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sabato 23 febbraio 2019


Matrimonio:
persona sì, personalismo no




Persona est rationalis naturae individua substantia (Severino Boezio).

Chiarire il giusto significato del termine persona, nell’attuale temperie culturale ed ecclesiale, è di vitale importanza. Per sgombrare il campo dagli equivoci, occorre anzitutto rilevare che, in ambito teologico, questa parola viene usata in senso analogico; essa non può quindi essere intesa allo stesso modo per parlare della persona umana e delle Persone della Santissima Trinità. Nel secondo caso, infatti, il termine designa pure relazioni che hanno una sussistenza ontologica (le famose relazioni sussistenti della teologia scolastica): sono tre soggetti inseparabili che sussistono eternamente in virtù dell’incessante dono della natura divina, che inizia dal Padre quale principio, si compie nel Figlio quale termine che a sua volta lo rende e si realizza nello Spirito Santo quale dono in atto. È evidente che tale accezione sia ammissibile unicamente in Dio, che è puro spirito e la cui natura è assolutamente semplice, ciò che rende possibile la comunicazione totale di sé tra le Persone divine.

Nel caso dell’uomo, essere finito e circoscritto composto di anima e corpo, il termine persona ha necessariamente un senso differente, per quanto analogo. Qui – secondo la definizione di Boezio riportata in apertura – esso designa una sostanza individuale di natura razionale, cioè un singolo essere, che sussiste in sé e per sé, caratterizzato dalla razionalità. La doppia costituzione in spirito e materia non si oppone all’unità di natura, dato che l’elemento spirituale, quale principio unificante (la forma in senso metafisico), organizza la base organica in modo tale che sia il corpo umano del singolo individuo. L’essenza dell’uomo comporta quindi l’essere dotato di autocoscienza e linguaggio articolato, intelletto conoscente e raziocinante, volontà deliberante e capacità di relazione, tutte cose che, nonostante l’abissale salto ontologico, rendono l’uomo simile a Dio, del quale è così immagine nella creazione visibile. Risulta chiaro, in tale quadro, che una totale comunicazione di sé è per lui costitutivamente impossibile; il concetto di persona umana non si esaurisce nella relazione (come tende invece a pensare certa “teologia” cattolica contemporanea), ma presuppone un fondamento permanente nell’ordine dell’essere.

L’uomo è infatti un soggetto. Con il lemma latino corrispondente (subiectum) si possono intendere due realtà distinte, ma – nel caso in esame – correlate: o il sostrato ontologico stabile cui ineriscono le varie determinazioni che distinguono gli individui concreti (accidenti o attributi), o il principio personale sussistente cui va riferita la paternità di ogni attività libera dell’individuo. Nella Trinità ogni soggetto ha in comune con gli altri due la stessa sostanza e la stessa natura, motivo per cui tutte e tre le Persone divine, ogni volta che agiscono, compiono insieme un’unica e medesima operazione, anche se la Rivelazione usa attribuire le singole azioni all’una o all’altra (appropriazioni). Tra gli esseri umani, al contrario, non potrà mai esserci – neanche tra sposi – un grado di unione così piena e profonda da rendere possibile qualcosa del genere. Affermare come fine primario del matrimonio il raggiungimento di tale unità è pertanto un inganno o una favola, tanto più perniciosi quanto più nefaste ne sono, come stiamo per vedere, le conseguenze.

