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sabato 25 gennaio 2020


Dall’ateismo egolatrico
alle Beatitudini




Non è affatto esagerato affermare che, senza una grazia del tutto speciale, noi oggi non avremmo la fede. Non parlo solo del fatto che la maggioranza della popolazione italiana, un tempo praticante, professi ormai una forma di ateismo teorico o pratico, ma anche del fatto che molti, pur convinti di essere cattolici, vivono di fatto senza Dio. Magari frequentano regolarmente una parrocchia e vi svolgono pure dei compiti, ma né il loro impegno né, in generale, la loro vita morale poggia più su un fondamento oggettivo: la conoscenza della verità rivelata e l’osservanza della legge divina, rese possibili dal concorso di natura e grazia. Una stupefacente ignoranza del catechismo, unita ad una malcelata insofferenza verso qualsiasi principio regolatore della condotta, fa sì che la vita cristiana sia concepita come un percorso soggettivo abbandonato all’arbitrio individuale, dove della divinità non rimane altro che una vaga idea sentimentale che non ha più alcun ruolo effettivo, se non quello di confermare un io immaturo, insicuro e capriccioso. In molti casi non si sa più chi è Dio né che cosa significhi credere in Lui, con tutto quel che ciò comporta.

Si tratta, evidentemente, di una situazione parziale e contingente, che nulla può, di conseguenza, sull’essenza della Chiesa, la quale rimane immutabilmente santa e perfetta nonostante i difetti dei suoi membri. Chi non riconosce questo tradisce un modo di vedere puramente umano e rischia anch’egli di perdere la fede proprio pretendendo di difenderla. Chi invece è familiare ai segni della presenza e dell’azione di Dio, pur soffrendo profondamente di dover costatare numerose distorsioni, gioisce nel cogliere le manifestazioni – nient’affatto rare – di una fede semplice e genuina ancora ben diffusa. La Chiesa è più grande delle nostre idee e molto più ampia del nostro sguardo; non potrebbe del resto essere diversamente, visto che è opera di un Uomo-Dio. Chi si arroga il diritto di circoscriverla alla propria congrega di “eletti” tende implicitamente a sostituirsi a Gesù Cristo, oltre che a porsi fuori della comunione ecclesiale. Non ci vuole un dottorato in teologia per sentire la terribile puzza di zolfo che emana da tale negazione pratica della fede.

Non si può certo trascurare il fatto che l’ateismo pratico attualmente imperante – in una forma o nell’altra – sia risultato di decenni di mancata formazione dottrinale e morale, oltre che di latitanza della gerarchia. L’omissione di atti dovuti, in materia grave, è peccato mortale: per esempio, astenersi dal valutare presunti fenomeni mistici al fine di prendere una posizione al riguardo, proibendo le attività per lo meno sospette e sanzionando l’inosservanza dei decreti. L’autorità ecclesiastica, forte di un’esperienza secolare, ha sempre preventivamente ostacolato e redarguito pretesi veggenti o stimmatizzati, dato che, nella maggior parte dei casi, si tratta di inganno umano o perfino diabolico. In tal modo l’eventuale riconoscimento successivo, coronamento di una rigorosa inchiesta canonica affidata ad una commissione di esperti, non poteva esser tacciato di credulità o di faciloneria. Oggi questa serietà è diventata merce rara, non solo nella prassi, ma pure nell’approccio teologico. Quasi mai i vescovi si pronunciano autorevolmente sulla natura di un fenomeno, ma si limitano di solito (cosa che non costituisce affatto una prova della sua origine soprannaturale) ad autorizzare un culto già sviluppatosi senza alcuna legittimità (cosa che non depone affatto a suo favore).

Tale modo di procedere, in ultima analisi, risponde a un principio di stampo tipicamente marxista: la prassi prevale sulla teoria. Ora, se per teoria si intende una visione filosofica che rivendichi il primato sulla realtà, è ovvio che vada confutata e respinta; se invece la “teoria” è la verità rivelata, è naturale che sia la vita a doversi conformare ad essa, non certo il contrario. All’opposto, la dinamica rivoluzionaria consiste appunto nel mettere in moto dei processi che, modificando la prassi in modo illegittimo, spingano inesorabilmente ad una revisione della dottrina. La “realtà” cui bisogna allora adattare quest’ultima non è quello che Dio ha voluto che fosse, bensì il risultato di un’operazione ideologica che ne ha profondamente alterato le strutture interne (pensiero, valori, principi e norme). Ciò è stato sistematicamente e metodicamente realizzato, negli ultimi decenni, sia nella società che nella Chiesa, con effetti di una gravità inimmaginabile sia per gli individui che per le collettività: squilibrio e anarchia dilagano ad ogni livello, con il consistente contributo di pretese rivelazioni e apparizioni che sovvertono l’ordine gerarchico.

