Il Dio del tuo cuore
Non timebo
mala, quoniam tu mecum es et ego semper tecum, Deus cordis mei (Sal 22, 4; 72, 23.26).
«Non temerò alcun male, poiché tu sei con me e io sono sempre con
te, o Dio del mio cuore». A volte capita che un’ispirazione interiore
suggerisca di unire due o più frasi bibliche provenienti da contesti diversi. A
più attenta riflessione appare chiaro che l’accostamento e la fusione non solo
riescono felici e naturali, ma sottendono anche un’importante dottrina
spirituale. Il Maestro dell’anima la guida nel cammino dell’unione con Dio, il
quale, pur mostrandosi all’inizio piuttosto arduo, si rivela in seguito singolarmente
delizioso: «Mi hai fatto conoscere le vie della vita. Mi colmerai di letizia in
compagnia del tuo volto; alla tua destra, godimento per l’eternità» (Sal 15,
11). Non potrebbe essere diversamente per chi va liberato dalla morte del
peccato: lo strappo dalle vecchie abitudini è doloroso, ma il sentiero della
salvezza riserva indicibili e impagabili sorprese.
La fatica dei primi passi
Oltre a distaccarci da quanto appartiene a un’esistenza segnata
dalla disobbedienza, che ci ha esiliati nella regione della dissomiglianza,
come la chiama sant’Agostino (cf. Confessiones, VII, 10), l’azione
divina deve abituarci gradualmente alla vita nuova, nella quale l’influsso
della grazia diventa sempre più preponderante. Anche se non tutti, di fatto,
sono chiamati all’unione perfetta, la vita spirituale non è altro che
l’esercizio della condizione filiale conferitaci dal Battesimo; le varie fasi
della relazione con Dio sono lo sviluppo naturale della grazia battesimale, che
ci abilita ad instaurare un’intimità vieppiù profonda con Lui. Il peccatore,
tuttavia, ne ha in un primo tempo timore, sia perché il diavolo, al fine di
scoraggiarlo, ne esaspera il pur giusto sentimento di indegnità, sia perché egli
sente confusamente di doversi adeguare a un altro modo di essere e di agire,
che non gli viene spontaneo.
Nella patristica greca, la santità rappresenta il normale stato di
salute dell’anima umana, che in vista di essa è stata creata e, di conseguenza,
è ad essa intrinsecamente ordinata; il peccato è invece una malattia dello
spirito che impedisce all’anima di vivere secondo la propria natura e,
soprattutto, di raggiungere il suo fine. Nei primi passi della conversione, a
volte, l’Amante divino deve quasi lottare con l’anima per disporla ad accettare
i Suoi doni (cf. Teresa di Gesù, Vita scritta da lei stessa, cap. IX, 9);
dato che l’operare della grazia, dovendo inserirsi nell’agire dell’uomo, ne
richiede l’assenso e la collaborazione, tale accoglienza è indispensabile. Così
il percorso, di solito, risulta inizialmente accidentato, con una penosa alternanza
di progressi, ricadute e riprese; ciò non avviene però per difetto della
grazia, bensì per l’esitazione e l’incostanza della parte umana, ancora
incapace di corrispondere alle profferte celesti senza riserve né condizioni di
sorta.
È molto consolante apprendere che anche una mistica del calibro di
santa Teresa d’Avila conobbe tali lotte interiori e impiegò molti anni a
superarle, come ella stessa racconta nei primi capitoli della Vita. La
grande riformatrice del Carmelo ci rassicura garantendoci che «la fatica
maggiore è solo all’inizio, perché qui, sebbene il Signore conferisca energia,
pure è l’anima che deve lavorare, mentre negli altri gradi di orazione
abbondano i periodi di dolcezza. Tutti però – siano essi al principio o a metà
o già alla fine – han da portare le proprie croci, benché differenti di peso.
Questa è la via battuta da Gesù Cristo, e questa devono battere anche coloro
che intendono seguirlo, se non vogliono perdersi. Ma benedette croci che
vengono sovrabbondantemente ripagate fin da questa vita!» (ibid., cap.
XI, 5). Una volta che abbiamo imboccato con decisione questa strada, Dio fa
concorrere tutto – ma proprio tutto – al nostro progresso spirituale: «Per
coloro che amano Dio tutto coopera al bene» (Rm 8, 28).
