In evidenza

sabato 10 novembre 2018


Parola d’ordine: resistere




Veni, Electa mea, et ponam in te thronum meum; quia concupivit rex speciem tuam.
Desponso te Iesu Christo, Filio summi Patris, qui te illaesam custodiat.

Care monache di clausura, da qualche mese una nuova, seppur prevedibile, tempesta si è scatenata su di voi. Questa volta, a volere la vostra morte o almeno la vostra dispersione, non è il sanguinario regime rivoluzionario che, alla fine del XVIII secolo, imprigionò o decapitò tante di voi, né il neonato Stato unitario che dopo la metà del XIX vi rubò i monasteri e ve ne cacciò fuori, né ancora una legge di “separazione” tra Chiesa e Stato emanata all’inizio del XX, nonostante il ralliement del Vaticano, da una repubblica massonica nata dall’ennesima rivoluzione, e nemmeno quella analoga che la riprodusse quasi alla lettera, tredici anni dopo, in un Paese lontano appena caduto, con la regia dei “fratelli” d’Occidente, sotto uno dei regimi più feroci che la storia ricordi.

No: questa volta l’attacco vi giunge dai vertici della Chiesa stessa, cioè da quelle autorità che hanno sempre accuratamente protetto la vostra preziosa vocazione in quanto ausilio indispensabile alla buona salute di tutto il Popolo di Dio e segno inequivocabile della sua chiamata definitiva, al punto che fino a cinquant’anni fa, nella cerimonia di consacrazione delle vergini, il vescovo pronunciava una terribile maledizione contro chiunque attentasse alle monache o ai loro beni. Ora è proprio colui che occupa il Soglio di Pietro ad aver decretato la vostra fine: come ben sapete, la Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere (29 giugno 2016), con l’istruzione applicativa Cor orans (1° aprile 2018), vi impone di rinunciare all’autonomia dei vostri monasteri, ad una formazione specifica e alla clausura stessa, mentre l’Esortazione Gaudete et exsultate (19 marzo 2018) condanna senza mezzi termini l’amore del silenzio e della preghiera (cf. § 26).

Ovviamente tutto ciò è stato disposto – come si assicura a parole – per il vostro bene, per ravvivare lo spirito della vostra vocazione e per aiutare le comunità che fatichino ad avere una vita dignitosa a rinnovarsi o a… sparire. Per chi non fosse aggiornato sulla delicata questione, rimando ad alcune analisi i cui rinvii sono riportati in calce; ma voi, care madri e sorelle, sapete fin troppo bene di che si tratta. Entro appena un anno dalla promulgazione dell’istruzione applicativa tutti i monasteri dovranno essere entrati in una federazione la cui presidente avrà praticamente diritto di vita e di morte su di essi e di fatto esautorerà le vostre badesse, per non parlare delle visite canoniche con cui persone ostili (magari una di quelle suore moderniste, di una rigidità mentale pazzesca, che vivono non di realtà, ma di ideologia) verranno a ficcare il naso tra le vostre mura per decidere che cosa vada “riformato” e persino dove le singole monache debbano essere spedite…

Ora, non avete certo bisogno che sia io a ricordarvi gli impegni sacri e irreversibili da voi assunti: i vostri voti, pur essendo regolati da norme canoniche e riconosciuti dalla gerarchia ecclesiastica, sono stati fatti direttamente a Dio; pertanto nessuna autorità umana vi può costringere a venir meno alla loro osservanza né tanto meno annullarli, se non siete voi a richiederne la dispensa per giusta causa. Oltretutto, se un fedele di Cristo ha liberamente scelto di servire il Signore in una data forma di vita, legittima e approvata dalla Chiesa, chi mai ha il diritto di modificarla? La vocazione viene da Dio e nessun uomo al mondo la può alterare, a meno che non creda di avere un potere superiore al Suo. Le religiose espulse dai giacobini e sfuggite alla ghigliottina continuarono a rispettarla, nella misura del possibile, nelle case private che le avevano accolte, così come le monache russe portarono avanti la vita regolare in condizioni di fortuna, finché qualcuna di loro, quasi centenaria, una volta caduto il regime poté rientrare in monastero con la massima onorificenza del grande abito. Piegare l’inflessibile volontà di una donna è già cosa ben ardua; piegare quella di eroiche donne di fede consacrate a Dio è praticamente impossibile.

