Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 24 giugno 2023

 

Per le anime semplici

 

 

Prima di abbordare il tema, si avverte previamente che l’intento di chi scrive non è, quasi seguisse la prassi mondana, quello di suscitar polemiche né quello di attaccare qualcuno per il gusto malsano di screditare gli altri. Tale procedimento, così contrario alla carità e alla giustizia, deriverebbe da pura superbia, disposizione incompatibile con quella di chi è ben consapevole di esser stato oggetto di una grazia immeritata che lo ha strappato all’errore e alla perdizione. Il motivo che ci spinge a tornare su questo tema è unicamente la sollecitudine per la salvezza delle anime, in quest’epoca esposte a tanti pericoli spirituali, per un verso come per l’altro. Se però le insidie del neomodernismo sono ormai evidenti a quanti ne hanno preso le distanze, meno lo sono le deviazioni in cui finiscono molti che pure, in opposizione ad esso, fan professione di sana dottrina.

Ciò che ci sta a cuore

Non intendiamo qui soffermarci sullo stato canonico di una fraternità sacerdotale che si è separata dalla Chiesa. Le dotte disquisizioni con cui essa cerca sofisticamente di giustificare la propria situazione sostanzialmente scismatica non valgono ad annullare la realtà di fatto: il rifiuto prolungato di obbedire alla gerarchia legittima, il quale la pone inevitabilmente fuori della comunione ecclesiastica. I legami umani eventualmente contratti non possono bendarci gli occhi né ci autorizzano a distorcere la verità per compiacenza; la carità e l’affetto, al contrario, ci spingono all’onestà e alla franchezza, così salutari, per quanto scomode, in ogni campo, ma soprattutto in ciò che riguarda la salvezza eterna. Ciò che al momento ci preme, tuttavia, è mostrare i rischi che comporta l’accanimento nel denunciare errori e malefatte, cosa in sé lodevole, ma entro certi limiti e nella giusta misura.

Ancora una volta, non cogliendo l’obbligo di perfezionare la propria posizione per evitare che rechi danno all’unità della Chiesa, si penserà che siamo passati al fronte nemico oppure che, addirittura, abbiamo sempre finto di opporci per trarre in inganno i semplici; chiunque abbia una coscienza retta, però, potrà facilmente valutare da sé se sia possibile giungere a tale grado di insincerità da simulare con successo un ardente amore per Dio e per le anime. L’accusa di falso misticismo deve portare prove concrete; certe critiche sono così severe e apodittiche che non risparmierebbero neppure i Santi, ai quali non oseremo certo paragonarci nemmeno lontanamente, pur non potendo negare, a lode di Dio, gli effetti delle Sue impagabili grazie. Quale interesse avremmo, d’altronde, a provocare ostracismo dall’una parte e dall’altra? Se dal Cielo non venisse consolazione, né conferma dalla terra per i frutti dell’apostolato, sarebbe davvero difficile andare avanti esecrati e isolati da tutti.

Quale misura?

Venendo al punto, rispondiamo alla domanda che il lettore si sarà posto circa la giusta misura della denuncia. Essa varia, anzitutto, a seconda del compito di ognuno: chi ha responsabilità pastorali deve occuparsene di più, essendo chiamato a mettere in guardia gli altri; chi non ne ha, invece, si limiterà a premunire se stesso e i propri cari, badando bene a non farsi prendere dalla febbre dell’investigatore di scandali ed eresie. Quest’ultima tendenza può infatti impossessarsi di un’anima fino al punto di disseccare completamente la sua vita interiore, assorbendo ogni interesse per il mondo dello spirito e rendendo fastidiosa la meditazione, nella quale il Signore la chiama a rientrare in se stessa (anziché disperdersi all’esterno per ragioni apparentemente lodevoli) onde ingaggiare la salutare lotta contro i vizi e le passioni, tanto necessaria a tutti. Così, nell’orgogliosa convinzione di essere ineccepibile, quella povera anima si estrania sempre più da Dio e soffoca la carità fino ad estinguerla.

