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domenica 21 aprile 2019


Urbi et orbi
Appello ai Cardinali




Sia il vostro parlare: sì, sì; no, no. Il di più viene dal maligno (Mt 5, 37).
Se questi taceranno, grideranno le pietre (Lc 19, 40).

Là dove la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità è stata costituita per illuminare le genti, han posto il trono della loro abominevole empietà, affinché, colpito il pastore, siano in grado di disperdere anche il gregge (Leone XIII, Esorcismo contro Satana e gli angeli ribelli).

In coscienza, in qualità di fedeli della Chiesa Cattolica, non possiamo considerare normale l’odierna situazione ecclesiale. La costituzione divina della Chiesa militante, stabilita dal suo Fondatore in modo immodificabile, vuole che essa abbia, quale principio di unità visibile, un unico capo; infatti il governo di uno solo e l’obbedienza che gli è dovuta da ogni membro della Chiesa assicurano la comunione di tutti sia con il Capo invisibile, che dal cielo la regge tramite il Suo Vicario in terra e gli altri vescovi, sia tra di loro. Per volontà divina, il primato papale consiste nella piena e suprema, immediata e universale giurisdizione del Successore di Pietro su tutti i battezzati. L’ufficio di Romano Pontefice ha pertanto carattere giuridico e non sacramentale: esso è conferito mediante elezione canonica e decorre a partire dal momento dell’accettazione. La rinuncia ad esso è sempre possibile, purché sia debitamente manifestata, ma comporta la perdita totale dell’ufficio, permanendo soltanto il grado episcopale.

Da questi irrefutabili dati risulta inequivocabilmente che la qualifica di papa emerito è destituita di ogni fondamento dogmatico e canonico. Un papa che rinunci all’ufficio di Sommo Pontefice rimane semplice vescovo e perde ogni diritto di usare ancora il nome, l’abito e lo stemma indicanti la dignità connessa all’ufficio medesimo. Mantenerli dopo l’abdicazione è fonte di confusione, soprattutto se la relativa dichiarazione esprime soltanto l’intenzione di non esercitare più il ministero attivo a partire da una certa data e non – come sarebbe logico – l’atto di volontà con cui si effettua la rinuncia. Se poi è intesa in rapporto a un ipotetico aspetto distinto dell’ufficio, la rinuncia stessa è invalida per errore sostanziale circa il proprio oggetto. L’ufficio di Romano Pontefice è per essenza, come già detto, la suprema giurisdizione su tutta la Chiesa; perciò non lo si può detenere senza esercitarlo attivamente, né si può rinunciare al suo esercizio conservandone la dignità.

Diverso è il caso del vescovo emerito, il quale, pur avendo rinunciato al potere di giurisdizione ricevuto dal Papa (e quindi non detenendolo più), conserva il potere di ordine (legato all’indelebile carattere sacramentale conferitogli dalla consacrazione episcopale), che può tuttavia esercitare solo a determinate condizioni. Tale anomala evenienza, che prima costituiva un’eccezione, dopo il Concilio Vaticano II è diventata la regola: adesso abbiamo successori degli Apostoli a tempo, quasi si trattasse di cariche civili. Ciò è nondimeno ammissibile per via della distinzione, appena menzionata, delle due potestà; ciò che rende il Papa tale, invece, è la sola potestas iurisdictionis, nella quale non si può scindere un aspetto attivo da un supposto aspetto contemplativo, nemmeno se – come ipotizzato da un canonista nel 2013 – Benedetto XVI si è avvalso della propria autorità suprema per rinunciare  all’esercizio di tutte le facoltà connesse (cosa che, ammesso che sia possibile, significherebbe che ancora la conserva). Riguardo alla sua rinuncia, dunque, è assolutamente necessario e quanto mai urgente un chiarimento autorevole.

L’eventualità di una rinuncia invalida rende infatti nulla l’elezione del successore, che nel caso presente appare dubbia anche per un altro ordine di gravi motivi: la cospirazione che ha condotto all’elezione, pubblicamente testimoniata da uno dei suoi principali artefici (riguardo alla quale la Costituzione Universi Dominici gregis di Giovanni Paolo II commina la scomunica latae sententiae a quanti ordiscono un accordo prima del conclave e a chi lo accetta); le irregolarità procedurali dell’elezione stessa (che in forza delle norme stabilite dalla medesima Costituzione la rendono nulla); la manifesta eterodossia, precedente all’assunzione al Soglio di Pietro (da cui Paolo IV, con la bolla Cum ex apostolatus officio, esclude gli eretici). L’universale accettazione da parte della Chiesa può pure sanare le irregolarità procedurali, ma è arduo ammettere che possa sanare la carente ortodossia del candidato e lo stato di scomunica di alcuni elettori e dell’eletto stesso. È vero che l’eterodossia di quest’ultimo, pur essendo notoria, non era stata formalmente dichiarata prima dell’elezione, ma successivamente ad essa egli ne ha dato ulteriore, ampia conferma: Furor illi secundum similitudinem serpentis (Il suo furore è simile a quello del serpente, cf. Sal 57, 5).

