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sabato 16 luglio 2022

 

Verso il baratro

ad occhi bendati

 

 

Insta opportune, importune: argue, obsecra, increpa in omni patientia et doctrina (2 Tm 4, 2).

È con profondo dolore che siamo costretti a rilevare il sorgere, in modo scoperto o sotterraneo, di iniziative gravemente illecite con cui membri del clero privi di giurisdizione o addirittura in situazione irregolare attirano dietro a sé, in avventure senza futuro, animi surriscaldati e, generalmente, poco istruiti. Pur senza pretendere di interferire con la sfera della coscienza, nota solo a Dio e a colui al quale uno voglia aprirla, non possiamo non domandarci fino a che punto, su quelle scelte, possano influire vicende private piuttosto che l’asserito bene della Chiesa. Non avendo poi l’intenzione di contrapporci a nessuno, ma unicamente quella di preservare le anime da rovinosi passi falsi, non indulgeremo al vizio, tipico dei progressisti, di squalificare l’avversario con intrusioni di impronta psicologistica; non possiamo tuttavia fare a meno di sospettare che quanti finora ci sono stati amici siano in preda ad un conflitto interiore proiettato su bersagli esterni. In tale evenienza, le passioni offuscano l’intelletto e poi, su quella base falsata, la volontà prende decisioni di rottura; per effetto di ciò si occlude il canale della grazia, con conseguenze, quindi, di carattere non meramente canonico, ma sostanziale. L’individuo si imprigiona altresì in una rappresentazione deformata della realtà, per legittimare la quale non ha altro mezzo che convincerne altri onde reclutare adepti.

L’indottrinamento richiede normalmente una rappresentazione del mondo e della Chiesa in chiave manichea: l’umanità è divisa in buoni e cattivi, amici e nemici, eletti e perduti; chi sta in mezzo, per salvarsi, deve essere attirato nel primo gruppo. È esattamente lo schema della propaganda gnostica, che divideva gli uomini in tre categorie: pneumatici, psichici e ilici (approssimativamente: spirituali, animali e materiali). Gli psichici, in bilico tra i primi e gli ultimi, dovevano scegliere tra il salire di grado lasciandosi “illuminare” con assurdi miti e il finire dannati a causa della loro ignoranza. Oggi non siamo affatto al sicuro da tale falsa impostazione, quando ci capita di ascoltare sedicenti analisti fanaticamente guénoniani o filosofi “cattolici” che si considerano autorizzati a praticare lo spiritismo, il quale – a loro dire – non costituirebbe più un pericolo per chi avesse acquisito date conoscenze, tali da renderlo immune, a quanto pare, persino dagli inganni diabolici. Il manicheismo ha però contagiato anche quei ministri sacri che, sfruttando la propria notorietà, stanno accrescendo nella Chiesa confusione, divisione e smarrimento.

Il dualismo di queste visioni si adatta perfettamente all’impoverimento logico di molti contemporanei, la cui ragione, per influsso della cosiddetta intelligenza artificiale, si è ridotta a funzionare solo per classificazioni binarie. È già una mistificazione parlare di intelligenza a proposito di macchine, cioè di apparecchi fabbricati dall’uomo e funzionanti unicamente grazie alle sue capacità progettuali e applicative. L’intelletto umano non si limita a collegare elementi che abbiano qualcosa in comune, ma è anche in grado di analizzare un oggetto da diversi punti di vista, di scoprire nessi non immediatamente evidenti, di associare oggetti apparentemente disparati, di stabilire analogie di vario tipo tra diversi ordini dell’esistente, di intuire verità nascoste e tanto altro. Il vantaggio di una memoria elettronica è quello di poter contenere e fornire in modo facilmente accessibile una sterminata quantità di dati, ma essa non sarà mai capace di elaborare un pensiero. Le neuroscienze, d’altro canto, non potranno mai render conto della coscienza e del libero arbitrio con un approccio fisico-chimico.

