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sabato 18 luglio 2020


Non abbandonare
la barca di Pietro!




Non si evita l’errore cadendo in un altro errore. Oltre che da dottrine spirituali solo apparentemente conformi all’ortodossia cattolica, bisogna stare in guardia anche da atteggiamenti tradizionalistici che inducano a separarsi dalla Chiesa, col cuore o con i fatti. In entrambi i casi l’opinione personale e il giudizio privato assurgono a istanze supreme di discernimento che sputano sentenze inappellabili. Diverso è il caso della coscienza retta e ben formata che si pone domande su ciò che osserva e, nella quiete della preghiera, riceve risposte illuminanti, che mirano però a pacificarla interiormente, non a costituirla in un’autorità che non le spetta. Non si comprende perché mai certe persone avvertano un bisogno incoercibile di istituire nella propria testa tribunali speciali incaricati – non si sa da chi – di scovare ovunque eresie e di condannare in modo definitivo chiunque non rientri perfettamente nella loro versione della verità rivelata…

Quei signori, naturalmente, sostengono di difendere non un particolare sistema di pensiero, bensì la dottrina tradizionale tout court. Il fatto è che, dovendo poi fissare un’epoca o una data entro la quale l’insegnamento ecclesiastico sia stato assolutamente sicuro in quanto esente da qualsiasi magagna, essi assumono posizioni tutt’altro che unanimi. Per i più moderati bisognerebbe rifarsi al pontificato di Pio XII; per altri a quello di san Pio X; per i più garantisti, a quello del beato Pio IX… Chi però rimprovera a quest’ultimo di esser stato inizialmente favorevole ai liberali, per stare tranquillo, si arresta a Gregorio XVI. A forza di andare a ritroso, si dovrebbe dubitare anche di san Pietro, che si fece rimbrottare da san Paolo a causa del comportamento tenuto con i cristiani di origine pagana… Ma come mai la Divina Provvidenza, nello scegliere i sommi pontefici, non ha consultato prima questi luminari della storia ecclesiastica, così da evitare le brutte figure e non costringere poi i buoni cattolici a questo faticoso discernimento?

Anche questa, in fondo, è un’anticamera del cattolicesimo à la carte risultante dall’indifferentismo; gli estremi si toccano. L’accanimento critico dei puri e duri, infatti, non si limita a stigmatizzare i papi conciliari, ma sovente passa al setaccio pure quelli del passato, con il gusto malsano di trovare la minima pecca per poi esibirla orgogliosamente come un trofeo di caccia. Ovviamente non intendo affermare che il Papa sia infallibile in tutto, compresi gli atti di governo e le scelte politiche, né che tutto sia sempre andato nel migliore dei modi possibili, specie negli ultimi cinquant’anni. Vorrei soltanto ricordare che il giudizio definitivo sulle persone spetta a Dio. Riguardo agli insegnamenti, dobbiamo sicuramente guardarci da quelli dubbi e attenerci al Magistero perenne, evitando però con cura di arrecare danno alla Chiesa con un’azione ispirata sì da buoni propositi, ma non altrettanto prudente e, in ogni caso, non legittimata dalla posizione occupata all’interno del Corpo Mistico. La fedeltà alle verità della fede si misura anche sui comportamenti, non sulle sole parole.

Una persistente detrazione nei confronti della gerarchia ecclesiastica scredita la Sposa di Cristo agli occhi del mondo, cooperando così alle trame dei suoi nemici. In tal modo può succedere che una propaganda ipercattolica finisca con l’avere un effetto anticattolico, specie a detrimento delle anime semplici, sprovviste delle conoscenze e degli strumenti intellettuali necessari per esercitare il senso critico su ciò che sentono e leggono. Se è certamente doveroso metterle in guardia dalle deviazioni dottrinali, non è indispensabile farlo squalificando sistematicamente la gerarchia, perché ciò mette in questione l’ordinamento divino della Chiesa e può quindi causare un danno peggiore. La cosa più urgente è ribadire l’insegnamento tradizionale mostrandone la perenne validità e turbando le coscienze il meno possibile, visto il livello di confusione già raggiunto, avendo come regola principe la carità e rimanendo ognuno al suo posto, secondo il grado di autorità che detiene.

