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sabato 16 novembre 2024


Non fare il gioco

della mafia finanziaria

 

 

Ci sono singolari concomitanze storiche che inducono a intravedere, anche senza indulgere troppo a ipotesi artificiose, connessioni nascoste tra eventi apparentemente slegati. Negli Stati Uniti torna al potere il campione del giudaismo chassidico di marca lubavitcher, nonostante tutti i media di regime si fossero affannati a dichiararlo perdente in anticipo a favore di una figura demoniaca che, nei piani dell’apolide finanza talmudica, avrebbe dovuto sostituire il fantoccio imposto con la frode nel 2020. Nella Chiesa Cattolica, parallelamente, il papa dei Rothschild, profeta del capitalismo inclusivo, è sempre più apertamente contestato da gruppi, di entità non trascurabile, sulle cui risorse non è dato sapere nulla, malgrado le ampie capacità logistiche e organizzative.

Lotta tra bande?

Si direbbe che la lotta tra le due principali cosche mafiose del giudaismo finanziario fosse giunta ad una svolta, dopo la scomparsa dell’anziano patriarca della famiglia dello Scudo rosso: dall’egemonia del messianismo economico transnazionale, promosso da quest’ultima su base americana, si starebbe forse passando a quella del messianismo politico-religioso, perseguito su base israeliana dalla setta Chabad Lubavitch (quella che usa cadaveri per praticare la stregoneria nei sotterranei della sinagoga di New York)? Sembrerebbe di sì, tenuto conto dell’entusiasmo con cui rabbini ad essa afferenti hanno a più riprese salutato il signor Trump come l’atteso Messia che, a Gerusalemme, dovrebbe ricostruire il tempio sulla Spianata delle Moschee (al netto del bagno di sangue che ciò comporterebbe, del resto già in atto nel Libano e a Gaza).

Che legame può avere tutto ciò con le contestazioni della legittimità di papa Francesco? Abbiamo finora sospettato che esse servissero a demolire ogni possibilità di analizzare seriamente la rinuncia del predecessore e, quindi, a rafforzare la posizione di colui che vien denunciato come usurpatore. È difficile trattenersi dal pensarlo, visto come la sua legittimità venga difesa non dai suoi scherani, che ostentano indifferenza per la questione, ma da varie correnti di conservatori e tradizionalisti, proprio quelle che più ne criticano le parole e le azioni. Qualora i nuovi movimenti sedevacantisti fossero istigati proprio da chi ha il potere per screditare, rendendolo monopolio di personaggi impresentabili, un discorso che potrebbe minacciarlo, sarebbe una trovata davvero machiavellica.

La realtà, però, è forse più semplice e banale, soprattutto se si considera che nell’area bergogliana non ci sono persone così colte e intellettualmente acute: si può anche ipotizzare che i contestatori, a cominciare dal giornalista incaricato di accalappiare sacerdoti e fedeli, siano effettivamente pagati per diffondere avversione verso il Papa regnante e spingere le masse al rifiuto della sua autorità; sarebbe una sorta di rivoluzione colorata in senso inverso. I metodi mafiosi, in fondo, si assomigliano nella sostanza, a prescindere dagli scopi per cui ogni banda ne fa uso. Vien da domandarsi se anche qui, come accade per i politici, gli agitatori ecclesiastici non vengano reclutati per mezzo di ricatti, dopo averli intrappolati in situazioni imbarazzanti e averle debitamente documentate.

Poli politico-religiosi

Ciò che appare probabile, sul versante geopolitico, è che dovrebbe presto cessare la carneficina in corso nell’Europa orientale, come vogliamo sperare pure circa il genocidio in atto in Medio Oriente. L’inaspettata reazione dell’Iran, la quale, autorizzata dalla Russia, ha fortemente danneggiato le infrastrutture militari israeliane e impietosamente mostrato le falle della loro difesa antiaerea, con tanto di precipitosa fuga del Primo Ministro, ha rintuzzato le inaccettabili pretese di uno Stato terrorista per il quale non hanno alcun valore né le norme morali né i trattati internazionali. Per la prima volta, in quasi ottant’anni, quella perversa entità politica ha trovato un’opposizione consistente, capace di indurla a più miti consigli, almeno controvoglia.