Mentre l’autorità civile viene esercitata per lo più in modo vessatorio (anziché secondo la sua ragion d’essere, cioè a beneficio dei cittadini), quella ecclesiastica ha sostanzialmente abdicato alle sue vere funzioni, rinunciando a governare e limitandosi ad accompagnare. Questo vuoto istituzionale, nella Chiesa, risponde evidentemente a una volontà non dichiarata: esso consente infatti di operare surrettiziamente, dietro un’apparenza più “democratica”, in modo da alterare principi e strutture col pretesto di venire incontro a quelle mutate condizioni socio-culturali che in realtà – come abbiamo visto – sono state prodotte dai medesimi agenti. Un effetto collaterale di questa strategia è il fatto che molti fedeli, non sapendo più a che cosa aggrapparsi, si rifugiano nei fenomeni pseudomistici o in gruppi tendenzialmente settari, gli uni e gli altri scelti e “canonizzati” in base al giudizio privato di ognuno (che, non coincidendo con quello degli altri, è inevitabilmente causa di divisioni senza fine). Pur con l’attenuante della situazione abnorme in cui viviamo, questo è comunque un inconfondibile sintomo di modernismo – anche per un tradizionalista…

Dobbiamo ammettere che la comune malattia ci ha contagiati molto più profondamente di quanto non pensiamo, a prescindere dal “colore” dello schieramento in cui militiamo. Chi milita solo per il Signore, invece, ricercando l’unione con Lui in una vita di intensa preghiera e di carità effettiva, è preservato non solo dal pericolo di imprigionarsi in false rivelazioni o in formazioni scismatiche, ma anche dal rischio di costruirsi una religione tutta sua che, riducendo Dio a puro nome, conduca inesorabilmente ad un ateismo egolatrico. Qui ogni cosa è trattata in funzione di un io ipertrofico che pretende di avere il controllo su tutto, ma finisce col crearsi un mondo immaginario che possa illusoriamente dominare. Molto spesso l’ansia, la depressione e l’angoscia nascono da tale pretesa irragionevole di controllare gli altri, la realtà, il futuro, nella costante paura di non riuscirci. Le sedicenti “profezie” sono una risposta solo apparentemente valida a questo bisogno così diffuso in un ambiente (sociale o ecclesiale) in cui sembra non esserci più nulla di stabile e sicuro, visto che persino gli elementi e i principi più basilari vengono costantemente rimessi in discussione.

Il ricorso a quella soluzione fittizia, però, è una trappola che non solo toglie tempo alla preghiera e ai doveri di stato, ma – cosa molto più grave – può pure esporre a infestazioni maligne e inquinare la fede, fino a snaturarla in un surrogato che al posto di Dio pone l’uomo (il veggente o l’io personale). Chi fa a meno della gerarchia a motivo delle sue inadempienze o espressioni eterodosse, prima o poi si ritrova a fare a meno di Dio stesso, relegato nella sfera delle parole funzionali a una certa tesi. La via d’uscita dalla manipolazione globale perpetrata dal mondo moderno non è il sottoporsi a una manipolazione particolare, ma un radicamento sempre più saldo e vissuto nella verità che conosciamo grazie alla fede. La soluzione all’isolamento che sperimentiamo nella società e nella Chiesa non è la reclusione in un ghetto esclusivo, ma lo sviluppo di una comunione spirituale fondata sulla preghiera e sullo studio di testi sicuri in piccoli gruppi. La liberazione dalla schiavitù mentale e operativa cui il sistema ha sottomesso la gente non consiste nello scegliersi il tipo di assoggettamento, ma nel porre costantemente scelte libere, per quanto costose.

