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sabato 6 aprile 2019


Acquista la pace interiore




«Se vuoi lo Spirito Santo, sii puro come un angelo, perché la colomba di Noè non si posò sul fango, ma ritornò nell’arca. Se, volando nel mondo, trovi il fango, non ti ci fermare neppure per un momento e ritorna nell’arca del mio tabernacolo, aspettando che le acque della corruzione diminuiscano e non ti insozzino. Allora tu puoi essere colomba che porta al mondo il ramoscello della vera pace. Attira lo Spirito Santo nella tranquillità della carità; se ti agiti e dài corso ai nervi, lo Spirito Santo si eclissa da te, perché non in commotione Dominus (1 Re 19, 11)» (Nostro Signore Gesù Cristo al Servo di Dio don Dolindo Ruotolo).

Il Signore non è presente nell’agitazione e nell’irrequietezza dell’uomo; lo Spirito Santo rifugge dai moti carnali della nostra umanità peccatrice e insubordinata. Per diffondere intorno a sé la pace di cui c’è tanto bisogno, occorre attirarlo in sé nella pacatezza della carità, ossia disporre l’anima in modo tale che possa essere guidata da Lui, abbandonando i sentimenti che ostacolano la Sua azione e incrementando gli atteggiamenti ad essa conformi. All’ombra del Tabernacolo, cioè di Colui che vi abita, possiamo assimilare le Sue virtù e diventare, a poco a poco, colombe foriere di bene: «Io ti adoro e ti amo, qui, nella tua presenza eucaristica, così pura, santa, dolce, umile e mite, così piena di forza, di amore e di pace». Allora la nostra resistenza agli errori propalati da certa gerarchia e ai suoi eventuali ordini illegittimi, come pure i richiami che abbiamo il diritto e il dovere di rivolgerle, avranno un carattere soprannaturale e saranno davvero efficaci secondo i piani di Dio.

Il profeta Elia, dopo aver dimostrato a tutto il popolo l’inconsistenza del culto di Baal ed eliminato i suoi falsi profeti, si era visto costretto alla fuga a causa dell’ostinata impenitenza della regina pagana Gezabele (cf. 1 Re 18, 17-19, 3). Ritiratosi sul Monte Oreb, luogo fondativo della nazione per la concessione della Legge, aveva udito due volte la voce divina domandargli: «Che fai qui, Elia?» (1 Re 19, 9.13). Preannunciato da una bufera, da un terremoto e da un incendio, il Dio dell’alleanza gli si era manifestato in un sibilus aurae tenuis (1 Re 19, 12), un sussurro di brezza leggera. Prima e dopo, il Profeta aveva invariabilmente risposto: «Ardo di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, distrutto i tuoi altari, ucciso di spada i tuoi profeti. Io sono stato lasciato solo e cercano la mia vita per eliminarla» (1 Re 19, 10.14). A questo punto l’Onnipotente, anziché compiangerlo o consolarlo, gli ordina asciuttamente di tornare indietro per consacrare coloro che dovranno purificare il popolo dall’idolatria; Egli si riserva solo settemila persone che non hanno piegato le ginocchia a Baal (cf. 1 Re 19, 15-18).

Le risposte di Dio, di solito, non sono quelle che desideriamo o che ci aspetteremmo. Per cogliere la Sua presenza e udirne la voce, è necessario coltivare il silenzio, la tranquillità, la pace interiore. Chi si sofferma troppo sul fango che trova intorno a sé rischia di dimenticare l’arca da cui proviene e di sprofondare, suo malgrado, nelle acque melmose della corruzione. I beni della casa paterna possono esser sperperati non soltanto con una vita dissoluta (cf. Lc 15, 11-13), ma pure con uno zelo amaro e distorto che può inavvertitamente condurci in una terra lontana, la regione della dissomiglianza (cf. sant’Agostino, Confessioni, VII, 10, 16). Non c’è dubbio che moltissimi membri della Chiesa, ad ogni livello, abbiano violato il patto battesimale sia quanto alla fede che alla morale, che gli altari del Signore siano stati in buona parte distrutti e sostituiti con tavoli in funzione di un culto alterato, che i difensori della verità vengano ostracizzati e ridotti al silenzio… ma la soluzione non è nelle nostre mani, se non per quello che il Signore richiede da noi.