Non ignoro che certe dichiarazioni del Magistero, anche prima dell’attuale pontificato, contengano affermazioni quanto meno problematiche, ma riconosco altresì di non essere in una posizione che mi autorizzi ad emettere sentenze in proposito, se non in foro interno. L’esercizio pubblico di tale critica, oltre ad essere di scandalo a molte persone sinceramente credenti, spinge inevitabilmente in vicoli ciechi sul piano dottrinale: o si è costretti ad acrobazie intellettuali per giustificare eventuali errori da parte di un papa, o bisogna ammettere le tesi sedevacantiste. Ognuno è libero, invece, di prendere le distanze, nella propria coscienza, da ciò che in modo evidente ripugna alla fede trasmessa. È pur vero che l’eresia richiede un’aperta opposizione, ma questa responsabilità ricade in primis sui successori degli Apostoli, i quali sono incaricati di vegliare ognuno sul gregge affidatogli. Caricare sulle spalle dei fedeli pesi che non tocca a loro portare, come se fossero abbandonati a sé stessi, li conduce al settarismo o alla disperazione.

Il pericolo non è solo quello di ribaltare la costituzione divina della Chiesa, invertendo di fatto – pur difendendolo in teoria – l’ordine stabilito dal Signore, ma anche quello di ridurre la considerazione dell’attuale crisi al piano puramente terreno, tentando di risolverla con mezzi naturali ed escludendo l’azione della Provvidenza. L’attacco portato alla Chiesa militante è talmente profondo e pervasivo che la soluzione eccede ampiamente le capacità umane e richiede un intervento divino. Ciò non sta a significare che dovremmo limitarci ad aspettarlo incrociando le braccia: la passività totale è tipica dello spiritualismo indolente e disincarnato, ma può parimenti rappresentare lo sbocco di un attivismo frenetico rimasto deluso o frustrato. Chi si accanisce nella lotta senza curare adeguatamente la propria vita spirituale, prima o poi, sente venir meno le forze della natura, mentre non si avvale in modo fruttuoso delle risorse della grazia. Chi prega poco o male è destinato a cedere, in un modo o nell’altro, alle insidie dell’avversario.

Può così accadere che uno, estenuato da sforzi prolungati e non ripagati da frutti evidenti, smetta di portare avanti l’impegno assunto, per quanto appaia insignificante, in modo fedele ed efficace, finendo coll’abbandonarsi alla corrente e lasciarsi riassorbire dal dominante modernismo oppure, all’opposto, col separarsi dalla società visibile della Chiesa mediante una disobbedienza aperta ai legittimi Pastori. Come già ho ricordato in passato, non è una questione meramente giuridica, ma altresì un problema spirituale, giacché si rischia di escludersi – sia pure non intenzionalmente, bensì con l’intento di conservare la fede – dalla circolazione di grazia del Corpo Mistico. Il bisogno risultante di giustificare la propria posizione irregolare spinge poi a una critica della gerarchia sempre più accanita e generalizzata, che giunge spesso ad essere ingiusta o esagerata e, in ogni caso, a demolire l’unità della Chiesa terrena, disperdendo i fedeli in mille rivoli e obbedienze, tanto più intransigenti quanto più illegittime e, di conseguenza, prive di autorità reale sulle persone.

Chi vive sotto lo sguardo di Dio sa bene di non potersi nascondere dietro lo stecchino di un sofisma canonico o di una sottigliezza speculativa, cose ben più affini al moderno razionalismo che non alla Tradizione genuina. Ovviamente non mi azzardo a giudicare le coscienze, ma mi limito a prendere atto dei risultati di certe scelte pratiche, che non sono condivisibili né a monte (nelle motivazioni), né a valle (negli effetti). Il cattolico non abbandona la barca di Pietro, nemmeno se ha l’impressione che faccia acqua da tutte le parti e stia per affondare, sapendo per fede che ciò è impossibile e, quindi, non avverrà mai. Egli persevera nel cammino intrapreso nonostante tutto, sicuro che il Salvatore non gli farà mancare in alcun momento l’aiuto sufficiente per non soccombere; altrimenti dimostra di non credere nel potere della grazia, ridotta a puro nome, né di esser disposto a perseguire la santità tendendo alla virtù eroica. Umiliazioni, fatiche e sofferenze non gli saran di certo risparmiate, ma si trasformeranno in pegno di gloria eterna e arma soprannaturale per il rinnovamento della Chiesa.