Prendete in mano il Vangelo e meditatelo ogni giorno, non per trarne ognuno le sue conclusioni teologiche o le sue norme morali, ma per familiarizzarvi in modo sempre più intimo con quel Dio vivente che là udiamo parlare e vediamo agire nell’umanità assunta. Sostate davanti al tabernacolo ogni volta che potete, così da lasciarvi irradiare dalla grazia di Colui che vi abita, spesso negletto e non onorato come sarebbe giusto. Amatelo in ogni più piccolo gesto buono o almeno lecito; riparate con le vostre penitenze e mortificazioni agli oltraggi che riceve quotidianamente dai suoi stessi ministri; fatelo amare con la vostra condotta improntata a umiltà, bontà e dolcezza. Siate felici di essere Suoi e contagiate il prossimo con questa gioia mite e serena, possibile anche in mezzo alle peggiori prove e amarezze. Crediamo o no alle Beatitudini? Dobbiamo conoscerle a memoria e ruminarle spesso, specie nei momenti più difficili. Quelle parole contengono tutta la potenza del Verbo divino fatto carne: non è forse un privilegio straordinario potersene appropriare?

17 commenti:

  1. Mi scusi, ma in che modo dovremmo seguire la gerarchia se, come lei stesso ammette, non si pronuncia su apparizioni e veggenti, non condanna errori, non insegna la sana dottrina ecc...
    Riguardo alla cosiddetta fede dei semplici avrei da ridire non poco. A chi si riferisce, a quelli che applaudono in chiesa ad ogni occasione e massimamente alle eresie pronunciate in vergognose omelie?
    Oppure a quelli che ridacchiano quando sacerdoti ed anche Vescovi rinunciano a recitare il Credo, o perché non ci credono o per non "offendere" i non cattolici?
    Sarei settario perché, magari, mi rifiuto di abbellire la realtà e penso che i veri cattolici, non perché migliori o più santi, ma solo più consapevoli, sono davvero pochi?
    Sinceramente sono stufo di siffatti "semplici" che pur intelligenti, con un certo grado di istruzione, che hanno fatto catechismo e, quindi, con tutti gli strumenti necessari per un serio discernimento , non capiscono una mazza e osannano Bergoglio, Ravasi, Galantino, Spadaro e compagnia briscola.
    Non sono forse loro che vivono la fede, come dice lei, come sentimento religioso e in maniera soggettiva?
    Se così non fosse non ci troveremmo in queste condizioni. Se c'è un aspetto che ci differenzia dalla crisi ariana é proprio la mancanza di sensus fidei da parte della maggioranza dei fedeli.
    Io vedo questo nelle mie frequentazioni ecclesiali.
    L'altra Domenica un sacerdote ha detto, durante l'omelia, che se Gesù si é fatto battezzare per purificarsi figuriamoci noi.
    Io ero incazzato nero, gli altri mi sembravano sereni e soddisfatti.
    Scusi, ma di che parliamo?
    Giudico? Si, ma per foro esterno, visto che del loro cuoricino non me ne può importare di meno, delle stupidaggini che dicono sulla fede si, visto che sono razionalmente valutabili.



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    1. Non ho invitato a seguire la gerarchia negli eventuali insegnamenti eterodossi, ma a rispettarne la giurisdizione, che è fondata sulla successione apostolica.
      Per "semplice" non intendo chi, più o meno consapevolmente, si lascia portare dalla corrente, ma chi ha una fede genuina (anche se non istruita) che lo mantiene sulla giusta rotta preservandolo dalle deviazioni.
      Per partecipare alla Messa con serenità, per quanto possibile, ognuno è libero di scegliere dove andare, evitando le chiese o gli orari in cui abitualmente si ascoltano eresie o si vedono abusi.

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  2. Dato che, fino a prova contraria, "lo Spirito soffia dove vuole" a me pare che la via per la santita' sia sempre aperta ovunque ci sia una valida ordinazione sacerdotale a cui riferirsi. Un buon confessore e una Messa celebrata con rispetto ed attenzione, in latino o in lingua volgare, sono sufficienti perche' chiunque si possa salvare perche' Gesu' ci ha assicurato che "non prevalebunt" e che sara' presente "fino alla fine del mondo". Dunque nessuno potra' mai invalidare i 7 Sacramenti. Il resto fa parte di cio' che Dio permette ai fini della nostra purificazione, soprattutto per acquisire la virtu' dell'umilta'. L'unica cosa che conta e' l'essere in grazia di Dio, questo per me vuol dire essere persone "povere in spirito" e "pure di cuore".

