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sabato 8 settembre 2018


Da cosa dipende il bene della Chiesa?



Coniungere Deo et sustine, ut crescat in novissimo vita tua (Sir 2, 3 Vulg.).

«Unisciti a Dio e sopporta, perché cresca alla fine la tua vita». Sublime sapienza dell’autore ispirato! È il Signore stesso che ci parla nella Sacra Scrittura, il nostro adorabile Maestro, che come Verbo eterno, prima di incarnarsi, si è espresso mediante i saggi e i profeti dell’antico Israele. Quanto sono opportune queste parole per il momento che stiamo vivendo! L’unica via per riuscire a sopportare la spaventosa prova che la nostra fede attraversa è approfondire l’unione con Dio, così che la vita soprannaturale si accresca in noi e nell’ultimo giorno sbocci nell’eternità. Se dunque, di fronte a parenti, amici e conoscenti, siete oppressi dalla vergogna per il desolante spettacolo che la Chiesa gerarchica sta offrendo al mondo, rifugiatevi nella preghiera e invocate lo Spirito Santo perché vi riveli la grazia dell’ora presente, nascosta in questa terribile sofferenza.

I santi Padri del deserto, così celebri per le durissime penitenze e le lunghissime preghiere con cui occupavano i giorni e le notti, erano convinti di non far nulla di più che osservare i Comandamenti. Eppure negli ultimi tempi – secondo le loro profezie – i cristiani che Dio avrebbe trovato provati, pur non essendo in grado di imitarli neanche lontanamente, sarebbero stati più grandi di loro, perché avrebbero dovuto combattere con l’Anticristo. Ecco dunque la grazia da riconoscere e ottenere: il Signore ci ha riservato una prova mai vista prima nella storia della Chiesa; chi, con il Suo aiuto, riuscirà a superarla acquisterà meriti enormi e un alto grado di santità. Bisogna tuttavia vincere la battaglia e, a tal fine, imparare a combattere bene.

A livello dottrinale, nemmeno la crisi ariana è paragonabile a ciò che stiamo vivendo noi. Nel IV secolo la cristianità si spaccò per un compromesso teologico che stava sì scardinando la fede, ma poté trarre in inganno la maggioranza per la sua apparenza innocua: nel tentativo di risolvere il conflitto scoppiato dopo la definizione del Concilio di Nicea, il Figlio fu definito homoioúsios (di sostanza simile) anziché homooúsios (della stessa sostanza) rispetto al Padre. Oggi, invece, è il cristianesimo stesso che stanno tentando di dissolvere in un umanesimo in ultima analisi ateo, in quanto di fatto antropocentrico e immanentistico. A livello morale, la corruzione morale del clero del Rinascimento, che offrì un ottimo pretesto alla rivolta di Lutero, non toccò affatto la dottrina; oggi, invece, stanno cercando di sovvertirla per giustificare i loro ripugnanti vizi contro natura.

Storicamente, dunque, non ci sono precedenti; ciò significa che a noi è toccato, nei piani divini, sopportare una prova del tutto inedita e che per noi il Signore ha preparato, oltre alle grazie necessarie per attraversarla, anche una gloria speciale in cielo, qualora la superiamo. Questo pensiero può non soltanto fornirci una forza interiore inesauribile, ma anche alimentare nei nostri cuori una giusta e umile fierezza, congiunta a compassione e misericordia per chi è confuso o non ha il coraggio di aprire gli occhi sulla tremenda realtà di una Chiesa che per troppo tempo si è cullata in un sogno irreale, la temibile illusione che bastassero a rinnovarla i bei discorsi e i cambiamenti esterni. Il risultato è lo sfacelo morale di clero e fedeli che è sotto i nostri occhi – e dal quale per pura grazia siamo stati preservati o tirati fuori… non dimentichiamolo.

