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sabato 11 novembre 2017


Kit di sopravvivenza per pecore senza pastore



Cum scorpionibus habitas (Ez 2, 6).

I tradizionalisti puri e duri mi sospettano di eresia. I sedicenti conservatori mi danno addosso per la comunione sulla lingua. I progressisti mi farebbero la pelle non fosse che per la talare. C’è proprio di che stare allegri, in un Paese dove anche le pugnalate alle spalle si danno in modo cortese, pulito e ordinato. Ma, lungi dal cadere in quella misera forma di egocentrismo che è l’autocommiserazione vittimistica, faccio tesoro dell’esperienza per dare qualche indicazione che possa risultare utile alla sopravvivenza in tempi tanto calamitosi. La confusione è tale che non basta guardarsi da un tipo di nemico, ma bisogna vigilare su fronti diversi. Soprattutto, per evitare un sentiero pericoloso, non buttatevi a occhi chiusi su quello opposto. Il nemico dell’umana natura ha infatti inventato tutto un ventaglio di proposte contrastanti per attirare il maggior numero di pecorelle nelle sue trappole, scegliendo la rete da usare a seconda dei gusti e dell’inclinazione di ciascuna.

C’è chi difende a spada tratta un fossile di “Tradizione” senza vita che genera fanatici di un mondo scomparso; abbiamo ormai imparato a riconoscerli. C’è invece chi si presenta come paladino della conservazione rispetto a una versione già adulterata del cattolicesimo; siamo nel campo dei diversi movimenti. C’è chi irretisce la gente nel labirinto di presunte rivelazioni tutte definitive (non si sa bene in quale ordine), presentate come indispensabili alla salvezza individuale e collettiva, ma di fatto inefficaci per la crescita nella grazia; è il regno di veggenti e santoni. C’è poi chi sbandiera le acquisizioni della nuova teologia, di cui lo Spirito Santo avrebbe tenuto all’oscuro la Chiesa per due millenni, ma che ora avrebbe finalmente svelato con l’effetto di una revisione completa di dogma e morale e della piena riabilitazione dei peggiori eretici della storia; è l’appannaggio delle facoltà teologiche, delle curie diocesane e degli uffici delle conferenze episcopali. Sullo sfondo, la vexata quaestio dell’interpretazione del Vaticano II, dalla quale sembra di non poter uscire.

Quali sono, in concreto, gli agenti patogeni da cui bisogna immunizzarsi per non contrarre qualche grave morbo dell’anima? Non pretendo certo di offrirne una rassegna completa, ma provo lo stesso a individuarne almeno i più comuni. Il primo che mi viene alla mente sono quelle pretese evidenze indiscutibili che in realtà non lo sono affatto, ma vengono imposte come tali al fine di puntellare prassi e teorie inaccettabili; un esempio a caso: appellarsi a un autoproclamato stato di necessità per legittimare un ministero illegittimo e creare una Chiesa a parte. Solo apparentemente più credibile è quell’acribia puntigliosa con cui, sulla scorta di canoni e definizioni, si cerca di giustificare quanto è oggettivamente ingiustificabile; per esempio, che un testo del magistero pontificio derubrichi il peccato grave manifesto e incoraggi di fatto a perseverarvi in quanto sarebbe volontà di Dio in una particolare situazione. A ciò si allea spesso il ricorso a ragionamenti contorti o capziosi miranti a dimostrare un asserto prestabilito, ma evidentemente falso o ripugnante alla retta ragione: sono i classici sofismi, come quelli di chi tenta di equiparare un concubinaggio adulterino al sacramento del matrimonio.

