Gerico cadrà
Il Signore è il Dio dei
castighi; il Dio dei castighi agì liberamente. Innàlzati, tu che giudichi la
terra: rendi la ricompensa ai superbi. Fino a quando i peccatori, Signore, fino
a quando i peccatori si vanteranno? dichiareranno e affermeranno iniquità,
parleranno quanti operano l’ingiustizia? Hanno umiliato il tuo popolo, Signore,
e vessato la tua eredità. […] Il Signore non respingerà il suo popolo e non abbandonerà la sua
eredità. […] Dio renderà ad essi la
loro iniquità e per la loro malizia li manderà in rovina: li manderà in rovina il Signore,
nostro Dio (Sal 93, 1-5.14.23 Vulg.).
La
preghiera del cristiano, per risultare efficace, deve essere profondamente
radicata nelle tre virtù teologali. Nel caso dell’intenzione che presenteremo
oggi pomeriggio nel Rosario, la richiesta si fonda anzitutto sulla fede che il
Creatore, libero da qualsiasi impedimento, governa il mondo con la Sua
infallibile giustizia, retribuendo ogni atto, buono o cattivo. Nessun peccato rimane
impunito, ma viene scontato, se c’è conversione, con una pena di durata
limitata da espiare in questa vita o nell’altra; in mancanza di pentimento di
colpe gravi, con la dannazione eterna. Certamente la pena temporale può essere
ridotta con vari mezzi, ma i potenti di questo mondo, propalatori di menzogne e
operatori di ingiustizie, nella loro superbia li ignorano o disprezzano, esponendosi
così al supplizio senza fine dell’Inferno. In secondo luogo la speranza, sicura
dell’onnipotente Provvidenza, pur non nascondendosi la dura realtà presente fa
attendere con incrollabile sicurezza l’intervento del Signore a liberazione del
Suo popolo, mai da Lui abbandonato, e a condanna degli oppressori, esposti ad
esser consumati dal soffio della Sua ira (cf. Gb 4, 8-9 Vulg.).
La
carità, inseparabile dalle altre due virtù, fa sgorgare un grido di dolore di
fronte allo spettacolo del male e delle ingiustizie, che offendono il Sommo
Bene e fanno soffrire gli innocenti. Non è però una protesta scomposta e
rancorosa, bensì un appello compunto, pieno di riverenza e di timore di Dio: il
cristiano sa bene che nessuno è senza peccato dinanzi a Lui; l’innocenza di un
essere umano – a meno che non si tratti di un battezzato che non ha ancora
l’uso di ragione – è sempre relativa. Da ogni male, inoltre, l’Onnipotente è
capace di trarre un bene, soprattutto se trova chi sia disposto a portare la
croce con amore per Lui e per il prossimo. Chi si è lungamente e pazientemente
allenato in questo santo esercizio può dichiarargli senza presunzione: «Il mio
cuore è pronto, o Dio, il mio cuore è pronto. Chi sorgerà con me contro i
malvagi? o chi resisterà con me contro gli operatori di iniquità? Innàlzati
sopra i cieli, o Dio, e la tua gloria sia su tutta la terra, perché i tuoi
diletti siano liberati. Portaci soccorso dalla tribolazione, poiché vana è la
salvezza dell’uomo» (Sal
107, 2; 93, 16; 107, 6-7.13 Vulg.)».
La
virtù, provata nel crogiuolo dell’umiliazione nascosta e silenziosa, dona
questa santa audacia e confidenza, la quale, ovviamente, non è mai disgiunta
dalla stringente consapevolezza dell’assoluto bisogno dell’aiuto divino. In tal
modo si manifesta quel perfetto equilibrio tra natura e grazia che è richiesto
per le imprese di portata soprannaturale, ma umanamente rischiose: l’uomo intraprende
con determinazione ciò che lo Spirito Santo gli suggerisce interiormente e, nel
far ciò, mette in atto tutte le proprie risorse, ma senza perder di vista un
istante il fatto che il successo dipende dall’Alto e che, senza la protezione
celeste, andrebbe incontro a sicura rovina. Tale armoniosa combinazione è
realizzabile soltanto nei gradi avanzati della vita spirituale, mentre è
impossibile nei primi passi di una
conversione. La storia di san Paolo, a questo proposito, è paradigmatica: lo
zelo fervido e sincero, ma ancora indiscreto, del neofita lo portò a un passo
dalla morte per ben due volte, a Damasco come a Gerusalemme, motivo che lo
indusse a ritirarsi per tre anni, prima di dare inizio alla sua missione, nel
deserto dell’Arabia (cf. At 9, 20-30; Gal 1, 17-18).