È evidente che una buona vita spirituale sia indispensabile a tutti, ai chierici ancor più che ai laici, mentre i religiosi vi sono specialmente obbligati per vocazione. Per questo, a prescindere dal diverso grado in cui è doveroso informarsi del male, in qualunque stato ci si trovi bisogna far sì che la misura del tempo e dell’impegno dedicati a tale scopo sia molto inferiore a quella riservata alla preghiera, alla meditazione, all’esame della propria coscienza e all’esercizio delle virtù. Soltanto così si può evitare di esser contagiati dal male stesso che si intende combattere; il demonio dispone infatti di armi sopraffine per far deviare quelli che non è riuscito a catturare con i mezzi ordinari. Si rimane a volte allibiti nel vedere persone, pur tanto accese e zelanti nello stigmatizzare i misfatti altrui, immerse nel peccato mortale fino al collo – segno, questo, che la loro coscienza, completamente estroflessa verso l’esterno, è rimasta accecata sul loro stato interiore.

A questo proposito torna opportuno rammentare, anche se non è strettamente pertinente, che è parimenti peccato grave ascoltare e seguire sacerdoti o vescovi a cui sia stata notificata la scomunica, nonché assisterne alle celebrazioni e ricevere i Sacramenti da loro. L’idea che uno, senza aver fatto ricorso agli organi competenti in materia e aver ottenuto ragione, possa considerare invalida una scomunica in forza del proprio giudizio è assolutamente infondata ed è perciò inammissibile. Sulla base di tale presunzione, nessuna sanzione avrebbe più efficacia; nella Chiesa, di conseguenza, regnerebbe un caos peggiore di quello esistente: ognuno, infatti, si sentirebbe libero di fare quel che gli pare e nessuno potrebbe più esigere obbedienza. Che Dio ci guardi, dunque, dal demolire l’ordine da Lui stabilito col pretesto di difenderlo: l’obbedienza agli ordini legittimi dei legittimi superiori non si discute. In caso di dubbio o di aperta ingiustizia, si ricorre all’autorità più alta in grado; se essa non ristabilisce il diritto, ci si affida alla Provvidenza.

Quali limiti?

I limiti della denuncia sono quelli imposti dall’amore della verità, dalla giustizia e dalla carità. Nel trattare di colpe morali bisogna anzitutto essere certi del fatto, senza dar retta a sospetti, illazioni e maldicenze presentati come notizie sicure, benché non lo siano affatto. Prima di divulgare qualcosa, si è tenuti a verificarne la fonte e, una volta accertatane la serietà, ci si deve domandare se il fatto è pubblico o meno; se, infatti, è tale da rovinare la reputazione di qualcuno, ma resterebbe altrimenti segreto, chi lo riferisce commette peccato mortale. Bisogna ulteriormente interrogarsi circa l’utilità di saperlo; se, come unico o principale effetto, si prevede lo scandalo degli ascoltatori, è meglio non propalarlo. Senza rendersene conto, in molti casi, si fa pubblicità al male, danneggiando la Chiesa e accrescendo nelle anime confusione e scoraggiamento.

Riguardo alle deviazioni dottrinali, è senz’altro doveroso segnalarle; anche in questo caso, tuttavia, sono opportune alcune avvertenze. Una certa disinvoltura nell’indicare errori rintracciati da sedicenti teologi nel Magistero recente e nei testi dell’ultimo Concilio può ingenerare nei fedeli una sfiducia generalizzata nella gerarchia cattolica, spingendoli ad aggrapparsi con spirito settario a coloro che si presentano da sé come gli unici infallibili detentori della verità rivelata. La concentrazione su testi del passato, oltretutto, rischia di diventare un diversivo rispetto a problemi più urgenti, rendendo così un servizio all’avversario. Oggi quasi più nessuno parla del Vaticano II; sebbene la situazione attuale sia risultato delle sue innovazioni, la cura migliore dell’ignoranza religiosa e della degradazione morale è una paziente e capillare opera di istruzione in positivo, in luogo di un indottrinamento sugli errori che discredita la Chiesa e trasforma gli indotti in fanatici.

Occorre poi valutare con equità se l’equivoco è intenzionale o no. Dai testi del Magistero, ovviamente, ci si aspetta chiarezza e certezza; il fedele non deve vedersi obbligato a un lavoro ermeneutico che non spetta a lui e per cui non ha le competenze necessarie ma, al contrario, deve trovarvi indicazioni sicure e chiarificazioni autorevoli. Qualora queste più che legittime esigenze non siano soddisfatte, non rimane che rivolgersi all’insegnamento universale e costante della Chiesa Cattolica, di cui non mancano certo testimonianze abbondanti. Per questioni più recenti, soprattutto in campo morale, si devono ascoltare maestri capaci di ricavare risposte nuove dall’applicazione degli invariabili princìpi di sempre e in analogia alle risposte già date, senza acrobazie intellettuali né disquisizioni sofistiche contrarie al senso comune (come avvenuto con la cosiddetta vaccinazione).

