni, dopo appena nove anni di vita claustrale, abbia meritato tale titolo. Ciò è sicuramente dovuto anche ai numerosissimi miracoli che Teresa cominciò a operare subito dopo la sua morte; poco prima di lasciare la terra, aveva detto: «Io passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra e spargerò una pioggia di rose» (ossia di grazie). Prima di questa prova postuma della sua santità, tuttavia, c’è la sua stessa esistenza vissuta nella fede, nella speranza e nella carità, nonché nelle virtù morali esercitate in grado eroico.

Un miracolo della grazia

In santa Teresa di Gesù Bambino colpisce l’incredibile contrasto tra la sua fragilità psicologica e la forza interiore che la guidò, prima a donarsi al Signore come carmelitana, poi ad offrirsi a Lui come vittima dell’Amore misericordioso e infine, dopo due anni di atroci patimenti fisici e spirituali dovuti alla tubercolosi e a una tremenda notte dello spirito, a consegnargli l’anima in uno slancio d’amore, sussurrando (furono le sue ultime parole): «Mio Dio, vi amo!». Tale contrasto si spiega soltanto con l’opera della grazia. Da bambina, Teresa aveva enormemente sofferto dapprima, all’età di quattro anni, per la perdita della mamma, poi per l’ingresso nel Carmelo delle due sorelle maggiori, Paolina e Maria, che successivamente avevano sostituito la madre. Nonostante questa fragilità così evidente, ella ebbe la forza morale di entrare in un Ordine che, all’epoca, era uno dei più rigorosi, adottando uno stile di vita fra i più duri di quelli praticati nella vita consacrata.

In nove anni Teresa si consumò completamente per il Signore, sopportando non solo i dolori fisici della malattia che la portò alla morte, ma anche tutte le lotte interiori che accompagnano l’ascesa dell’anima verso Dio. Ora, l’opera della grazia fu in lei tanto potente che, con la sua corrispondenza incondizionata, ella si santificò in pochi anni, come poi Dio dimostrò appunto, dopo la sua morte, mediante i miracoli da lei compiuti. Abbiamo dunque un validissimo motivo per affidarci alla sua intercessione, così che la nostra preghiera e i nostri sacrifici tornino a beneficio di tutta la Chiesa, contribuendo umilmente e segretamente alla sua rinnovazione. Teresa visse completamente nascosta; dopo la sua morte, però, Dio la manifestò al mondo, facendoci capire l’efficacia e l’importanza del sacrificio di sé che nessuno vede, ma che in Cielo possiede una forza straordinaria.

Motivi di preoccupazione ecclesiale

Quando preghiamo per la rinnovazione della Chiesa, dobbiamo certamente pregare per il suo Capo visibile, poiché essa è impensabile senza l’opera del Papa, la quale deve corrispondere alla volontà di Dio. Purtroppo abbiamo ancora dovuto registrare, nelle ultime settimane, dichiarazioni che ci hanno profondamente scossi, lasciandoci interdetti: in particolare, pensiamo alla risposta data ad una giornalista riguardo al caso di un senatore americano premiato dall’Arcivescovo di Chicago, il cardinal Cupich, nonostante sia favorevole all’aborto; egli, quindi, non avrebbe certo dovuto ricevere un premio da parte dell’autorità ecclesiastica, ma esserne piuttosto redarguito e ammonito. Compito di un Pastore è ricordare ai fedeli che approvare l’aborto è peccato mortale; perciò, finché una persona non cambia opinione, rimane separata da Dio e priva della grazia santificante: di conseguenza, se si confessa, riceve un’assoluzione invalida; se si comunica, commette un sacrilegio.

Un Pastore che non metta in guardia le sue pecorelle per correggerle e riportarle sulla retta via è gravemente inadempiente. Ora, la risposta del Sommo Pontefice alla giornalista che gli ha chiesto spiegazioni in proposito è stata molto deludente: secondo papa Leone bisognerebbe tener conto del complesso di un’attività politica durata quarant’anni. No, Padre Santo: quando quel senatore morirà e si presenterà al cospetto di Dio, ciò che determinerà il suo giudizio particolare non sarà la sua pluridecennale attività, bensì i peccati mortali di cui non si sarà pentito; se perciò egli non cambia idea, si danna. Non serve a niente che uno abbia operato, anche in modo benefico, per tanto tempo, se poi erra in maniera così grave rispetto a una questione che non ha bisogno di essere studiata o approfondita: è già assolutamente certo che l’aborto è un crimine orrendo, l’omicidio aggravato di un innocente a cui non si permette di nascere.