L’unico atto che due esseri umani (per natura, un uomo e una donna) possono compiere insieme come operazione comune effettuata da due soggetti inseparabili è l’atto coniugale; nemmeno in esso, tuttavia, si realizza una comunicazione totale di sé (cosa impossibile – come abbiamo visto – a individui finiti), sebbene la donazione reciproca tra persone che in esso avviene non possa essere più completa. Nelle condizioni che, per volere del Creatore, sono inscindibili dal suo fine intrinseco (cioè all’interno del matrimonio, comunione indissolubile di tutta la vita) tale atto è di per sé buono, in quanto è finalizzato, per sua stessa natura, alla generazione di altri esseri umani, ovvero alla moltiplicazione delle creature più nobili del mondo visibile, che vi tengono il posto di Dio e sono chiamate alla Sua eterna gloria. La visione cristiana della sessualità, esercitata tra un uomo e una donna legittimamente sposati, non ha nulla da spartire con il disprezzo gnostico per la procreazione, ma ne rivela al contrario la sublime grandezza.

Alla luce di questa visione, è naturale che, tra i due fini del matrimonio (quello unitivo e quello generativo) ci sia una gerarchia fondata sull’essere stesso dell’uomo: la procreazione risulta così il fine primario, l’unione degli sposi il fine secondario. Ciò non significa affatto che quest’ultimo sia puramente accessorio o quasi superfluo, dato che una buona e costante relazione tra i genitori è anzi indispensabile perché i figli crescano in un ambiente sereno e armonioso. Ogni essere umano ha il diritto nativo e inalienabile di venire al mondo in una vera famiglia, fondata su un vincolo stabile e coesa nell’amore; tale contesto è infatti di estrema importanza perché i bambini possano assumere la propria identità sessuata, già fissata nel concepimento, ricevere la fede nel focolare domestico, come Dio vuole che avvenga, conoscere il Suo amore infinito, essere rettamente formati sul piano morale e svilupparsi come persone.

Purtroppo, a partire dal Concilio Vaticano II, quest’ordine naturale tra i due fini del matrimonio è stato ribaltato, nonostante tutto il Magistero precedente lo avesse insegnato con estrema chiarezza, condannando esplicitamente l’errore di equipararli. Raccomando, a quanti non la conoscano ancora, la lettura della stupenda enciclica di Pio XI Casti connubii (1930), che riprende e amplifica quella di Leone XIII sullo stesso tema (Arcanum divinae, 1880) e il cui insegnamento sarà a sua volta ribadito da Pio XII in numerosi discorsi. Lo schema di costituzione dogmatica sulla famiglia e sul matrimonio che era stato redatto in vista dell’ultimo concilio, di recente ripubblicato in italiano, sintetizza mirabilmente tutta la dottrina precedente e coerentemente la aggiorna tenendo conto delle pericolose tendenze teologiche che già stavano facendosi strada; esso fu però cestinato per opera di alcuni cardinali massoni, i quali ridussero poi tutta la trattazione di questo importantissimo soggetto a sei paragrafi dispersi in quel pantano di ambiguità e inesattezze che è la Gaudium et spes.

Nel nostro caso, l’innegabile scollamento dalla Tradizione cattolica, rimasta invariata fino a quel momento, consiste nella precaria equiparazione dei due fini, che si è ben presto risolta, di fatto, nella prevalenza di quello secondario su quello primario. Ciò li ha annullati entrambi: la natalità è crollata e il matrimonio indissolubile è sostanzialmente scomparso. È innegabile che l’uomo e la donna, nella vita coniugale, siano chiamati a realizzarsi come persone e a completarsi a vicenda; ma considerare questa l’unica via di vera umanizzazione presuppone due gravi errori di fondo, l’uno di ordine filosofico, l’altro di ordine teologico. Il primo è la convinzione che l’uomo non sia tale, in virtù della sua natura, fin dal concepimento e in ogni circostanza (anche quando non è ancora o non è più o non sarà mai in grado di esplicitare le proprie potenzialità), ma lo divenga nella misura in cui può fare determinate cose. Il secondo è il restringimento della vocazione umana all’orizzonte terreno, con l’oblio della destinazione celeste e l’abbandono dei mezzi soprannaturali necessari a raggiungerla, sostituiti da ideologie immanentistiche e da tecniche psicologiche.