Nei fatti, paradossalmente, modernismo e tradizionalismo finiscono con il convergere negli stessi difetti: l’intellettualismo e il volontarismo. Chi, scoperto l’inganno modernista, si aggrappa al passato per non cadere nel vuoto, se non ha una robusta vita interiore rischia di sostituire semplicemente un’ideologia con un’altra, senza mai riscoprire l’autentica Tradizione dei Padri e dei Santi, bensì imprigionandosi in rigidi schemi semplificativi in cui incastrare tutta la realtà. Chi invece, per aver corrisposto alla grazia concessagli per mezzo di Maria, rimane inserito nella società visibile senza lacerarla ulteriormente, mantiene la mente aperta alla luce celeste e continua a ricevere puntualmente tutte le grazie attuali di cui ha bisogno, riversandole anche sugli altri. La ribellione, comunque sia targata, conserva la sua natura intrinsecamente cattiva, a prescindere dalle circostanze – a meno che non si voglia dar ragione alla morale della situazione, così affine, del resto, alla casuistica farisaica, che dissolve la legge divina e tanto successo riscontra in certi ambienti, anche qui molto più vicini a quelli modernisti di quanto non sembri…

Separandosi dalla Chiesa gerarchica, si restringe oltretutto il campo d’azione ad una minoranza che ha scelto di isolarsi a proprio esclusivo beneficio, noncurante della sorte di chi rimane fuori dell’eletta cerchia, giudicato responsabile della propria esclusione. Si produce così, a lungo andare, una sottile deformazione mentale che impedisce di riconoscere l’errore e di ripudiarlo prendendo al contempo le distanze dall’aggregazione in odore di setta cui si è data fiducia. Il sistema è ben felice che i dissidenti  si rinchiudano da sé in piccoli ghetti frammentati e litigiosi (e per ciò stesso innocui), mentre sa addomesticare le organizzazioni più potenti con finanziamenti ebraici; esso teme invece coloro che rimangono dentro il Corpo con un pensiero non omologato. Certo, a volte è come stare immersi nel liquame di una piaga purulenta, ma la Provvidenza non manca mai di liberare i pii da prove divenute intollerabili e di metterli al riparo dagli empi, disponendo ogni cosa con mirabile tempestività e aprendo tra le maglie del regime varchi insospettabili.

Non commovebitur in aeternum, qui habitat in Ierusalem (Sal 124, 1-2).

28 commenti:

  1. Sedes Sapientiae ,in questo scritto riconosciamo la Vostra guida , il prodotto del Vostro amore. Grazie a Dio ! Non ci accada che Sua Maesta'ci ritenga responsabili di aver contribuito in un modo o nell'altro a fuorviare anime semplici e a smantellare la Sua Vigna . Oh , Immensa Carita' , non imputarci anche di aver intralciato i Tuoi disegni ! Auxilium Christianorum tanto spesso qui invocata, ora pro nobis .LJC et MI

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  2. Sono particolarmente d'accordo con quanto scritto da don Elia. Siamo una minoranza nella minoranza e lamentarsi, protestare, non serve a nulla. Io faccio parte del consiglio pastorale e vedo ciò che mi circonda. Nessuno ha mai aperto un libro di teologia, la parrocchia è una no-profit che deve occuparsi di questioni umanitarie, il parroco è un brav'uomo ma crede che l'inferno sia vuoto e che le teorie evoluzioniste siano corrette. Siamo assediati dalle eresie del passato che in realtà sono presentissime: gnosticismo, pelagianesimo, arianesimo, nestorianesimo, marcionismo, berillismo (Berillo da Bostra), origenismo. I pastori fedeli sono -a mio giudizio- il venti per cento e tra poco su di loro si abbatteranno le persecuzioni diocesane, ammesso che non siano già iniziate. Ma polemizzare non serve, serve al contrario la preghiera, l'adorazione, e soprattutto la riparazione e l'espiazione. Motus in fine velocior.

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  3. Don Leonardo Maria Pompei
    Conoscere e comprendere Dio è operazione riservata ai piccoli. A chi si accosta al suo mistero con superbia e supponenza Dio si nasconde e oscure e incomprensibili rimangono le sue vie. Omelia Mercoledì 15 Luglio 2020

    Attenzione ai sapientoni e agli intelligentoni
    https://www.youtube.com/watch?v=SajLS2IT0u0

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  4. " [...] questa responsabilità ricade in primis sui successori degli Apostoli, i quali sono incaricati di vegliare ognuno sul gregge affidatogli."... i quali "successori degli Apostoli" nella stragrande maggioranza dei casi denigrano la responsabilità che lei ha menzionato e non si curano che il gregge affidato loro stia finendo in un burrone, o peggio, in bocca ai lupi.