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  3. Però per scegliere dove andare evitando parrocchie dove si dicono eresie o si vedono abusi, bisogna prima andarci, poi si tratta di saperli riconoscere. Temo molto che i semplici fedeli troppo spesso ahimé non siano in grado di farlo, e siano anzi presi in trappola tra l' ignoranza (dovuta a errata/mancata formazione da parte dei sacerdoti) e il senso di rispetto /obbedienza nei confronti della gerarchia. Quindi la tentazione di chiudersi in un "a tu per tu" con il Signore e Maestro è forte.
    Può spiegarmi meglio cosa intende per "non seguire la gerarchia negli eventuali insegnamenti eterodossi, ma a rispettarne la giurisdizione" ?

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    1. Per trovare la parrocchia giusta, bisogna pur fare dei tentativi, a volte anche dolorosi.
      E' vero che l'ignoranza o il rispetto per la gerarchia possono impedire il discernimento, ma il Signore non abbandona coloro che credono sinceramente in Lui e li istruisce interiormente mediante il "sensus fidei".
      Rispettare la giurisdizione dei Pastori significa riconoscere l'autorità di governo connessa al loro ufficio.

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  4. grazie don Elia,mi son permessa di parafrasare le ultime 15 righe del suo editoriale per distribuirlo almeno in famiglia.Un vademecum di sopravvivenza spirituale per non soccombere sotto i colpi del nemico-maligno..."che mi ha inviato un sacerdote amico".Preghiamo per lei.

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  5. Gent.mo Padre grazie per questo grandangolo . E' impietoso ma anche compassionevole , mi spinge a riflettere sulla mia condotta ed eventualmente ad apportare correzioni .
    Caro Padre , un confessore mi ha suggerito di preparare la Confessione generale , come devo fare tanto piu' che non ho il dono della sintesi ? Puo' darmi qualche suggerimento per non perdermi ? Non voglio sprecare questa opportunita'.

    L.J.C. et M.I.

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    1. Chieda anzitutto luce allo Spirito Santo per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, quindi ripercorra la Sua vita dall'età di ragione (circa sette anni) in poi e cerchi di individuare tutti i peccati mortali (commessi cioè in materia grave, con piena avvertenza e deliberato consenso). Registri solo le colpe certe ed evidenti; sui casi dubbi chieda al confessore (per esempio, se un determinato atto è materia grave o no, se in un caso specifico si è violata o meno la legge divina, se una certa circostanza muta la specie del peccato ecc.). Se uno dimentica involontariamente un peccato (e di conseguenza l'accusa è materialmente incompleta, ma non formalmente), l'assoluzione è valida lo stesso.

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    2. Grazie infinite .
      Dio La Benedica !
      L.J.C. et M.I.

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  6. Per un cattolico è più importante la conoscenza della Bibbia o del Catechismo?
    http://itresentieri.it/cosa-e-decisiva-la-conoscenza-della-bibbia-o-del-catechismo/

    "E’ per questo, cari pellegrini, che i sentieri vanno percorsi contemporaneamente e in una successione logica: Primo Sentiero – La Verità va conosciuta; Secondo Sentiero – La Bontà va amata; Terzo Sentiero – La Bellezza va gustata."

    Ieri nell'omelìa domenicale il Sacerdote ha invitato i fedeli presenti a conoscere la Bibbia. Preghiera giornaliera per i Sacerdoti .

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  7. Rovigo: il primo flash mob in Canto Gregoriano realizzato dai ragazzi della scuola media Venezzi fa "scoprire" il canto della Chiesa!
    http://blog.messainlatino.it/2020/01/rovigo-il-primo-flash-mob-in-canto.html#more

    Carissimo Padre e carissimi parrocchiani e simpatizzanti e non , questa notizia e' così bella che non posso fare a meno di condividerla con Voi tutti .
    A parer mio un bellissimo esempio di cosa possono fare i cristiani cattolici : ri-donare bellezza , riflettere la bellezza di Dio , ognuno secondo i talenti ricevuti .
    Forse sbaglio , e in tal caso abbiate la carita' di correggermi , nonostante tutto , i miei occhi leggono questi tempi come terribili e belli : una robusta aratura del Cielo , ancora una ennesima possibilita' , un ribaltamento delle zolle fumanti affinche' abbiano la possibilita' di ricevere la divina rugiada che la Madre di Dio spande a piene mani se gliela chiediamo umilmente come ha ribadito a Rue du Bac . Signore pieta' , toglici le squame che non ci permettono di vederTi , riempi i nostri occhi di lacrime di gratitudine e di compunzione . Amen

