Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 30 marzo 2024


Santificare il Vangelo

 

 

Sanctificans Evangelium Dei (Rm 15, 16).

San Paolo, verso la conclusione della Lettera ai Romani, si scusa di aver loro scritto con un’audacia forse fuori luogo (cf. Rm 15, 15). A tal fine egli si appella al particolare dono di grazia concessogli dal Signore per la sua missione fra i pagani: per fare di essi un’oblazione gradita a Dio, l’Apostolo si è reso ministro di Gesù Cristo che santifica il Vangelo. Evidentemente l’annuncio della verità che salva, in se stesso, non può esser reso santo dall’uomo, ma solo dimostrato tale. In realtà il senso originario del termine biblico impiegato designa l’atto di consacrare qualcosa per riservarlo all’esclusivo servizio divino. Il lieto annuncio, concretamente proclamato e ascoltato nella predicazione di Paolo, è dunque un uso speciale della parola, assolutamente distinto da qualunque altro, il quale si rivela santo: esso ha per oggetto Dio stesso e la Sua opera di salvezza; mira a suscitare la fede, mediante la quale gli uomini entrano in relazione con Lui; agisce in modo soprannaturale nell’anima di chi lo accoglie.

Per questa ragione, chi nella Chiesa è incaricato di predicare e insegnare deve evitare con cura ogni modo di esprimersi che non renda onore alla santità di ciò che annuncia e non lasci trasparire che, a parlare attraverso di lui, è Gesù stesso; non solo, ma deve altresì astenersi dall’entrare in discussioni che, per quanto tocchino temi pertinenti alla dottrina cristiana, non sono condotte con il necessario timor di Dio né con l’umiltà che si addice allo stato di ognuno. Uno dei mali più diffusi nella Chiesa di oggi, specie fra coloro che si considerano fedeli alla Tradizione perenne, è la presunzione di poter sentenziare su qualsiasi argomento senza avere una formazione specifica né la grazia connessa allo specifico munus docendi. Sembra che tutti si sentano incaricati di definire infallibilmente questioni dogmatiche, liturgiche, storiche o morali di cui non hanno se non una vaga idea e che, in ogni caso, non compete a loro chiarire. Se l’annuncio evangelico è santo, significa che è riservato a coloro che ne sono legittimamente incaricati per mezzo dell’ordinazione e della missio canonica.

Tre esigenze inseparabili

Da quanto osservato risulta chiaro sia che l’evangelizzatore è investito del suo compito dall’autorità competente, sia che deve svolgerlo in una modalità propria, che si differenzi inequivocabilmente da ogni forma di diffusione e di difesa di convinzioni soggettive. Il suo eloquio deve fuggire il tono, i mezzi e le movenze della propaganda politica, dei dibattiti televisivi o della promozione pubblicitaria, forme che possono assicurare un successo immediato, ma superficiale e solo apparente. Le prediche del Santo Curato d’Ars non avevano la minima attrattiva mondana; eppure le folle si stipavano nella sua chiesa per ascoltarle, perché vedevano Dio in un uomo. Questo fatto storico mostra all’evidenza una terza esigenza imprescindibile che si pone all’apostolo: quella della santità di vita, che conferisce alle sue parole il sapore della verità e convince finanche i più riottosi. Chi si sforza di perseguirla ha sufficiente buon senso per capire quando bisogna abbandonare una discussione che non porta alcun frutto, a costo di esser giudicato ipocrita o in torto.