    Don Elia...io le do ragione su tutto quanto ha affermato, benchè la sua reprimenda non sia rivolta a nomi ben precisi e quindi potrebbe essere rivolta a tutti, di questi tempi. In un tempo di estrema incertezza e ambiguità, auspicherei parole si-si, no-no anche per parole come le sue. L'ambiguità si eviterebbe essendo chiari, cioè facendo 'nomi e cognomi'.

    Tuttavia, non si può biasimare chi desidera parresia, ma quella vera!
    Insomma...quando io vedo un membro della Chiesa, a partire dal più grande, io devo vedere Cristo, come auspicato da Gal 2,20.

    Mi mostri un uomo di Chiesa siffatto...esiste?

    Purtroppo, sovente i fedeli hanno visioni da incubo vedendo i propri pastori. Ed è difficile dunque colpevolizzare chi si ribella anche in maniera, concordo con lei, tale che si rischi di trarsi fuori dalla linfa vitale che è la vite-Cristo.

    Non voglio, qui giustificare nessuno...voglio solo rendere comprensibile l'atteggiamento di molti davanti allo scempio di una Chiesa in stato di malata terminale (al netto di quella parte di cui il Signore ha promesso "non praevalebunt")
    in Cristo un fraterno abbraccio

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    1. Carissimo, di regola non faccio nomi e cognomi per non far credere che io voglia polemizzare con il tale o il talaltro; mi limito a indicare dei pericoli che poi ognuno possa riconoscere da sé nelle diverse situazioni. Il mio intento non è nemmeno quello di colpevolizzare gli altri, ma di avvertirli perché non facciano errori gravi. C'è una bella differenza tra un sentimento di ribellione, che tutti abbiamo provato in un momento o in un altro, e la decisione di porsi fuori della Chiesa visibile. Se i Pastori non fanno il loro dovere, non si migliora la situazione con la disobbedienza aperta, ma - come scritto qui sopra - con la preghiera, l'adorazione e la riparazione, nella consapevolezza che solo il Signore può modificare questa situazione. Noi facciamo il poco che possiamo per mantenere il lucignolo acceso e per preparare l'intervento celeste.

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    2. La ringrazio don Elia per le parole che ha voluto dedicare a rispondermi. Le sue parole mi convincono e sono certo che la via migliore perché la Chiesa, la nostra amata madre, torni guarita e santa è la santità che ognuno di noi deve perseguire, indipendentemente dagli altri che ci circondano. Prima di chiedere la santità agli altri devo chiederla a me stesso, sennò non ho diritto di pretenderla.
      Grazie ancora

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  5. In questa sua lettera, mi sembra di capire che lei si rivolga ad alcuni sacerdoti che si dichiarano sedevacantisti,in particolare a Don Minutella, sacerdote siciliano che sta terrorizzando molti fedeli a non ricevere i sacramenti in comunione con l'attuale Papa perchè sono invalidi,dimenticando quello che Gesù a detto nel vangelo di Matteo 20 (ecco io sono con voi fino alla fine del mondo) ed è con noi nei Sacramenti che Gesù stesso ha istituito, vorrei gentilmente una sua risposta in merito alla validità dei Sacramenti.
    Grazie
    Cordiali Saluti
    Roberto

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    1. Carissimo Roberto, non mi rivolgo a nessuno in particolare.
      In ogni caso - per rispondere ai Suoi quesiti - la validità dei Sacramenti non dipende dal Papa, bensì dalla compresenza di quattro elementi: ministro, materia, forma e intenzione.

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  6. https://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_098_testo.htm

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  7. Santuario Madonna dei Boschi
    Omelia della S. Messa di mattina di 19 luglio 2020, XVI Domenica del Tempo Ordinario, tenuta da P. Gabriele Maria Pellettieri, FI.
    https://www.youtube.com/watch?v=JnEhYH5UXXM&t=14s

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  8. Omelia - LA ZIZZANIA E IL GRANO - P. Donato Maria Donadello, FI - 18 luglio 2020, XVI DOM TO
    https://www.youtube.com/watch?v=K4YK-vrZBPs&t=9s

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  9. no don Elia non abbandoniamo la "Barca di Pietro" perche siamo certi che ci sono ancora santi pastori che servono Dio nel modo che Dio ha chiamato a servirlo,siamo certi che chi andrà contro la "Pietra Angolare" si sfracellerà e sarà stritolato chi rimarrà colpito dalla "Pietra Angolare".I fatti della storia confermano le parole di Cristo e chiunque attenta alla vita dell' Unica Chiesa Cattolica Apostolica Romana conosceranno rovina nel tempo terreno e nell'eternità