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  8. IL VOLTO DI DIO NEL VOLTO DI CRISTO

    ...Il desiderio di conoscere Dio realmente, cioè di vedere il volto di Dio è insito in ogni uomo, ancheII negli atei. E noi abbiamo forse inconsapevolmente questo desiderio di vedere semplicemente chi Egli è, che cosa è, chi è per noi. Ma questo desiderio si realizza seguendo Cristo, così vediamo le spalle e vediamo infine anche Dio come amico, il suo volto nel volto di Cristo. L'importante è che seguiamo Cristo non solo nel momento nel quale abbiamo bisogno e quando troviamo uno spazio nelle nostre occupazioni quotidiane, ma con la nostra vita in quanto tale. L'intera esistenza nostra deve essere orientata all’incontro con Gesù Cristo all’amore verso di Lui...

    BENEDETTO XVI - dalla "Udienza Generale" del 16 gennaio 2013 -

    Quello che ho capito io : La nostra vita deve diventare preghiera .

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  9. "Rispettare la giurisdizione dei Pastori significa riconoscere l'autorità di governo connessa al loro ufficio.": caro don Elia, quando un consacrato, dal curato di campagna alla Prima Sede, diffonde eresie, invita all'apostasia, decade dal suo ufficio, non ha più autorità alcuna sulle anime del gregge affidatogli da Cristo, poiché ha tradito il mandato divino e si è posto automaticamente fuori dalla Chiesa (manco protestante o ortodosso, proprio apostata o addirittura satanista commediante, come lo sono i massoni di alto grado, mio caro don...). La sostanza "fa aggio" sulla forma, mio caro pastore, altrimenti si cade nella trappola già denunciata a duo tempo da mons. Léfèbvre (lui sì un grande santo del '900), quello che il monsignore definisce "il colpo da maestro di satana", demolire la Chiesa per mezzo dei suoi stessi ministri, imponendo l'obbedienza a capi traditori, commedianti anticristici; no, ad essi non è dovuta alcuna obbedienza, caro don, solo una dura lotta, fino alla vittoria finale, che spetterà all'Immacolata; a noi sta combattere con Lei. Poi mi cestini pure, il sito è suo (grazie a Dio ho altri canali per diffondere il mio pensiero). Pace e bene e L J C !

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    1. Carissimo, se un prelato decade dal suo ufficio per eresia o apostasia, questo deve essere notificato da un superiore, non da un inferiore. La disobbedienza da Lei proposta capovolge l'ordine della Chiesa stabilito dal Fondatore e ne polverizza l'unità; non è altro che ciò che fece Lutero e chi lo seguì.
      D'altro canto, mi sembra di aver scritto in modo sufficientemente chiaro che l'obbedienza è dovuta solo in ciò che è conforme alla legge divina e, in caso contrario, va rifiutata. La Madonna, peraltro, non ha mai spinto alla disobbedienza; se una presunta apparizione lo facesse, questo sarebbe un segno inequivocabile della sua falsità.
      Sia detto una volta per tutte: come sacerdote cattolico non posso invitare a comportamenti contrari alla fede cattolica, nemmeno per difenderla (cosa che sarebbe contraddittoria).

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  10. Parole ispirate e sapienti..continui così ! ....il Signore Dio la benedica e la Vergine Maria, Immacolata Concezione, la protegga e vi copra col suo manto.

    Circa il resto...no, non sono depresso : non sono depresso per niente ! Piuttosto sono oppresso.... e spesso mi girano le balle : ma va bè...va bene così.
    Come diceva San Padre Pio : in Paradiso non si va in carrozza.

    Rimaniamo saldi nella Fede : chi ha sete di Verità, di Amore, di Giustizia, consapevole o no, ha sete di Dio, sta cercando Dio.

    Se stai cercando Dio, è già Fede (Sant'Agostino docet) : attendi un poco...e presto si farà trovare.

    Il Signore ci/vi dia pace ! :-)

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