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sabato 20 ottobre 2018


A proposito di giovani (e di sinodi)




No, ragazzi cari, non ci siamo proprio. Ma non è tutta colpa vostra. Il vuoto morale, intellettuale e spirituale in cui vi hanno tirato su vi costringe ad annaspare nella pressoché completa assenza di riferimenti e di punti fermi per le vostre scelte, facendovi al tempo stesso presumere di potervi dare da soli risposte alle domande fondamentali. Nel numero di maggio scorso del glorioso Bollettino salesiano, fondato (come si ricorda in copertina) da san Giovanni Bosco nel 1877, subito dopo il Messaggio del Rettor Maggiore, proprio in apertura sono riportate, senza alcun commento, le riflessioni di tre di voi riguardo alla cosiddetta legge sul fine-vita, che in Italia ha da poco aperto il varco a pratiche eutanasiche.

È un classico esempio da finestra di Overton: un agire impensabile, una volta ammesso che se ne parli, è reso a poco a poco accettabile, fino a diventare normale e perfino obbligatorio. Ciò che di primo acchito lascia di stucco in una pubblicazione cattolica – a parte il totale capovolgimento educativo di chi fa salire in cattedra chi dovrebbe essere istruito – è la riduzione di un tema così serio a soggetto di dibattito e di opinioni, come se la legge naturale e la verità rivelata non esistessero e si fosse autorizzati a prender posizione in modo personale su qualsiasi questione. Ma, inoltratisi nella lettura, si rimane sgomenti di fronte al grado di confusione e contraddittorietà che regnano nelle tenere menti interpellate.

I nostri filosofi in erba affermano sì di amare la vita, tradendone però una concezione prettamente utilitaristica (come di un bene da sfruttare il più possibile) ed esclusivamente orizzontale, senza alcun riferimento all’eternità. Un’esistenza in cui gli svantaggi prevalgano sui benefici, in questa prospettiva, diventa una non-vita, dato che non consente più di fare ciò che si faceva in salute e, di conseguenza, non può più essere considerata un dono né si riesce a coglierne lo scopo. In questo agghiacciante immanentismo di chi pure è cresciuto in oratorio, la scelta di morire (come se fosse lecita) finisce con l’essere considerata un abbracciare la morte con dignità e rispetto, mentre la soppressione di un paziente può diventare un necessario liberare la felicità di un malato, anche se (attenti!) «non decidiamo noi il momento di morire, altrimenti sarebbe considerato un suicidio»… A parte qualche frase così oscura da risultare incomprensibile ai comuni mortali, bisogna darvi atto, ragazzi miei, che avete assimilato bene il gergo ecclesialese e bergogliano, sia nella forma che nel contenuto; ma non sarà il caso di schiarirvi un po’ le idee?

La vita umana non è in potere né dell’individuo, che non può disporne come vuole, né dei medici, che hanno invece il sacrosanto dovere di prestare sempre cura e assistenza al malato, quand’anche non possa guarire. L’unico che ha autorità sulla vita è Colui che l’ha data; l’autodeterminazione ha limiti ben precisi, che non è lecito travalicare a detrimento dei diritti del Creatore. Anche la pratica – ormai da tempo corrente, a prescindere dalle leggi – di “sedare” un paziente terminale privandolo definitivamente dell’autocoscienza è un grave attentato sia alla sovranità divina, che proprio negli ultimi istanti può concedere grazie decisive per la salvezza, sia alla libertà dell’individuo, privato della possibilità di vivere coscientemente i momenti che determinano la sua sorte eterna. Tutte le culture tradizionali pagane riconoscono la sacralità del supremo passaggio; e noi cristiani, che pur possediamo la verità nella sua pienezza, ne siamo divenuti incapaci?