Una corsa sempre più veloce
Ora, una volta superati gli ostacoli iniziali con le grazie che il
Signore, per pura misericordia, accorda generosamente a chi sinceramente
desidera seguirlo, l’anima comincia a gustare la manna nascosta (cf. Ap
2, 17), ossia le delizie che Dio riserva a coloro che accettano di entrare in
intima relazione con Lui. Essa deve però badare di non attaccarsi alle
consolazioni e alle luci interiori, le quali non sono Dio stesso, ma solo doni con
cui la attira, stimola e sostiene; altrimenti le sarà impossibile correre
sulla via dei Suoi comandi, ossia giungere a praticare le virtù con piacere
e facilità in virtù di una corrispondenza sempre più piena alla grazia, che
progressivamente dilata il cuore (cf. Sal 118, 32). Poiché l’amor
proprio, così radicato nel peccatore, è capace di insospettate mutazioni,
grazie alle quali si insinua fin nelle esperienze più elevate, si rende
necessaria la purificazione dello spirito, così come, in precedenza, la purificazione
dei sensi è servita a distaccarli dai godimenti terreni e orientarli verso
quelli celesti; tali prove sono segni d’amore e, per quanto dure, non devono
perciò scoraggiarci.
La realtà della crescita spirituale, naturalmente, è ben più
complessa di quanto non appaia in queste brevi annotazioni; lo scopo è mostrare
che se una persona, nella preghiera, si sente chiamata ad una più profonda
intimità con Dio, non deve negarsi né cercare scuse: consapevole di essere
oggetto di una grazia di predilezione, al contrario, dichiari con gioia e
prontezza la propria disponibilità, senza presumere di sé né, all’opposto,
considerarsene incapace. Certo, nessuno di noi merita di suo tali squisiti
favori, così come non possiamo meritare né la grazia iniziale che muove alla
conversione né quella della perseveranza finale, ma solo chiederle umilmente,
per quanto indegni in noi stessi; l’amore di Dio, tuttavia, ha di proprio
appunto la capacità di rendere amabili coloro che lo accolgono, trasformandoli
in profondità e rendendoglieli graditi, così che possano unirsi a Lui e godere
della Sua amicizia, ricca di ogni diletto e capace di saziare l’anima oltre
ogni aspettativa.
La gioia dell’intimo possesso
In questa progressiva unione spirituale, è necessario che l’anima
cooperi costantemente con la grazia, attenta a non lasciar mai passare troppo
tempo senza pensare a Dio, per rivolgergli spesso una parola d’affetto, di
lode, di gratitudine, oppure una richiesta ardente e fiduciosa nelle
difficoltà, o ancora un semplice sguardo d’intima intesa. Ciò esige
evidentemente l’eliminazione del peccato mortale e una lotta incessante contro
quelli veniali, nell’esercizio diuturno delle virtù e con un fermo
respingimento di ogni tentazione; viceversa, la pratica della presenza di Dio
(o, come la chiamano i Padri, il perenne ricordo di Lui) è di grande
aiuto nel ripulire il cuore da tutto quanto disgusti l’Amato, risultando così
un mezzo di santificazione estremamente efficace. In queste condizioni, la
grazia santificante può dispiegarsi liberamente; essendo sostanzialmente,
sebbene in grado diverso, la stessa realtà che ci farà godere pienamente di Dio
nella gloria, essa è capace di donarci istanti di Paradiso anticipato.
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). «Io vedevo
sempre il Signore davanti al mio cospetto, poiché sta alla mia destra, affinché
io non sia scosso. Perciò si è rallegrato il mio cuore e la mia lingua ha
esultato» (Sal 15, 8-9 Vulg.). Qui si coglie la necessità di purificarsi
internamente, così da poter accogliere la grazia di “vedere” Dio nella forma
consentita allo stato mortale, sentendolo in sé presente e udendone, in certo
qual modo, la voce soave risuonare nella coscienza. Al tempo stesso occorre
tenerlo perennemente davanti agli occhi dell’anima, in modo che tale grazia di
intimità trovi quella corrispondenza che per sua stessa natura richiede. L’Onnipotente,
degnandosi di porsi accanto a te, desidera la tua adesione libera e personale:
«L’anima mia si è attaccata a te; la tua destra mi ha raccolto» (Sal 62, 9 Vulg.);
così ti eleva ad un sublime scambio di amicizia.