La pace del cuore presuppone l’unità interiore, che non potrà mai raggiungere chi si disperde dietro ogni singola manifestazione dell’errore e dell’empietà. Gli abomini che udiamo e osserviamo vanno ricondotti alla loro radice: occorre operare una reductio ad unum. Ci siamo di recente interessati, per quanto sommariamente, della gnosi contemporanea. Come alle sue antiche origini, essa ripropone costantemente – sia pure in un continuo “aggiornamento” di forme esterne – la medesima visione panteistica ed evoluzionistica. La sua versione cabalistica è stata adottata da quelle società segrete che stanno dirigendo l’umanità verso l’instaurazione di un ordine nuovo (che altro non è se non il capovolgimento di quello naturale stabilito da Dio) e di un unico governo mondiale (che si edifica mediante una serie di tensioni politiche provocate ad arte). Anche la Chiesa Cattolica dev’essere assorbita in una sorta di consorzio religioso-culturale, solo in apparenza pluralistico ed ecumenico, mirante a indottrinare le masse secondo i principi di un culto universale – di stampo satanico – che sia al contempo fondamento e apice del potere assoluto di un’oligarchia di banchieri.

Perché la Chiesa potesse essere assimilata e servire così al progetto, era indispensabile innescare in essa un’evoluzione dottrinale, liturgica, morale e disciplinare che la rendesse compatibile; è proprio ciò che è avvenuto in quest’ultimo mezzo secolo. La massoneria internazionale ha messo in atto ogni mezzo per attuare tale trasformazione; la stessa opposizione tra conservatori e progressisti (gli uni e gli altri controllati da occulte entità superiori) è funzionale alla disgregazione del corpo ecclesiale, secondo un preciso metodo che sfrutta le divisioni ai livelli più bassi, mentre le coordina a quelli più alti. Al punto in cui siamo arrivati, il progetto si lascia scorgere in modo sempre più scoperto, segno, questo, che i suoi promotori hanno acquisito una sicurezza umanamente incontrastabile. La “religione umanitaria” che vorrebbero inculcarci, con il suo culto paganeggiante della Madre Terra, i suoi “comandamenti” dell’accoglienza indiscriminata e della società multietnica, il suo egualitarismo assoluto e massificante, è un indottrinamento “democratico” alla riduzione della popolazione, alla cancellazione delle identità (culturali, nazionali e perfino sessuali), alla supina accettazione di deleteri programmi elaborati da menti perverse (come, per esempio, la sostituzione dei popoli).

Il sostrato cabalistico di tale progetto affiora in modo inequivocabile con la sua idea di una divinità che, per completarsi, deve identificarsi con il suo contrario (ed ecco il Cristo che si fa diavolo…); che, pur essendo sempre la stessa, si manifesta con volti diversi nelle varie religioni (che devono quindi esser tutte volute dalla sapienza divina…); che si identifica con l’Uomo e si evolve secondo lo sviluppo di una presunta coscienza collettiva (che è al cuore dell’originale mistica del popolo e deterrebbe l’autorità di capovolgere la legge morale, in modo che comportamenti finora esclusi in quanto intrinsecamente cattivi diventino non solo leciti, ma addirittura lodevoli, se non obbligatori). Non è necessario che chi si fa profeta di simili farneticazioni sia membro delle logge: è sufficiente che ne condivida il pensiero. In ambito operativo, anzi, la regia occulta non colloca, di regola, degli illuminati (che, in virtù delle loro conoscenze, potrebbero acquisire un potere eccessivo e rendersi troppo indipendenti), bensì personaggi ispirati, che cioè abbiano le “idee giuste”, ma siano all’oscuro del progetto complessivo e dell’identità dei burattinai supremi.

In quest’ottica, anche il tradizionalismo va riassorbito secondo il modello della Chiesa patriottica cinese. La giostra può pure apparire multiforme e variegata, purché sia interamente manovrata dal ferreo regime e giri, in fin dei conti, a pro dei suoi scopi. Più bestie si vedono, del resto, più il circo risulta interessante; se son chiuse in gabbia, se ne possono osservare le divertenti esibizioni senza alcun pericolo. Anche l’agitarsi e il dar corso ai nervi – per tornare alla divina esortazione ricevuta da don Dolindo – può riuscire a beneficio del sistema, che fa così brillare la propria tolleranza per contrasto con l’intransigenza oscurantista dei palesi oppositori, ben schedati e sorvegliati. Per non cadere in trappola, dunque, bisogna conservare la mente lucida e aspirare a un’anima pacificata e chiaroveggente perché illuminata dallo Spirito Santo. Respingerne l’assistenza e perdere la purezza di cuore con le proprie ribellioni, nel frangente in cui ci troviamo, sarebbe la peggiore delle disgrazie e la più splendida vittoria del nemico.