La coscienza individuale non può non riconoscere i precetti fondamentali della legge naturale; per respingerli deve ricorrere a false argomentazioni o a discorsi confusi cui solo l’assuefazione alla dialettica hegeliana, alla mentalità marxista e alla manipolazione psicanalitica dà una parvenza di rispettabilità e di credibilità. Inoltre l’autorità (che sia di ordine divino o ecclesiastico o umano), così come la competenza, sono qui completamente annullate a favore di un soggettivismo assoluto regolato dalla “pancia” anziché dalla testa, cioè da emozioni e sentimenti mutevoli piuttosto che dal corretto ragionare; persino il carattere normativo e obbligante della Rivelazione divina, contenuta nella Scrittura e nella Tradizione, nonché del Magistero che la interpreta e la applica, è totalmente misconosciuto, come avviene anche nel trattamento di altre questioni sensibili.

Di conseguenza, ormai, molti si illudono di essere cattolici pur senza aderire a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, oppure chiedono i Sacramenti, per sé o per i loro figli, ignorandolo completamente e vivendo in modo totalmente contrario, senza la minima intenzione di istruirsi in proposito né di correggersi in conformità a quanto conosciuto. La ricezione dei Sacramenti, in questo contesto, è un atto sacrilego, perché compiuto da soggetti privi di fede e dello stato di grazia. Lo stesso Battesimo, richiedendo la triplice rinuncia a Satana e professione di fede, è molto spesso amministrato in modo disonesto: genitori e padrini dichiarano a parole di rinunciare al peccato (quando invece ammettono tranquillamente, anche a livello pratico, convivenza, divorzio, aborto, contraccezione, eutanasia, sodomia e quant’altro) e di credere una dottrina che ignorano del tutto o quasi e che comunque non vivono, dato che non vanno mai in chiesa, non pregano e non osservano i Comandamenti.

I ministri sacri, pur rendendosene perfettamente conto, persistono in una stanca prassi che ha finito col gettare in totale discredito la Chiesa e i suoi Sacramenti: a parte il modo, spesso ridicolo e mondano, in cui sono celebrati, è l’atmosfera stessa di palese finzione a privarli di ogni rilevanza, a meno che non li si concepisca come meri riti di ammissione o di passaggio di una qualsiasi aggregazione con valenza puramente sociale… In ogni caso, essi sono ridotti a una farsa, ma, trattandosi di azioni compiute da Cristo stesso mediante i Suoi ministri, è una farsa sacrilega e blasfema che abitua la gente al disprezzo delle cose più sacre, compresa la vita umana, e indurisce così ancor di più la sua coscienza già offuscata.

Parlare di ciò, alle riunioni del clero e nell’elaborazione dei programmi pastorali, è semplicemente tabù: non è permesso mettere il dito nella piaga purulenta, che pur tutti vedono, ma si deve continuare a far finta che non ci sia. La fede è pressoché scomparsa, persino fra i praticanti, ma, ben lungi dall’affrontare il male alla radice, se ne curano i sintomi. La ricetta magica che oggi dilaga nelle curie diocesane è quella delle cosiddette unità pastorali, le quali, dove già applicate, sono state nettamente rifiutate dal popolo e han spento quel po’ di pratica religiosa che ancora sopravviveva, nonostante tutto. Poi hanno anche la faccia di raccontarci che non è una pezza alla scarsità di clero, bensì una via innovativa che dovrebbe favorire la comunione e il coordinamento delle attività parrocchiali (di carattere per lo più socio-ricreativo).

Ma, a Pastori formatisi con una mentalità marxista, la realtà oggettiva e i risultati effettivi dei progetti, per quanto catastrofici, non interessano affatto: sono le idee che contano; chi non le accetta va rieducato o escluso. La soluzione di qualsiasi problema consiste in nuove strutture e nuove forme, imposte dall’alto e applicate dai commissari del regime secondo i dettami dei capi del partito; se, per farlo, bisogna violentare la realtà, poco male, perché la realtà è sbagliata e va rifatta da capo, con buona pace di due  millenni di storia e di continuità. Quel che resta del popolo fedele e del clero sano non troverà mai ascolto alle sue legittime richieste; viene anzi trattato con diffidenza – se non con aperta ostilità – perché è un ostacolo alla creazione del mondo nuovo in cui Dio non ha più alcun posto, se non come puntello nominale di una “religione” dell’uomo e della natura.