La verità, a tal proposito, è incontrovertibile: è una verità di ragione che non richiede la fede, anche se la fede la conferma pienamente. Se gli uomini errano, se la mente dei contemporanei è offuscata, la Chiesa possiede la verità di Cristo in quanto custodisce la Rivelazione divina, con la quale è in grado di illuminare qualunque problema e di fornire risposta a qualsiasi quesito. Non è affatto vero che dobbiamo cercare la verità perché, forse, nessuno la possiede: la Chiesa Cattolica la possiede interamente e, quindi, anche il suo Capo visibile. Non serve a nulla spostare l’attenzione sulla pena di morte (che in certi casi è perfettamente lecita) oppure sul traffico di esseri umani presentato come immigrazione, perché sono problemi diversi, che non hanno nulla a che fare con l’aborto; sono altre sfide che richiedono una valutazione morale caso per caso. Riguardo all’aborto, invece, si sa che in ogni caso e in ogni circostanza è un crimine gravissimo, che non è mai lecito a nessuno per nessun motivo al mondo.

Intenzioni urgenti di preghiera

Queste dolorose considerazioni ci spingono a chiedere l’intercessione di santa Teresa di Gesù Bambino per il Capo visibile della Chiesa, perché abbia il coraggio di affermare in modo inequivocabile la verità di cui è portatore. Esse ci fanno anche ripensare a un progetto legislativo che da quasi due anni giace alla Camera dei Deputati: è l’iniziativa popolare Un cuore che batte, mirante a ridurre i danni della Legge 194. Preghiamo santa Teresa perché quella proposta sia esaminata dalle commissioni competenti, discussa in aula e approvata; nei Paesi in cui la modifica è stata accolta, infatti, il numero di aborti è drasticamente calato. Si tratta di rendere obbligatoria l’ecografia del nascituro e l’ascolto del suo battito cardiaco per far capire alla madre che porta in grembo un essere umano, non ancora completamente formato né capace di vivere in modo autonomo, ma un essere umano.

Chiediamo infine l’intercessione di santa Teresa perché ottenga dal Signore la fine del genocidio che è in corso a Gaza. Non servono tanto le proteste, suscitate da potentati finanziari contrari a quella guerra ma interessati ad altro (come la guerra in Ucraina); certamente non ci sono dietro persone buone, animate da propositi saggi e retti, ma in ogni caso non sono le proteste che contano davanti a Dio, bensì le preghiere. Sapendo di avere una Santa così potente, dobbiamo impetrare da lei sia la fine del genocidio di Gaza sia la cessazione del conflitto dell’Ucraina, il quale si sarebbe potuto concludere appena due mesi dopo l’inizio, se le potenze occidentali non avessero insistito perché continuasse, inviando denaro e armamenti. Anche questo è un crimine di portata immensa costato decine e decine di migliaia di vittime; chiediamo perciò con fiducia che termini anche quello, che rischia di trascinare pure noi in un conflitto di portata mondiale.

Sulla vita umana non si transige, non si negozia, non si cede né si tollera la minima ambiguità.


https://www.aldomariavalli.it/2025/10/03/leone-tra-ambiguita-e-indifferentismo/


1 commento:

  1. Scrive il Valli: ‘’Credetemi, non scrivo queste valutazioni a cuor leggero. Davvero avevo sperato in papa Prevost, ma vedo che sta ricalcando passi sciagurati.’’

    Ora, capisco il prefato Valli, il quale - come ha ricordato lui stesso più volte - ‘solo’ 9 anni fa ebbe a dischiudere compiuta e finalmente gli occhi sulla crisi nella Chiesa, cioè, dopo la pubblicazione di Amoris laetizia nel 2016. Più difficile, all’incontro, mi riesce di comprendere le ragioni dell’ottimismo, dimostrato in questi mesi da tanti veterani del mondo della Tradizione.

    Pazienza. Si vorrà forse riferire la causa di tanto irragionevole ottimismo alla stanchezza, dovuta a una quasi secolare ‘condizione disordinata’ della Chiesa (qualcuno prima o poi troverà il coraggio di dire pane al pane e vino al vino, in usando la giusta definizione, che non può che essere: grande - o generale - apostasia).

    In tutti i modi, so di parlare, anzi, scrivere ai muri (virtuali), poiché il mondo della Tradizione - già citato - sembra essere strana e pertinacemente sordo alle parole che seguiteranno, e tuttavia voglio provarci lo stesso, perché credo sia una questione importante: il CVII avrà pure rappresentato la confermazione, ossia, la ratificazione formale del modernismo (americanismo?) come dottrina ufficiale per la Chiesa moderna, ma la causa più prossimana della convocazione di esso Concilio, la quale avvenne a meno di 20 anni dalla fine della grande guerra civile europea (meglio nota come Seconda guerra mondiale), risiede nella ‘liberazione’ di Roma (le virgolette doverebbon qui essere più di 1000, giacché si trattò in effetti di sua pretta conquista), operata dagli Americani nel 1944, a cui fece seguito la sottomissione del ‘Papatico’ al potere temporale imperiale, che cominciò proprio in quel tempo a esser detenuto dagli Americani. E quello americano è un impero informale - dovrebbe essere ormai noto - ma non per questo meno potente (anzi è l’impero più potente, che la storia abbia mai conosciuto).

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