Il
vero apostolo si distingue per umiltà, realismo, prudenza, discrezione,
perspicacia, abnegazione, spirito di sacrificio. Chi invece, in uno stato dell’anima
ancora acerbo e non esente da gravi difetti, si lancia senza alcun mandato in imprese
più grandi di lui rischia di provocare disastri, mettendo in guai seri se
stesso e chi lo segue. In questo caso il diavolo ha buon gioco nel far leva,
con banali tentazioni sotto apparenza di bene, sull’orgoglio, sulla
presunzione, sul narcisismo, sull’ostinazione, sull’emozionalismo, sull’impreparazione
e sullo spirito di insubordinazione, trascinando l’ignara vittima verso esiziali
derive pseudomistiche. Può anche accadere che uno, in preda ad un attivismo convulso,
non si accorga, dopo aver cambiato la bandiera sotto cui militava, di
continuare a usare gli stessi metodi da attivista politico, che non sono compatibili
con l’apostolato cattolico. Per tutte queste ragioni è bene seguire l’esempio
di san Paolo: i frutti straordinari della sua missione furon seminati in un
congruo periodo di solitudine. Nella sequela di Gesù è Lui a tracciare il
cammino e a fissarne le tappe per mezzo di una buona guida spirituale.
Per
non correre il rischio di appiattirsi su modalità di azione puramente umane (e
per giunta dettate dalla pancia anziché dal cervello), impedendo così la
maturazione di una visione soprannaturale dei problemi e delle soluzioni, occorre
lasciarsi severamente educare all’autentica vita interiore propria dei
cattolici, alla scuola della Vergine Maria. Ciò non significa affatto una
rincorsa al messaggio, al miracolo o all’apparizione, ma una formazione
esigente dello spirito, che solo un maestro sapiente sa dispensare. Se non ne
trovate uno in carne e ossa, ricorrete ai Santi e agli autori provati, come san
Francesco di Sales, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il beato Columba Marmion,
l’abbé Tanquerey… Un corretto rapporto tra natura e grazia – ossia tra ciò che
dobbiamo fare noi e ciò che fa Dio – non si costruisce certo in un giorno né
servono effimere fiammate di entusiasmo, in cui ancora si insinua l’io
peccatore con i suoi moventi camuffati. La parte principale, in realtà, spetta
fin dall’inizio allo Spirito Santo, ma con il progresso dell’anima cambia il
Suo modo di agire: dapprima, nella lotta al peccato e nel consolidamento delle
virtù, opera con noi; poi, nella via
di unione, opera in noi.
Onde
evitare lo scoglio dell’attivismo emozionalistico, naturalmente, non bisogna
incagliarsi nelle secche dell’intellettualismo: in quest’ultimo caso, quanto
letto nei testi di ascetica e mistica, anziché venir messo in pratica, rimane
una mera acquisizione culturale, da esibire eventualmente per far colpo sugli
altri. In questo campo, la collaborazione tra natura e grazia richiede, da
parte nostra, anzitutto uno stile di vita ordinato negli orari e nelle
abitudini; poi, un ritmo di orazione il più possibile stabile, a intervalli
regolari; quindi un sapiente dosaggio di preghiera vocale, meditativa e
contemplativa (come l’adorazione). Fanno da necessaria cornice la pratica perseverante
delle virtù, guidate, fecondate e unificate dalla carità; una disposizione costante
di umiltà e abnegazione, che ne è la condizione preliminare e al tempo stesso
il sigillo di garanzia; infine un coraggioso spirito di sacrificio e dedizione,
che dimostra la serietà e veracità delle richieste che rivolgiamo al Signore.
Un indispensabile mezzo, alla portata di chiunque, per incrementare tutto
questo è l’esercizio della mortificazione, anche al fine di combattere la
dissipazione (per esempio, ponendo un limite preciso all’uso della Rete e dei social networks).
Prendiamo
a modello i personaggi biblici che, mediante iniziative ispirate dal Cielo,
hanno ottenuto risultati umanamente insperabili. Come insegna san Tommaso, fin dall’eternità
Dio ha stabilito quali fatti si debbano verificare come effetto di cause umane,
fra le quali rientra la preghiera (cf. Summa
theologiae, IIª-II ͣ ͤ, q. 83, art. 2, resp.: «Non preghiamo al fine di
mutare la disposizione divina, ma di ottenere ciò che Dio ha disposto che debba
compiersi mediante le preghiere dei santi»). La regina Ester, prima di
presentarsi al re Artaserse senza esser chiamata, correndo così un enorme
rischio per la propria vita, digiunò e si mortificò per tre giorni con i suoi
connazionali, poi invocò con umile confidenza l’aiuto del Signore e infine,
rivestita di tutto il suo splendore, si avviò con determinazione verso la sala
del trono (cf. Est 4-5 nel testo greco). Giosuè, per conquistare Gerico, non
mise mano alle armi, ma eseguì fedelmente il comando divino di girare intorno
alla città per sette giorni recando in processione l’arca dell’alleanza e suonando
le trombe sacerdotali; il settimo, le inespugnabili mura crollarono
prodigiosamente al possente grido di guerra lanciato dall’intero popolo (cf. Gs
6).