La consegna comune, allora, non può essere se non questa: resistere. Se il vostro monastero è indipendente, rifiutatevi di entrare in una federazione; se già ne fa parte, non acconsentite a ulteriori ingerenze che provocherebbero danni peggiori di quelli già fatti, come conflitti di autorità, abusi di potere e alterazioni dell’ordine stabilito dalle costituzioni. Per essere più forti, collegatevi semmai tra monasteri della resistenza. Mantenete la formazione interna delle candidate e declinate con garbo ogni invito a corsi, riunioni, assemblee che, obbligandovi a lasciare regolarmente la clausura, snaturerebbero la vostra vocazione, esponendovi oltretutto a un insidioso indottrinamento. Qualora decidano di sottomettervi con la coercizione, sbarrate le porte a presidenti e visitatori senza neppure lasciarli entrare. Se attaccano le vostre proprietà, ricorrete al foro civile. In una parola, preparatevi alla guerra.

Non dimenticate che l’obbedienza al Papa non può sovvertire quanto esige l’obbedienza a Dio, né l’accondiscendenza alla gerarchia offuscare il primato dei diritti divini. Come non si può obbligare un sacerdote a dare l’assoluzione, se in coscienza è convinto che non ci siano le condizioni per impartirla, così non si può costringere una monaca a rituffarsi in quel mondo che ha lasciato non per abbandonarlo al suo destino, ma per poter contribuire alla sua salvezza con la preghiera e l’offerta di tutta la propria esistenza in una forma di vita ben precisa, che nel mondo non è praticabile e richiede costitutivamente la separazione da esso. Se poi c’è qualche monaca a cui la clausura sia diventata stretta o che voglia proprio togliersi il gusto di fare shopping o di andare in spiaggia, non deve far altro che cambiare istituto, senza pretendere di stravolgere la vita monastica; ne risponderà lei allo Sposo, non tutta la sua comunità.

Se dovessero fallire tutti i mezzi di resistenza umana, potete sempre ripescare, care spose di Cristo, l’anatema cui poc’anzi accennavo. È vero che è riservato al vescovo, ma certe badesse, un tempo, portavano mitra e pastorale e, anche oggi, dimostrano di avere gli attributi ben più di molti prelati. Come vedrete, che le monache fossero sposate al Signore era un fatto preso estremamente sul serio, quando i Pastori avevano la fede. Se però non volete arrivare a tanto, ci sono pur sempre i salmi imprecatori, i quali, nel breviario evirato per forgiare preti evirati dalla spiritualità evirata sono stati purgati, ma che voi, rispettando il testo sacro, recitate integralmente. Visto che il vostro esecutore chiede sempre preghiere, applicateli a lui – o per la sua conversione o per la sua dipartita. Ricordate l’esempio di Giuditta: potreste liberare tutti noi.

Auctoritate omnipotentis Dei, et beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius, firmiter, et sub interminatione anathematis inhibemus, ne quis praesentes Virgines, seu Sanctimoniales a divino servitio, cui sub vexillo castitatis subiectae sunt, abducat, nullus earum bona surripiat, sed ea cum quiete possideant. Si quis autem hoc attentare praesumpserit, maledictus sit in domo, et extra domum; maledictus in civitate, et in agro; maledictus vigilando, et dormiendo; maledictus manducando, et bibendo; maledictus ambulando, et sedendo; maledicta sint caro eius et ossa, et a planta pedis usque ad verticem non habeat sanitatem. Veniat super illum (illam) maledictio hominis, quam per Moysen in lege filiis iniquitatis Dominus permisit. Deleatur nomen eius de libro viventium, et cum iustis non scribatur. Fiat pars et haereditas eius cum Cain fratricida, cum Dathan, et Abiron, cum Anania, et Saphira, cum Simone mago et Iuda proditore, et cum eis, qui dixerunt Deo: Recede a nobis, semitam viarum tuarum nolumus. Pereat in die iudicii; devoret eum ignis perpetuus cum diabolo, et angelis eius, nisi restituerit, et ad emendationem venerit. Fiat, fiat (dal Pontificale Romanum).

Esempio da seguire:


Letteratura:







8 commenti:

  1. Per noi,Dio ha lasciato il cielo per la Croce;per noi pregava mentre moriva e sempre per noi furono le sue ultime parole prima di ritornare al Cielo”sarò con voi sempre,fino alla fine del mondo”. Se noi crediamo a questa verità evangelica allora” RESISTERE” è UNA CONSEGNA NON SOLO PER I CONSACRATI MA ANCHE PER I LAICI.” Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto” Giov.15,7 ,è una promessa del Signore. Se crediamo a questa promessa,allora dobbiamo RESISTERE in mezzo alle fatiche, alle tribolazioni e alle persecuzioni , perché ne vale proprio la pena adesso e sempre. IL passato e il presente sono disseminati di grandi esempi di fedeltà al Signore a costo di..tutto,fra consacrati e laici di ogni estrazione sociale. Sono linfa vitale per noi tutti ,luci che ci indicano la strada.” L’insidioso indottrinamento”avviene quando la fede è fragile oppure non c’è. Davanti ad un popolo attonito e smarrito per la piena distruttiva del PO nel 51, il bravo Guareschi mise in bocca a don Camillo queste parole…” Non è la prima volta che il fiume invade le nostre case, un giorno però le acque si ritireranno ed il sole ritornerà a splendere. E allora la fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili, con la tenacia che Dio ci ha dato, ricominceremo a lottare perchè il sole sia più splendente, perchè i fiori siano più belli e perchè la miseria sparisca dai nostri Paesi e dai nostri villaggi. Dimenticheremo le discordie e quando avremo voglia di morte cercheremo di sorridere così tutto sarà più facile e il nostro Paese diventerà un piccolo paradiso in terra. Andate fratelli, io rimango qui per salutare il primo sole che porterà a voi lontani, con la voce delle nostre campane, il lieto annuncio del risveglio”. Se dimoriamo nel Signore e la Sua parola dimora in noi allora il “sole ritornerà a splendere”.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo, assolutamente vero.
      Naturalmente la parola d'ordine vale per tutti, consacrati e laici.

      Elimina
  2. Come trasformare le nostre azioni in preghiera
    Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).
    https://cordialiter.blogspot.com/2018/11/come-trasformare-le-nostre-azioni-in.html

    RispondiElimina
  3. Ave Crux, spes unica!
    Vexílla regis prodeunt;
    fulget crucis mystérium,
    quo carne carnis cónditor
    suspénsus est patíbulo.
    Quo, vulnerátus ínsuper
    mucróne diro lánceæ,
    ut nos laváret crímine,
    manávit unda et sánguine.
    Arbor decóra et fúlgida,
    ornáta regis púrpura,
    elécta digno stípite
    tam sancta membra tángere!
    Beáta, cuius brácchiis
    sæcli pepéndit prétium:
    statéra facta córporis,
    prædam tulítque tártari.
    Salve, ara, salve, víctima,
    de passiónis glória,
    qua vita mortem pértulit
    et morte vitam réddidit.
    O crux ave, spes única!
    hoc passiónis témpore!
    piis adáuge grátiam,
    reísque dele crímina.
    Te, fons salútis Trínitas,
    colláudet omnis spíritus:
    quos per crucis mystérium
    salvas, fove per sæcula. Amen.

    RispondiElimina
  4. Ecco il vessillo della croce,
    mistero di morte e di gloria:
    l'artefice di tutto il creato
    è appeso ad un patibolo.
    Un colpo di lancia trafigge
    il cuore del Figlio di Dio:
    sgorga acqua e sangue, un torrente
    che lava i peccati del mondo.
    O albero fecondo e glorioso,
    ornato d'un manto regale,
    talamo, trono ed altare
    al corpo di Cristo Signore.
    O croce beata che apristi
    le braccia a Gesù redentore,
    bilancia del grande riscatto
    che tolse la preda all'inferno.
    Ave, o croce, unica speranza,
    in questo tempo di passione,
    accresci ai fedeli la grazia,
    ottieni alle genti la pace. Amen.

    RispondiElimina
  5. Pregate, pregate, convertitevi e fate penitenza. Non vi addormentate come i miei discepoli nell’orto degli ulivi, perché Io sono molto vicino. La collera del Padre verso il genere umano è molto grande. Se la preghiera del Rosario e l’offerta del Prezioso Sangue non fossero così gradite al Padre, vi sarebbe già sulla terra una miseria senza nome.
    Ma Mia Madre intercede presso il Padre, Me e lo Spirito Santo. Per questo Dio si lascia commuovere. Ringraziate dunque Mia Madre se il genere umano vive ancora. Onoratela con un rispetto filiale – Io ve ne ho dato l’esempio – perché Ella è la Madre di Misericordia.
    Non dimenticate mai di rinnovare continuamente l’offerta del Prezioso Sangue. Mia Madre mi supplica incessantemente e, con Lei, molte anime penitenti e espiatrici.
    http://gerardoms.blogspot.com/2018/01/marie-julie-jahenny-blain-fr-1850-1941.html

    RispondiElimina
  6. Caro D. Elia,

    In ciò che dice rispetto al monachesimo, anche qui Bergoglio non sta applicando un concetto luterano di vocazione, come quello concetto che mostra Max Weber, nel libro L'Ettica protestante e lo spirito del capitalismo?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho letto il libro di Weber, ma la visione bergogliana del monachesimo tradisce sicuramente un sostrato luterano, illuministico e marxista: la vita contemplativa in senso tradizionale è considerata illegittima in quanto sarebbe fondata su uno sforzo umano per acquisire la grazia ed è ammessa solo in chiave sociale o educativa, altrimenti deve scomparire.

      Elimina