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sabato 25 febbraio 2023

 

Qui non si demorde

 

 

Pare proprio che negli inferi recessi non sia gradita l’obbedienza ai superiori nelle cose lecite né tanto meno la preghiera elevata per la salvezza eterna del più alto in grado. Nel bel mezzo delle Quarant’Ore, offerte da chi scrive per questa precisa intenzione, è giunta la notizia di un’ulteriore decisione restrittiva nei confronti dei sacerdoti e fedeli legati alla Tradizione. Questo nuovo giro di vite si fa occasione di una forte tentazione di ritrattare l’impegno del silenzio di recente assunto e di raffreddare l’intensità dell’intercessione, la quale, benché stimolata da puri motivi soprannaturali, è stata oltretutto causa di tante critiche. Se però la carità si lasciasse regolare da fatti contingenti o dal gradimento altrui, essa non sarebbe più tale; perciò respingiamo la tentazione in modo ben deciso, pur non potendoci esimere da qualche considerazione in proposito, mossi soprattutto dal desiderio di recare conforto a quanti fossero esposti allo scoraggiamento.

Scherzi di Carnevale?

Se ci è consentito celiare, la nostra attenzione è anzitutto attirata dalla data di pubblicazione del rescritto papale, responso emesso su istanza di un richiedente per dirimere una questione di diritto. Il Martedì Grasso è forse particolarmente congeniale a coloro che han fatto della liturgia un’allegra carnevalata e della vita cristiana, più in generale, una scialba farsa in maschera in cui lo sforzo di raggiungere la santità è sostituito da fiumi di chiacchiere inconcludenti. La Commedia dell’Arte era cosa più seria, mirando a stigmatizzare in modo divertente vizi e difetti della società coeva; nella Chiesa odierna, invece, le variopinte pezze di Arlecchino servono a nasconderli dietro lo schermo di incontri, esibizioni e raduni tanto ipocriti quanto inefficaci. Se questi sono i frutti della rivoluzione liturgica, vien da domandarsi se l’intento dei cospiratori non fosse proprio questo svuotamento di ogni reale portata della sequela evangelica, a sconfessione della Sposa di Cristo.

Venendo al pratico, non ci sfugge lo slittamento terminologico dall’autorizzazione alla dispensa. Se la prima è un atto con cui si permette l’esercizio di un diritto o di una facoltà, la seconda è un atto con cui, in deroga alle norme vigenti, si esonera un soggetto dall’osservanza di un obbligo o di un divieto. Ci sembra dunque fuori luogo parlare di mera applicazione del Traditionis Custodes, dato che la variazione lessicale fa pensare a una nuova disposizione; quel che è più grave, si direbbe che la Messa fosse vietata, visto che, per celebrarla, bisogna esser dispensati. Tuttavia dovrebbe ormai essere abbastanza chiaro – perfino ai luminari dell’Aventino – che nessuno può proibire l’uso del Messale promulgato da san Pio V, che lo ha concesso in perpetuo ad ogni sacerdote cattolico. I suoi avversari, a ben vedere, han limitato l’uso di quello riveduto da Giovanni XXIII, che ne costituisce già un radicale rifacimento; a rigore, perciò, nulla si oppone all’uso di un’edizione precedente.

Per la gioia dei ribelli

Questo nuovo provvedimento va a colpire i figli obbedienti e devoti, mentre dà ragione a coloro che, o di recente o da decenni, si son posti fuori della Chiesa, se non de iure, almeno de facto. Si può pure dottamente disquisire sulla nozione di scisma, ma nella realtà, al netto delle acrobazie della sofistica, non c’è differenza tra il negare la giurisdizione del Papa e il sottrarsi ad essa con l’erigere una gerarchia parallela. C’è poi chi, nel lodevole intento di superare la confusione, ha pensato bene di aumentarla mettendosi a ordinare preti illecitamente e organizzando un seminario clandestino. Tutto ciò, viceversa, dà ragione ai prelati vaticani ostili alla Tradizione, fornendo loro un facile pretesto per esecrare e punire senza distinzione tutti coloro che la seguono, benché innocenti. Inutile dire quanto siamo grati a queste frange ribelli che, in nome della fede, non tengono in alcun conto quel che fan pagare agli altri.

Vien da pensare che certi ambienti tradizionalisti facciano ogni sforzo o per provocare ritorsioni o per farsi ostracizzare, come se scomuniche e sanzioni fossero medaglie al valore. Ci par proprio di udirli mentre, gongolanti di piacere, si danno reciproca conferma: «Se avessero fatto come noi, ora non si troverebbero in questa situazione; invece si sono illusi di poter scendere a patti col nemico, che adesso li spazzerà via con una bella zampata». Tali atteggiamenti, in realtà, dimostrano che quei sedicenti cattolici, nell’ottusa ostinazione della loro rivolta, pensano e operano con lo spirito tipico dei protestanti, cioè mossi da una mentalità confessionale e settaria o – per dirla nei termini della “democrazia” moderna, che del protestantesimo è figlia sul piano politico – partitica e faziosa. Sì, quei tradizionalisti hanno un’anima luterana e modernista, cosa che li pone fuori del Corpo Mistico e rende sacrileghe, di conseguenza, tutte le loro Messe e comunioni.