Dalla spudorata arroganza dei rivoluzionari in abito clericale non si discosta poi più di tanto, nella pratica, il lealismo ottuso dei conservatori di facciata, che vanifica l’essenziale della Legge divina in nome di norme puramente umane che dovrebbero garantirne l’osservanza e si risolvono invece nel suo svuotamento; basti pensare, fra tanti casi di ordinaria incoerenza, alla severità apodittica con cui si prescrive la comunione sulla mano sulla fragilissima base di un indulto concesso in risposta all’istanza, non dei vescovi né dei fedeli, ma di ignoti burocrati delle conferenze episcopali. La debolezza di questa e altre impostazioni simili è spesso camuffata, su vari versanti, con la cortina fumogena di una sterile erudizione funzionale alla dimostrazione di tesi controverse: che si tratti di sdoganare il doppio papato come una situazione normalissima (quando invece è innegabilmente del tutto inedita) o, per altro verso, di negare la sacramentalità dell’episcopato dandosi curiosamente la zappa sui piedi o, ancora, di legittimare una visione troppo elastica dello sviluppo della dottrina o dell’evoluzione della prassi sacramentale, è sempre la stessa propensione ai fuochi d’artificio che accomuna obiettivi e tendenze anche diametralmente opposti.

Di fronte a tutte queste complicazioni, è abbastanza comprensibile – anche se non ammissibile – che molti saltino a piè pari, con grande fervore, in trappole micidiali da cui non si viene più fuori, se non per miracolo. Una è quel semplicismo fondamentalistico che scavalca distinzioni pur necessarie nel discernere i fatti, arroccandosi in un certo numero di rozze certezze assolute e lanciando a destra e a manca, dall’alto di questa “torre d’avorio”, anatemi e patenti di eresia. Un’altra è rappresentata da quel dedalo multiforme delle nuove correnti di spiritualità apparentemente cattolicissime, ma in realtà profondamente alienanti, in quanto rinchiudono gli adepti in un mondo parallelo distogliendoli dal compimento dei loro doveri di stato e dal bene che potrebbero fare, ma illudendoli di compiere la volontà divina con esercizi puramente mentali che non migliorano minimamente la condotta pratica né tanto meno contribuiscono alla correzione di peccati e difetti.

A questo proposito tenete presente che non esistono “ere definitive” cui darebbe accesso una pretesa rivelazione finale: la Rivelazione pubblica si è chiusa con la morte dell’ultimo apostolo, mentre la pienezza dei tempi, iniziata con l’Incarnazione, si protrae fino alla Parusia, la quale soltanto ci introdurrà nel compimento preannunciato dal Signore. In definitiva, bisogna diffidare a priori di tutti i fenomeni che non abbiano ottenuto una chiara e incontestabile approvazione (se non del fenomeno stesso, almeno del culto che ne è scaturito) da parte dell’autorità ecclesiastica competente. Il fideismo e la credulità in una soprannaturalità a buon mercato sono perfettamente funzionali agli scopi di chi nega il soprannaturale, perché creano miti che possono poi essere facilmente irrisi e sconfessati; è la stessa tattica di chi inventa falsi complotti per screditare i cosiddetti complottisti e le loro denunce, che portano in genere su fatti reali.

Per il resto, occorre curare molto la propria formazione nella dottrina perenne della Chiesa, senza ottuse rigidità mentali né, d’altro canto, interessate ambiguità o subdoli equivoci. Fuggite i ragionamenti contorti, le costruzioni intellettuali artificiose, le sottigliezze troppo ardite e le saccenti distinzioni senza fine, come pure le arrampicate sui vetri e i sezionamenti dei capelli. Chiedete invece senza sosta la grazia di ottenere o conservare una mente limpida e lineare, una coscienza lucida e retta, la purezza d’intenzione e l’onestà dei costumi. Lo Spirito Santo non suole negarsi a chi cura le giuste disposizioni interiori e si sforza sinceramente di correggere le proprie storture, nel pensiero e nell’azione, aborrendo i sofismi, le acrobazie cerebrali e le forzature ideologiche con cui si erigono cattedrali immaginarie che si reggono sugli stecchini. Questo è qualcosa che possiamo fare tutti; a ciò che non è in nostro potere provvederà il Signore.

Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati fedelmente. Siano diritte le mie vie nel custodire i tuoi decreti. Ai mentitori verrà chiusa la bocca (Sal 118, 4-5; 62, 12).