Perfecto odio oderam illos (Sal 138, 22). L’odio perfetto di cui parla il Salmista non è quello del “cavaliere senza macchia e senza paura” (o di chi tale si investe da sé), pieno di supponenza e di altezzosa commiserazione per chi non è come lui, ma quello di un povero che si sa eternamente preceduto dalla grazia, instancabilmente perdonato da ogni peccato, indefettibilmente sostenuto da un amore tanto sorprendente quanto immeritato, pazientemente custodito e guidato da una sapienza inarrivabile dalle infinite risorse… L’odio perfetto non è dunque un movimento naturale dell’uomo peccatore, non ha nulla delle sue movenze carnali, è assolutamente puro dalla benché minima scoria di risentimento umano: esso procede unicamente dall’amore di Dio, da una carità temprata da dure e interminabili purificazioni, e detesta i Suoi nemici per il solo motivo che non rendono all’ineffabile Amante l’onore e l’obbedienza che Gli sono dovuti.

Con tale “odio” si può allora chiedere a Cristo che allontani chi Lo rappresenta indegnamente sulla terra o che lo convinca, anche con un segno di potenza, a farsi spontaneamente da parte per il bene della Chiesa e dell’anima sua, a meno che non si converta. Anch’io prego per questo, ma non mi associo al coro di chi ne reclama le dimissioni, per il semplice motivo che non voglio ulteriormente offuscare l’origine divina del ministero petrino – per quanto indegnamente esercitato – né ridurre ancor più l’immagine della Chiesa a quella di un’azienda. Non parliamo poi del fatto che potremmo involontariamente dare una mano proprio a quella casta di sodomiti e satanisti con cui “Francesco” è tanto misericordioso e che potrebbe approfittare della situazione per sbarazzarsi di uno strumento rivelatosi difficilmente gestibile onde sostituirlo con uno peggiore. La nostra battaglia non è contro esseri di carne e di sangue, ma contro i dominatori di questo mondo di tenebre (cf. Ef 6, 12); essa richiede quindi mezzi soprannaturali che non si riducano alle strategie umane, ma ottengano ad esse, qualora corrispondano ai piani celesti, un effetto che da sole non possono avere. Se qualcuno crede di più all’efficacia del suo attivismo che a quella della preghiera, non è né cattolico né tanto meno tradizionalista, ma un modernista travestito.

L’azione del cristiano deve essere ispirata dalla preghiera; ma la preghiera stessa, in certi casi, può trasformarsi in azione e innescare processi irreversibili. È per lo meno curioso che la denuncia di monsignor Viganò, resa pubblica il 26 agosto scorso, porti la data del 22, un anno esatto dopo l’atto con cui abbiamo chiesto al Cuore Immacolato di Maria di prendere possesso della Santa Sede. Con una domanda dettata dall’odio perfetto è lecito perfino chiedere a Dio di colpire qualcuno perché si ravveda, soprattutto se la sua ostinazione non lascia intravedere altre soluzioni, mette in pericolo la salvezza delle anime e attira severi castighi sia su di lui che sulla Chiesa. In tal modo la preghiera (che è sempre un’arma potente, benché in proporzione della purezza di cuore) diventa un atto di combattimento particolarmente aggressivo dalle conseguenze imprevedibili – in bene, ovviamente, cioè secondo la volontà divina. In questo caso, per essere adeguatamente protetti dalle ritorsioni del diavolo ed essere in grado di sopportarne gli assalti vendicativi, bisogna essere sufficientemente preparati e ricorrere ai mezzi della grazia: confessione, comunione, digiuno… Non si va in battaglia senza il necessario addestramento e l’equipaggiamento corrispondente, se non si vuole andare al massacro.

Il giovane David ci insegni a trovare il giusto equilibrio tra natura e grazia. Nella sua esperienza di pastore aveva imparato a usare bene la fionda e ad affrontare impavido orsi e leoni; la sua perizia gli permise di scegliere i ciottoli più adatti. Ma poi, ben consapevole dell’enorme sproporzione delle forze sul piano umano, prima di affrontare Golia si rivolse al Signore e lodò il suo Dio: Benedictus Dominus Deus meus, qui docet manus meas ad praelium, et digitos meos ad bellum (Sal 143, 1). Benedetto il Signore, mio Dio, che istruisce le mie mani per la battaglia e le mie dita per la guerra! Da piccoli David, mossi dall’odio perfetto, dobbiamo farci addestrare da Lui nella preghiera perché i ciottoli che lanciamo colpiscano l’obiettivo. Allora Colui che ci ha scelti per questa lotta immane ci darà la forza di combattere l’Anticristo, purché non demordiamo, assorbiti dall’agitazione umana, dall’impegno di cercare un’unione sempre più piena con Lui: «Per provocare un sussulto, dobbiamo in primo luogo reindirizzare la nostra vita interiore. La Chiesa dipende dalla purezza delle nostre anime» (Robert Sarah, Dio o niente, Siena 2015, 129).