Dall’apologia e propagazione della fede non sono certo esclusi i laici, che in virtù della Cresima hanno il dovere di difenderla quando è attaccata o vilipesa e di farla conoscere a chi la ignora; ciò faranno, tuttavia, in forme adatte al loro stato: piuttosto che di insegnamento o correzione, si tratterà allora, a seconda dei casi, di testimonianza coraggiosa o di fraterno ammonimento. Questioni specialistiche e interventi disciplinari van lasciati a chi ne ha titolo; qualora quest’ultimo si dimostri inadempiente o in palese errore, lo si può sollecitare o riprendere nei modi consentiti, senza pretendere di sostituirsi all’autorità. È in gioco la costituzione stessa della Chiesa come società visibile con i princìpi su cui si fonda; a forza di picconarla per ragioni apparentemente sacrosante, si finisce col frammentarla o col mettersi al di sopra di essa, quasi che l’opinione personale fosse il criterio ultimo e definitivo di verità – proprio come si pensa nel mondo moderno, incredulo e perverso.

Anche i fedeli, come i chierici, sono tenuti a un incessante impegno di santificazione, il quale passa anzitutto attraverso il puntuale adempimento dei doveri di stato. Quanto tempo e quante energie son sottratti alla preghiera, al lavoro e alla cura dei figli dalla lettura di testi relativi a problemi che non competono affatto a un laico e dalla stesura di commenti che danno spesso origine a interminabili botta-e-risposta? Spesso si reagisce senza neppure aver ben compreso quanto è scritto, spinti dalla sola voglia di zittire o svergognare l’interlocutore, comportamento che denuncia scarso rispetto per la verità e forte mancanza di carità, impedendo così ogni crescita nella santità. A volte si registrano pure puntuali e garbate osservazioni sulla legislazione del primo millennio, le quali dimenticano però, a quanto pare, che la promulgazione del Codice di Diritto Canonico (poi completamente riveduto, per giunta, in base a un’ecclesiologia inventata di sana pianta) ha di fatto impostato la vita della Chiesa – che sia cosa ammissibile o meno – su regole nuove, per molti versi in discontinuità con il passato.

Tentazioni illusorie

In attesa che la Provvidenza ci mandi un novello Gregorio Magno, capace di dirimere questioni di una complessità e delicatezza senza precedenti nonché di restituire al papato la sua vera fisionomia di custode del deposito e dell’unità, piuttosto che di padrone dal potere pressoché assoluto, evitate di lasciarvi suggestionare dal miraggio di un’ortodossia che solo nominalmente è rimasta fedele al patrimonio antico. Sì, abbiamo più d’una volta espresso ammirazione per la rinascita della Chiesa russa e per la straordinaria fioritura dei monasteri dopo settant’anni di regime comunista; tuttavia non possiamo ignorare il grado di corruzione di molti membri della gerarchia locale, strettamente legata al potere politico e, spesso, collaboratrice dei servizi segreti. Non ha alcun senso, in ogni caso, abbandonare la Chiesa e aderire a uno scisma per attaccamento alla Tradizione, idealizzando altri cristiani perché non li si conosce abbastanza e subendo l’influenza di una propaganda anticattolica che si è ringalluzzita dopo la fine dell’oppressione.

È impossibile render giustizia alla santità del Vangelo senza un instancabile sforzo di conversione e purificazione: la grazia opera nella misura in cui ci disponiamo ad accoglierla; la Chiesa si rinnova nella misura in cui si santificano i suoi membri. L’attuale congiuntura ecclesiale – è certamente vero – non facilita affatto questo lavoro, ma non può nemmeno impedirlo, purché uno smetta di fissare lo sguardo sui mali esterni, sui quali non ha influenza, e cominci a vagliare quelli interni, che dipendono da lui. L’umiltà necessaria per questa revisione spirituale va chiesta con molta insistenza e con quella compunzione che scaturisce dalla consapevolezza di non meritare nulla; spesso, invece, preghiamo con la presunzione di dover essere per forza esauditi, come se quanto domandiamo fosse un dovuto e non un dono assolutamente gratuito, concessoci da Colui che tante volte abbiamo offeso in modo atroce né adeguatamente ringraziato per le grazie ricevute.

