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sabato 14 dicembre 2019


La parte migliore
che nessuno può toglierci / 2




Deus autem spei repleat vos omni gaudio et pace in credendo, ut abundetis in spe et virtute Spiritus Sancti (Rm 15, 13).

«Il Dio della speranza vi colmi di ogni gioia e pace nel credere, perché abbondiate nella speranza e nella potenza dello Spirito Santo». L’auspicio che san Paolo esprime nei confronti dei cristiani di Roma risuona ancora nella liturgia dell’Avvento e, in qualità di parola ispirata, continua a produrre il suo effetto soprannaturale nei cuori disposti ad accoglierlo. Il nostro Dio, che nel Battesimo ci ha resi Suoi figli, è entrato nella storia umana, così come nella vita di ognuno di noi, per suscitare la fede in chi, assecondando l’azione della grazia, aderisce alla verità da Lui rivelata, che promette la vita eterna. Poiché il Signore – come dimostra tutta la storia sacra, nonché quella della Chiesa e dei singoli Santi – è fedele alla Sua parola, nell’atto di credere è contenuta anche la speranza, cioè la sicura attesa del pieno compimento di quanto da Lui promesso. Ciò non può non riempirci di una pace e di una gioia che, essendo un’anticipazione della beatitudine futura, alimentano ulteriormente la nostra speranza e ci fanno quindi traboccare di forza interiore.

Tutto questo include, evidentemente, anche una precisa esigenza, quella derivante dal conoscere e amare il Dio della pazienza e della consolazione (Rm 15, 5). Il vincolo di figliolanza che ci unisce a Lui richiede infatti, da parte nostra, una crescita spirituale che ci renda sempre più somiglianti a Colui che ci è padre nei cieli. La pazienza, in Dio, è la magnanimità con cui sopporta i peccati degli uomini e attende la loro conversione; in noi, invece, è una virtù connessa alla fortezza, cioè quella disposizione stabile a sostenere situazioni gravose che nei battezzati è elevata dalla grazia e va da loro esercitata per un motivo e un fine soprannaturali: l’amore di Dio e, a gloria Sua, la salvezza propria e del prossimo. In tal modo la pazienza è fonte di grande e profonda consolazione: il figlio amato non subisce controvoglia ciò che il Padre dispone o permette per lui, bensì lo accoglie con gratitudine, in quanto occasione preziosa per ricambiarne l’amore e dimostrargli fedeltà. Il mondo incredulo, ignorando queste gioie ineffabili e segrete, non potrà mai strapparcele.

Secondo sant’Antonio di Padova, la pazienza nelle persecuzioni e la letizia nelle tribolazioni sono il denaro con cui si acquistano le ricchezze che, con la Sua prima venuta, Cristo ha portato sulla terra: la Sua povertà e la Sua umiltà (Sermone per la Domenica IX dopo Pentecoste, I, 3), beni celesti del tutto sconosciuti agli uomini. In un’altra omelia il Santo, meditando un versetto profetico («Del suo deserto farà un luogo di delizie e della sua steppa un giardino del Signore»; Is 51, 3), lo commenta così: «Deserto è parola latina che significa abbandonato e raffigura il cuore del giusto che, non essendo visitato dalla consolazione di questo mondo, viene deliziato dalla grazia dello Spirito Santo. Che cosa chiamerò delizie se non la dolcezza della contemplazione, la devozione della mente e la partecipazione alle sofferenze del prossimo? “Farà della sua steppa”, cioè della sua povertà, “un giardino del Signore”. Dice la sposa dei Cantici: “Il mio diletto scende nel suo giardino” (Ct 6, 1). Dice Bernardo: “In cielo c’erano tutti i beni in grande abbondanza; mancava solo la povertà. Invece sulla terra questa ‘merce’ c’era in grande abbondanza, ma l’uomo ignorava il suo valore. Allora venne il Figlio di Dio a cercarla, per renderla preziosa con il suo apprezzamento”» (Sermone per la Festa di Pentecoste, Esordio, 3).