Il Signore è vicino a tutti coloro che lo invocano, a tutti coloro che lo invocano in verità. Farà la volontà di coloro che lo temono, esaudirà la loro preghiera e li salverà (Sal 144, 18-19 Vulg.).

25 commenti:

  1. vado a Messa la Domenica sempre nella stessa chiesa ( la messa nuova celebrata degnamente) ben frequentata e con presenza soddisfacente.
    Qualche volta capita di andare altrove se di domenica si è fuori sede.
    Mi capitasse un sacerdote che non vuole recitare il credo perché non ci crede lui, o uno che se ne viene senza crocifisso e con paramenti arcobaleno, uno che ci esorta ad accompagnare (dove?) i sodomiti, come dovrei comportarmi? Tacere? Far buon viso a cattivo gioco? Andare dal superiore che non se importerà? Don Elia, non è facile perché sembrerebbe alla nostra stessa coscienza di essere omissivi di qualcosa e allo stesso tempo non saper di cosa. Per 1quanto attiene Al Monsignore Viganò penso che abbia dovuto affrontare un dilemma simile che è una tortura. Se tu sai che ormai è chiaro oltre ogni dubbio, anche perché ne hai contezza, che nelle più alte gerarchie è presente una nefandezza indicibile la cui unica intelligenza è pervertire definitivamente la Chiesa ed allontanare quello che sembra normale che fai? Io pregherei per Monsignore Viganò, Bergoglio e gli accoliti forse, scrivo forse per una forma di ultimo rispetto, non sanno che farsene, In testa hanno altro.

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    1. Se capita qualcosa del genere, la cosa migliore è uscire e andare altrove. Una protesta o una denuncia è doverosa quando ci si può ragionevolmente aspettare che avrà un effetto, altrimenti provoca solo ulteriore scandalo e confusione. Nel caso di monsignor Viganò si tratta di un alto prelato che è stato testimone diretto della corruzione presente ai più alti livelli della gerarchia; la sua posizione è ben diversa da quella di un fedele: quest'ultimo sarà semplicemente tacciato, come minimo, di rigidità o di chiusura.
      Pregare per Bergoglio e per i suoi accoliti è un atto estremo di carità, perché evitino l'Inferno.

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    2. "Una protesta o una denuncia è doverosa quando ci si può ragionevolmente aspettare che avrà un effetto, altrimenti provoca solo ulteriore scandalo e confusione" Da questa sua affermazione, mi sembra si possa evincere che la testimonianza della verità debba soggiacere ad un criterio di efficacia della stessa. Questo suo consiglio credo che possa essere valido (ma non sempre) all'interno di ambiti e strutture "secolari". Nella Chiesa intesa come Corpo Mistico la cosa moralmente non mi parrebbe invece ineccepibile.Eppoi mi chiedo sinceramente come possa la denuncia di parole contro la fede e la morale generare "ulteriore scandalo".

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    3. Dal punto di vista morale, rivelare un peccato non pubblico è lecito solo se c'è un'evidente utilità; se è possibile impedire ulteriori crimini, lo si deve denunciare ai superiori.
      Riguardo ai discorsi contrari alla fede o alla morale, c'è parimenti il dovere di denunciarli ai superiori, ma nell'attuale situazione, il più delle volte, la denuncia cade nel nulla o si risolve a danno della verità, che viene ridotta a opinione di cattolici integralisti. Questa situazione paradossale richiede grande scaltrezza, nel senso di quella prudenza soprannaturale che il Signore stesso raccomanda nel Vangelo (cf. Mt 10, 16).