Anche la domanda del Pater con cui il Signore ci insegna a chiedere di non permettere che cadiamo quando siamo tentati (et ne nos inducas in tentationem) va pronunciata con l’umiltà e la contrizione di chi sa bene di avere assoluto bisogno dell’aiuto divino, che già è all’opera ordinariamente senza che neppure se ne accorga e in mancanza del quale non sarebbe in grado di respingere nemmeno la più debole tentazione. In quali abissi di peccato saremmo sprofondati, se la bontà di Dio non ce ne avesse preservato? Vedete fino a che punto è santa la parola del Vangelo e quanta santità richieda in chi vi aderisce con la fede ma, soprattutto, in chi la predica! Se uno ne ha pur solo una vaga idea, capisce di non potersi arrestare nel processo di trasformazione interiore, che lo spinge senza posa a progredire in un cammino che ha per mèta il Cielo, rendendolo pronto a correggere la condotta e a rimettere in discussione le posizioni personali per adeguarle a quanto il Santissimo gli svela.

Chi invece, nel tentativo di giustificare la propria ostinata disobbedienza e lo stato di separazione che ne deriva, si accanisce a difendere opinioni fallaci e ragioni speciose, dissacra il Vangelo e disonora Colui che lo ha promulgato non solo verbalmente, ma anche con le azioni, i miracoli e le sofferenze. C’è chi respingerebbe gli ordini legittimi di qualunque papa, in quanto ha fatto suo, seppur in nome della fedeltà ad una “tradizione” ridotta a totem, il luciferino non serviam. I pretesti per far ciò che si vuole e non obbedire a nessuno, da un capo all’altro del ventaglio ecclesiale, sono estremamente vari, ma spuntano dalla stessa radice. Sono proprio quelli che hanno la pretesa di risolvere i problemi a modo loro a ritardare l’intervento del Cielo, che invochiamo in trepida attesa. I loro sproloqui non hanno l’accento tipico del Maestro; al contrario, suonano fin troppo mondani, quando invece si deve percepire, nel parlare del vero apostolo, che la sua sorgente non è puramente umana, bensì riecheggia il Verbo atemporale ed eterno di Colui che ha patito fino alla morte di croce per riaprirci il Paradiso con la Sua risurrezione.


6 commenti:

  1. Rev.Don Elìa, dono dell'Amore di Dio, carissima Guida dell'anima (e anche dei corpi),carissimo Pastore :
    Buona e Santa Pasqua di Resurrezione!
    Ave Maria!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie! Sante e serene feste pasquali a voi tutti!

      Elimina
  2. Si può avere un riassunto?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ne ho il tempo, mi dispiace. Prova tu a enucleare il concetto principale di ogni capoverso.

      Elimina
  3. Esecuzione della Sequenza Pasquale e Alleluia con timpani e trombe alla Messa di Pasqua del 27 marzo 2016 delle ore 11, presso la Pontificia Basilica di Sant'Antonio di Padova. Canta la Cappella Musicale della Basilica del Santo, direttore M° Valerio Casarin.
    https://www.youtube.com/watch?v=ZBbLX2kkny8
    Rev. don Elìa, grazie di cuore!

    RispondiElimina
  4. Lettera di una mamma / Io e miei figli cantori. Al cuore della Bellezza.
    Sospiro, riflettendo sul fatto che oggi nella Chiesa la musica sacra sia trattata come un accessorio decorativo accessibile a pochi (spesso solo a pagamento). Invece è un elemento essenziale della liturgia e favorisce il contatto con le realtà celesti! “La liturgia avviene in consepctu angelorum: il canto degli angeli mostra agli uomini a quale perfezione siano chiamati: anche il loro parlare deve diventare canto e questo, nella liturgia, anticipazione ripetuta incessantemente della perfezione, è addirittura già avvenuto.
    https://www.aldomariavalli.it/2024/04/04/lettera-di-una-mamma-io-e-miei-figli-cantori-al-cuore-della-bellezza/

    RispondiElimina