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  10. senza se e senza ma dobbiamo stare attenti alla superbia che soverchia ognuno di noi,Roma fu' perchè Gerusalemme non meritò. I primi saranno gli ultimi come disse il Signore e sempre sarà cosi,solo l'umiltà e la carità non ci fa staccare dal "Tronco"principale.Tutto può fare il Signore ma deve avere la nostra buona volontà per far fiorire e tenere viva la nostra Fede e l la nostra Speranza verso Dio cosi da rendere salda la Carità verso Dio e verso il nostro prossimo anche nemico.IL Signore abbia compassione di noi e la Vergine SS ci guidi.

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  11. Ci sono motivi per ben sperare: lo sforzo di allargare il campo di un discernimento apologetico in effetti non può essere preso come fine a se stesso, come una recrudescenza critica, ma deve piuttosto venir intrapreso come quella scoperta dell'anello mancante ermeneutico che consenta di recuperare la lettura autentica anche, proprio, degli asserti conciliari, la quale poi non è necessariamente quella data per scontata in certune semplificazioni settarie. Infatti, a volte ci sono dati che si è tentati di trascurare come marginali proprio quando la loro emergente rilevanza sembra spaventarci troppo e ci spinge e rimuoverli. E tuttavia, farsene infine carico comporterà una ricomprensione pacificante invece del rinsorgente doppio registro di una incoerente dissociazione che renda sleali verso la dottrina e, poi artatamente però zelanti. Davvero, atteniamoci al magistero della sede petrina anche e proprio di quando poté sembrar esser messa in discussione in quel tal sinodo Trullano...L'apparenza, inganna.

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  12. Buongiorno Don Elia,
    premesso che non ho una posizione sedevacantista, mi chiedo se è davvero così assurdo pensare che la sede di Pietro possa essere vacante.
    Nella storia della Chiesa, in fondo, di antipapi ce ne sono stati molti e questo significa che non erano legittimamente eletti. Nei periodi in cui la Chiesa era governata da un antipapa la sede non era vacante?
    Mi sfugge qualcosa?

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  13. Buonasera Don Elia,
    le avevo posto una domanda sul sedevacantismo che non è stata pubblicata. Premetto che non sono sedevacantista ma,in quel commento, le chiedevo del perché di un rifiuto di principio, visto che nella storia della Chiesa ci sono stati molti antipapi, il che farebbe supporre che ci sono già stati in passato periodi di sede vacante ,o no?
    Mi farebbe piacere,in ogni caso, ricevere una risposta in merito, a maggior ragione se il mio ragionamento è erroneo.
    La ringrazio.

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    1. Sede vacante non significa che c'è un papa illegittimo, ma che non c'è alcun papa. Gli antipapi sono papi illegittimi in concorrenza con il papa legittimo. La sede vacante più lunga della storia (quasi tre anni) è quella legata al conclave di Viterbo, che alla fine elesse Gregorio X.
      L'attuale sedevacantismo sostiene in genere che siamo senza papa dal 1958. Questa ipotesi, se fosse vera, comporterebbe la fine della Chiesa Cattolica.

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  14. Non è la prima volta che lei don Elia tratta questo argomento, forse le preme molto. Ma io ancora oggi non ho capito a chi si riferisce, perchè non sono a conoscenza di qualcuno che ha sbattuto la porta.
    Però a voler approfondire meglio la questione, mi viene da pensare che è proprio lei ad essersi messo fuori dalla Chiesa, in quanto da anni non condivide la linea di Bergoglio e company tant'è che deve mantenere l'anonimato per non subire ritorsioni.

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    1. Non condividere la linea di un papa non significa mettersi fuori della Chiesa; ciò avviene soltanto con un'aperta violazione dell'obbedienza legittima. Il mio anonimato è abbastanza relativo, dato che molti di quelli che mi hanno scritto mi conoscono ormai di persona.
      Quanto a quelli che hanno "sbattuto la porta", ci sono intere fraternità e movimenti, oltre a singoli sacerdoti e fedeli.

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    2. Padre Elia, ma tutti questi "anonimi", non potrebbero scegliersi un nick qualunque? Non si capisce neanche se è sempre lo stesso o un altro anonimo... Io la porrei come regola..