Le conseguenze di tale impostazione son davvero rovinose, come ognuno può facilmente costatare. Se l’essere umano non può realizzarsi pienamente se non nell’esercizio della sessualità, non c’è più posto per il celibato sacerdotale e per la verginità consacrata; la castità che preti, frati e suore sono obbligati a osservare sotto colpa di sacrilegio, con una mentalità del genere, diventa impossibile, anche perché l’appetito sessuale, una volta ammesso in una situazione di difficile soddisfazione, si trasforma in una bestia ingestibile che travolge ogni paletto, fino ai tristemente noti abusi di minori. Quanti invece non sono in grado di fare sesso – come dicono – per difetto di natura, in questa visione sono condannati all’infelicità perpetua, motivo per cui, qualora si presuma di diagnosticare tale anomalia prima della nascita, essi sono sistematicamente soppressi per decisione altrui, oppure, qualora abbiano raggiunto un’età avanzata, in molti Paesi sono caldamente invitati a togliersi di mezzo con un civilissimo suicidio assistito.

Altrettanto gravi sono i danni che ne ha riportato l’istituto familiare. Se fine primario del matrimonio è l’unione degli sposi, è inevitabile che, qualora la relazione vada in crisi o, come suol dirsi, finisca l’amore, si voglia por termine alla comunione di vita senza alcun riguardo per il vincolo indissolubile. La Gaudium et spes ha così spianato la via all’ammissione del divorzio anche da parte dei cattolici, caduti nella trappola di una concezione irrealistica della vita a due, cioè di un impossibile sogno che, inevitabilmente frustrato, esaspera i conflitti e istiga alla separazione. L’essenza dell’amore coniugale, espressa nel consenso matrimoniale, non sta però nel sentimento o nella cosiddetta intesa sessuale, bensì nell’irrevocabile volontà di servirsi e onorarsi per tutta la vita. Nel matrimonio cristiano gli sposi si aiutano vicendevolmente a santificarsi, così da poter ottenere entrambi la salvezza eterna. Se l’obiettivo è il Paradiso, essi possono ben portare insieme, sostenuti dalla grazia permanente del sacramento, la croce di una convivenza non sempre facile: «Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne» (2 Cor 4, 17-18).

Ancora: se la procreazione scivola in secondo piano a vantaggio dell’unione fisica, considerata un valore in se stessa a prescindere dalla prima, non si può fare a meno di desiderare il rapporto intimo evitandone l’effetto naturale, la gravidanza. In tal modo il Vaticano II ha sia posto le premesse allo sdoganamento dell’erotismo (che fa della sposa una prostituta e riduce a postribolo il santuario della vita), sia spalancato le porte alla contraccezione; serve a poco, poi, condannarla a posteriori senza smentirne i falsi presupposti, soprattutto se il numero di figli, in nome di una pretesa paternità responsabile, non è più lasciato al beneplacito del Creatore, ma abbandonato all’arbitrio degli sposi stessi, che di Lui sono ministri e che, di conseguenza, alle Sue disposizioni devono attenersi, pur cercando di regolare l’uso dei diritti coniugali secondo una sana prudenza cristiana. Il ricorso stesso ai metodi naturali, al di fuori di casi di grave necessità ben circoscritti, risulta peccaminoso, se mosso dall’intenzione di scongiurare a tutti i costi un concepimento.

Ma gli effetti disastrosi del rigetto della dottrina tradizionale in questa materia non si fermano qui. Se la persona umana si definisce a partire dalla relazione, ogni tipo di relazione che tenda ad unire delle persone va necessariamente ammesso senza escludere soddisfazioni erotiche, a torto considerate imprescindibili per esseri sessuati. Ecco così giustificato l’omosessualismo in tutte le salse possibili, mentre l’amicizia disinteressata, tipica manifestazione relazionale di esseri dotati di anima spirituale e fondamento ultimo dello stesso amore coniugale, è destituita di senso, specialmente in una società ossessionata dal sesso grazie alle aberranti teorie di un Freud o di un Fromm (letture praticamente obbligatorie, a partire dagli anni Sessanta, in molti seminari e conventi). La sessualità sganciata dalla procreazione, suo intrinseco fine, si apre quindi a tutte le perversioni immaginabili e diventa espressione di gravi patologie affettive, creando relazioni infernali da ogni punto di vista e ottenendo così il risultato opposto a quello che si pretendeva di raggiungere.