A tutti i quesiti sopra sollevati, allo stato attuale, pare impossibile fornire una soluzione definitiva. Tuttavia è indubitabile che l’insegnamento di Jorge Mario Bergoglio non sia conforme alla dottrina cattolica: la lista delle affermazioni ad essa contrarie o con essa difficilmente compatibili si allunga di giorno in giorno, aggravando sempre più lo sconcerto e lo smarrimento degli autentici fedeli, che vedono contraddetta la fede trasmessa in continuità dalla Chiesa per due millenni. I laici e i semplici sacerdoti non hanno però l’autorità di intervenire in questo campo, ma possono soltanto reclamare che lo facciano quanti ne hanno il compito, cioè i Vescovi e soprattutto voi Cardinali, collaboratori immediati del Papa. In caso di evidenti errori o ambiguità dottrinali, voi avete l’ineludibile obbligo di redarguirlo severamente e di esigerne la rettifica, come avvenne nel caso di Giovanni XXII quando, tra il 1331 e il 1333, a voce e per iscritto, espresse opinioni contrarie alla sentenza comune circa la condizione dei defunti dopo la morte. I Cardinali di allora lo spinsero a ritrattare, prima di morire, quel singolo errore; nel caso attuale, ne abbiamo a fasci.

Il vostro silenzio siderale, insieme alle anomale modalità delle dimissioni di Benedetto XVI, può essere interpretato come effetto di una permissione divina e, quindi, elemento di un piano superiore mirante a far emergere il reale stato, sul piano della fede e su quello della morale, di parte del clero e dei fedeli, stato che, fino a Francesco I, veniva dissimulato, mentre adesso si appalesa senza più alcuna remora, esibendo tutta la sua ripugnante immondezza. «Doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. Di fatto, ora molti anticristi sono apparsi; da questo conosciamo che è l’ultima ora» (1 Gv 2, 19.18). Se questa intuizione di fede ci spinge ad avere fiducia nei segreti disegni della Provvidenza, ci chiediamo nondimeno fino a che punto il Popolo santo di Dio dovrà esser messo alla prova sopportando scandali abominevoli e quante anime dovranno ancora essere esposte alla dannazione eterna dall’eterodossia di tanti ministri ordinati. Forse non bastano le inadempienze dei Vescovi nel correggere gli eretici e i viziosi, perché si debba aggiungere la vostra omissione di una doverosa riprensione di colui che continua a smantellare la dottrina e a promuovere i corrotti?

Siamo ben consapevoli che spetta al Signore dirigere la storia, fissandone tempi e scadenze, ma sappiamo parimenti che la nostra preghiera e la nostra azione, previste dall’eternità dalla prescienza divina, sono incluse nel Suo governo e possono pertanto affrettarli. Che cosa preferite, Eminenze Reverendissime? Il martirio per fedeltà alla fede che siete stati chiamati a difendere, simboleggiato dalla porpora che indossate, o la morte ignominiosa che un castigo celeste potrebbe infliggervi per mano dei nemici della Chiesa? Un’opposizione franca e dignitosa, sull’esempio dell’apostolo Paolo, a colui che è ritenuto successore di Cefa, per quanto possa provocare la revoca dei vostri incarichi, o l’umiliazione di una condanna civile, con la relativa berlina mediatica e la concreta eventualità del carcere? È pur vero che c’è chi, fra voi, ha perso l’ufficio non soltanto per un’aperta contestazione, ma persino per aver fatto semplicemente il suo dovere di guardiano della dottrina, come pure chi, da un’altissima responsabilità economica, è stato gettato in pasto alle belve nell’arena di un processo-farsa; non ignoriamo affatto che le presenze scomode possano essere neutralizzate con scandali orchestrati ad arte. Ma non siete certi che il Signore protegga coloro che si pongono senza riserve al Suo servizio e Gli danno coraggiosa testimonianza?

Se la vostra non è la nostra stessa fede, dovete rinunciare al vostro compito e ritirarvi a vita privata. Chi non professa la dottrina cattolica e non è disposto ad abiurare le sue convinzioni erronee deve andarsene, perché non è più membro della Chiesa e deve quindi uscirne anche visibilmente; il suo ministero è del tutto illegittimo. Che ci crediate o no, Dio vi chiederà conto delle vostre scelte e vi castigherà, se non saranno state conformi alla Sua santa volontà. Se invece vi alzerete in piedi e proclamerete a gran voce la verità, noi vi seguiremo con entusiasmo e benediremo il Signore per voi, implorandolo di difendervi da ogni male. C’è tutto un popolo che aspetta solo un segnale per mettersi in moto, ma ha bisogno di guide.