Il clero promotore di questa vile commedia, tolta la parola a Colui che dovrebbe rappresentare, ora la dà a giovincelli che, senza alcuna competenza in materia, pontificano su problemi morali fra i più delicati, come se il loro infallibile verbo costituisse il nuovo metro su cui regolarsi. La perfida strumentalizzazione è più che evidente: si usano i giovani – come nel sinodo attualmente in corso – per propagandare idee eversive che i preti non possono sostenere apertamente senza grave scandalo dei fedeli; ma non si presterebbero a ciò ragazzi meno privi di fede, incompetenti e presuntuosi, meno oppressi dall’insostenibile peso del nulla in cui sono cresciuti. Questo, però, è il bel frutto delle nostre parrocchie e oratori – e c’è chi ne va fiero proprio fra i figli di don Bosco, molti dei quali, a quanto pare, sono ormai diventati agenti di un’educazione invertita al servizio del sistema.

Per il vero bene dei giovani, non sarebbe il caso di tornare sul serio al suo metodo e ai suoi scritti, anziché farne una bandiera per incrementare la sacrilega farsa servendosi di loro, nel generale oscuramento della ragione e della fede? Ma i vertici della Chiesa sembrano non averne la minima intenzione, visto come, prendendoli a pretesto, stan portando avanti l’accanito lavoro di demolizione dell’opera di Cristo. Ci vuole un bel coraggio per porre a dibattito le relazioni omofile, con questo dilagare di scandali sessuali del clero sodomita. Il buon senso suggerirebbe, come minimo, di tenersi bene alla larga da simili argomenti: è come se individui che han contagiato migliaia di persone tentassero di convincerle della normalità dell’AIDS… Che sciocco: i chierici allegri son totalmente sprovvisti del senso comune.

Il pudore, poi, non sanno neppure dove stia di casa: se ne avessero anche solo un barlume, non si abbandonerebbero a condotte abominevoli che profanano persone consacrate e non ne farebbero propaganda con tanta disinvoltura. Il fatto è che questi soggetti, le cui abitudini sono ben note da decenni, con totale sprezzo di documentati rapporti negativi sono regolarmente promossi alle più alte cariche, anziché venir puniti come meritano. Tali individui continuano così a imperversare come se niente fosse finché una folla inferocita, quale esecutrice del tremendo castigo divino, non provveda a fare un po di pulizia.

È un’ipocrisia enorme deprecare l’abuso, dire di piangere per le vittime, e però rifiutarsi di denunciare la causa principale di tanti abusi sessuali: l’omosessualità. […] Al Papa: Ammetta i suoi errori, si penta, dimostri di voler seguire il mandato dato a Pietro e, una volta ravvedutosi, confermi i suoi fratelli (Lc 22, 32). […] A quanti sanno e non parlano: Vi esorto a considerare quale scelta, sul letto di  morte e davanti al giusto Giudice, non avrete a pentirvi di aver fatto (monsignor Carlo Maria Viganò, 19 ottobre 2018).

16 commenti:

  1. Diceva don Putti: "Bisogna che Dio ci metta le mani e anche i piedi". Personalmente, non vedo l'ora che ci sia un rovesciamento della situazione, tanto ecclesiale quanto sociale: non se ne può più! Don Elia, penso che lei immagini benissimo quali "amenità" ho dovuto ascoltare nei corsi diocesani per catechisti sia per bocca di sacerdoti sia per bocca di certi "soloni" dell'Azione (quondam) Cattolica". Non mi è rimasto che dare le dimissioni...

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  2. Gesu' ha detto... ma io vi dico.....ecco quanto cerca di realizzare il nuovo messia di questi mondo. E' il punto di riferimento di tutti coloro che si sono creati un dio a propria immagine e somiglianza , un dio senza anima e senza coscienza, schiavo dei nostri istinti animaleschi ed egoistici. E intanto tu, mio caro Gesu', continui a sgorgare lacrime e sangue da quella croce, ma cio' che piu' ti duole e' quel tuo cuore tradito da noi tutti a cui hai offerto in sacrificio la tua vita, motivato da un incalcolabile amore di donazione.