Di fronte a un’evidente anomalia, infine, chi ha la preparazione sufficiente si domandi se si tratta di un errore formale o solo materiale. Il Magistero, specie quello pontificio, non è certo occasione per esprimere riflessioni personali più o meno influenzate dalla particolare formazione culturale di chi scrive, bensì un mezzo per ribadire l’immutabile verità rivelata in funzione di determinate necessità ecclesiali. Dato però che questo suo carattere non è più chiaramente percepibile, occorre verificare se certe convinzioni poco ortodosse sono in esplicito contrasto con il deposito della fede e, qualora sia così, se sono già state riprovate o no. In caso positivo, si tratta allora di eresia formale; in caso negativo, solo di errore materiale e, con buona probabilità, non intenzionale. Per evitare così gravi inconvenienti, nondimeno, esiste il Teologo della Casa Pontificia, incaricato di esaminare tutti i testi papali prima della pubblicazione; attualmente, a quanto pare, non è molto consultato.

Conclusione

In modo del tutto legittimo, naturalmente, il buon cattolico insorge all’idea che il Magistero pontificio possa contenere eresie formali, cosa ovviamente inammissibile. Fino al 2013 possiamo ritenere che vi siano soltanto, qua e là, errori materiali, eventualità certo deprecabile, ma purtroppo difficilmente smentibile dai fatti. Dopo il 2013 il problema si complica sensibilmente, fino ad apparire insolubile allo stato attuale. Non avremo certo la pretesa di stabilire, senza averne l’autorità, la validità di una rinuncia e del conseguente conclave; perciò ci affidiamo alla Provvidenza e La supplichiamo di voler intervenire in soccorso della Chiesa ristabilendo il diritto e restituendole una guida sicura. Pur sapendo di non meritarcelo, contiamo sulla potenza dell’intercessione del Papa defunto (che potrebbe aver consegnato a qualcuno copia dei documenti bruciati dopo la sua morte), unita a quella di tante anime giuste all’interno del Corpo Mistico della Chiesa

… anime semplici, pacifiche, silenziose, con una fede incrollabile, capaci di dare la vita per Gesù Cristo, anime che non si piegano al male e sanno discernere dove sta l’errore. Queste anime sono amate dal Signore e sono in gran numero, organizzate in modo silenzioso, e formano un esercito potente che cammina mano nella mano con la Madre di Dio (Benedetto XVI).


15 commenti:


  1. Quante grazie possiamo ancora chiedere a Gesù, attingendo dall'esempio e dal l'intercessione dei Santi! Dall'Araldo del Divino Amore di Santa Gertrude di Helfta, libro secondo:
    "Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, dammi di aspirare al possesso di Te: accendimine in cuore il desiderio e la sete ardente; dammi di respirare in Te, dolcissimo, soavissimo Gesù e di dirigere verso di Te, felicità suprema, tutti i palpiti e gli aneliti del mio cuore. Scolpisci, misericordioso Signore, scolpisci col tuo Sangue nel mio cuore le tue Piaghe, affinché possa leggervi i tuoi dolori e il tuo amore; fa che la memoria delle tue ferite mi sia del continuo presente nel segreto del cuore per eccitarmi alla compassione de' tuoi dolori e attivare in me il fuoco del tuo amore. Fa altresì che ogni creatura mi torni a vile, e che Tu solo sii dolce al mio cuore"....Questa preghiera mi piacque e la recitai frequentemente. Tu, che non disprezzi i desideri degli umili, mi assistevi disposto ad esaudirla. .... ti sei degnato unire la polvere del mio nulla all'oro della tua infinita grandezza, incastonando nel povero cuor mio le perle delle tue grazie.