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    4. È lo stesso mio dilemma...

      Alla fine siamo giunti, con mia moglie, alla stessa prassi consigliata da Elia: ce ne andiamo seduta stante (se il prete dice o fa qualcosa di grave).

      Ad oggi il mio timore é che, segnalando un abuso liturgico o contro la Fede, facciamo ottenere al prete segnalato una... Promozione!

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  2. Il santo Giobbe e la crisi attuale nella Chiesa .
    La nostra amata Santa Madre Chiesa, provata e ferita come Giobbe.
    Una riflessione di don Alfredo Maria Morselli.
    https://cooperatores-veritatis.org/2018/09/06/il-santo-giobbe-e-la-crisi-attuale-nella-chiesa/

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  3. Don Elia non so se ci ha fatto caso ... il documento di Viganò è datato 22 agosto, giorno nel quale nel V.O. si celebra il Cuore Immacolato di Maria.

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  4. Contributo censurato su Chiesa e Post Concilio nel post del 4 Settembre 2018 don Elia - «Fate voi il vostro giudizio»

    riguardo la Bolla di Paolo IV:

    A. Sanmarchi: Il «sedevacantismo» e la bolla di Paolo IV «Cum ex apostolatus officio»

    A. Sanmarchi, Ulteriori specificazioni contro il «sedevacantismo»

    dal sito dell'autore

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  5. @Don Elia (2:14). La ringrazio della risposta che però non mi sembra esaustiva, anzi amplifica i miei dubbi: nel rispondere lei si riferisce ad un peccato non pubblico...mentre nel caso in questione(anonimo delle 01:12)si tratta di peccato pubblico: "Mi capitasse un sacerdote che non vuole recitare il credo perché non ci crede lui, o uno che se ne viene senza crocifisso e con paramenti arcobaleno, uno che ci esorta ad accompagnare (dove?) i sodomiti, come dovrei comportarmi? Tacere?...).Inoltre lei afferma " il più delle volte, la denuncia cade nel nulla o si risolve a danno della verità, che viene ridotta a opinione di cattolici integralisti" confermando purtroppo il fatto che il testimoniare le verità oggettive di fede e di morale possa soggiacere ad una logica di costi/benefici; ed in più che la difesa della verità possa risolversi a danno della verità stessa, il che considerata l'intrinseca sua natura-immutabile- è una grave contraddizione. Quindi, facendo le debite applicazioni al momento presente e seguendo la sua linea, Mons.Viganò sarebbe stato poco scaltro, in quanto era presumibile che il suo dossier sarebbe stato trattato come l'espressione di un rancoroso cattolico integralista e la sua denuncia in tal modo non avrebbe portato i benefici sperati. La realtà invece dice che se avesse taciuto sarebbe stato omertoso e omissivo. Non vorrei sbagliarmi nel dare un giudizio sulle sue affermazioni ma mi sembra - e spero veramente e sinceramente di sbagliarmi - che si sia confuso il piano spirituale con quello politico. Nonostante i due piani coesistano nella Chiesa, in quanto istituzione divino-umana, è sempre fondamentale un discernimento attento al riguardo, specialmente quando si ha a cuore il sommo bene della Chiesa e dei fedeli, come mi sembra che lei lo abbia sinceramente. Il Signore ci ha insegnato che la verità ci farà liberi, non vincitori secondo le logiche di questo mondo. E questo insegnamento lo ha vissuto e testimoniato, nell'ostracismo e nel disprezzo di molti uomini del suo tempo e di tutti i tempi. In pratica: parlo col vescovo o gli scrivo un mail riguardo gravi e pubblici peccati di un suo sacerdote e lui in risposta mi deride o mi compatisce come fossi un minus habens? Sto testimoniando Cristo nel nascondimento. Questo non appare immediatamente efficace? lo è già spiritualmente almeno per me e forse anche per il mio interlocutore e in futuro potrà esserlo anche visibilmente, se saremo in molti a fare così. Mentre se ci alziamo e ce ne andiamo sempre da un'altra parte, alla fine non avremo più nemmeno un posto dove andare, perché avendo abbandonato la Verità che è Cristo, la Verità non potrà più difenderci.