Oggi certi pseudoteologi, nei loro empi deliri, giungono invece a bestemmiare in modo intollerabile, quando sostengono che i rapporti sodomitici, essendo più disinteressati di quelli naturali in quanto esenti dalla volontà di procreare, rifletterebbero più da vicino lo scambio d’amore che avviene tra le Persone divine. Questa è una conseguenza estrema della confusione (che abbiamo intenzionalmente dissipato all’inizio) nell’uso del termine persona, definito esclusivamente in chiave relazionale. Ma, com’è ormai chiaro, la relazione è per gli uomini non un fatto ontologico e quindi immutabile e totale, come nella Trinità, bensì un fatto meramente morale e quindi – a meno che non sia vincolata in modo irreversibile, come nel matrimonio – accidentale, instabile e mutevole. La possibilità di partecipare alla vita trinitaria è cionondimeno aperta all’uomo nella vita di grazia, ma quest’ultima è una realtà soprannaturale cui si accede soltanto con la fede e il Battesimo, non certo con pratiche sessuali contro natura che gridano vendetta al cospetto di Dio.

Chi, con un’apparentemente innocua modifica della dottrina, ha provocato questo crollo gigantesco è passato già da decenni davanti al giusto giudizio di Dio e si trova nel luogo che ha scelto. A noi resta il compito di metterci in salvo dal naufragio rimettendo piede sulla terra ferma del Magistero perenne, che è pur sempre a nostra disposizione, e aiutando al contempo quanti il Signore ci affida a fare la stessa cosa, incoraggiati dalla nostra parola, dalla nostra testimonianza e dalla nostra gioia. L’insegnamento cattolico sul matrimonio, per quanto arduo possa apparire nell’odierno contesto socio-culturale, contiene una bellezza, una nobiltà e un potenziale di felicità insuperabili, dato che rispecchia fedelmente la volontà del Creatore. Senza nulla togliere al primato della vita consacrata, che anticipa la condizione celeste del battezzato, oggi è quanto mai urgente formare vere famiglie cristiane, numerose e ricche di vocazioni, tali cioè da dare al Signore la massima gloria possibile da parte delle creature capaci di amarlo e servirlo anche col corpo.

24 commenti:

  1. Questo sì che è parlare!!!
    Domanda (ingenua): perché non è stato più fatto questo insegnamento? Perché, in generale, non si sono più trasmessi i veri contenuti della fede?
    Ribadisco che io, 38enne cresciuta in parrocchia, fino alla mia “conversione” di circa quattro anni fa non avevo mai sentito parlare dei fini del matrimonio, della Santa Messa come Sacrificio, dei Novissimi, della Grazia... e chissà quanti come me.
    Preghiamo per la famiglia e per tutti i coniugi che vivono una sofferenza perché il/la loro sposo/a non vuole altri figli.

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    1. Carissima Chiara, l'unica risposta che riesco a darmi è che i veri contenuti della fede non siano più stati trasmessi per poter sostituire la fede con un'ideologia umana. Ciò di cui non si parla mai finisce col non esistere più nella mente e nella vita dei fedeli, che con una propaganda sistematica sono spinti a credere ai valori del "nuovo umanesimo", il quale può anche fare a meno di Dio stesso.