Sapienza nascosta che il Verbo divino disvela soltanto ai Suoi autentici discepoli! Abbiamo forse qualcosa da invidiare al ciarpame gnostico-satanico dell’esoterismo cabalistico-massonico? Che se lo tengano… Solo chi, sia per disposizione della Provvidenza che per scelta personale, si è fatto deserto, è cioè privo di ogni consolazione di questo mondo, può gustare le delizie spirituali di cui il Paraclito ricolma i cuori da Lui abitati, i cuori umili e semplici che si lasciano illuminare dall’eterna Luce. Questo è possibile perché il Figlio di Dio, con l’Incarnazione, è sceso nella nostra steppa: si è abbassato nella povertà della condizione umana, rendendola preziosa nel farla sua per misericordia e trasformandola nel Suo giardino. Questa è dunque la ricchezza sublime che il Dio bambino ci porta in dono, ma per acquistarla (ossia per poterla far propria) ci vogliono la pazienza e la letizia nelle avversità. Badate: non nonostante le avversità, ma precisamente in esse; altrimenti si tratterebbe solo di sopportazione e di godimento puramente naturali, di cui son capaci pure i mondani e i peccatori nel conseguimento dei loro fini perversi.

Il santo Dottore si dimostra così compiuto discepolo del Poverello di Assisi, rapito in estasi dalla povertà del presepe di Greccio. Quali gioie indicibili non ci riserva la contemplazione di quella mangiatoia, in cui attendiamo con ardente desiderio di vedere il nostro Dio avvolto in fasce! «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli» (Mt 5, 3); «In verità vi dico: chi non accoglierà il Regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10, 15). È un fatto paradossale per i ragionamenti carnali, ma conforme alla sapienza superna: non è certo la forza delle risorse umane a permettere di sostenere tribolazioni con pazienza e letizia, ma l’energia della grazia soprannaturale, che opera tanto più liberamente quanto meno trova ostacoli nell’uomo. La condizione più favorevole è quindi quella del bambino o di chi, nella sequela del Maestro e sotto la guida dei Suoi imitatori più fedeli, è spiritualmente ritornato bambino. Com’è realistica questa via, semplice e accessibile a tutti, purché si decidano a seguirla e assecondino gli impulsi della grazia!

Ovviamente questa così felice esperienza non ci estrania dal mondo in cui viviamo né ci distoglie dalla battaglia che siamo chiamati a condurre, ripiegandoci in un intimistico e solitario appagamento che si rivelerebbe, in ultima analisi, nient’altro che una forma di egoismo sublimato. Al contrario, essa è una sorgente inesauribile di coraggio e di vigore per procurare, a gloria di Dio, il bene della Chiesa e il ravvedimento di chi Lo disonora, anche fra i nostri cari. La missione che il Signore ci affida passa inevitabilmente attraverso l’offerta fiduciosa e riconoscente di tutte le croci, portate con pazienza, letizia e… amore. Pregare e immolarsi in ogni cosa, operando con la parola e l’esempio: ecco la volontà di Dio per i Suoi figli obbedienti. L’intenzione che deve orientare e unificare ogni più piccolo sforzo è quella espressa dal sacerdote nell’orazione conclusiva delle Preci leonine: pro conversione peccatorum, pro libertate et exaltatione sanctae matris Ecclesiae. La duplice direttrice si risolve in una sola per chi ha un cuore da bambino: la conversione dei peccatori, da una parte, la libertà e l’esaltazione della nostra amata Madre, dall’altra, mirano entrambe all’avvento del Regno di Dio e al compimento dei Suoi disegni di salvezza.

Deus, refugium nostrum et virtus, populum ad te clamantem propitius respice; et intercedente gloriosa et immaculata Virgine Dei Genitrice Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, ac beatis Apostolis tuis Petro et Paulo, et omnibus Sanctis, quas pro conversione peccatorum, pro libertate et exaltatione sanctae Matris Ecclesiae, preces effundimus, misericors et benignus exaudi.