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    1. Ho già osservato che la posizione di monsignor Viganò comporta ben altro grado di responsabilità. La mia osservazione aveva una portata non assoluta, ma relativa alle circostanze eccezionali in cui ci troviamo a vivere, nelle quali anche una doverosa denuncia si può ritorcere a detrimento della verità, non in se stessa, ma nel modo in cui viene presentata e recepita. Se i superiori non fanno il loro dovere, ai fedeli non resta che fare il possibile per preservare la propria fede e proteggerla da ciò che le nuoce.

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  6. Vangelo secondo Matteo (1,1-16.18-23)
    Il Magistero di Benedetto XVI
    Santa Messa nel Santuario di Mariazell, 8 settembre 2007
    Il brano evangelico...presenta la storia di Israele a partire da Abramo come un pellegrinaggio che, con salite e discese, per vie brevi e per vie lunghe, conduce infine a Cristo. La genealogia con le sue figure luminose e oscure, con i suoi successi e i suoi fallimenti, ci dimostra che Dio può scrivere diritto anche sulle righe storte della nostra storia. Dio ci lascia la nostra libertà e, tuttavia, sa trovare nel nostro fallimento nuove vie per il suo amore. Dio non fallisce. Così questa genealogia è una garanzia della fedeltà di Dio; una garanzia che Dio non ci lascia cadere, e un invito ad orientare la nostra vita sempre nuovamente verso di Lui, a camminare sempre di nuovo verso Cristo. Andare in pellegrinaggio significa essere orientati in una certa direzione, camminare verso una meta. Ciò conferisce anche alla via ed alla sua fatica una propria bellezza. Tra i pellegrini della genealogia di Gesù ce n’erano alcuni che avevano dimenticato la meta e volevano porre sé stessi come meta. Ma sempre di nuovo il Signore aveva suscitato anche persone che si erano lasciate spingere dalla nostalgia della meta, orientandovi la propria vita. Lo slancio verso la fede cristiana, l’inizio della Chiesa di Gesù Cristo è stato possibile, perché esistevano in Israele persone con un cuore in ricerca – persone che non si sono accomodate nella consuetudine, ma hanno scrutato lontano alla ricerca di qualcosa di più grande: Zaccaria, Elisabetta, Simeone, Anna, Maria e Giuseppe, i Dodici e molti altri. Poiché il loro cuore era in attesa, essi potevano riconoscere in Gesù Colui che Dio aveva mandato e diventare così l’inizio della sua famiglia universale. La Chiesa delle genti si è resa possibile, perché sia nell’area del Mediterraneo sia nell’Asia vicina e media, dove arrivavano i messaggeri di Gesù, c’erano persone in attesa che non si accontentavano di ciò che facevano e pensavano tutti, ma cercavano la stella che poteva indicare loro la via verso la Verità stessa, verso il Dio vivente.

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  7. Sono l'Anonimo del primo commento.
    Don Elia uno di noi, credente,non necessariamente fondamentalista, tridentino etc, non avverte i doveri di obbedienza come voi consacrati.
    L'obbedienza vostra attiene alla vostra ordinazione ed è qualcosa di importante per voi e per noi: non so quale aggettivo affiancare.
    Per noi laici è diverso. Nulla ci si può chiedere che non sia nella tradizione
    Ogni altra cosa, accoglienza nei termini propagandati, lo scarto, la periferia e altre amenità, il clima gli extraterrestri e i sodomiti
    non attengono alla nostra fede. Se le dicessero tre di loro.
    Ormai abbiamo a che fare con una banda di delinquenti, ad essere più leggeri in linguaggio giuridico siamo di fronte al falso ideologico.
    Gli episodi sono innumerevoli e concordanti in una strategia; sostituzione della gerarchia e conseguenti riferimenti.
    A casaccio; don milani, pannella, bonino, amici omosessuali ricevuti in pompa magna, lutero, galantino, ricca, l'altro viganò, Francescani dell'Immacolata , i cavalieri di Malta.
    Don Elia, la nostra è una Religione Regale e mi consenta Virile.
    Chi può prendere su di se il peso del peccato del mondo se non un Re un Vero Uomo e Vero Dio.
    Un Re che non ci vuole sudditi ma elevarci
    L'obbedienza se non è ben assunta ci fa e vi fa diventare solo dei pecoroni e qualche poveretto a pecoroni è finito.
    Il fatto che pochi religiosi prendono posizione è un dato assai grave.
    Mi sa che la mutazione "genetica" sia irreversibile.
    Eppure tanti sono i buoni sacerdoti. Almeno tra voi in privato sentitevi e non isolatevi e nei modi che Dio vorrà date le indicazioni che riterrete. Non penso sia necessario creare organizzazioni.
    Una confidenza: nel mio orientamento molto ha influito l'osservare le immagini degli Apostoli e dei Santi antichi ed anche più attuali le loro fattezze. Ebbene a quella virilità cui accennavo rimandano. Altro che Santi omosessuali.
    Don Elia mi perdoni, tornado al Monsignore che ci fa tanto affaticare
    mi permetta di dire che ha agito rispondendo ad un dovere; una cosa che doveva essere fatta e non taciuta. Dio provvederà.
    Con stima Michele