Tradizione e romanitas: non solo rubriche…

… ma pure inventiva e capacità di districarsi senza fare drammi. Chi ha ricevuto la grazia non solo di appartenere al rito romano, ma anche di esser nato a Roma, volente o nolente ha assorbito una disposizione interiore che, benché disprezzata nella sua versione volgare, è una saggezza distillata da due millenni di storia cristiana in cui, nella Città Eterna, s’è visto davvero di tutto. Sotto la scorza di una scanzonata ironia che spesso dissimula profonde sofferenze, infatti, si cela la bonomia di chi, essendo sopravvissuto a tanti regimi, non si lascia scuotere eccessivamente da alcuna evenienza, ma sa rassicurare il prossimo suggerendogli che c’è sempre una via per aggirare gli effetti di gride ed editti sfavorevoli: Vabbè, dije de sì, poi trovamo er modo. Non sottovalutiamo di certo i problemi cui vanno incontro soprattutto i giovani che desiderano essere ordinati e celebrare in rito antico, ma non dimentichiamo neppure che molte difficoltà sono risolte dalle inesorabili leggi di natura.

I fedeli laici, intanto, sono esortati a portarsi avanti col predisporre o ripristinare piccole catacombe domestiche, già collaudate con successo tre anni fa. È vero che ogni prova ha un termine, ma nel frattempo, se non dovesse finire domani, ci teniamo pronti ad ogni eventualità. Chi può fermare i credenti sinceri che hanno dato a Dio il primo posto? Qualora qualcuno vi istighi ad agire alla luce del sole perseguendo l’aperta disobbedienza, nondimeno, rispondete che non intendete uscire dalla Chiesa per finire in una setta di neodonatisti, ma che vi limitate ad eludere una legge ingiusta non vincolante per la vostra coscienza, senza però infrangere i vincoli della comunione visibile. Sottile, sì, forse troppo sottile per i manichei della Tradizione,  ma anche questo è sana romanitas: l’equilibrio di chi, vivendo di autentica fede piuttosto che di ideologici garbugli, rifiuta gli estremismi, che sian di un colore o di quello opposto.

La prima urgenza

Nella Sua impagabile benevolenza, il Signore ci elargisce ogni volta, con stupefacente puntualità, le indicazioni spirituali di cui abbiamo bisogno. Nelle lettere di fra’ Lorenzo della Risurrezione (1614-1691), carmelitano scalzo converso vissuto nella Parigi del Re Sole, troviamo una lapidaria quanto pregnante confessione dello stato interiore prodotto dall’esercizio da lui stesso praticato e insegnato: «Non so cosa Dio mi riserva; sono in una tranquillità così grande che non temo nulla. Che potrei temere quando sono con lui? Io mi ci mantengo il più possibile: sia benedetto di tutto. Amen» (Laurent de la Résurrection, Maximes spirituelles fort utiles aux âmes pieuses, pour acquérir la présence de Dieu, Paris 1692). Rimanete quanto potete alla santa presenza del Signore, o davanti al tabernacolo o nell’intimo del vostro cuore, lasciando a Lui la cura di ciò che supera le vostre possibilità; ogni cosa, a partire da questa dolce intimità, cambierà sicuramente aspetto.


https://www.aldomariavalli.it/2023/02/22/il-rescritto-sulla-liturgia-tradizionale-una-sconfitta-di-roche/

https://www.aldomariavalli.it/2021/12/23/traditionis-custodes-e-responsa-ecco-nomi-e-ragioni-che-stanno-dietro-alla-guerra-dichiarata-alla-tradizione/


16 commenti:

  1. Buongiorno Padre, volevo sapere se ha letto il libro “la vera obbedienza nella Chiesa” di Peter Kwasniewski. Se si cosa ne pensa, se no la invito a leggerlo (un piccolo testo che si legge in mezz’ora) per poter poi dare un parere in merito. Grazie

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    1. Non l'ho letto e dovrei procurarmelo; non garantisco di riuscire a trovare il tempo. In questo campo, comunque, bisogna attenersi all'insegnamento dei grandi teologi.

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  2. Mi scusi padre, ma se non possiamo disobbedire come lei dice, ne consegue che non potremmo più partecipare alle Messe in rito antico, vista la chiara volontà in tal senso.
    Trovo però una contraddizione, visto che tale divieto, alla luce di ciò che san Pio V ha concesso in perpetuo, è assolutamente illegittimo. Oltretutto anche Benedetto XVI ha chiarito che non si può abolire ciò che è buono e conforme alla Tradizione. Non basta essere papa perché tutto sia legittimo.