È intollerabile che un esercito bombardi indiscriminatamente i civili facendone interminabile strage e aggredisca un Paese neutrale senza risparmiare nemmeno le forze di pace delle Nazioni Unite, mentre i suoi servizi segreti, mediante cariche esplosive inserite nei cellulari, eliminano gli avversari in mezzo ad altra gente, con un una moltiplicazione di vittime innocenti. Condannare tali crimini contro l’umanità non significa affatto esprimere sentimenti antisemiti; eppure pochi osano farlo, quasi che una certa etnia, a motivo di quanto subìto dai nazisti, avesse acquisito una licenza assoluta di commettere impunemente qualsiasi atrocità (a parte l’effettiva consistenza storica di quella vicenda, ingigantita da una vergognosa propaganda reiterata di anno in anno).

Il cosiddetto olocausto fu voluto dai banchieri luciferiani come immenso sacrificio propiziatorio per la fondazione dello Stato d’Isnaele (come lo abbiamo ribattezzato l’anno scorso) e per convincere i benestanti giudei d’Europa a trasferirsi in una terra, abitata da altri, che andava colonizzata da capo in una situazione di estrema tensione. Quanti però si sono colà installati, secondo studi di questi ultimi decenni, non sono di origine israelitica, dato che il loro patrimonio genetico è per il quaranta per cento di origine turca e per un altro quaranta di origine mongola: essi discendono dunque dai famosi cazari dell’attuale Ucraina (dove non a caso si è sognata la fondazione di un secondo Stato ebraico), che nell’VIII secolo si convertirono al giudaismo e furono poi investiti dall’invasione tatara.

Inaspettate connessioni

I palestinesi di oggi, invece, hanno per l’ottanta per cento sangue israelitico. Non ci troviamo perciò di fronte a una questione di natura etnica, bensì a quel disegno criminale di dominio del mondo che richiese la morte del vero Messia. Qui il discorso si congiunge con l’attualità ecclesiale: il pontefice voluto dalla finanza aschenazista (non è un refuso) ha il compito di instaurare quell’unica religione universale che faccia da puntello “spirituale” al nuovo ordine mondiale di marca rothschildiana e rockefelleriana. Sembra però, come ipotizzato in apertura, che la banda lubavitcher, almeno per il momento, stia prendendo il controllo della situazione e che, al posto di Abu Dhabi, intenda imporre Gerusalemme come centro religioso dell’umanità sottomessa.

Ecco allora una possibile spiegazione della sempre più potente contestazione di Bergoglio, la quale, malgrado l’apparente disinteresse dei suoi pretoriani, sta dilagando nella Chiesa. Ciò che ci preme, qui, è il danno delle anime che, per ignoranza indotta, non si rendono conto della gravità di scelte che rompono l’unità della Chiesa. Ai giudei (di razza o di cultura) questo può solo far piacere, ma per noi, che amiamo il Signore, è causa di profonda sofferenza. Se quelli si fregano le mani per gli immensi profitti ricavati dalla vendita di armamenti, noi pensiamo a coloro che le guerre uccidono nel corpo e a coloro che le divisioni uccidono nell’anima. Quelli poi che dilaniano il Corpo di Cristo, come osserva sant’Agostino, non hanno la carità e, di conseguenza, rischiano di dannarsi.

La conclusione di questa cervellotica analisi ecclesiogeopolitica è squisitamente spirituale, ispirata com’è dalla divina Parola: «Tu li nascondi nel segreto del tuo volto all’agitazione degli uomini; li proteggi nella tua dimora dalla ridda delle lingue» (Sal 30, 21). Un intelletto contemplativo scorge a volte cose che i comuni mortali non colgono ma, sapendo che si trova altrove ciò che serve alla salvezza, non attribuisce un’importanza eccessiva né ad esse né a se stesso, preservandosi così dalla tentazione di lasciarsi trascinare in dispute senza fine che distruggono la vita interiore e non hanno alcun effetto vantaggioso. Immaginarsi di poter consegnare il Cristo ai Suoi nemici è pura follia; non voler consegnare ad alcun costo il tesoro dell’anima è sublime sapienza.


1 commento:

  1. Carissimi, a partire dal prossimo Avvento i commenti saranno sospesi. Devo rinunciare a questo dialogo con i lettori sia perché non ne ho più materialmente il tempo, sia perché avverto una chiamata sempre più imperiosa al silenzio e alla contemplazione.
    La pubblicazione settimanale delle mie riflessioni non sarà interrotta, ma esse avranno una taglia più ridotta e mireranno all'essenziale.
    Confido nelle vostre preghiere.

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