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    1. Anch'io sono convinto che il Monsignore, nella sua posizione, abbia compiuto un gesto doveroso, per quanto estremo; non per nulla ho rilanciato la sua testimonianza. Ognuno ha tuttavia nella Chiesa un posto diverso e porta un diverso grado di responsabilità.
      Certamente la nostra è una religione virile e richiede virilità. Tra noi sacerdoti c'è una rete di contatti, ma ci vuole prudenza per non essere messi fuori gioco, come è già successo a qualcuno. Pregate per noi!

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    2. La sua risposta mi rincuora e certamente rincuora tutti noi.
      Grazie Don Elia. Nelle mie preghiere, purtroppo non son bravo,pregherò per tutti voi.
      Ave Maria

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  8. Ave Maria !
    https://www.youtube.com/watch?v=dwtEvXepzWY

    Beatissimo Padre e noi/voi tutti ,

    Sub SUUM praesídium confúgimus,
    sancta Dei Génetrix;
    nostras deprecatiónes ne despícias
    in necessitátibus;
    sed a perículis cunctis
    líbera nos semper,
    Virgo gloriósa et benedícta.

    Dio vi benedica tutti !

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  9. Nella mia città fino alla fine di settembre sono sospese tutte le messe VO. In questi quasi tre mesi mi sono reso conto di quanto sia pesante e spiritualmente "fastidioso" partecipare alla liturgia modernista. Dovunque, perfino laddove i sacerdoti si attengono al messale, senza cambiare le formule e/o spaziare fantasiosamente tra vecchio e nuovo testamento. Eppure non sono né sedevacantista né uno di quelli che "dopo il CVII il nulla", né "BXVI Papa del Concilio". Questo per dire che l'aria si sta facendo molto pesante e la situazione sta precipitando vorticosamente. Non c'è stata messa domenicale (ho testato varie parrocchie) in cui, pur avendo chiuso occhi ed orecchie davanti a spettacoli degni delle peggiori sagre paesane (altro che Santo Sacrificio), il sacerdote non abbia recitato una nuova formula, una nuova preghiera (peraltro o incomprensibili o fuori luogo o non liturgiche),omesso il Credo e/o il Confiteor,il tutto tra l'indifferenza, il negligente disinteresse, la colpevole ignoranza dei fedeli. Mi chiedo e le chiedo:che fare? Vivere l'Eucarestia in questo modo mi è impossibile. Tacere è un sacrificio che non si può reggere. A casa con i miei faccio domande e pongo interrogativi. Cadono dalle nuvole "ci hanno insegnato così per tanti anni". Magari si rendono conto che partecipare o non partecipare ad una messa è la medesima cosa. Cioè avvertono il senso del nulla, dell'inutile. Non sapendo non potendo comportarmi diversamente, sia pure con grande dispiacere, preferisco rimanere a casa.