Acquista la pace interiore e migliaia, intorno a te, troveranno la salvezza (prepodobnij Serafim Sarovskij, 1759-1833).


Per approfondire:

12 commenti:

  1. https://youtu.be/uohDxWj8wws
    Grazie Don Elia.
    Il link che ho allegato è molto interessante e si raccorda, almeno in parte, con quello che ha scritto.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Certamente il Signore non e' presente nell'irrequietezza, e cosa c'è di piu' destabilizzante del non avere una fede ferma, tranquilla e salda come roccia? A me capita di vivere questa situazione da moltissimo tempo, tanto che, essendo ormai giunta ad una eta' nella quale il pensiero di sorella Morte comincia a diventare piu' familiare, ho deciso di risolvere la cosa in un modo tranchant, ma non so se sia veramente corretto. Ho deciso di impormi di credere nella Chiesa ciecamente, sempre e comunque, anche andando contro cio' che la mente razionale mi presenta come piu' ragionevole e piu' credibile. Esempio pratico: la mente mi dice che non e' credibile che Dio scenda tra di noi a vivere come Uomo, o che un uomo di carne ed ossa non puo' essere Dio? Ebbene, io decido, anche se la mente e' certa che cio' non sia possibile, di crederci ugualmente. Per semplice scelta insomma, bypassando i circuiti mentali. Caro padre Elia, questo mio modo di procedere e' giusto secondo Lei e potrebbe funzionare alla lunga? Questa mia inquietudine ha radici lontane, da quando in adolescenza credetti di capire che Gesu' e' stato "solo" il Messia nascosto d'Israele, quello tragico di Efraim, e non Dio in terra come la Chiesa insegna. Aggiungo che questo imporre a me stessa di credere a ogni costo ai dogmi tradizionali e' per me faticoso e doloroso, mentre l'accettare cio' che mi sembra piu' ovvio, mi fa sentire piu' tranquilla. Mi scusi per questa domanda, ma ho constatato che i suoi consigli sono veramente ispirati.

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    1. Spesso le risposte che sembrano più ovvie e razionali sono in realtà le più semplicistiche. Se si esaminano serenamente i dati storici riportati dai Vangeli circa la nascita, l'esistenza e la morte di Gesù Cristo, la ragione deve onestamente ammettere che spiegare la Sua figura considerandolo un semplice uomo è molto più arduo che riconoscendolo Dio, anche se, per aderire a questa verità, essa ha bisogno dell'aiuto dello Spirito Santo. Alle tentazioni contro la fede vanno senz'altro contrapposti atti di fede compiuti con la volontà, ma occorre anche invocare ardentemente lo Spirito Santo perché soccorra la fede vacillante e la consolidi sia con la Sua luce interiore, sia con l'amore di Dio.

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  4. L'impeto iniziale,in questo periodo di confusione dottrinale e spirituale(nonchè morale)è stato, almeno per il sottoscritto, di "sorgere"come estremo baluardo della fede e prepararsi alla vittoria perchè DIO ERA CON ME(e già questo ricorda qualcosa di nefasto).Poi,grazie alla preghiera costante,ma soprattutto alla misericordia di DIO,lo Spirito Santo ha illuminato lentamente(è sempre discreto e rispettoso della libertà umana)la mia inutile zucca vuota e piano piano sono arrivato anche io a comprendere quello che Lei stasera ci ha ricordato con la sua riflessione:nel suo saggio richiamo rivedo il racconto evangelico della barca che attraversava il lago(era di tiberiade ma potrei sbagliarmi)in balia della tempesta con gli apostoli che si agitavano e si inquietavano,mentre il maestro dormiva tranquillamente;la frase" Signore non ti importa se moriamo",in un certo senso ricorda un pò anche l'atteggiamento di colui che nel restare fedele alla Verità di Cristo,vorrebbe al tempo stesso subitamente raccogliere i frutti di tale fedeltà:il mancato riscontro genera nell'animo agitazione,tensione e irrequietezza ottimi strumenti del demonio per convincerti a rinunciare a seguire Nostro Signore.Il compito del cristiano è di lavorare la vigna del Signore e non necessariamente raccoglierne i frutti che magari potrebbero essere gustati dalla generazione futura...pensiamo come Nostro Signore rendendoli partecipi del Suo progetto di Salvezza,abbia "utilizzato"le preghiere di pie persone(senza che loro ne fossero a conoscenza) per la conversione di peccatori incalliti.Non resta quindi nessuna scusa e nessuna attenuante per noi che vogliamo restare fedeli all'Unico Salvatore:pregare, primo per ricevere da Lui stesso la forza dello Spirito Santo che ci faccia portare la nostra croce fino alla fine della nostra vita mortale(in qualunque modo avvenga)e poi per intercedere per tutti coloro che sono lontani o si sono allontanati da COLUI che è VIA VERITA' E VITA,consegnando tale preghiera a Maria Santissima,la Mediatrice di tutte le Grazie,certi che nulla andrà perduto!!Allora anche le ansie e le agitazioni se ne ritorneranno da colui che ne è il generatore(il demonio per intenderci)
    PS la nostra preghiera sia anche di adorazione e di ringraziamento per il fatto di essere stati eletti(con il Battesimo e con la Cresima)a vivere questi giorni!!