O Dio, nostro rifugio e nostra forza, guarda propizio al popolo che ti invoca, e per intercessione della gloriosa e immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, con il beato Giuseppe, Suo Sposo, i tuoi beati Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi, esaudisci misericordioso e benevolo le preghiere che effondiamo per la conversione dei peccatori, per la libertà e l’esaltazione della santa Madre Chiesa.

11 commenti:

  1. Respiro per l'anima , balsamo ,
    olio di letizia . Grazie !
    L.J.C. et M.I.

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  2. ci può indicare un testo da seguire per la Novena di Natale. Grazie per questo balsamo per l'anima e guida sicura nel cammino che ci attende. S.P. RE

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    1. http://www.devozioni.altervista.org/novena_natale_alfonso_liguori.htm

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  3. Allora preghiamo per non
    calpestare la Grazia che ci ha restituito il Redentore,costata il Sacrificio di un Dio.
    PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI,SIA SANTIFICATO IL TUO NOME,VENGA IL TUO REGNO ,SIA FATTA LA TUA VOLONTA'COME IN CIELO COSI IN TERRA .DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO,RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE MA LIBERACI DAL MALE .AMEN
    Aver Dio vicino non basta,dobbiamo averlo nel cuore. Giuda ebbe Dio vicino ma non nel cuore per questo fu un cattivo apostolo,deicida e suicida.
    Conoscere la Sua parola non basta ,dobbiamo ubbidire alla Sua legge. Sperimentato che solo un continuo e costante filo di orazione ci consente di avere il Signore nel cuore e di ubbidire alla sua legge . Satana è pronto all’assalto ogni volta che questo filo si spezza ma con l’aiuto del Signore e della nostra buona volontà è possibile riannodarlo.

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  4. https://www.aldomariavalli.it/2019/12/17/storia-di-zelia-nata-con-laiuto-dei-santi-coniugi-martin/
    Ci saremo anche noi della Parrocchia virtuale insieme al nostro carissimo Parroco virtuale e alla Santa Madre Chiesa Cattolica .
    Sacro Cuore di Gesu' confido e spero in Te !

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  5. si certo,il 22 dicembre ringrazieremo il Signore per la guarigione di Zelia e lo pregheremo per tutti bambini sofferenti.

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  6. Seguaci di coloro i quali stoltamente ritengono che nelle Sante Messe non scenda più Nostro Signore Gesù Cristo si sono dichiarati pronti all'oltraggio delle Sacre Specie. Domandiamo preghiera e vigilanza nelle Parrocchie

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    1. Sono l'anonimo delle 22:20 (orario indicato nel Blog). Preciso che faccio parte della Parrocchia virtuale da anni, che la mia identità è nota ad uno dei sacerdoti che negli anni avevano dato la propria disponibilità attraverso la Scure di Elia e dò piena disponibilità a rendere nota la mia identità qui, presso le autorità competenti e ovunque si dovesse rendere necessario o utile. Sono a conoscenza dell'intento sacrilego di cui ho riferito nel precedente messaggio delle 22:20 perché negli anni scorsi ho fatto parte anch'io di quella sequela, tirandomene fuori a tempo anche grazie alle provvidenziali esortazioni di don Elia. Noi che siamo fuoriusciti da quella sequela riceviamo minacce da coloro che ancora ne fanno parte, e quando abbiamo provato a segnalare il pericolo crescente nelle varie pagine cattoliche, siamo stati scherniti o attaccati dai simpatizzanti di quella "sequela". Ma non possiamo tacere, qualsiasi cosa si dica o avvenga di noi. Siamo responsabili innanzi a Dio. Grazie don Elia, non fosse stato per la Misericordia di Dio e per i suoi scritti, sarei forse ancora tra coloro. Dio la benedica e ci assista e protegga tutti

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    2. Non c'è bisogno che Lei riveli la Sua identità. Ciò la metterebbe ancor più in pericolo a motivo della segnalazione fatta, che è del tutto credibile anche nell'anonimato. So da testimonianze dirette che cosa siete costretti a subire voi "fuoriusciti". Ringraziando il Signore e la Madonna per avervi liberati, invito tutti a pregare per voi e per quanti sono ancora accecati. Rimaniamo al tempo stesso vigilanti contro le profanazioni annunciate.