Un certo tipo di tradizionalismo, dunque, risulta funzionale all’infernale progetto del transumanesimo, per quanto ciò possa sembrare paradossale. Molti cattolici di orientamento conservatore, in effetti, considerano la vita cristiana principalmente un sapere e un fare, dove il fare non nasce però da un cuore purificato ed è perciò viziato alla radice, dato che il sapere non serve ad esso per accrescere la compunzione, ma la presunzione. Tale atteggiamento si sposa perfettamente con il funzionalismo della società moderna, nella quale l’individuo è valutato unicamente in base a ciò che sa e realizza, anziché in base a ciò che è per natura e, se battezzato, per grazia. Unico criterio di apprezzamento sono le competenze e le prestazioni, a prescindere dallo stato dell’anima e dai meriti morali, cose che, per tanti tradizionalisti, restano concetti puramente nominali, privi di corrispettivo reale. Non c’è niente di più triste che un saccente discettare su valori platealmente contraddetti dalla condotta pratica; la prosopopea di pretese conoscenze e capacità superiori benda gli occhi sullo scandalo dei semplici e sulle sofferenze loro inflitte con l’esercizio di un’autorità autocratica priva di fondamento canonico e non moderata da un’istanza superiore.

La situazione di chi non deve obbedire a nessuno, oltretutto, lo espone fortemente a cadere vittima della volontà propria, la grande avversaria della perfezione cristiana, anzi la traditrice che, istigata dalla superbia, spalanca le porte alla prevaricazione. Tutta la tradizione spirituale, in Oriente come in Occidente, raccomanda unanimemente l’obbedienza come mezzo infallibile per evitare la rovina dell’anima. Chi infatti si considera autorizzato da circostanze contingenti a mancare ad essa, violando questo o quel precetto in materia grave, immancabilmente si sentirà legittimato a trasgredirne anche altri: una volta ammessa, in base al proprio giudizio privato, la legittimità della disobbedienza in un ambito, perché non ammetterla anche altrove? Il diavolo, in quanto dotato di intelligenza angelica, è capace di un’astuzia sopraffina che i mortali, con le sole risorse della natura, non sono in grado di sventare, a meno che non si tutelino con l’obbedienza, se necessario – come insegna sant’Ignazio – perinde ac cadaver (cioè al modo di un cadavere, incapace di autodeterminarsi e completamente abbandonato all’altrui volontà), purché l’ordine sia lecito e legittimo, cioè conforme alla legge ed emanato, entro i limiti delle sue attribuzioni, da chi detiene l’autorità.

L’incongruenza più palese, talmente macroscopica da passare inosservata, è la contraddizione di chi giudica una situazione particolare in base a princìpi universali e si considera poi autorizzato dalla situazione particolare a violare un principio universale. L’accecamento circa l’enormità di tale circolo vizioso è dovuta alla concentrazione ossessiva su fatti contingenti, che nella loro mutevolezza non possono mai giustificare, per gravi che siano, la trasgressione di esigenze immutabili. Non ha alcun senso attentare all’unità della Chiesa per il bene della Chiesa, creando una gerarchia parallela che pretenda obbedienza sul fondamento di una grave disobbedienza. Come vedete, una contraddizione apre la porta ad un’altra e così via; chi però, per giustificare le proprie scelte illecite, s’è impigliato in un garbuglio di sottigliezze storico-teologico-canoniche, non riesce più a cogliere ciò che risulta evidente al comune buon senso e costruisce su quella base malferma tutto un edificio argomentativo incapace di reggere alle obiezioni. Non parliamo poi della mancanza di fede di chi, volendo sanare con mezzi umani un’emergenza che supera le umane possibilità, dimostra di non credere realmente nell’onnipotente e infallibile governo divino.

Quando uno subisce un’ingiustizia, deve domandarsi anzitutto se e in che misura ciò non dipenda pure dai suoi peccati ed errori, in modo da potersene emendare; poi riconoscere che ogni cosa, per gravosa che sia, è disposta dalla Provvidenza per la preservazione da un male o in vista di un bene ancora ignoto; infine abbandonarsi alla volontà di Dio con la certezza che chi la persegue sinceramente non rimarrà mai privo della Sua guida e del Suo soccorso: con il Suo amore e la Sua grazia abbiamo tutto e non ci manca nulla di essenziale. Queste disposizioni interiori ci donano la capacità di attendere l’intervento divino senza agitarci né perdere la fiducia. Il tentatore, al contrario, soffia sulle braci delle passioni e dell’impazienza per attizzare lo spirito di insubordinazione e spingere il soggetto a voler risolvere da sé le sue difficoltà anziché lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, il quale mormora invece all’anima umile e docile: Exspectans exspectavi Dominum, et intendit mihi (Ho aspettato con perseveranza il Signore ed egli si è volto verso di me; Sal 39, 2). Qui è in gioco non soltanto il sano sviluppo della vita spirituale, ma proprio la preservazione della fede addotta a pretesto della ribellione, di quella fede che si pretende di tutelare col contraddirla.