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  3. La Chiesa Cattolica,deliberatamente ,ha smesso di essere Madre,Maestra,Giudice,Medico. I risultati sono catastrofici come quelli ben descritti da lei.
    http://www.lanuovabq.it/it/vigano-atto-iii-ce-silenzio-su-vittime-e-omosessualita “Testimoniare la corruzione nella gerarchia della Chiesa cattolica è stata per me una decisione dolorosa, e lo è ancora. Ma sono un anziano, uno che sa che presto dovrà rendere conto al Giudice delle proprie azioni e omissioni, che teme Colui che può gettare corpo e anima nell'inferno. Giudice, che pur nella sua infinita misericordia ‘renderà a ciascuno secondo i meriti il premio o la pena eterna’ (Atto di fede). Anticipando la terribile domanda di quel Giudice: ‘Come hai potuto, tu che eri a conoscenza della verità, rimanere in silenzio in mezzo a tanta falsità e depravazione?’ Quale risposta potrei dare?”
    In queste poche righe di monsignore Viganò c’è tutta la tragedia di oggi. Come ha potuto la Chiesa, che è a conoscenza della Verità,rimanere in silenzio davanti a tanta falsità? Perché non crede,tre quarti della Chiesa non ha mai creduto,non ha mai avuto il timor di Dio,ha nascosto il messaggio d’amore del Vangelo,ha tenuto il popolo di Dio nell’ignoranza della sua Parola così lo ha potuto manipolare con false verità,ha reso incomprensibile LA PAROLA DIVINA ricoprendola di scienza umana. Io e mio marito siamo “cattolici erranti” in tre parrocchie della mia città. Ciò che lei, don Elia, ha così meticolosamente descritto lo viviamo in queste parrocchie. Abbiamo provato a lamentare qualcosa, siamo stati guardati come degli “eversivi”.Però, in questo tempo cosi desolato, il Signore non ci ha fatto comunque mancare la sua Grazia nel discernere,attraverso la SUA PAROLA, il bene dal male. Siamo genitori e nonni di figli giovani sposati e nipoti bambini. In ragione di questo tempo desolato,la nostra vigilanza è ai massimi livelli perchè non cadano nelle grinfie false e lusinghiere del tempo attuale;la nostra preghiera è intensa perché Cristo Gesù conceda loro il tempo di Grazia che ha concesso a noi per accorgerci della strada sbagliata.Buona domenica

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    1. La parola e la verità divine sono state di fatto rigettate in nome della "scienza" umana, ma dietro l'apparenza di una "riscoperta", di un "aggiornamento", di una "ermeneutica"...
      Fate bene a vigilare, discernere e pregare per mantenere la rotta in questo caos programmato e per trasmettere la luce della fede ai vostri figli e nipoti. Bisogna salvare il seme, secondo la bella metafora di Guareschi, rimanendo al proprio posto costi quel che costi; la ricompensa celeste sarà proporzionata alla fatica terrena.
      "Quanto plus afflictionis pro Christo in hoc saeculo, tanto plus gloriae cum Christo in futuro" (inciso da san Filippo Howard, martire inglese dell'età elisabettiana, sulla parete di pietra della prigione in cui fu tenuto per dieci anni in completo isolamento).

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  4. Piccolo contributo a proposito di totale dissacrazione dei sacramenti. Ho avuto la sfortuna di assistere alla prima Comunione del figlio di un mio cugino e di numerosi altri bambini in una parrocchia di Roma confinante con la mia. La Chiesa era zeppa di gente vociante e armata di smartphone (ciascuno sembrava cineoperatore e regista con interlocuzione continua con i bambini), senza alcun rispetto per il luogo dove ci trovavamo e per il sacramento amministrato; sacramento di cui sicuramento sconosceva il profondo significato. Il parroco officiante gongolava giulivo anche se quello che faceva non interessava a nessuno e quello che diceva non veniva udito, sovrastato dal rumore assordante. I bambini che dovevano ricevere la prima Comunione costituivano il coro diretto da una monaca invasata, che gesticolava, saltava, batteva le mani e si muoveva come lo stregone di una tribù, al suono di canti eseguiti a tempo rock and roll e rumori tribali. Finita la profanazione, tutti a pranzo.
    Carmelo