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    3. Accolgo il suggerimento e lo rilancio a tutti gli anonimi.

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    4. Sono un altro anonimo.
      Non prendo un nick perché non scrivo quasi mai.

      Allora, a che le serve infine questo suo quasi-anonimato? A evitare un confronto diretto faccia a faccia, col rischio di vedersi la porta sbattuta in faccia?
      Forse che dalla sua postazione nascosta, sentendosi preservato dai problemi del confronto diretto, quindi dal probabile rischio di un'aperta violazione dell'obbedienza legittima, con conseguenti ritorsioni (già comminate agli altri che non sembrano affatto godere della sua stima), lei ritiene di mantenere intatta e immacolata la sua appartenenza formale alla Chiesa?
      In altre parole, lei ci sta dicendo che uno deve farsi furbo, nascondere la sua identità e evitare di agire evangelicamente alla luce del sole... solo per non correre rischi. Francamente non è un gran ché come testimonianza. Se tutti i credenti nella storia avessero agito così la fede sarebbe decaduta molti molti secoli fa, non crede?

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    5. E' il Signore che ci raccomanda di essere semplici come colombe e scaltri come serpenti: semplici verso Dio, scaltri verso gli uomini. Il mio quasi-anonimato serve anche a mantenermi in una posizione regolare che mi consenta di esercitare il ministero in modo legittimo. Avrei una gran voglia di confrontarmi a faccia a faccia con i miei superiori ma, conoscendoli, penso che non servirebbe a nulla, se non a danneggiare la mia missione. La gerarchia attuale, in buona parte, è come un muro di gomma; non avendo un modo razionale di valutare le questioni, è incapace di un vero confronto. A che servirebbe tagliarsi le gambe per sentirsi replicare discorsi privi di senso?

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    6. Gesù mi dice che nell'amore è Lui che diletta me; nei dolori invece sono io che diletto Lui. (Ep.I, p.335)
      Dall'Epistolario di Padre Pio

      Grazie Padre per quanto fa per noi .
      LJC et MI

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  15. Se io incontrassi un Sacerdote e un Angelo,saluterei prima il Sacerdote,poi l'Angelo...Se non ci fosse il Sacerdote, a nulla gioverebbe la Passione e la Morte di Gesu'...A che servirebbe uno scrigno ricolmo d'oro quando non vi fosse chi lo apre ? Il Sacerdote ha la chiave dei tesori celesti "
    (Santo Curato d'Ars)

    Grazie Padre. Ave Maria!

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  16. I dialoghi delle Carmelitane P Agostini 1959
    Tratto dall'opera di Bernanos, adattamento del romanzo "L'ultima al patibolo" di Gertrud Von Le Fort.
    Un capitolo troppo poco conosciuto della Rivoluzione francese.
    https://www.youtube.com/watch?time_continue=16&v=OhC1qZBdhvk&feature=emb_logo

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  17. “Qual è l’atteggiamento peggiore che si può avere nei confronti di Gesù Cristo e del suo Vangelo? Quello di rifiutarlo, disprezzarlo, insultarlo? No. Quello di deriderlo, compatirlo, sbeffeggiarlo? Neppure. Quello di odiarlo, sfidarlo, maledirlo? No, non è nemmeno questo. Certo, è un atteggiamento molto, molto brutto; ma non è il peggiore possibile. Il peggiore è quello che allontana le anime da Lui, ma senza che esse se ne accorgano … su tutto ha seminato volutamente confusione  … con quel sorriso di finta innocenza e naturalezza che fa venire i brividi, perché gli occhi restano fermi, duri e freddi come quelli di un rettile, solo la bocca ride, e lo fa scompostamente, stirando i muscoli della faccia e trasformando quel riso in un ghigno, quella faccia in una maschera mostruosa, … è difficile non vedere come costui giochi abitualmente sul filo della più calcolata malizia, anche linguistica, oltre che concettuale … siamo proprio nella deliberata falsificazione del Vangelo, … è stato predetto che sarebbe venuto chi, fingendo di annunciare l’autentico Vangelo, ne introdurrà un altro, che non viene di certo da Gesù Cristo, ma dal suo Nemico”.
     http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/9318-chi-e-davvero-bergoglio
    Niente da aggiungere ad un siffatto ritratto di J.M. Bergoglio: quanto a dargli ascolto o addirittura a seguirlo nelle sue farneticazioni, poi, è cosa che non sta né in Cielo né in terra.

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