Non bisogna assolutamente pensare che ciò si debba riconoscere da
fenomeni straordinari né che sia frutto di sforzi umani di autoelevazione; sia
la ricerca di quelli che il perseguimento di questi espongono l’anima al
pericolo degli inganni diabolici e delle illusioni psicologiche. Questo commercio
amoroso è puro dono di Dio, che richiede sicuramente un ingente lavoro per
disporsi ad esso, ma non può esser prodotto dall’uomo per effetto della sua
applicazione; esso esige perciò un notevole coraggio e, al contempo, un’almeno
pari umiltà. Alla fine scoprirai che il Dio del tuo cuore ha stabilito
la propria dimora nella tua anima in stato di grazia e che, in tal modo, è
sempre stato con te, ma ti aveva dato appuntamento là, nel centro del tuo
essere, aspettando che tu vi rientrassi e stessi a tua volta con Lui. Potrai
ormai temere più nulla, in questo pacifico e sereno possesso dell’anima da parte
di Dio e di Dio da parte dell’anima? «Io appartengo al mio Diletto e il mio
Diletto appartiene a me» (Ct 6, 2).
Non timebo
mala, quoniam tu mecum es et ego semper tecum, Deus cordis mei.
Bellissima questa riflessione
RispondiEliminaGrazie Padre Elia per avercene resi partecipi
Grazie di ❤️ per questa illuminata riflessione che spiega, illumina e incoraggia chi cerca di vivere gli insegnamenti di Gesù e sente sempre più impellente il bisogno di avvicinarsi a Lui in ogni momento della giornata.
RispondiEliminaGRANDE PADRE ELIA
La Profezia di Suor Lucia di Fatima. Meditazione di Padre Massimo Malfer ESORCISTA. Teleradiokolbe
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=AyjYsshV72U
TeleRadioKolbe la Voce di Maria Regina dell'Amore
Madre Immacolata, intercedete per noi perche' diventiamo santi, a lode e gloria di Dio. Amen!
Caro don Elia grazie di cuore, in particolare per questo prezioso articolo che è fonte di grande consolazione e rafforzamento spirituale. In questo momento un po' delicato della mia vita le sue parole mi infondono tanta serenità e fiducia nell'azione di nostro Signore nella mia vita e come cooperare con la grazia.
RispondiEliminaGrazie
RispondiEliminaGrazie
RispondiEliminaDon Bosco ci presenta san Giuseppe / 1
RispondiEliminadi don Marco Begato (S.D.B.)
https://www.aldomariavalli.it/2023/05/01/don-bosco-ci-presenta-san-giuseppe-1/
Don Bosco ci presenta san Giuseppe / 2
di don Marco Begato (S.D.B.)
https://www.aldomariavalli.it/2023/05/08/don-bosco-ci-presenta-san-giuseppe-2/
Don Bosco ci presenta san Giuseppe / 3
di don Marco Begato (S.D.B.)
https://www.aldomariavalli.it/2023/05/15/don-bosco-ci-presenta-san-giuseppe-3/
3.continua...
Omelia di don Alberto Secci: nel mio Nome.
RispondiEliminaDomenica 14 Maggio 2023
https://www.youtube.com/watch?v=PEuqkjVIhiM&t=76s
Carissimo Don Elia
RispondiEliminaGrazie per le Sue preziosissime riflessioni. Avrei piacere di avere un Suo illuminato parere su due mie considerazioni riguardo a delle particolari coincidenze tra il terzo segreto di Fatima e alcune visioni della Beata Emmerick (protagonista il vero papa), e la nuova versione del Padre Nostro. Se è possibile come posso inviarglieLe ?
Un caro saluto
Inviale a questo indirizzo:
Eliminaparrocchiavirtuale.slmgm@gmail.com
Non prometto di rispondere in tempi brevi, ma una risposta arriverà!
Caro padre, quanti pochi Sacerdoti innamorati di nostro Signore Gesù Cristo e della sua Santa Madre! Nella mia esistenza, passando in rassegna tutti i Sacerdoti conosciuti, quanti realmente infiammati da Dio? Il metro usato è la devozione a Maria Santissima e alla Santa Eucarestia oltre ad una grande umiltà e all'insegnamento delle verità di Fede, compresa l'esistenza dell'inferno: meno delle dita di una mano. Eppure la Madonna a Fatima, ci ha richiamati a tornare a Dio:
RispondiElimina“Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte anime vanno all’inferno perché non vi è nessuno che preghi per loro”.