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    1. Il dramma è che molti parroci non vedono (o fingono di non vedere) che la maggioranza dei fedeli autentici (cioè non occasionali o privi di fede) è arcistufa di quelle farse, le quali giovano unicamente agli "animatori" che le realizzano, cioè a una sorta di guitti frustrati che usano le chiese come palcoscenico per le loro miserabili esibizioni. In casi come quello, la cosa migliore (se la Messa non è di precetto o se ci si può andare da un'altra parte) è aspettare fuori che tutto sia finito.

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  5. Caro D. Elia,

    Già abbiamo parlato di strategia dei nostri per la guerra contro lo status quo della Chiesa. Adesso voglio fare un'osservazione sulla strategia del Vaticano. Se tratta di constatare che le ultime questioni all'interno della Chiesa hanno princípio, mezzo na non hanno fine. Abbiamo avuto grandi dibattiti sulle questioni dell'ermeneutica della continuità e della riforma e questi dibattiti non hanno avuto soluzione e fine. Nella verità i dibattiti arrivano a una sorta di fine quando a una altra questiine, come nel caso da Correctio Filialis e dell'Amoris Laetitiae. Il dibattito se è finito senza soluzione, perchè è stato sostituito per il problema della pedofilia. Che cosa dire da questa dinamica? Inoltre a questa osservazione, il Vaticano usa il silenzio come rispota. Questa non è stata la strategia del terzo reich contro la Mit Brennender Sorge di Pio XI? Voglio sapere che cosa lui pensa sul questa sucessione di questione Che sono aperte e mai chiuse all'interno della Chiesa. Sarà una strategia cominciare e non finire le questione?

    Pace e bene

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    1. In italiano c'è un modo di dire: "Chiodo scaccia chiodo". Anch'io vedo una stretta analogia tra il metodo del mondo e quello del Vaticano di oggi: ogni confronto, scandalo, dibattito... dopo un po' è rimpiazzato da un nuovo confronto, scandalo o dibattito che lascia il precedente senza soluzione e lo fa dimenticare. In questo modo, però, si diffondono le tossine dell'errore, ignorando le obiezioni o le proteste e annullando così l'effetto di qualsiasi opposizione. E' il tipico metodo della rivoluzione surrettizia di stampo gramsciano: la mentalità collettiva viene progressivamente manipolata fino a che le istanze rivoluzionarie non siano percepite come la normalità o addirittura come un obbligo.

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    2. Caro D. Elia,

      Grazie per la risposta. Sarà che possiamo fare qualcosa contro questo metodo usato dal Vaticano?

      Aproffito per fare un'altra osservazione: ricentemente Francesco ha fatto un'altro discorso condannando la rigidità e affermando la flessibilità come un valore. Non lo so se tu conosce Zygmunt Baumann, ma lui è stato un sociologo di sinistra. Lui ha denunciato il "mondo liquido" del quale il caractere più evidente e problematico è giustamente la flessibilità che se è diventata quase un assoluto. Questo caractere certamente se fa nottare nel desidero di cambiare le legge sia religiose o civile. Non dimentico che ci sono delle cose in che dobbiamo essere flessibile e altri dobbiamo essere rigidi, ma un pastore non può fare un discorso in cui cui divide la gregge in cristiani flessibile e rigidi. Il Cristiano in quanto dice si si, no no non è flessibile. Se non me ricordo male, Plínio, il giovane, ha acusato i cristiani di essere inflessibile nell'osservare la dottrina e la liturgia. Torniamo a parlare di Baumann... come un sociologo che se può dire comunista fa almeno un'analise giusta sul mondo che viviamo e un Papa usa nel suo discorso ciò che nell'anallise del sociologo comunista è il grande male del mondo moderno? Sarà che abbiamo arrivato ad un'altra fase dell'aggiornamento e adesso vogliono una Chiesa liquida? La flessibilità non sta solo nel discorso di Francesco, lei sta anche nei suoi artigo e pratiche (l'Amoris Laetitiae è l'esempio più chiaro di questo). Per finire penso che se possa dire che questa flessibilità sta anche nella misericordia insegnata dal Papa e nella morale di situazione. D. Elia che cosa lui pensa a rispetto?