Siamo fedeli figli della Chiesa; perciò non vogliamo fare da soli. Riconosciamo pienamente il ruolo vostro e dei Vescovi; non intendiamo affatto sminuirlo. Gli attacchi che subite ci fanno terribilmente soffrire, perché amiamo il Signore e coloro che Lo rappresentano. È per la fede in ciò che siete e per la stima che nutriamo nei vostri confronti che vi supplichiamo di intervenire. La vostra ricompensa sarà molto grande, già su questa terra, quando il Signore avrà ristabilito le sorti della Sua amata Sposa. Se non farete in tempo a vedere ciò, morirete con la pace di una buona coscienza e sarete ammessi all’eterna beatitudine, nonché ricordati per sempre come veri Pastori.

13 commenti:

  1. Grazie infinite don Elia,della verità che scrive,anche se atroce. Ricordi le parole del Crocefisso del buon Guareschi
    , «Don Camillo, tenga duro. Quando i generali tradiscono, abbiamo più che mai bisogno della fedeltà dei soldati».
    Noi siamo soldati,fedeli al Cristo, ci fidiamo e ci affidiamo totalmente al Padrone dell’Universo e a Lui chiediamo supplichevoli che affretti i tempi della Risurrezione della Sua Chiesa. Nella Sua infinita Misericordia, ascolti la preghiera di chi è degno ai Suoi occhi così come ascoltò la preghiera Dell’Addolorata anticipando la Resurrezione all’alba della domenica.
    Oggi è Pasqua don Elia,Gesù è Risorto senza ferite ne sangue,sfolgorante di Luce . Canti il Gloria e porti questi soldati sull’altare perché conservino fino alla fine il coraggio della Fede.Santa Pasqua a tutti.
    https://www.youtube.com/watch?v=zJ9jxd8K5-A&list=RDzJ9jxd8K5-A&start_radio=1

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  2. "C’è tutto un popolo che aspetta solo un segnale per mettersi in moto, ma ha bisogno di guide". Santa Pasqua di Resurrezione a don Elia, ai sacerdoti, a tutta la Parrocchia virtuale

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  3. Limpido! Esortazione di un vera Guida!

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  4. Grazie di tutto don Elia,

    Santa Pasqua a lei e tutti i suoi cari!
    Cristo è risorto, è veramente Risorto!

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  5. Ottimo post.

    Auguri di una Santa Pasqua!

    Un caro saluto dal Brasile.

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  6. Grazie Don Elia, Santa Pasqua

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  7. No , oggi no !
    E' la mattina di Pasqua ed e' gioia per il popolo dei credenti . Gioia , gratitudine , piena di ferma speranza per noi tutti e per il creato . Il sepolcro e' vuoto !Il corpo di Gesu' non c'e' ! E' ritornato a vita non semplicemente ma a vita Gloriosa ! E quindi anche pensando a tutte le Vie Crucis umane : oggi e' gioia ! Dobbiamo vivere da risorti ri-cominciando a pungolare chi di dovere affinche' vengano eliminati i semi di morte delle leggi umane anticristiane . La tomba e' vuota !

    https://www.youtube.com/watch?v=ZBbLX2kkny8
    Sequenza "Victimae Paschali" e Alleluia - Cappella Musicale Antoniana

    Victimæ paschali laudes immolent Christiani.
    Agnus redemit oves:
    Christus innocens Patri reconciliavit peccatores.

    Mors et Vita duello conflixere mirando:
    Dux Vitæ mortuus, regnat vivus.

    Dic nobis, Maria, quid vidisti in via?
    Sepulcrum Christi viventis, et gloriam vidi resurgentis,
    angelicos testes, sudarium et vestes.
    Surrexit Christus spes mea: præcedet suos in Galilaeam.

    Scimus Christum surrexisse a mortuis vere:
    Tu nobis, victor Rex, miserere.

    Amen. Alleluia.

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  8. In occasione della denuncia di Viganò si disse che un personaggio facoltoso elargiva somme cospicue di denaro e promesse di brillanti carriere a prelati di rilievo nella gerarchia ecclesiastica se accoglievano e promuovevano in America la propaganda elettorale di Bergoglio. Il gotha della massoneria ecclesiastica intanto pianificava negli incontri di san Gallo la stessa cosa. Per quanto mi risulta lo Spirito Santo illumina e guida chi si apre alla sua azione con la giusta predisposizione. Quindi, se i cardinali son hanno fatto una scelta libera ma condizionata nel Conclave, non mi si venga a dire che il papa viene eletto ed opera sotto la guida dello Spirito Santo. Cosa più si aspetta? Quanti cardinali sanno queste cose e possono testimoniarle ma non lo fanno? Basterebbe che alcuni di loro parlassero per far destituire per nomina illegittima Bergoglio. Temono forse di rimanere senza stipendio ora che sono abituati a condurre un tenore di vita invidiabile? Nella Scrittura è detto che quando il popolo si allontana da Dio Egli lo lascia in balia del suo peccato finché questo non si pente. Se il nostro buonismo ha permesso alla massoneria ecclesiastica di prendere il potere assoluto (ed oggi anche numerico grazie alle nomine di personaggi inquietanti per le loro malefatte come nuovi porporati scelti da Bergoglio) senza opporci, cosa pretendiamo? Piangiamo piuttosto per le nostre gravissime omissioni e preghiamo che chi deve parlare parli! Allora sì che si permette allo Spirito Santo di agire davvero!