    In quel momento dunque, mentre stavo meditando la preghiera che scrissi più sopra, compresi che, nonostante la mia indegnità, Nostro Signore mi esaudiva, compiendo in me quella divina operazione che rispondeva a' miei ferventi desideri. Sentii cioè, in ispirito, o mio Dio, che Tu m'imprimevi in cuore le stigmate adorabili delle tue Ss. Piaghe. Con tali ferite Tu hai guarito l'anima mia e mi hai dato da bere la coppa inebriante del nettare squisito del puro amore. Ma la mia indegnità non poté esaurire l'abisso della tua tenerezza! Ebbi ancora, dalla sovrabbondante tua generosità altro magnifico dono: che tutti i giorni, anzi ogni volta che avessi recitato cinque versetti del salmo 102 , Benedic anima mea,
    visitando spiritualmente le stigmate impresse nel mio cuore, avrei ricevuto qualche grazia speciale. Conobbi da Te che, al primo versetto, Benedic anima mea, potevo deporre nelle ferite dei tuoi piedi ogni ruggine di peccato, e ogni spregevole compiacenza mondana. Al secondo versetto, Benedic et noli oblivisci, mi fu dato di lavare in quella sorgente amorosa dalla quale provenne Sangue e acqua di redenzione, ogni macchia di carnale ed effimero diletto. Al terzo versetto Qui propitiatur, simile a colomba che nidifica nello scoglio, venni a rifugiarmi nella Piaga della mano sinistra, per gustarvi il riposo dell'anima. Al quarto versetto Qui redimit de interitu, avvicinandomi alla tua mano destra, attinsi con fiducia nei tesori ch'essa racchiude, tutto quanto mancava in me alla perfezione delle virtù".
    L'anima mia, purificata così da ogni macchia, arricchita di meriti, possa alfine, ora che tali favori mi hanno resa meno indegna, godere, come indica il quinto versetto Qui replet in bonis, della desiderosissima, dolcissima tua presenza...".

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  2. So che non c'entra nulla con il suo articolo, ma mi chiedo spesso come diventare santi quando ripetutamente si ricevono ingiustizie sui propri figli e qualunque cosa si faccia non serve a nulla. I bravi ragazzi non vengono accettati né dalla scuola, né dalla società. Vengono premiati i maleducati e quelli che fanno azioni vergognose, vengono sempre giustificati, mentre i ragazzi buoni vengono disprezzati o comunque non considerati in modo positivo , sia da professori che da compagni. Quello che è male è considerato bene, e quello che è bene è considerato male. Tutto questo è incredibile! Che fare, dunque? Come diventare santi e come aiutare i propri figli ad essere forti e incrollabile nella fede, quando ripetutamente , seppur cercando di difendersi, le cose non migliorano, anzi.....le persone sembrano essere di fuoco con il sangue agli occhi, pieni di rabbia. Chiediamo a Dio di aiutarci a perdonarli e a pregare per loro, ma è sempre peggio. Che fare, dunque?

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    1. Nell'odierno mondo capovolto è normale, purtroppo, che i buoni siano disprezzati e i cattivi premiati; succede in tutti gli ambienti. Per poter resistere, occorre sviluppare un'intensa unione con Dio tramite la preghiera e la meditazione, che anche i ragazzi possono imparare in una forma adatta alla loro età. E' importante anche intessere relazioni con altre famiglie che vivono esperienze analoghe.

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  3. Buongiorno Padre, condivido in generale, il suo richiamo ad una maggiore vita interiore, ed i rischi del farsi prendere dalle varie problematiche ecclesiali.
    Non condivido per niente il giudizio sul Vaticano II. Lei continua ad insistere sulle "ambiguità" dei documenti conciliari, ma sa bene che non è così.
    L'antropocentrismo che emerge da tali documenti è fin troppo chiaro.
    La dottrina sulla libertà religiosa contrasta con 150 di magistero di tanti e anche santi Papi.
    Ed è così che lo hanno inteso i padri conciliari, coscientemente. Basta ricordare le esternazioni del giovane Ratzinger in proposito.
    Lo stesso si può dire dell'ecumenismo che non corrisponde di certo a quello della Mortalium animos e dei rapporti con le altre relioni, in primis quella ebraica.
    Vogliamo poi parlare dell'inizio del concilio e di ciò che alcuni storici hanno definito, a giusta ragione, rottura della legalità conciliare?
    Basta con questa storia, falsa, delle ambiguità. Sono nuove dottrine che rompono con la Tradizione. Se lei, poi, vuole riproporre la fantomatica ermeneutica della continuità faccia pure, che dirle.
    Io so solo che, come ci dice Gesù, dai frutti si riconosce l'albero e questi sono frutti marci.
    Lefebvre penso che nella tempesta che si preannunciava abbia voluto salvare il seme. Che il Signore lo benedica.
    Personalmente non ho mai partecipato alle Messe della FSSPX, ma le ricordo che le scomuniche sono state rimosse e si ha diritto di partecipare a tali celebrazioni.
    Il resto sono opinioni personali.
    Antonio

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    1. Ringrazio per le osservazioni. Al posto del termine "ambiguità", effettivamente, è più opportuno usare la parola "innovazioni", che ho provveduto a sostituire.
      L'accenno alle scomuniche non si riferisce alla Fraternità San Pio X; so bene che nel caso dei suoi vescovi sono state ritirate e che la Santa Sede ha autorizzato i fedeli a partecipare alle Messe celebrate dai suoi membri. Per chiarire l'equivoco, ho aggiunto un inciso.