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  2. Ah Don Elia, se queste cose fossero state a noi insegnate al corso prematrimoniale che già 40 anni fa era obbligatorio. Il mio matrimonio ha resistito per più di 40 anni perché la nostra formazione era di tipo tradizionale (oggi si direbbe rigida) e contemplava la fedeltà agli impegni soprattutto se presi davanti a Dio. Abbiamo avuto momenti difficoltosi dovuti più a problemi di carattere che ha reali o gravi difficoltà. Il nostro matrimonio invece che essere solo un buon matrimonio sarebbe stato santo. Non voglio sminuire le nostre responsabilità, ma agli sposi è stata nascosta la verità e, mi viene da pensare, nascosta su un punto si nasconde anche su altro, non solo ma prima la si nasconde, poi la verità la si altera.

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    1. Anch'io posso testimoniare che, negli studi teologici e nella formazione seminaristica, mi è stata nascosta la verità su molti punti, anche in campo morale. Ben presto, per grazia di Dio, mi sono reso conto che, a forza di presentare la verità in modo parziale o unilaterale, la si altera.
      Con tali premesse, che un sacerdote rimanga solo un buon sacerdote, senza farsi santo, è già molto; come purtroppo siamo costretti a osservare, c'è un forte rischio che, non avendo una coscienza ben formata, diventi un prete vizioso.

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  3. Ho partecipato di recente a una conferenza proprio sul matrimonio tenuto da Don Crescimanno. Oltre ai due fini citati di cui purtroppo recentemente è stato invertito l'ordine; ha citato anche un terzo fine il rimedio alla concupiscenza. Naturalmente quest'ultimo è ormai decaduto ... Grazie come sempre di questo appuntamento settimanale.

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  4. Ammirevole.
    Da meditare a lungo e diffondere.

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  5. Grazie don Elia per la vostra esposizione chiara e senza tentennamenti. In voi vedo il pastore cattolico che dice sì sì no no come Nostro Signore dice di fare. Grazie per questo apostolato in rete, il Signore vi sostenga e vi dia la forza per continuare

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    1. Grazie. Continuiamo a sostenerci a vicenda con la preghiera.

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  6. "..se il numero di figli non è più lasciato al beneplacito del Creatore, ma abbandonato all’arbitrio degli sposi stessi, che di Lui sono ministri e che, di conseguenza, alle Sue disposizioni devono attenersi, pur cercando di regolare l’uso dei diritti coniugali secondo una sana prudenza cristiana. Il ricorso stesso ai metodi naturali risulta peccaminoso, se mosso dall’intenzione di scongiurare a tutti i costi un concepimento."
    Caro Don Elia, alla luce di questa affermazione che senza dubbio appartiene alla verità, la dolorosa ma realistica conseguenza che riguarda praticamente tutti è che, a causa di umana debolezza e mentalità ormai distorta, la salvezza è pressochè impossibile! E parlo da padre di tre figli!

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    1. Carissimo Filiberto, non bisogna mai disperare della salvezza. Riguardo al passato, dobbiamo tener conto delle circostanze che attenuano la responsabilità morale, come la debolezza umana e, oggi, l'aver ricevuto dai ministri della Chiesa una formazione carente, se non distorta. Riguardo al futuro, è sempre possibile correggere la propria condotta conformemente a nuove prese di coscienza. Nella vita coniugale, ovviamente, si è in due a doversi correggere; per questo è molto necessaria la preghiera per il coniuge meno avanzato nella vita spirituale o meno disposto a rimettersi in discussione. A questo scopo, chiedete l'intercessione della Madonna e di san Giuseppe.