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    3. Una "chiesa liquida", analoga alla società odierna, è proprio ciò che vogliono realizzare, in modo da togliere l'ultimo ostacolo alla completa demolizione dell'ordine naturale, necessario presupposto dell'instaurazione di un regime satanico.
      Riguardo a ciò che possiamo fare per opporci a questa strategia, mi esprimerò la settimana prossima.

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    4. Caro D. Elia,

      Grazie per la risposta. sarà una gioia, leggere il tuo prossimo articolo. Credo che risponderà alle domande di molti cattolici, e sarà una luce tra le tenebre che purtroppo stiamo vivendo.

      Sugli scandali della pedofilia, possiamo dire che è la prova della falsità della Chiesa della accoglienza? Considerando che c'è un gran numero di pedofili nella Chiesa, e che la maggioranza è composta da chierici, si può dire che la Chiesa abbia accolto i pedofili anche nel clero. Sfortunatamente, l'esperienza mostra che l'accoglimento dei pedofili significa l'abuso dei bambini.

      D. Elia, un'altra cosa che penso sia importante oggi è il discernimento corretto dell'insegnamento che dice che dovremmo amare il peccatore, ma detestare il peccato. L'esperienza di oggi ci mostra che si ama il peccatore, ma il peccato non è più detestato. Il peccato è stato trattato e se tratta con indifferenza. Soprattutto con la predicazione di un'assoluta misericordia. La misericordia predicata oggi anulla la legge e, annullando la legge, annulla la coscienza del peccato. Questo in nessun modo riflette Dio, perché se la misericordia di Dio annulla la sua legge, non avrebbe senso per lui crearla. Inoltre, se Dio è assolutamente misericordioso, non è più un giudice. La concessione della misericordia presuppone un giudizio sulla situazione concreta. Se lei è concessa senza questo giudizio, Dio non è più giudice.

      Riguardo all'accoglienza dell'ecumenismo, si nota che nell'accogliere i protestanti se è accolto un buon numero delle loro eresie. Per esempio, la tesi del cardinal Kasper al Sinodo sulla famiglia è una tesi luterana, che alla fine ha preso forma in Amoris Laetitiae. Non è possibile ricevere un'immagine di Lutero in Vaticano, senza l'accettazione delle sue idee.

      Per concludere, si dice che "la più grande menzogna del diavolo è far credere alla gente che non esiste". La sua seconda bugia più grande è far credere che non ci siano più eretici né eresie.

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    5. Carissimo Gederson, concordo su tutto. Nella Chiesa Cattolica si sta imponendo un concetto luterano di misericordia, così come l'idea di peccato è cancellata mediante un'implicita negazione della libertà umana. Questa settimana mi soffermo dapprima sul ruolo di Lutero nell'attuale deriva; la prossima darò le indicazioni pratiche promesse.

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    6. Carissimo D. Elia,

      La ringrazio una volta in più per la risposta. Anch'io concordo con quanto il signore ha scritto. Avendo questo concetto luterano di misericordia e il cancellamento attraversi l'implicita negazione della libertà umana, se resta appena il "pecca fortemente e crede piú fortemente e sarà salvo" di Lutero. La pastorale di Papa Francesco se basa sul questo, i luterani non Hanno l'opzione santità.

      Cerca la negazione della libertà umana, a princípio, se non me sbaglio, lei è entrata nella Chiesa attraverso la dottrina dell'apocatastasi. Questa dottrina è analoga alla dottrina luterana della sola fides. Forte, se può dire che, in certo senso, la realizza pienamente.