19 commenti:

  1. In questo tempo in cui, alle volte, sentiamo l'assenza di veri Pastori vicino a noi, fa bene ricordare i tanti Pastori che ci hanno preceduto e che ora riposano in Dio e ci sono compagni in questo pellegrinaggio. Sono per noi fari a cui guardare e da cui imparare. Senza dimenticare che, seppur fisicamente distanti, la Comunione che spiritualmente si crea tra noi e con i veri Sacerdoti che Dio ci ha dato la Grazia di incontrare è viva e vera ed efficace!!

    Dato chell'11 Novembre ricorre la memoria di San Martino, fa bene leggere ciò che scrisse di lui un suo caro discepolo... Ecco un vero esempio di Pastore e di vera carità...

    Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte. Avvertì quindi i fratelli che ben presto avrebbe cessato di vivere. Nel frattempo un caso di particolare gravità lo chiamò a visitare la diocesi di Candes. I chierici di quella chiesa non andavano d’accordo tra loro e Martino, ben sapendo che ben poco gli restava da vivere, desiderando di ristabilire la pace, non ricusò di mettersi in viaggio per una così nobile causa. Pensava infatti che se fosse riuscito a rimettere l’armonia in quella chiesa avrebbe degnamente coronato la sua vita tutta orientata sulla via del bene.
    Si trattenne quindi per qualche tempo in quel villaggio o chiesa dove si era recato finché la pace non fu ristabilita. Ma quando già pensava di far ritorno al monastero, sentì improvvisamente che le forze del corpo lo abbandonavano. Chiamati perciò a sé i fratelli, li avvertì della morte ormai imminente. Tutti si rattristarono allora grandemente, e tra le lacrime, come se fosse uno solo a parlare, dicevano: «Perché, o Padre, ci abbandoni? A chi ci lasci, desolati come siamo? Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge e chi ci difenderà dai loro morsi, una volta colpito il pastore? Sappiamo bene che tu desideri di essere con Cristo; ma il tuo premio è al sicuro. Se sarà rimandato non diminuirà. Muoviti piuttosto a compassione di coloro che lasci quaggiù».
    Commosso da queste lacrime, egli che, ricco dello spirito di Dio, si muoveva sempre facilmente a compassione, si associò al loro pianto e, rivolgendosi al Signore, così parlò dinanzi a quelli che piangevano: Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica: sia fatta la tua volontà.
    O uomo grande oltre ogni dire, invitto nella fatica, invincibile di fronte alla morte! Egli non fece alcuna scelta per sé. Non ebbe paura di morire e non si rifiutò di vivere. Intanto sempre rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava l’intensità della sua preghiera. I sacerdoti che erano accorsi intorno a lui, lo pregavano di sollevare un poco il suo povero corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose: Lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la terra, perché il mio spirito, che sta per salire al Signore, si trovi già sul retto cammino. Detto questo si accorse che il diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: Che fai qui, bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato! Il seno di Abramo mi accoglie.
    Nel dire queste parole rese la sua anima a Dio.
    Martino sale felicemente verso Abramo. Martino povero e umile entra ricco in paradiso.

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  2. I "tradizionalisti" puri e duri sono i farisei di oggi, gli stessi farisei che Gesù Cristo ha condannato a suo tempo come ipocriti e sepolcri imbiancati destinati all'inferno.

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    1. Il Signore non ha predestinato nessuno all'Inferno (se non nel senso generale secondo cui vi è destinato chi rifiuta la salvezza); ha rimproverato con durezza i farisei perché era l'ultimo mezzo che Gli rimaneva per scuoterli dalla loro presunzione e muoverli a conversione. Perfino loro si possono convertire, con la grazia di Dio; basti pensare a san Paolo.

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  3. buongiorno don Elia,che dire...non di quà, non di là:confusione totale.Unica via di salvezza?Pregare e supplicare il Signore che ci conceda il dono del discernimento su questa terra senza il quale non potrei condurre la mia anima a Dio.