Così si corre volontariamente verso il baratro con gli occhi bendati e gli orecchi turati. Il peccato per il quale san Giovanni raccomanda di non pregare, poiché conduce alla morte (cf. 1 Gv 5, 16), è quello di chi, per orgogliosa insubordinazione, si separa dalla Chiesa rigettandone la legittima autorità. Ben diverso è il caso di chi, nato ed educato in una confessione acattolica, è convinto in buona fede di essere nella verità; non è stato lui personalmente, infatti, a causare la rottura, erede com’è di una situazione sedimentatasi nel tempo. Qui, al contrario, si tratta della diretta responsabilità di un atto con cui deliberatamente si spezza quell’unità per stabilire la quale il Verbo incarnato ha versato il Suo Sangue prezioso (cf. Ef 2, 13ss). Non c’è acrobazia intellettuale capace di giustificare una colpa del genere, che si oppone radicalmente alla carità; ogni tentativo sarà piuttosto un peccato contro lo Spirito Santo, per il quale non c’è rimedio. La morte cui allude l’Apostolo non è perciò la perdita dello stato di grazia (che si può ricuperare), bensì una condizione da cui, a meno di un miracolo, non si torna più indietro. L’eventuale miracolo, però, non potrà certo meritarlo chi resiste alla grazia, ma soltanto qualcuno che si offra al suo posto.

 

25 commenti:

  1. Lei parla come un cattedratico e non si rende conto che deve raggiungere tutti e non solo chi ha tre lauree..e poi è talmente prolisso e complicato che credo nessuno vada oltre la decima riga....

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    1. Questo commento è davvero sciocco, don Elia quando scrive è di una chiarezza adamantina, ha uno stile elegante che denota una grande cultura unita ad una fede granitica ed una grande umiltà tipica dei veri uomini di Dio.

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    2. Non intendo escludere né offendere nessuno; certe questioni, tuttavia, sono di una complessità tale da non poter essere liquidate in due parole con facili "slogan" ad effetto (modo di procedere, questo, tipico dei manipolatori).

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  2. Però qualcosa bisogna pur fare

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    1. Certo, ma solo ciò che è lecito e conforme alla volontà di Dio.

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  3. Carissimo don Elia, perdona il modo irruento con cui ti scrivo ma sono sconvolta dalle cose orribili, mostruose, disumane, demoniache che apprendo in un articolo appena letto (anzi, non sono rius ita a leggerlo tutto perché tremavo e piangevo ) eccolo https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0yQNUKS6WBCgEhyVazo9ckgZGbHh5DLZUpSHEuXEokJnxRBG278cCMdSxsqUjhZtJl&id=100003926951958&sfnsn=scwspmo. Il motivo per cui ti scrivo è questo: perché Dio che è l'Amore permette a questi mostri di compiere tali orrori su dei bambini innocenti, che immagino siano poveri, orfani, o venduti dai loro genitori per pochi soldi. E noi cosa possiamo fare per fermare tutto ciò: pregare, digiunare, cos'altro?? Ti prego aiutami a capire perché sto impazzendo!!! I bambini non si toccano!!!!

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    1. La gravità del male che avviene per permissione divina è una pietra d'inciampo per tanti che non hanno la fede. Noi che, per grazia, crediamo nel Dio-Amore sappiamo che da ogni peccato che permette Egli trae un bene più grande. Il Signore, inoltre, ascolta le nostre preghiere unite alla penitenza e, al momento opportuno, interviene per fermare i malvagi. Senza lasciarti prendere dallo sconforto, offri le tue preghiere e mortificazioni per le mani dell'Immacolata.

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    2. Grazie caro don Elia, le sue parole mi sono tanto di conforto. Che il Signore la benedica.