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  7. È tutto tristemente vero.
    Si parte da una formazione carente, se si è fortunati, se non inesistente, visto che nella maggior parte delle parrocchie l'ora di catechismo è un parcheggio per ragazzini, dove questi vengono trattenuti con attività ludiche più che istruiti, altrimenti si annoiano e non ci vanno più. Cosa che comunque succede, quando diventano adolescenti e si trovano a scegliere tra un mondo che promette loro soddisfazioni di tutti i tipi e un ambiente nel quale non hanno motivo di restare, perché i motivi veri non sono stati loro mostrati e perché per "attirare i giovani" si finisce per scimmiottare il mondo in maniera grottesca, quindi per allontanarli. Chi rimane, invece, con grandi lacune nella formazione, il più delle volte fa un po' a modo suo, anche per ignoranza; in ogni caso spesso si trova a non ricevere delle indicazioni chiare, quando non viene addirittura "cullato" purché non si allontani, con la diretta conseguenza di non essere guidato per il giusto cammino.
    Per la paura di perdere fedeli (ma con questo effetto) si sta appiattendo la Chiesa verso l'uomo, ammorbidendo ciò che appare duro a chi non ha gli strumenti per vedere oltre l'apparenza. E, come giustamente spiega lei, è un processo in atto da diverso tempo, i cui effetti si stanno manifestando in maniera più evidente da relativamente pochi anni.
    Per paura di scandalizzare l'uomo è stata offuscata la bellezza del matrimonio cristiano, che tra l'altro è ormai indesiderabile anche a chi ancora cristiano si dichiara. Per non parlare delle vocazioni: un figlio chiamato è una tragedia, una figlia chiamata peggio, anche per i "praticanti". La santità poi o non viene nominata affatto, perché qualcosa di irraggiungibile a prescindere, oppure viene data per scontata per chi resta nel "recinto" e quindi non si deve impegnare affatto per raggiungerla: deve solo confidare nella Misericordia, ma senza grandi sforzi personali. In questo quadro risulta difficile distinguere tra causa ed effetto di ciò che ci si presenta davanti oggi. Condivido che la repressione, uno sforzo fisico senza ragione, non porti a niente di buono, oltre ad essere, secondo me, un "consiglio" anacronistico da "bigotti" per tutti gli stati di vita: la continenza non è repressione. La castità è di scandalo al mondo di oggi, viene vista come una cosa completamente innaturale e impossibile se si è "sani".
    La realizzazione personale umana, come fine della vita, logicamente non prevede l'offerta di sé ma l'accaparrarsi e il godere di tutto ciò che si desidera; se anche la Chiesa insegna all'uomo ad essere protagonista della propria vita, a realizzarsi nel mondo, trascurando il disegno entro il quale questa realizzazione debba avere luogo, allora si comprende bene perché il matrimonio sia diventato anch'esso un mezzo per l'autorealizzazione (e autosoddisfazione) indipendente dal nobile fine che dovrebbe avere.
    Sembra che oggi si abbia vergogna di insegnare ciò che serve veramente ai fedeli, per perseguire la salvezza, per non essere indesiderabili agli occhi del mondo. Nessuno pensa però al prezzo che si paga: il benessere terreno ha preso il posto della salvezza dell'anima.
    Corregga pure il mio pensiero se ho scritto qualcosa di errato.
    Grazie per condividere e sintetizzare insieme dei temi che difficilmente riusciremmo ad approfondire da soli. Ha sempre la mia gratitudine e la preghiera, in particolare il venerdì.

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    1. Condivido pienamente la Sua analisi, che corrisponde a ciò che ho osservato anch'io quand'ero in parrocchia. La ringrazio di cuore per questa condivisione e soprattutto per le preghiere, di cui ho sempre bisogno.

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  8. Scusi reverendo, ma un dubbio mi assilla : ila Padre elia che scrive in questo articolo di cuui lee mostro il link, è per caso lei, oppure si tratta di omonimia ? lo stile ed il taglio mi sembrano un poco diversi, ma non saprei dare una risposta definitiva. Mi aiuti lei, magari dicendomi anche se condivide le affermazioni di questo suo eventuale omonimo. Grazie e buona domenica (ha, anche buon pranzo, però, nè?)