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  4. Mi piace leggere nel biografia di S. Martino, riportata da Sara (che saluto), come nulla ci sia di scontato nel nostro cammino di fede, neppure in quello dei Santi. Questo è ciò che ho imparato di più negli ultimi anni. Non sono le lusinghe, né le confidenze, né i rapporti spirituali intimi, né i lunghi colloqui col padre spurituale, tantomeno le larghe assemblee in cui "la festa siamo noi" o l'affannosa ricerca del gruppo di preghiera o dell'apparizione, qua o là poco importa. No, è sapere ascoltare chi ti parla, chi ri-muove dentro di te tutte le scorie accumulate, colui nel quale riconosci la tua stessa esperienza, chi non ti mette fretta, non ti agita, non ti distoglie dai tuoi impegni e doveri. Tutto ciò meditandolo, comparandolo, studiando con la curiosità di chi è consapevole che deve sempre imparare.

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  5. Caro padre Elia, le chiedo: perché continuare a mettere stesso piano il rischio di un tradizionalismo vuoto e formalistico (che riguarda pochi nostalgici) con quello del modernismo trionfante che. sotto la spinta dei vertici vaticani, sta cercando di seppellire duemila anni di cristianesimo? E poi non sarebbe meglio - per aiutare tante persone smarrite - che lei e altri pastori usciste allo scoperto, rischiando certo, per urlare che stanno predicando un vangelo che non è quello di Cristo, come il bambino della fiaba che diceva a tutti che il re e' nudo?

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    1. Non metto tutto sullo stesso piano, ma cerco di mettere in guardia dal cadere in altri estremi per sfuggire appunto al modernismo trionfante.
      Uscire allo scoperto per mettermi a urlare è una tentazione ricorrente che ho da tre anni a questa parte, ma il dono di consiglio mi suggerisce che non servirebbe a nulla, se non a farmi mettere completamente fuori gioco; una semplice firma mi sta già costando cara. Ciò che sto facendo per aiutare tante persone smarrite è organizzare periodici ritiri e pellegrinaggi, cui invito le persone che hanno stabilito un contatto con me (parrocchiavirtuale.slmgm@gmail.com). Se il Signore mi fa comprendere con certezza morale che vuole da me anche altro, sono pronto a tutto, ma non ad andare al massacro per uno zelo inutile e imprudente.

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  6. Carissimo don Elia, condivide questo atto di accusa rivolto da un blogger di Stilum Curiae ai suoi confratelli sacerdoti bergogliani?
    Joseph**ha detto:
    "E voi sacerdoti sareste coloro che hanno a cuore la salvezza delle anime per amore di Cristo?
    E’ gravissimo che responsabili del bene comune stanno non solo zitti ma ne pervertono le menti e l’agire con il loro comportamento, con lo sparare fesserie a raffica.
    La presenza di mali nell’umanità in gran parte è proprio dovuta all’ignoranza della verità.
    Ignoranza dovuta poi al silenzio di coloro, specialmente sacerdoti e vescovi, che conoscono la verità e dovrebbero insegnarla e proclamarla sui tetti.
    Ma il Papa, i vescovi, i sacerdoti, i fedeli stanno zitti: non tutti ma la maggior parte sì; molti sono i sofferenti, gli spaesati, i titubanti per questa nuova situazione che si sta ampliando a macchia d’olio, mentre i pochi fedeli alla Verità che parlano, vengono silenziati, derisi, calunniati.
    Si ha timore, eppure non si dovrebbe temere nulla consegnando tutto se stessi a Cristo e a sua Madre. Forse manca la continua preghiera, il cibarsi continuo e proficuo del Suo Corpo.
    Permettetemi questo sofferto sfogo.
    Signori vescovi del politicamente corretto perchè teologicamente scorretti.
    Signori capi di una chiesa in uscita per le periferie esistenziali del mondo senza frutti spirituali perché lontani dalla contemplazione del Signore, fonte di un amore ardente.
    -A tale proposito una simpatica postilla per un corretto “uscire”: viene raccomandato l’uso di poveri mezzi di trasporto quali la bicicletta, la filovia, il tram o tutt’al più un’usata utilitaria a imitazione di El Capo e come alcuni vescovi già fanno. Fine della postilla-
    Dottori di un ospedale da campo dove le ferite fisiche, curate al posto di quelle spirituali, restano incancrenite, e il perché lo sapete e non lo dite: avete paura e vi vergognate di parlare in modo forte e chiaro di quella Medicina vera e santa, l’UNICA che guarisce, rigenera e salva.
    Voi non osate più parlare, gridare forte davanti a tutti, della verità di Cristo.
    Verità stravolta a tal punto da affermare che Cristo stesso non è l’unica vera via di salvezza e con satanica misericordia proclamate gioiosamente agli adulteri che la loro situazione di peccato mortale può benissimo essere vissuta in grazia di Dio. Piano inclinato poi per sdoganare in futuro altre situazioni di peccato.
    E poi un demonio come Lutero viene santificato nonostante le sue bestemmie, la sua vita di peccato, il suo odio contro la nostra santa Chiesa, il Papato, la santa Messa vero sacrificio eucaristico.
    Con la scusa poi della cosiddetta autoreferenzialità (auto.. che? Ma per piacere!) per il dialogo silenziate la Sua parola di verità e con la mente e l’anima obnubilata vi chiedete stupidamente: ma chissà poi cosa voleva dire il Signore, chi può essere certo delle Sue parole!
    .... segue ./.