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  9. Tralascio il gravissimo argomento dell'eterodossia. Faccio una considerazione sul papa emerito e sui vescovi emeriti. C'é qualcosa di eccessivo. A 75 anni i vescovi devono scomparire da una comunità, che hanno guidato per molti anni e diventano apolidi. A Roma il vescovo viene eletto a quell'età o anche maggiore. Benedetto XVI ha determinato una situazione nuova e non ancora adeguatamente regolamentata: il vescovo come persona totalmente legato alla sua chiesa anche quando deve lasciarne la guida. Vale per le diocesi e vale per Roma. Il vescovo rimane per sempre parte stabile del clero della propria diocesi. Forse il termine "emerito" non esprime adeguatamente questa visione e la collocazione come parte attiva della diocesi anche quando non ha più giurisdizione. Il vescovo dalla consacrazione non è un funzionario di Roma, ma Cristo nella Chiesa locale. Forse in questo modo ogni chiesa riprende il valore reale della Tradizione e non l'indirizzo politico-religioso del Papa di turno e varrebbe ugualmente per Roma. E forse inizieremmo a risolvere il problema dell'eterodossia.

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  10. Non c'è che dire, ineccepibile, persino quasi commovente, a tratti. Difficile rimanere indifferenti ad un simile appello, a meno di essere talmente accecati dall'ideologia modernista, massonica, anticristica, e talmente induriti di cuore da e colmi di odio per la Verità tuta intera (e per coloro che la difendono) da non voler ascoltare niente che sia difforme dalla vulgata bergogliana, vaticnsecondista all'ennesima potenza. Purtroppo l'esperienza recente rende arduo pensare che simili appelli possano ottenere un qualche effetto, una pur minima accoglienza da coloro a cui sono rivolti. Non vogliono entrare (in Paradiso) e sono cocciutamente intenzionati a non far entrare nemmeno coloro che sono affidati alle loro cure pastorali, cioè il gregge loro affidato da Cristo stesso. Mal glie ne incoglierà, però, ci credano o meno, come ci ricorda l'estensore di questo ammirevole appello. Christus Vincit, cari Vescovi, non sarà Bergoglio, né il clero massonico, né le potenze tutte dell'Inferno a vincere, tenetelo bene a mente, e cercate almeno di salvarvi l'anima !

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  11. Ringrazio tutti degli auspici pasquali, che ricambio invocando su ognuno la pace e la forza del Risorto.
    Non mi illudo che questo appello sortisca qualche effetto, ma è l'estremo grido lanciato in una situazione apocalittica, nella quale non possiamo che pregare e reclamare una presa di posizione da parte di quanti sono costituiti in autorità, prima che arrivi un castigo dal Cielo. Così - almeno spero - potremo stare davanti al Signore con la coscienza serena di chi ha fatto tutto il possibile senza lacerare ulteriormente la comunione ecclesiale.

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  12. NTERVISTA/CODA NUNZIANTE
    Marcia per la Vita, obiettivo: smantellare la Legge 194
    http://www.lanuovabq.it/it/marcia-per-la-vita-obiettivo-smantellare-la-legge-194

    Cominciamo/continuiamo con questo obiettivo , eliminare questo seme maligno .
    Versiamo lacrime di coccodrillo per i martiri dello Sri Lanka e noi , a casa nostra , permettiamo questa strage di anime create da Dio (piaccia o non piaccia ) . La soluzione ? L'esempio di sempre , l'esempio di Madre Teresa : dategli la vita (che e' di Dio), portateli a me...

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  13. «Dobbiamo riporre tutta la fiducia nella Santa Vergine. È lei che tiene il timone. Mi ha detto: "Devo solo chiedere. Dio ristabilirà la pace nel mondo". Orbene, Maria è così piena di misericordia che diceva a un pover'uomo: "Se Dio, nella sua ira, spezzasse il mondo, Io gli porterei i pezzi».

    Fonte: "Apôtre et mystique: le Père Lamy", conte Paul Biver, Librairie Gabriel Enault, Parigi, 1950.

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