“Continuate a recitare il rosario per ottenere la fine della guerra”.
“Voglio che veniate qui il giorno 13 del prossimo mese; che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni in onore di Nostra Signora del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto così Ella potrà aiutare”.
Quanto è paziente e benigno, Dio, ma quanto ancora potrà attendere, per purificare ogni cosa, prima che l'uomo distrugga ciò che di buono resta? Ci ricordi sempre nelle sue preghiere perché restiamo saldi nella fede e perché possiamo ancora incontrare Santi Sacerdoti!
Bisogna pregare e fare penitenza perché i sacerdoti si convertano e le buone vocazioni possano trovare luoghi di valida formazione.
EliminaVi ricordo ogni giorno nel Canone e vi benedico tutti di cuore.
Una prassi che ho ereditato da mia madre e' quella di accendere un lume e di porlo sul davanzale della finestra nella notte tra mercoledì e giovedì, per accompagnare il Signore che ascende al Padre.
RispondiElimina"Il calore di questo lume Signore, continui la mia preghiera per Te. Amen"!
Ave Maria!
Com'e' possibile Signore che io Vi ami con tutto il cuore eppure non so amarVi ?! Santa Vergine, S.Giuseppe maestro di preghiera, aiutatemi!
RispondiEliminaSono cattolico. In caso di emergenza chiamate un sacerdote. Desidero ricevere i sacramenti.
RispondiEliminaIn caso di emergenza pregate per me. Ave Maria.
Biglietto tascabile.
https://www.amicitialiturgica.it/product-page/sono-cattolico-in-caso-di-emergenza
Un tempo, non troppo lontano,al momento dell'entrata in Ospedale, nell'approntare la cartella clinica, si richiedeva al malato a quale religione appartenesse in modo tale che in caso di esito infausto il personale infermieristico di turno potesse chiamare il Ministro di quell'anima. Ma in quel tempo, c'erano ancora i Crocifissi appesi nelle corsìe di un Ospedale e in qualche reparto c'era la statua della Santa Vergine Immacolata a dare conforto. Se poi andiamo piu' indietro nel tempo, mi sovviene il ricordo delle suore ospedaliere (quando ancora erano in Ospedale) dette "cappellone" , le Figlie della Carità della Compagnia fondata da San Vincenzo De' Paoli, che inframezzavano la assistenza sanitaria con la recita pubblica a turno della recita del Santo Rosario, in Ospedale, nelle ore cosiddette canoniche.
Poi' e' venuta la "privatezza" e tutto il resto...
Torna Gesu'!
Ecco il Cristo Crocifisso dipinto da San Giovanni della Croce dopo la sua visione mistica.
RispondiEliminaMigliaia di persone hanno trovato negli scritti di uno dei più grandi mistici della storia, San Giovanni della Croce, una via di incontro con Dio. Pochi, però, conoscono l’immagine del Cristo Crocifisso che egli stesso dipinse dopo aver ricevuto una rivelazione mistica.
Si tratta di un piccolo disegno (le sue dimensioni originali sono di 57×47 millimetri), che fra’ Giovanni della Croce dipinse durante il suo soggiorno ad Avila, dove venne nominato, su richiesta di Santa Teresa di Gesù, confessore delle religiose carmelitane del monastero dell’Incarnazione, tra il 1572 e il 1577...
Il Padre spiega “Ho già detto tutto nella mia Parola”, Gesù. “Cosa ti posso rispondere o rivelare ora che sia più di questo?”
“Poni gli occhi solo in Lui, perché in Lui ti ho detto e rivelato tutto, e troverai in Lui ancor più di quello che chiedi e desideri… Se volessi che ti dicessi qualche parola di consolazione, guarda mio Figlio, soggetto a me, assoggettato al mio amore e afflitto, e vedrai quante te ne dirà” (Salita II, 22, 5-6).
https://gloria.tv/share/H7TRDMAVyyQx2ZTkwPHb2ypPX
"Assoggettato al Mio Amore.."
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra..."
Gesu', essendo Dio, non ha detto : " Ho potere in cielo e in terra..", ma umilmente obbediente alla volonta' del Padre: " A Me e' stato dato.."