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  7. ...continuazione e fine :
    Dite: ma questo non l’abbiamo detto noi! E’ vero, ma vi sieste stati zitti, nulla avete fatto per gridare contro questo signor Qualcuno per tali gravi affermazioni, divenendone corresponsabili e confondendo i deboli.
    Possibile che la vostra mente partorisca vuote idee? Non dimora in voi la grazia di stato, lo Spirito di Verità?
    E facendo vostra la parola del carismatico vescovo venuto dalla fine del mondo, desiderosi di avere addosso la stessa puzza delle pecore, le lasciate, con il non riconosciuto peccato, lontane dal buon odore di Cristo.
    Come se le pecore nel passato non fossero mai state seguite, misericordiosamente perdonate nonostante i ripetuti peccati, accolte nell’amore di Cristo e del Padre.
    Allora ascoltate. Vi dò un consiglio: CAMBIATE MESTIERE! A cosa servite? Quello che state facendo lo fanno meglio di voi i nostri cari amici del mondo. Perché imitate coloro che sono nemici di Cristo?.
    Quale dialogo vi può essere con un mondo che odia Cristo e non vuole sentire la Sua parola? Lo volete salvare? Dovete denunciare senza paura i suoi gravi peccati (divorzio, aborto, omosessualità, empietà; non le chiacchiere) e proclamare con forza Cristo Signore e Salvatore, il Suo Amore, nostra salvezza.
    Il vostro sacerdozio, tradito il fine per cui vi era stato conferito è morto per la vostra incuria, lo volete capire? Non serve più a nulla se non a generare poveri infelici, felici traditori di Cristo a cui avete chiuso la Porta del buon Pastore.
    Potreste risorgere, ma non volete: vi manca la Sua forza perché non la volete chiedere.
    Perché non rinnovate il vostro amore per Cristo: esso non è perduto, non rendete inutile il Suo sacrificio. Chissà che la vostra arida vita non si trasformi in grazia.
    Vi assicuro la mia preghiera". Parole che fanno riflettere.

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    1. Carissimo, posso sottoscrivere ogni singola parola: soprattutto l'appello alla conversione, che è sempre possibile, anche per noi preti (purché ne chiediamo la grazia o almeno non la respingiamo quando ci viene donata gratuitamente). E' paradossale - ma al contempo consolante - che sia un laico a farci la predica: ciò significa che lo Spirito Santo continua a operare, nonostante il nostro indurimento e la nostra codardia. Personalmente, come ho scritto sopra, faccio quel che vedo possibile nell'ora presente, evitando di prendere decisioni avventate che non verrebbero da Dio, ma da me o dal demonio; se il Signore mi ha davvero affidato una missione, non devo comprometterla per imprudenza. Chiunque mi voglia conoscere mi può scrivere per essere messo al corrente delle mie iniziative.