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  4. Meno male che Atanasio d'Alessandria (che allora non faceva ancora di cognome "Santo", ed era accusato dai più di essere "divisivo") non si è perso in simili elucubrazioni e sofismi polemici... altrimenti la Chiesa sarebbe finita nel IV secolo.
    Perché l'Onnipotente interviene (e come!) a salvare la Sua Chiesa, ma lo fa SEMPRE attraverso uomini (e donne!) BUONI e con il CORAGGIO della VERITÀ...Come ha salvato la S.Messa grazie al "disobbediente" Mons.Lefebvre, e oggi salva la credibilità della Chiesa grazie all' "irresponsabile" Mons. Viganò, (che qui si ama tanto vituperare, senza nemmeno avere il coraggio di nominarlo), dall'asservimento totale al NWO anticristico...un sacerdote dotato di un minimo di sensus fidei sà riconoscere chi lotta davvero per il bene della Chiesa.

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    1. La vicenda di sant'Atanasio non è pertinente alla situazione odierna. L'arianesimo era stato condannato da un concilio, mentre gli errori attuali sono scaturiti proprio da un concilio; di conseguenza essi appaiono legittimi e chi li combatte un ribelle. Alla luce di queste considerazioni, non intendiamo "perderci in elucubrazioni e sofismi", ma trovare la difficile via di un'opposizione che non ci collochi fuori della comunione gerarchica.
      Una somiglianza con la Chiesa del IV secolo è la compiacenza di parte della gerarchia verso il potere politico, ma né oggi né allora tutti i vescovi e i sacerdoti erano eretici. Per questo bisogna contare sui ministri fedeli rimanendo uniti ad essi, anziché separarsene.

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    2. Non capisco come si possa paragonare Sant'Atanasio, che era fedele al Papa Giulio I, con altri vescovi che al Papa regnante non erano evidentemente nella stessa misura fedeli?

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  5. Mi era venuto in mente di chiedere ai lettori se conoscessero un'oasi,un eremo, una grotta, non troppo lontano da Roma in cui trovare un po' di refrigerio per qualche giorno e saziarsi del silenzio; poi ho ripensato alle ferite sanguinanti della Chiesa Cattolica ,ai flagelli inferti dai nemici di Dio, all'idra di morte che sembra inarrestabile ed ho deciso che e' meglio approfittare (finche' sono in tempo) di questa afflizione ed offrirla al Tre volte Santo per riparare ai miei e altrui oltraggi,offese,indifferenze di cui e' fatto oggetto unitamente alla Sua SS.Madre.
    Dio Uno e Trino abbia pieta' di noi,Tri-benedica tutti i Sacerdoti e per i meriti del Sangue di Gesu' volga ancora il Suo sguardo su di noi e ci doni altre sante vocazioni. Amen
    https://www.marcotosatti.com/2022/07/19/veronica-cireneo-se-non-e-concreta-non-e-fede-una-storia-di-bestemmie/

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  6. NAPOLI
    Bacio saffico sul set, l'esempio libero di una suora
    ECCLESIA 19-07-2022
    Due attrici girano un bacio saffico ai Quartieri spagnoli. Una suora di passaggio, senza curarsi del set, interviene per redarguirle e ammonirle: «È il diavolo». C'è da togliersi il cappello di fronte al senso morale, materno, metafisico e soprannaturale di questa suora il cui gesto condensa tutta la libertà e la purezza della Chiesa ancora fedele a Cristo.
    https://lanuovabq.it/it/bacio-saffico-sul-set-lesempio-libero-di-una-suora
    Fede concreta.

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  7. Buon "onomastico", don Elia!

    Per coloro che credono di essere gli unici fedeli superstiti, gli unici veri cattolici, per coloro che credono che la barca di Pietro sia affondata, si ricordino cosa Dio rispose ad Elia, quando egli pensava di essere il solo rimasto fedele al Signore tra gli ebrei: "Elia, me ne sono riservati altri settemila in Israele!".
    Ecco, Dio sa cosa fa senza aver bisogno del nostro parere! Anche se ci sembra che vada tutto male, il piccolo resto c'è ed è saldo, fedele a Cristo nella sua Chiesa, anche se a noi pare di non vedere nulla!