      Don Elia, credo che dobbiamo anche rifletere sulla pastorale. Oggi sembra che questa è solo un produtto della coletività. Sembra che i pastori hoje perso la libertà di farla individualmente. Prima per fare pastorale sembra che se aveva bisigno appena di avere le virtù teologali e cardinali insieme ai doni dello Spirito Santo. Oggi non ci sembra necessário avere né virtù e nè doni, ma direttive degli avvenimenti come il sinodo sulla famiglia attraversi documenti como l'Amoris Laetitiae. Nemenno esiste il bisigno di essere un sacerdote ordinato. Osservo che oggi anche i laici fanno pastorale. E ancora considerando i casi di pedofilia, vediamo che ci sono lupi nella gerarchia e che questi sono protetti dai propi pastori.No lo so come spiegare questo, ma anche in questo punto vediamo il luteranismo. Qualé sarebbe la principale differenza tra la pastorale Cattolica e Protestante.

      Finisco ricordando la condanna del Papa Onorio. Secondo la risvista "La Civilta Cattolica", Dove se vede che lui non è stato condannato per avere detto eresie, ma favorire l',errore, invece de condannarlo come se aspettava del giudice supremo della fede. Al leggere questo articolo me è venuto em mente che Onorio è stato condannato per avere una falsa pastorale. Non voglio aplicare questo alla situazione concreta che viviamo, ma osservare,se non me sbaglio, che esiste un senso dogmatico nel termine pastorale.

      Un caro saluto dal Brasile.

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  6. Caro don Elia,
    in queste poche righe lei è riuscito a mettere ben in risalto la manipolazione che si fa dei giovani.
    Certamente i giovani sono importanti in ogni società e pure nella Chiesa, ma non sono l'unica realtà importante e degna della nostra attenzione.
    Se però vogliamo sinceramente avere a cuore i giovani, è importante educarli e istruirli così che essi possano avere gli strumenti adatti per affrontare le diverse situazioni che la vita ci offre. Ciò significa che la Chiesa dovrebbe mettere a disposizione le menti e soprattutto le anime migliori per la loro edificazione.
    Invece cosa capita? I maestri invece di prendere sul serio la loro responsabilità affidano ai giovani stessi il compito di far sentire la voce delle loro coscienze, sottintendendo (alla maniera del Rosseau) che questa sia ancora candida e pura.
    Al di là dell'evidente errore, c'è comunque da dire, come lei bene ha rilevato, che anche questa è una semplice manipolazione: in realtà si fa dir loro ciò che i vescovi non osano ancora dire ad alta voce.
    E chi oserà contraddire dei giovani? Sono il nostro futuro! Non possiamo scontentarli con le nostre vecchie dottrine...
    E intanto il cornuto se la ride!
    Grazie don Elia di questi interessanti spunti.

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  7. Inutile dire, caro don Elia, che lei al sinodo in questione non ci può entrare nemmeno in formato fotocopia... mi consenta la triste battuta.
    Purtroppo le voci lucidissime come la sua sono merce rarissima nelle stanze del potere (ecclesiastico).

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  8. L’attuale Sinodo dei giovani sembra essere un altro strumento subdolo per far passare il messaggio della liceità ed ammissibilità di comportamenti peccaminosi, in particolare di quelli che gridano vendetta al cospetto di Dio (perversioni sessuali, abuso di minori, attacco alla famiglia). Dopo il Sinodo sulla famiglia, che ha partorito il diabolico documento Amoris Laetitia (sicuramente già preparato a tavolino dai massoni travestiti da prelati cattolici), ecco adesso il Sinodo sui giovani. Per confermarli nei loro peccati più schifosi e immondi, spingendoci chi ancora non vi è caduto, con una serie di messaggi subliminali lanciati loro dai padri sinodali, una verie congrega di sottili manipolatori della mente umana.
    In proposito, parlando di di manipolazione della mente e della coscienza delle giovani generazioni, a partire dal CV II (la splendida “primavera conciliare”!) è utile la lettura di due illuminanti articoli del professor Francesco Lamendola, proposti con un breve commento introduttivo da Una Vox.it; eccoli:
    2259 – Salviamo i giovani ! :
    www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2222_Lamendo…
    2277 – Vi hanno ingannati ! Due parole scomode a un giovane cattolico :
    www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2239_Lamendo…

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