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  8. Caro don Elia, credo sia veramente triste dover constatare come ormai non basti più la definizione di cattolici, per appartenere alla Santa Chiesa Cattolica Apostolica e che non basti il solo comune denominatore per tutti, come sigillo di appartenenza a Cristo. Concordo in tutto ciò che scrive e soprattutto gradisco i suoi preziosi consigli -Chiedete invece senza sosta la grazia di ottenere o conservare una mente limpida e lineare, una coscienza lucida e retta, la purezza d’intenzione e l’onestà dei costumi- che cerco ogni giorno di fare miei e di mettere in pratica, anche se, non le nascondo il sottile velo di inquietudine che talvolta mi punzecchia, facendomi sentire fuori luogo, superata o troppo ingenua nel desiderare cose così semplici, per vivere la quotidianità nella serenità, nella pace del cuore ed in intima unione con Gesù e Maria. Ho la profonda convinzione che, per piacere al Signore, basta fare il proprio dovere di buon cristiano cattolico, con spirito di umiltà, di servizio, di oblazione, con gratitudine e col desiderio di non offendere il Signore, anzi di offrire ogni cosa di noi, preghiere, lavoro, tribolazioni, sacrifici, digiuni, rinunce, persino noi stessi in riparazione degli oltraggi e delle offese che Egli subisce, in isconto dei nostri peccati e di quelli del mondo intero, per la conversione dei poveri peccatori, di tutti e per il trionfo della Santa Religione (come ho letto si diceva una volta). Alla maggior parte del Popolo di Dio il Signore non richiede opere grandi, ma di servirlo con amore e fervore per testimoniare nella semplicità della vita, la Sua Presenza in mezzo a noi, il Suo Regno dentro il quale dobbiamo splendere ed essere riconoscibili come esempio e modello. Siamo chiamati a servire e a mostrare senza infingimenti, paura o trionfalismo, la Verità, che si è fatta Carne e desidera la salvezza di tutti, pagata a caro prezzo col Sangue Divino. Il resto non ci compete, viene dal Maligno e serve a compiacere il mondo. Il Signore ci ha mostrato come fare e ci ha donato tutti i mezzi per vivere bene e meritare la Vita Eterna in Paradiso. Da Duemila anni non sono mai cambiati!

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  9. E' proprio così, cara Martina. L'inquietudine a cui accenni va cacciata senza esitazione: non siamo né superati né troppo ingenui, ma non facciamo altro che seguire san Paolo quando ci raccomanda di essere "irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita" (Fil 2, 15-16).

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  10. Caro don Elia,
    sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI ci direbbero che non possiamo tacere davanti a queste ingiustizie che vengono fatte prolificare nella Chiesa cattolica da personalità staccate dalla comunione ecclesiale, purtroppo, appartenenti alla stessa gerarchia. Però è anche vero che Papa Luciani, quando era ancora vescovo, dovette affrontare il caso di una parrocchia occupata da diversi fedeli che non volevano lasciar andare via il loro parroco in favore del nuovo e non volevano accettare il cambiamento che era stato deciso dallo stesso vescovo. Il Vescovo Luciani dovette recarsi nella parrocchia occupata, ritirare il Santissimo e scomunicare quella gente, che a tutt'oggi costituisce una comunità staccata dalla Chiesa cattolica, e proibire che fossero celebrate altre messe in quella chiesa. Se Luciani non avesse fatto quanto doveva, avrebbe lasciato che si commettesse una grave ingiustizia.
    Ora, visto che molti fedeli laici e grazie a Dio, ancora molti sacerdoti, vescovi e cardinali, si rendono conto del grave inganno a cui siamo sottoposti dal 2013, la mia domanda è una sola: cosa si aspetta a deporre i delinquenti che hanno permesso il tranello del 2013 e a scomunicarli, ovvero i bugiardi e viscidi che stanno impunemente lìdove non dovrebbero stare? Intelligenti pauca!