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  8. Vita spirituale e Santa Messa
    Matteo D'Amico
    https://gloria.tv/post/NDPj1yNreEYV6fndu24V7o3yK#5740

    don Elia
    LA VIA DELLA PACE
    La meditazione:
    come trovare Gesù, sempre e dovunque
    https://www.edizionisolfanelli.it/laviadellapace.htm

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  9. Così un’abbazia ricca di giovani monache e vocazioni offre aiuto per scoprire se Dio ti chiama
    https://www.aldomariavalli.it/2022/07/21/cosi-unabbazia-ricca-di-giovani-monache-e-vocazioni-offre-aiuto-per-scoprire-se-dio-ti-chiama/
    Un po' di aria fresca!
    E guardate come sono belle queste alberelle con le radici rivolte al cielo..

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  10. Grazie. Raccomando senz'altro anch'io la lettura degli scritti di padre Kolbe sulla massoneria. Ave Maria!

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  11. [...] O Padre, che cos’è questa giustizia ingiusta di papa Francesco e del Vaticano? È sicuro che Dio possa accettare una tale ingiustizia? Perché oggi questo vento di dittatura nella Chiesa cattolica contro coloro che preferiscono obbedire alla legge divina assoluta invece di seguire la Vostra flagrante disobbedienza a questa eterna legge divina? Dopo tutto questo, pensate davvero di meritare il rispetto dei cristiani, quando li portate a offendere Dio e a disprezzare la legge eterna? [...]

    Qual è il più grande crimine del sacerdote africano ora sanzionato? Aver avuto l’audacia di contraddire in pubblico papa Francesco e la sua Congregazione per la dottrina della fede. Ma Gesù (trentenne) non ha forse fatto lo stesso con i capi religiosi del suo tempo (che avevano 60, 70, 80 anni) perché era la verità? Purtroppo, lo consegnarono per essere crocifisso. Eppure, è da questo sacrificio che Dio ha tratto la sua vittoria: la luce della Verità ha brillato sulle tenebre dell’errore e della menzogna. Padre carissimo, mi rifugio nel costato aperto di Gesù Crocifisso e nelle lacrime della Vergine Maria ai piedi della Croce.

    Suo figlio in Gesù, Maria e Giuseppe,

    Abbé Janvier Gbénou

    (pseudonimo: padre Jesusmary Missigbètò)

    Fonte: rorate-caeli.blogspot.com

    Ps: un coraggioso sacerdote che parla come santa Caterina da Siena, in tempi di anoressia dalla Verità cattolica integrale.
    Per il testo completo, posto di seguito il link dal blog di Aldo Maria Valli, Duc in Altum

    https://www.aldomariavalli.it/2022/07/05/padre-janvier-gbenou-a-papa-francesco-lei-contraddice-la-tradizione-cristiana/amp/