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  5. Grazie don Elia. È profondamente vero quello che dici è ogni giorno che passa è più evidente. Attardarsi a riempirsi di amarezza per tutto il fango che c'è anche dentro la Chiesa continuando a rimpiangere i tempi passati rischia di non farci avere cura della nostra anima qui e ora. È di grande aiuto quello che scrivi!!

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  6. 10 – Ecco un’altra tentazione che si presenta come le altre sotto apparenza di zelo e di virtù, per cui bisogna conoscerle bene e procedere con molta precauzione. Consiste nell’inquietarsi per i difetti e i peccati che si vedono negli altri. Il demonio fa credere che sia soltanto per la brama che non offendano Dio e per il dispiacere del suo onore vilipeso, tanto che si vorrebbe subito riparare. Ma intanto l’angustia è così viva che impedisce di fare orazione, con l’aggiunta anche di credere,per nostro maggior danno, che ciò sia virtù, perfezione e grande amore di Dio. – Non parlo della pena per i peccati pubblici passati in costume in una Congregazione, o per i mali che cagionano alla Chiesa le eresie con la perdita di tante anime, perché questa pena è molto buona e, come tale, non inquieta. Il più sicuro per l’anima che comincia a fare orazione è di dimenticare tutto e tutti per non attendere che a sé stessa e a contentare il Signore. Questo è così importante, che non finirei tanto facilmente se volessi narrare tutti gli sbagli che ho visto commettere da chi si fidava della propria buona intenzione. Procuriamo di vedere nel nostro prossimo nient’altro che le virtù e le buone opere,e di coprire i loro difetti con la considerazione dei nostri peccati. Anche se da principio questa condotta non è molto perfetta, conduce a poco a poco a una grande virtù, a quella cioè di considerare gli altri migliori di noi: virtù che comincia sempre da qui, ben intesi con l’aiuto di Dio, senza del quale non possiamo far nulla, tanto ci è necessario. Preghiamolo perché ci dia quella virtù, sicuri che se da parte nostra faremo il possibile per meritarla, Egli non si rifiuta a nessuno, ce la darà senza dubbio.
    S. Teresa di Gesù - Vita scritta da lei stessa

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  7. TEMPO DI PASSIONE E PRATICA SPIRITUALE PER TRASCORRERE CON FRUTTO QUESTO TEMPO LITURGICO
    https://gloria.tv/article/nUBgFooh6Cg26wuF7yjkp2KYT

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  8. Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo per ciascun giorno della settimana
    - S. Alfonso Maria de Liguori -
    http://www.passionisti.org/wp-content/uploads/downloads/2012/03/Liguori-Meditazioni-sulla-Passione-di-Ges%C3%B9-Cristo.pdf

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  9. E così, prima di scendere nelle catacombe la Cattolicità tutta diventa un monastero di Osservanza Silenziosa. Curiosamente, l'ideale trappista viene proposto sotto Bergoglio

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  10. Chiedo sempre alla Vergine Maria di darmi la virtu' della fortezza e dopo tanti anni che ricevo Gesu' Eucaristia dovrei essere una reliquia vivente , un tempio dello Spirito Santo , una terra santa e il mio prossimo dovrebbe accorgersene ma... la domanda invero che mi pongo e' : " Cristo vive veramente in me ?"
    Appena riacquistata con la confessione la pace interiore mi e' bastato leggere in una Chiesa un "santino" con la preghiera del Padre nostro riveduta e aggiornata a farmi desiderare di correggerla con la matita rossaeblu' .. E' mai possibile Signore che io sia ancora così fragile ? E' mai possibile Signore che io non abbia ancora imparato a camminare ogni giorno tra le spine ? Guidami , guidami Tu , Luce gentile !

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    1. Non ripieghiamoci su noi stessi e sulle nostre debolezze. Pazienza, umiltà e abnegazione sono condizioni della pace interiore.

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