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  11. Perché, seguo la risposta di prima, se voi tutti, che siete ministri di Dio, sacerdoti, vescovi e cardinali, religiosi e religiose, che poggiate ancora veramente sul vero Pietro, l'ultimo eletto canonicamente e validamente dalla Chiesa cattolica, e dunque su tutti gli altri Pietro precedenti, non FATE qualcosa, TUTTI INSIEME (quindi non solo parlare, non solo scrivere blog, non solo fare conferenze, non solo operare singolarmente nell'anonimato o meno, ma sempre singolarmente) lascerete che venga commessa, e la si sta commettendo da già troppo tempo, la più GRAVE, ABOMINEVOLE, ORRIBILE INGIUSTIZIA di tutti i tempi....la precedente più grave ingiustizia di tutti i tempi, la crocifissione e la morte di Gesù, di Dio, ci ha procurato la salvezza, terrena ed eterna, ma questa qui, questo inganno che nessuno sta sventando e fermando con decisione, (eccetto, con i poveri mezzi che ha a disposizione un giornalista, Socci, che ha scritto quel libro sull'invalidità di un certo conclave, già tanti anni fa, ma che è solo un padre di famiglia con una figlia che ha subito una tragedia e più di così non ha il potere di fare )così come avete il dovere di fare voi tutti, non porterà che rovina e orrore! Dove sono i cardinali ancora fedeli al Papa che parteciparono a quella pagliacciata di conclave? Dove sono quei vescovi e cardinali che sono ancora fedeli al vero Pietro, quello canonicamente eletto e poi deposto con intrighi di palazzo e d'inferno? Che parlino!

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    1. Cara Loredana, è una domanda che ci poniamo in tanti, anche se non possiamo nasconderci che un'azione formale promossa da una coalizione di cardinali e vescovi fedeli provocherebbe facilmente uno scisma mondiale, dal quale non si sa se e quando si potrebbe uscire. Una resistenza comune più esplicita sarebbe una via più percorribile, ma ci vorrebbe una personalità capace di coagularla intorno a sé. Per il momento ci sono singoli episcopati nazionali che non cedono alle innovazioni, soprattutto riguardo alle linee dettate dall'AL; questo è già un motivo di speranza.

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  12. " Il concetto della Infinitudine di Dio e' per noi irraggiungibile , per questo Dio veniva considerato come le cose create e Lo si contendeva come un oggetto da possedere e la Religione Vera veniva considerata come una magìa per possedere il potere soprannaturale e all'interno si manipolava la Divinita' per farle fare il loro potere . Scribi e Farisei avevano l'accesso a quei segreti e dettavano le condizioni alle quali il popolo poteva accedere . Gesu' nel rivelare la infinita' e la gratuita' di Dio critica quelle preghiere che li faceva detentori di quelle formule magiche . La tentazione di ritenersi detentori della divinita' non e' morta , come ai nostri giorni . I rapporti di Paolo con i cristiani di Tessalonica sono ispirati al modello dell'amore materno e paterno come sta facendo Papa Francesco ."
    Beatissimo Padre , questo e' quanto ricordo dell'omelìa di un Dottore della Legge circa la Liturgìa del 5.XI.2017 , poiche' sono ipercritica verso quei Pastori che mettono a disposizione la Casa consacrata a Dio per i cosiddetti incontri ecumenici e verso i Pastori Creativi mi puo' aiutare a capire se anche io sono da ascrivere tra i duri di cuore , tra quegli Scribi e Farisei ? Lo devo confessare ? Grazie per quanto potra' fare per l'anima mia . Dio La Benedica sempre .
    Ave Maria !