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    3. Grazie, caro padre Elia e grazie a chi pregherà anche solo un' Ave Maria per i nostri fratelli: è all'opera una potenza d'inganno. Restiamo vigili e in unione di preghiera

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  7. Dal 17 dicembre, fino all'antivigilia di Natale, al Magnificat dei vespri di rito romano si cantano sette antifone, una per giorno, che cominciano tutte con un'invocazione a Gesù, pur mai chiamato per nome.

    I – 17 dicembre
    O SAPIENTIA, quae ex ore Altissimi prodiisti,
    attingens a fine usque ad finem fortiter suaviterque disponens omnia:
    veni ad docendum nos viam prudentiae.

    O Sapienza, che uscisti dalla bocca dell’Altissimo (Siracide 24, 5), ti estendi da un estremo all'altro estremo e tutto disponi con forza e dolcezza (Sapienza 8, 1): vieni a insegnarci la via della saggezza (Proverbi 9, 6).

    II – 18 dicembre
    O ADONAI, dux domus Israel,
    qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti, et in Sina legem dedisti:
    veni ad redimendum nos in brachio extenso.

    O Signore ("Adonai" in Esodo 6, 2 Vulgata), guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco di fiamma del roveto (Esodo 3, 2) e sul monte Sinai gli hai dato la legge (Esodo 20): vieni a redimerci con braccio potente (Esodo 15, 12-13).

    III – 19 dicembre
    O RADIX Iesse, qui stas in signum populorum,
    super quem continebunt reges os suum, quem gentes deprecabuntur:
    veni ad liberandum nos, iam noli tardare.

    O Germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli (Isaia 11, 10), tacciono davanti a te i re della terra (Isaia 52, 15) e le nazioni ti invocano: vieni a liberarci, non tardare (Abacuc 2, 3).

    IV – 20 dicembre
    O CLAVIS David et sceptrum domus Israel,
    qui aperis, et nemo claudit; claudis, et nemo aperit:
    veni et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.

    O Chiave di Davide (Isaia 22, 22) e scettro della casa d’Israele (Genesi 49. 10), che apri e nessuno chiude; chiudi e nessuno apre: vieni e strappa dal carcere l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte (Salmo 107, 10.14).

    V – 21 dicembre
    O ORIENS, splendor lucis aeternae et sol iustitiae:
    veni et illumina sedentem in tenebris et umbra mortis.

    O Astro che sorgi (Zaccaria 3, 8; Geremia 23, 5), splendore della luce eterna (Sapienza 7, 26) e sole di giustizia (Malachia 3, 20): vieni e illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte (Isaia 9, 1; Luca 1, 79).

    VI – 22 dicembre
    O REX gentium et desideratus earum,
    lapis angularis qui facis utraque unum:
    veni et salva hominem quem de limo formasti.

    O Re delle genti (Geremia 10, 7) e da esse desiderato (Aggeo 2, 7), pietra angolare (Isaia 28, 16) che fai dei due uno (Efesini 2, 14): vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra (Genesi 2, 7).

    VII – 23 dicembre
    O EMMANUEL, rex et legifer noster,
    expectatio gentium et salvator earum:
    veni ad salvandum nos, Dominus Deus noster.

    O Emmanuele (Isaia 7, 14), re e legislatore nostro (Isaia 33, 22), speranza e salvezza dei popoli (Genesi 49, 10; Giovanni 4, 42): vieni a salvarci, o Signore nostro Dio (Isaia 37, 20).

    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/12/17/avvento-in-musica-sette-antifone-tutte-da-riscoprire/

    Per alimentare la fiamma dell' anima .
    Ave Maria !

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