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    2. Non per buttare benzina sul fuoco ma...leggetevi cosa dice il Cardinal Burke :

      "E anche Papa Benedetto XVI, prima della sua abdicazione, rimise la scomunica dei quattro vescovi che erano stati ordinati senza mandato pontificio, ma essi non avevano il requisito per la remissione della scomunica, che consiste nel recedere dalla contumacia e desiderare di essere pienamente riconciliati con la Chiesa, ma in effetti questo non è avvenuto, e quindi si tratta di un’altra situazione un po’ anomala"..." perciò tutta la questione è molto complicata, ma io vorrei dirvi che non penso che sia un buon segno ricevere i sacramenti nella Fraternità Sacerdotale San Pio X , perché questo non li aiuta, prima di tutto perché i sacramenti non sono celebrati lecitamente. Essi sono validi, non c’è problema se i sacerdoti sono validamente ordinati, ma questo non attesta la comunione con la Chiesa. Invece noi dovremmo incoraggiare i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X a riconciliarsi con la Chiesa."

      L'intervento è antecendente alle ultime disposizioni di Papa Francesco sulla partecipazione alla messa della San Pio X ma la sostanza mi sembra chiara : https://www.totustuus.it/card-burke-i-lefebvriani-sono-scismatici

      Altre letture interessanti :

      - Motu Proprio Ecclesia Dei : https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/motu_proprio/documents/hf_jp-ii_motu-proprio_02071988_ecclesia-dei.html

      - Sulla scomunica per scisma in cui incorrono gli aderenti al movimento del Vescovo Marcel Lefebvre : https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/intrptxt/documents/rc_pc_intrptxt_doc_19960824_vescovo-lefebvre_it.html

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    3. Ringrazio di cuore per la segnalazione degli ottimi documenti, che chiudono la questione in modo incontrovertibile.
      L'anomalia indicata dal cardinal Burke è già stata colta in queste pagine: la scomunica può essere rimessa solo se si pongono i requisiti della sua remissione. Altra anomalia è l'autorizzazione a ricevere i Sacramenti da sacerdoti che non solo si trovano in una situazione irregolare ma (come affermato chiaramente dal cardinal Herranz) sono incorsi nella scomunica con l'adesione formale al movimento scismatico di monsignor Lefebvre. Ancor più anomala è stata la concessione della facoltà di assolvere i peccati e di assistere ai matrimoni.
      Tuttavia, dato che la suprema autorità, seppur in modo canonicamente problematico, ha di fatto concesso queste possibilità, io non posso certo proibire ai fedeli di usufruirne in caso di necessità, pur mettendoli in guardia dall'aderire formalmente al movimento lefebvriano, cosa che comporterebbe la scomunica. Visto il rischio molto forte che i fedeli si lascino manipolare dalla martellante propaganda della Fraternità San Pio X, concordo pienamente con il cardinal Burke nello sconsigliare i fedeli dal frequentare assiduamente i riti officiati da sacerdoti che ne siano membri, raccomandando di assistervi solo per necessità e con una prudente riserva nei confronti della loro predicazione.

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  4. Reverendo don Elia, la ringrazio per il suo istruttivo scritto. Volevo chiederle, secondo lei, come la Chiesa potrà risolvere in futuro queste oscillazioni magisteriali/dottrinali, considerando che, se ogni successore di Pietro correggesse il suo predecessore, entreremmo inevitabilmente nel relativismo dottrinale? Vede la possibilità di un nuovo concilio, in un futuro anche lontano, come quello di Trento?

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    1. Prima di convocare un concilio, bisogna risanare l'episcopato. La soluzione più semplice mi sembra quella di ignorare in futuro le oscillazioni e deviazioni di questo infelice periodo della storia della Chiesa, riallacciandosi invece al Magistero precedente.

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  5. Buongiorno padre, la ringrazio per la risposta e le "correzioni" da lei apportate.
    Le chiedo come considerare l'introduzione, addirittura nel CCC, della nuova dottrina sulla pena di morte, visto che contrasta in primis con la Parola di Dio e poi con il giudizio moralmente unanime di tanti santi dottori della Chiesa.