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    1. Carissima, bisogna confessare le critiche fatte senza carità o in modo inopportuno, senza un'effettiva utilità per chi ascolta. Riprovare l'errore o il peccato è invece un dovere, purché sia fatto in modo da giovare al prossimo, istruendolo o correggendolo.
      Per quanto riguarda il tentativo di manipolare magicamente Dio, esso è rintracciabile nel giudaismo rabbinico (le cui radici sono nel movimento farisaico condannato da Gesù), ma a quell'epoca non era ancora così esplicito. Evidentemente la critica del predicatore era velatamente rivolta ai tradizionalisti di oggi, ma bisognerebbe domandargli in che modo dovrebbe liberarci da quel presunto potere religioso abusivo un papa che bacia le mani ai rabbini.

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  13. Si.....Grazie Padre! Queste parole di San Paolo le ho ben presenti nella mente e nel cuore e mi donano una sicurezza incrollabile, tanto da poter affermare che nella semplicità d'animo troviamo lo slancio e la gioia di obbedire ai comandamenti del Signore: splendida dichiarazione d'amore reciproca, tra noi e Dio che ci vuole tutti salvi. E' la forma di libertà più perfetta! Esiste qualcosa o qualcuno al mondo che può darci la libertà che ci dona Dio se Lo amiamo e gli obbediamo? Egli stesso ha detto che la Verità ci farà liberi e, contrariamente a quanto affermato da Bergoglio, dobbiamo essere cattolici senza dubbi, convinti e convincenti, dal cuore sereno e con la coscienza ben formata che riposa sulla certezza che siamo al riparo sotto le ali di Dio, nonostante i nostri peccati e le nostre cadute, perché sappiamo dare un nome al male, aneliamo al bene e conosciamo a memoria la strada del ritorno tracciata dal figliol prodigo.

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  14. "Sullo sfondo, la vexata quaestio dell’interpretazione del Vaticano II, dalla quale sembra di non poter uscire".

    Caro D. Elia,

    Il problema è che la vexata quaestio dell'interpretazione del Concilio se è finita con la superficiale diagnose delle due ermeneutiche. Nella storia della Chiesa mai è stata accaduta due ermeneutiche per uno solo Concilio Ecumenico. Oggi la sensazione che se ha leggendo questa diagnose è che è puramente umana, una testimonianza di mancanza della grazia di Dio. Se tratta di una diagnose fatta già per Paolo VI, ripetuta da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il massimo di approfondimento che abbiamo avuto sul problema dell'interpretazione del Concilio è stato un discorso di natale a Curia Romana fatta per Benedetto XVI a 50 anni della chiusura dal Concilio. Sembra cosa ovvia che la questione dell'interpretazione di uno Concilio è fondamentale per la Chiesa. Quindi, come è possibile che tre papi che hanno parlato delle due ermeneutiche hanno scelto per l'episcopato e il cardinalato dei rappresentante di quella che loro hanno considerato l'ermeneutica della rottura? Lo stesso problema del Concilio poteva accadere nell'ultimo sinodo sulla famiglia, ma dopo la lettera di Francesco ai vescovi di Buenos Aires non se può fare un'ermeutica della riforma nella continuità e un'altra della rottura sull'ultimo sinodo. La rottura non doveva avere luogo nella Chiesa ma ha trionfato nell'ultimo sinodo. Dove abbiamo avuto da un lato come massimi rappresentanti di correnti opposte i cardinali Burke e Kasper. I due cardinali hanno avuto almeno per uno tempo la stessa libertà senza condividere la stessa fede. Come è possibile avere nella Chiesa di Gesù Cristo avere la stessa libertà senza avere la stessa fede? Il problema del Concilio con il pontificato di Papa Francesco è stato arrivato al proprio Vangelo. Nessuno cattolico ha liberta per discutire ciò che Gesù ha già definito: nemmeno un sinodo presieduto dal Papa. Inoltre a questo diverse persone nel mondo cattolico hanno sofferto delle punizione per affermare la dottrina cattolica contro la nuova dottrina dell'Amoris Laetitiae. Finisco domandando a te:

    Chi è stato punito in 50 anni di Concilio Vaticano II per fare del Concilio un'ermeneutica della rottura?

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