«Tutto
ciò avveniva loro come prefigurazione e fu scritto per nostra istruzione» (1
Cor 10, 11). La vera foederis arca è l’Immacolata;
indossando la medaglia miracolosa, La porteremo simbolicamente intorno alle “mura”
da abbattere. Le trombe risuoneranno con le autorevoli intimazioni dell’esorcismo;
il grido di guerra saranno le innumerevoli Ave
Maria recitate in ogni parte d’Italia. Così si realizzerà per noi la
profezia del Salmista: «In Dio faremo una prodezza; egli stesso annienterà i
nostri nemici» (Sal 107, 14). Per conservare il giusto spirito, facciamo nostre
queste parole del testamento spirituale di Bruno Cornacchiola: «Le sofferenze
che ho, o che verranno, siano offerte dal mio cuore al Signore perché possiate
continuare ad amare il Signore, anche in momenti che verranno terribili contro
chi crede in Cristo, Verbo Dio generato da Dio, Dio stesso che nacque da Maria,
Madre di Dio; chi crede all’Eucaristia, all’Immacolata Concezione e al Vicario,
il Papa. Mio Dio, mi dono tutto a te e ti amo amando!» (12 aprile 1975). Dio ci
benedica e la Vergine ci protegga.
Respexit in orationem humilium et non sprevit precem eorum
(Ha volto lo sguardo alla preghiera degli umili e non ha disprezzato la loro
supplica; Sal 101, 18).
N.B.:
il programma qui indicato rimane invariato a motivo degli impegni già assunti; eventuali interferenze di
estranei non vanno prese in considerazione.
Consacrazione di Roma e dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria
Padre caro è proprio vero il detto: "Se non li puoi battere, unisciti a loro...Se non puoi frenare, accelera...Se vuoi scontentarli, soddisfali".
RispondiEliminaOvviamente questo è l’agire del demonio, non a caso e solitamente il dragone infernale quando non può frenare un’azione santa, l’accelera per creare confusione, agitare le acque, contaminarle e intorbidirle.
Restiamo uniti in preghiera Padre caro offrendo ai Ss Cuori di Gesù e di Maria le nostre sofferenze, gioie, dolori e croci di ogni giorno unendo tutto al Santo Rosario che eleveremo tutti insieme domani. Che il Signore faccia presto!
Mi benedica. Ave Maria!
Grazie per la saggia osservazione e soprattutto per l'unione nella preghiera.
EliminaLa benedico ben volentieri.
Ave Maria!
Anche un monastero di suore di clausura del nord Italia oggi si unirà all'intenzione della "caduta di Gerico". Sia lodato Gesù Cristo!
RispondiEliminaSempre sia lodato!
EliminaChe il Signore benedica il monastero con numerose vocazioni e grazie abbondanti.
Il "piccolo esercito" deve crescere sempre di più, per abbattere il nemico.
RispondiEliminaCi siamo uniti in preghiera a casa con amici, fratelli nella fede. Ora aspettiamo di vedere le mura crollare. Grazie Padre per averci chiamati alla preghiera
RispondiEliminaGrazie a voi per aver risposto!
EliminaCarissimo Don Elìa , La ringraziamo per averci chiamati alla battaglia "in famiglia" ; pregando tutti insieme negli stessi orari abbiamo avvertito la presenza delle tante anime oranti .
RispondiEliminaMadre Teresa di Calcutta quando voleva una grazia faceva una prima novena alla Madre di Dio e subito dopo , certa del ricevimento della grazia richiesta , ne faceva un'altra di ringraziamento . Carissimo Padre , non sarebbe bello se anche noi pecorelle della Parrocchia virtuale imitassimo la santa ? In tal caso vuol essere così gentile da indicarci una preghiera ? Grazie . Ave Maria !
Ottima idea!
EliminaPropongo allora di offrire una novena di ringraziamento da domani, sabato 19, a domenica 27 settembre.
Dopo aver recitato una decina del Rosario meditando sull'incoronazione di Maria Regina (V mistero glorioso), concluderemo con il Magnificat.
La Beata Vergine Maria, che ci ha preceduto nel godimento della Grazia restituita, soccorre ciascuno di noi e l’umanità intera, intervenendo con le sue apparizioni profetiche, invitando gli uomini ad aprire gli occhi di fronte alla vita reale, così che la nostra libera volontà si arrenda alla Grazia del Signore che non obbliga nessuno, ma invita tutti. A Lei chiediamo che gli uomini di Chiesa non cedano alle illusioni delle ideologie umane e quanti per debolezza e ambizione hanno ceduto, possano ritornare sui loro passi e, pentendosi, ritrovare Cristo, Via, Verità e Vita.
RispondiEliminadon Alberto Strumia
https://www.sabinopaciolla.com/chi-intende-il-perdono-come-condono-e-come-un-medico-che-fa-finta-che-il-malato-non-abbia-nessuna-patologia-e-non-lo-cura/
Meditazione di Padre Giorgio Maria Faré “Le delicatezze verso Gesù: l’Amore che guarisce”.
RispondiElimina17 settembre 2020.
https://www.youtube.com/watch?v=hb0Db9NfJOs&feature=youtu.be
Squisita meditazione dedicata a tutti noi ma in special modo a tutti i giovani papa' e mamma ..
Segue un commento altrettanto delicato .