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    1. Non bisogna tenerne alcun conto per i motivi da te indicati.

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  6. Ogni tanto su internet trovo articoli interessanti. E questo mi pone dei quesiti. Io non sono altro che uno squallido peccatore quindi non mi sogno minimamente di raggiungere alte vette spirituali, che dire... devo per forza contare sulla vera misericordia del Signore. Ora, però, c'è una situazione strana e chiedo: è possibile definirmi cristiano se presto culto pubblico a divinità pagane e sataniche?

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    1. Sicuramente no. Devi assolutamente smettere, confessarti sinceramente pentito e chiedere l'intervento di un esorcista. La misericordia di Dio ci raggiunge se facciamo il necessario per farci raggiungere da essa ricorrendo ai mezzi che il Signore stesso ci ha fornito.

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  7. Ven. Mons. Fulton J. Sheen: Il significato della Messa
    Cooperatores Veritatis
    https://www.youtube.com/watch?v=L0tLgoIIwvI&list=PLjmINGketxQYHOx4YRxo-rwYnHgPPYT_w&index=1&t=8s
    Mio Signore e mio Dio, immergimi , avvolgimi Ti prego , nel Tuo Sangue Preziosissimo. Fammi respirare Te! Amen


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  8. Per fronteggiare il Nemico sempre più agguerrito:
    Consacrazione della propria Famiglia alla Sacra Famiglia (di Papa Leone XIII 20 novembre 1890, con sante indulgenze):

    O Gesù, Redentore nostro amabilissimo, che, inviato dal Cielo a illuminare il mondo con la dottrina e con l’esempio, hai voluto passare la maggior parte della tua vita mortale soggetto a Maria e a Giuseppe nella povera casa di Nazaret, e hai santificato quella Famiglia, che doveva essere l’esemplare per tutte le famiglie cristiane, accogli benigno questa nostra casa, che ora a te si dedica consacrandosi.
    Tu proteggila, custodiscila e stabilisci in essa il tuo santo timore, insieme con la pace e la concordia della cristiana carità, affinché si uniformi al divino modello della tua Famiglia, e tutti, nessuno escluso di quelli che la compongono, siano partecipi dell’eterna beatitudine.
    O Maria, Madre amantissima di Gesù e Madre nostra, fa’ con la tua pietosa intercessione che Gesù accetti questa nostra consacrazione e ci elargisca i suoi doni e benedizioni. O Giuseppe, custode santissimo di Gesù e Maria, soccorrici con le tue preghiere in ogni necessità spirituale e corporale, così che possiamo con te e con la Beata Vergine Maria eternamente lodare e ringraziare il Divin Redentore Gesù Cristo. Amen. 1PaterNoster, Ave Maria e Gloria...

    Le parole profetiche di Suor Lucia sullo “scontro finale” tra il Signore e Satana, che avrebbe riguardato il matrimonio e la famiglia, “si stanno adempiendo oggi”, dichiarò il Cardinale Carlo Caffarra.

    Infatti, quali e quanti Vescovi e semplici parroci invitano, ad esempio, le famiglie cristiane a consacrarsi alla Santa Famiglia, anche attraverso preghiere con annessa indulgenza plenaria, come questa, pressoché sconosciuta:


    Atti di consacrazione delle famiglie:

    Si concede l’indulgenza plenaria ai membri della famiglia nel giorno in cui, per la prima volta, possibilmente alla presenza del sacerdote o del diacono, si compie la consacrazione della famiglia stessa al Sacratissimo Cuore di Gesù o alla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, leggendo la preghiera legittimamente approvata davanti all'immagine del Sacratissimo Cuore o della Santa Famiglia.

    Enchiridion indulgentiarum quarto editur

    Bactus consecrationis familiarum

    Plenaria indulgentia conceditur membris familiae, die, qua primum, ritum peragente, si fieri potest, sacerdote vel diacono, fit eiusdem consecratio Sacr.mo Cordi Iesu vel Sacrae Familiae Iesu, Mariae et Ioseph, si orationem legitime adprobatam coram imagine eiusdem Sacr.mi Cordis vel Sacrae Familiae pie recitaverint; die anniversario indulgentia erit partialis.


    https://www.vatican.va/roman_curia/tribunals/apost_penit/documents/rc_trib_appen_doc_20020826_enchiridion-indulgentiarum_lt.html

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