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  9. Chiedo scusa, credo di aver dimenticato di postare il link all'articolo di Padre Elia:
    https://gloria.tv/article/oSat31eYFewc4baMAQJsUqbSe
    Grazie di nuovo

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    1. No, non sono io. Si tratta di un vescovo bizantino scismatico che, da quanto ne so, si è autoproclamato patriarca.
      Le sue affermazioni non sono condivisibili senza ulteriori analisi delle responsabilità individuali. In ogni caso l'eresia di un papa può essere dichiarata solo dai cardinali o da un concilio ecumenico (come nel caso di Onorio I, il quale, comunque, non si pronunciò in modo infallibile, ma espresse per lettera solo un parere conciliante, che non era però ortodosso).

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  10. Caro D. Elia,

    La questione è troppo pertinente. Il Padre Giulio Meinvielli ha mostrato al Padre Garrigou Lagrangee e Jacques Maritain che il loro concetto di persona era sbagliato. Il Padre Garrigou ha accetatto la correzione, Maritain, no.

    Il livro del Padre Giulio Meinvielli sul questo argomento è disponibile nell'internet per scaricare, vede:

    Crítica de la Concepción de Maritain sobre la Persona Humana

    http://www.juliomeinvielle.org/2017/12/10/critica-concepcion-maritain-persona-humana/

    Um caro saluto dal Brasile

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    1. Grazie per l'interessante contributo.
      Ricambiando di cuore il saluto, La benedico.

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    2. Padre Elia, la sua esposizione è molto interessante e molto chiara. Vorrei però che lei in futuro specificasse meglio il concetto di preminenza della vita verginale o consacrata su quella matrimoniale, altra cosa che non insegna più nessuno.

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    3. Più che di preminenza, si tratta di eccellenza, in quanto la vita consacrata anticipa lo stato futuro (cf. Mt 22, 30). Ciò non toglie valore alla vita matrimoniale, dato che, senza di essa, cesserebbero di moltiplicarsi le creature chiamate ad amare Dio e a goderlo per tutta l'eternità.

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  11. Le colonne della nostra vita sono i Dieci Comandamenti.Lo affermo con il senno di poi,dopo aver conosciuto il Signore e amarlo con tutto il cuore e con tutta l’anima.Noi giovani degli anni 70,pur frequentando l’azione cattolica ,avevamo il nostro decalogo personale , quello delle nostre libertà e l’amore per questa libertà era più grande dell’amore di Dio. Nelle adunanze si parlava di divorzio,contraccezione ,rapporti prematrimoniali e quanto altro era in auge,tranne di Dio e della Sua Legge d’Amore. I sacerdoti ,come oggi, avevano paura di parlare di castità e di continenza ,ma noi non eravamo meno colpevoli :spavaldi e arroganti da far indietreggiare anche il più attento sacerdote. La Misericordia di Gesù non ha atteso che noi Lo chiamassimo,Lui ci cercava e non ha mollato finchè non abbiamo risposto. Cristo ci ha riportato a Dio,per strade che solo Lui può pensare per ognuno di noi. Ma non si può amare chi non si conosce,questo è stata la tragedia della nostra gioventù ,non conoscere la Parola di Dio,come potevano nascere matrimoni santi !Non sapevamo. La conoscenza del Vangelo ci ha fatto scoprire quanto eravamo fuori dalla legge Divina,ogni regola di vita era scritta e spiegata nel Codice Santo,ma il mondo attorno a noi , con il tradimento di molti sacerdoti, ne ha costruito uno parallelo e contrario alla legge di DIO. Possa ,il Signore Gesù,concedere tutto il tempo di Grazia che ha concesso a noi, anche ai nostri figli e nipoti e a quanti rispondono alla Sua chiamata.

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    1. Questa falsa formazione cristiana è stata davvero una tragedia per la nostra generazione e, di conseguenza, per quella seguente. Chi è stato realmente riportato al Signore, nonostante l'ignoranza indotta, l'inconsapevole arroganza e la legittimazione del peccato, non può smettere di ringraziarlo per questa impagabile misericordia, che è assicurata anche a figli e nipoti.