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  12. Reverendo don Elia,
    san Tommaso d’Aquino insegna che il “finis iuris canonici tendit in quietem Ecclesiæ et salutem animarum”. Tale principio sottende tutta la natura della struttura gerarchica della Chiesa Cattolica come voluta da Nostro Signore Gesù Cristo per portare con l’aiuto della Grazia quante più anime possibile in Paradiso. E’ chiaro perciò che nella Chiesa Cattolica non vi è spazio per l’anarchismo finalizzato “a violare l’ordinamento canonico e a rigettare l’autorità ecclesiastica”. Nessuno, se non preventivamente investito di autorità, può valutare in foro esterno la legittimità canonica di una carica o di un decreto canonico. Poniamo però il caso di un religioso che si sia formato alla maniera tradizionale in una comunità o fraternità sacerdotale nella quale poi è destinato a esercitare il proprio ministero sacerdotale. E che a questo candidato, per quanto egli abbia già ricevuto il suddiaconato o il diaconato, senza alcuna motivazione canonica grave, venga negata l’ordinazione sacerdotale solo perché da Roma è giunto l’ordine di stroncare una comunità che celebra il RRA. A fronte di un palese arbitrio, il candidato al sacerdozio deve far prevalere il principio della giurisdizione in senso stretto o non piuttosto la salus animarum e, in assenza di chiarimenti plausibili, chiedere, in accordo con la comunità religiosa che lo ha formato, a un altro vescovo anche privo di giurisdizione se, valutato attentamente il caso, sia disposto a ordinarlo sacerdote? Se a un vescovo ultraottuagenario viene fatta dalla Santa Sede prima la promessa di ordinare vescovo un sacerdote della fraternità sacerdotale da lui fondata per poi ritardarla continuamente in attesa che quell’anziano vescovo muoia, quel vescovo avrebbe dovuto anteporre la giurisdizione o la salus animarum della fraternità da lui fondata con la stessa approvazione canonica della Congregazione per il Clero? Se quel vescovo ultraottuagenario non avesse consacrato quattro vescovi è molto probabile che i sacerdoti di quella fraternità, in assenza di una prospettiva futura sarebbero stati prima assorbiti dagli istituti costituiti dall’Ecclesia Dei, e poi portati progressivamente all’eutanasia del RRA. E dubito che in assenza della resistenza di quel vescovo ultraottuagenario vi sarebbe stato il Summorum Pontificum nel 2007. I sacerdoti che per anzianità ebbero l’indulto a celebrare il RRA sono tutti morti e nessuno di loro ha lasciato eredi nella prassi sacramentale. Tolta la volontà di creare una chiesa scismatica o di costituire una gerarchia parallela sovvertendo l’ordine gerarchico della Chiesa come istituita da Gesù Cristo, di fronte all’arbitrio e al conflitto con la salus animarum non si può rimanere inerti ritenendo che Gesù Cristo interverrà certamente. Fondatore e proprietario della Chiesa Cattolica è Gesù Cristo, ma normalmente Egli opera attraverso cause seconde, nel caso di specie battezzati laici, religiosi e ministri ordinati.
    Il fatto che il suo Ordinario tolleri che lei possa celebrare secondo il RRA – valuti se applicare anche a sé stesso ciò che sospetta quando tratta della figura del ribelle - non sia una prova che siccome al momento si è attenuto al principio della giurisdizione potrà sempre farlo e non la induca a ritenere che la giurisdizione è il criterio principe per stabilire chi è dentro e chi è fuori dalla piena comunione ecclesiale. Se il suo Ordinario cambiasse o, alla luce di Traditionis Custodes e ancor di più di Desiderio Desideravi, le proibisse la celebrazione pubblica della Messa in RRA, lei celebrerebbe in NO o celebrerebbe ugualmente in RRA? Farebbe prevalere la giurisdizione o la salus animarum?

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    1. Ho risposto altrove allo stesso commento. In relazione all'aggiunta inserita in questo, trovo contraddittoria l'ipotesi di poter escludere "la volontà di creare una Chiesa scismatica o di costituire una gerarchia parallela" quando, di fatto, si compie un atto che per sua stessa natura causa uno scisma e si erige una struttura gerarchica indipendente con vescovi, distretti e priorati territoriali.

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    2. Qui si identifica anche 1:1 la salus animarum con il RRA, ovviamente non penso volesse escludere a priori che ci siano persone che si siano salvate con il rito nuovo, quindi rimane da soppesare cosa e'piu'utile alla salus animarum, il RRA come fine o evitare lo scisma. Sul Summarum Pontificum giustamente scrive "dubito" perche'qui di certezze non ve ne sono se non che cio'che e'impossibile agli uomini e'possibile a Dio. Anche l'ottuagenario Abramo ha pensato di doversi comportarsi in un certo modo per fare la cosa migliore. Ma lo era veramente?

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  13. La domanda è incongrua perché la salus animarum presuppone ANCHE la giurisdizione e qualora l'mperio vescovile confligga con i canoni o deturpi dottrina,liturgia e morale esso non è che tirannia dunque massimamente un atto anti giuridico e quindi extra giurisdizionale.

    Faccio presente che i concili ecumenici permettono ai laici in questioni di Fede di denunciare i propri vescovi a determinate condizioni, ma dal feudalesimo in poi questo è stato abilmente sottaciuto e accantonato.
    D'altronde una sentenza è possibile solo all'autoritá stessa ma una valutazione o giudizio su quel che accade tutti coloro che hanno un minimo di conoscenza possono farla.

    Inoltre c'è una cosa che sarebbe ora si piantasse di fare. Foss'anche il rito romano cessi del tutto ( ma infondo è giá così dacchè lo stesso rito del 62 ne è solo un simulacro ) esistono altri riti nella Chiesa. La Chiesa non è ridotta al rito latino.

    La risposta è no. Non si può trovare altro vescovo. Ciò confligge con ogni canone antico.

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