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    1. Proprio perché quel divieto è illegittimo, è lecito celebrare la Messa tradizionale e assistervi, evitando però la disobbedienza aperta, che può facilmente causare la separazione dalla Chiesa visibile.

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  3. Caro Padre, aggiungo per tutti i Sacerdoti e quindi anche per il Papa, questa antica preghiera, affinché possiate raggiungere il più alto grado di santità, al quale siete particolarmente chiamati. San Pietro martire (domenicano di Verona, fin dalla sua prima Messa cominciò a chiedere la grazia di poter vivere e morire per il Signore.
    Prima di ricevere la palma del martirio esercitò la mitezza e l’umiltà fino all’eroismo, accettando gravissime calunnie e venendo addirittura confinato nelle Marche per castigo.
    C’era pertanto in lui un martirio quotidiano nelle piccole e nelle grandi cose).
    In un libretto di preghiere per i novizi domenicani si trovava la seguente preghiera, che risalirebbe ad un anonimo del 1180: “Ti prego, Signore: l’infuocata e dolce forza del tuo amore assorba la mia mente e il mio cuore e lo ritragga da tutte le cose che sono nel mondo; perché io muoia per amore del tuo amore, tu che hai voluto morire per amore del mio amore”.
    In latino: “Absorbeat, quaeso, Domine, mentem meam et cor meum ignita et melliflua vis amoris Tui ab omnibus quae in mundo sunt; ut amore amoris Tui moriar, Qui pro amore amoris mei dignatus es mori. Amen”.

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  4. Caro Padre Elia,
    In questo caso devo rileggere e meditare prima di essere d'accordo, perche'in questo caso l'ordine ingiusto appare - a differenza di quelli sanitari - quantomeno legittimo.
    Se veramente cosi'fosse, di fronte a problemi insormontabili di coscienza nel celebrare o frequentare il rito nuovo, l'unica soluzione sarebbe non andare o celebrare la Santa Messa.
    Padre Pio e Don Dolindo non hanno disubbidito di nascosto.
    Pero'ripeto ci devo ancora meditare sopra prima di giungere a una conclusione definitiva.
    Grazie

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  5. Secondo lei la "Quaresima green" è propria della Chiesa cattolica?

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    1. Ovviamente no; è solo l'ennesima prova di ipocrisia. Fate un salto in Vaticano a verificare se stanno al freddo per non consumare gas.

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    2. Ho verificato che fa un caldo da schiattare...

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  6. Condivido tutto, comprese le virgole.
    Grazie don Elia.

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  7. Evitiamo deliberatamente di pubblicare commenti che dimostrano una completa incomprensione di quanto scritto e rendono superflua ogni replica.

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  8. Spero di non essere offensiva "don Elia", ma lei evita di pubblicare i commenti che dicono la verità, non quelli che dimostrano "completa incomprensione". Mentre pubblica solo chi la loda o fa critiche superficiali. Questo blog da punto di riferimento contro gli eretici è divenuto luogo di insulto gratuito contro le brave persone e i bravi pastori. Ma per fortuna molti si stanno allontanando.

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    1. Sulle persone non si porta alcun giudizio, dato che esso spetta a Dio, che solo vede nelle coscienze. Sugli atti e sulle scelte, invece, è doveroso esprimere una valutazione, specie se spingono i fedeli cattolici a separarsi dalla Chiesa visibile. Ciò non comporta che si insulti chicchessia; chi si sente offeso dovrebbe riesaminare la propria coscienza.
      La verità non è un'ideologia elaborata "ad hoc", ma l'evidenza della realtà conosciuta, che si impone da sé all'intelletto.

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  9. Per giudicare come scismatiche le consacrazioni fatte da Mons. Lefebvre lei ha citato il co-fondatore della FSSP, un istituto nato proprio da un fuoriuscito della fsspx, che ha trovato un accordo con Roma, tradendo la battaglia di chi gli aveva dato il sacerdozio. Tra vili vi riconoscete vedo. Ma noi la messa e la dottrina di sempre continuiamo ad averla grazie all'opera di mons. Lefebvre, non certo grazie ai conigli.

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    1. Con commenti simili vi squalificate da soli: come "argomenti" vi rimangono solo gli insulti.
      A parte questo, non ho citato il cofondatore della Fraternità Sacerdotale San Pietro per giudicare scismatiche le ordinazioni effettuate da monsignor Lefebvre (in quanto, in forza del diritto canonico, lo sono in modo incontrovertibile), bensì per confutare le pseudoargomentazioni con cui un sedicente teologo si sforza di farle ingannevolmente passare per lecite. Detto questo: satis!

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