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  12. Diamo ascolto all'Angelo inviatoci dalla Provvidenza : ESODO - 23

    20Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. 21Abbi rispetto della sua presenza, da’ ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. 22Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari.23Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso l’Amorreo, l’Ittita, il Perizzita, il Cananeo, l’Eveo e il Gebuseo e io li distruggerò, 24tu non ti prostrerai davanti ai loro dèi e non li servirai; tu non ti comporterai secondo le loro opere, ma dovrai demolire e frantumare le loro stele.

    25Voi servirete il Signore, vostro Dio. Egli benedirà il tuo pane e la tua acqua. Terrò lontana da te la malattia. 26Non vi sarà nella tua terra donna che abortisca o che sia sterile. Ti farò giungere al numero completo dei tuoi giorni.27Manderò il mio terrore davanti a te e metterò in rotta ogni popolo in mezzo al quale entrerai; farò voltare le spalle a tutti i tuoi nemici davanti a te.28Manderò i calabroni davanti a te ed essi scacceranno dalla tua presenza l’Eveo, il Cananeo e l’Ittita. 29Non li scaccerò dalla tua presenza in un solo anno, perché non resti deserta la terra e le bestie selvatiche si moltiplichino contro di te. 30Li scaccerò dalla tua presenza a poco a poco, finché non avrai tanti discendenti da occupare la terra.31Stabilirò il tuo confine dal Mar Rosso fino al mare dei Filistei e dal deserto fino al Fiume, perché ti consegnerò in mano gli abitanti della terra e li scaccerò dalla tua presenza. 32Ma tu non farai alleanza con loro e con i loro dèi; 33essi non abiteranno più nella tua terra, altrimenti ti farebbero peccare contro di me, perché tu serviresti i loro dèi e ciò diventerebbe una trappola per te».

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  13. Il Santo Curato d’Ars diceva: “Quando vedete un sacerdote, dovete dire: ‘Ecco colui che mi ha reso figlio di Dio e mi ha aperto il cielo per mezzo del santo Battesimo, colui che mi ha purificato dopo il peccato, colui che nutre la mia anima.’ Il sacerdote è per voi come una madre, come una nutrice per il neonato: ella gli dà da mangiare e il bimbo non deve far altro che aprire la bocca. La madre dice al suo bimbo: ‘Tieni, piccolo mio, mangia’. Il sacerdote vi dice: ‘Prendete e mangiate, ecco il Corpo di Gesù Cristo. Possa custodirvi e condurvi alla vita eterna’. Che belle parole! Il sacerdote possiede le chiavi dei tesori del cielo: è lui ad aprire la porta; egli è l’economo di Dio, l’amministrazione dei suoi beni.”

    3.Non è un caso che la Provvidenza abbia donato alla Chiesa, proprio in questi tempi di forte crisi del sacerdozio, un gigante di santità sacerdotale qual è stato san Pio da Pietrelcina. Un sacerdote che si è santificato non facendo il sociologo, il capo-manifestazione, il sindacalista o il difensore del “politicamente corretto”, ma confessando per ore, celebrando bene la Messa e portando nelle sue carni la sofferenza del Crocifisso per la conversione dei peccatori.

    http://itresentieri.it/pedofilia-nel-clero-eppure-ci-dicevano-si-perdera-di-quantita-ma-si-guadagnera-di-qualita-si-e-visto/

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  14. Carissimo padre Elia, in questi giorni la mia bambina di dieci anni si trova a fronteggiare l'intera sua classe, essendo l'unica che continua a recitare il Padre Nostro così come ci è stato tramandato. Posso chiederLe di sostenerla con la sua preghiera sacerdotale, affinché la bambina perseveri, con l'umiltà e la mitezza che sono tanto care al cuore di Nostro Signore? "Lasciate che i bambini vengano a Me". Grazie, caro padre

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