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    1. Il precetto festivo va comunque osservato. Posso solo raccomandare di offrire la propria sofferenza perché il Signore accorci i tempi. Nel caso si sentano affermazioni decisamente contrarie alla fede o si vedano comportamenti gravemente irriverenti, rinnovo l'invito a uscire dalla chiesa. Sarebbe doveroso esprimere al sacerdote le proprie rimostranze, ma il più delle volte è del tutto inutile; denunciarlo ai superiori - come notava un altro lettore - potrebbe paradossalmente favorire la sua promozione! Ma il Signore non lascia cadere neanche una briciola di ciò che Gli offriamo per le mani di Maria e lo trasforma in grazie e consolazioni, per noi stessi e per chissà quanti altri.

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    2. Grazie don Elia per il richiamo al precetto festivo...il confessore le ultime volte non ha fatto altro che chiedermi se lo osservo insieme ai venerdì!

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  10. Condivido l'analisi ed il fervore; aggiungo che ho ragioni per credere che sta avvenendo quanto preannunciato nell'intero Isaia 29, dove Ariel sta per Chiesa fedele, mentre la liberazione ivi preannunciata è quella che scaturirà per il verificarsi del sesto Sigillo di Ap. 6. Gloria a Dio e lode alla Madre e Regina.

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  11. si don Elia bisogna pregare tutti i giorni per i sacerdoti. Cristo vi ha affidato le nostre anime che ha acquistato con il suo sangue,perché perderle dunque?Strappare le anime a satana a costo della vita ,così come Cristo le strappò a prezzo della Sua .A cosa serve essere tanto dotti se non si capisce questa verità evangelica .Ecco dove siamo arrivati con una Chiesa che ha chiuso cuore e udito alla voce di Dio che da sempre ha disseminato la terra di Sue luci e di Sue voci .Ha ricusato la parola di Dio e oggi, dai vertici ,si sbranano come belve.

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  12. posso aggiungere sventagliate di ventaglio e foglietto (.. ma la profanazione non è per il foglietto..); omelie di 25 minuti, non per commentare il sublime cap. 6 del V. di Giovanni ma per promuovere la mostra itinerante, organizzata dal celebrante, su "Laudato si'" e denigrare chi "ancora applica la pratica del digiuno"; avvenenti signore, in gonna, con lo spacco e tacchi a spillo, che distribuiscono la comunione come caramelle ai bambini della colonia estiva; fedeli che dondolano al ritmo delle musiche smelenze di corali da sagra delle frittelle, saluti finali del sacerdote con tanto di augurio di "buona serata" o "buona domenica" come fanno, istruite, le cassiere del supermarket e regolare risposta "in coro" "grazie... anche a lei"... e molto altro ancora..

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  13. Non serve la contabilità delle nostre virtù, né un programma di ascesi, una palestra di sforzi personali o una dieta che si rinnova da un lunedì all’altro, come se la santità fosse frutto della sola volontà. La sorgente della santità è la grazia di accostarci alla gioia del Vangelo e lasciare che sia questa a invadere la nostra vita, in modo tale che non si potrà più vivere diversamente"
    (Dal discorso tenuto ai vescovi ieri dal Pontefice, postato da un commentatore di chiesaepostconcilio.blogspot.com)
    Mi permetto di chiedere, da assoluto non addetto ai lavori: esiste una possibilità, una sola, anche minima, per ritenere cattolicamente fondate queste affermazioni?
    Perché la questione è terribilmente seria ed angosciante...

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    1. Purtroppo no, dato che affermazioni del genere, di sapore nettamente quietista, sono contrarie al giusto rapporto tra natura e grazia, così come alla necessità che l'uomo, con il libero arbitrio, faccia quanto in suo potere per disporsi alla grazia divina, accoglierla, assecondarla e collaborare con essa. Sant'Ignazio di Loyola è un maestro insuperabile nell'insegnare questa cooperazione, ma il fatto che un gesuita ne abbia perso anche il ricordo è un indice significativo del grado di decadenza dell'Ordine.

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    2. E, Dio mi perdoni, il fatto che il sullodato gesuita sia giunto al soglio di Pietro, è un indice significativo del grado di decadenza della Chiesa visibile.
      E questo per la fede cattolica è devastante.

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