Chiediamo una pioggia
di grazie
Quest’anno ricorre il centenario della canonizzazione di santa
Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Dottore della Chiesa; abbiamo perciò
un motivo particolare di invocarla con grande fiducia per un’autentica
rinnovazione della Chiesa, contando sull’intercessione di colei che papa san
Pio X definì la più grande santa dei tempi moderni. Ci possiamo
certamente chiedere come sia possibile che una ragazza francese morta a
ventiquattro anni, dopo appena nove anni di vita claustrale, abbia meritato
tale titolo. Ciò è sicuramente dovuto anche ai numerosissimi miracoli che
Teresa cominciò a operare subito dopo la sua morte; poco prima di lasciare la
terra, aveva detto: «Io passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra e
spargerò una pioggia di rose» (ossia di grazie). Prima di questa prova postuma
della sua santità, tuttavia, c’è la sua stessa esistenza vissuta nella fede,
nella speranza e nella carità, nonché nelle virtù morali esercitate in grado
eroico.
Un miracolo della grazia
In santa Teresa di Gesù Bambino colpisce l’incredibile contrasto tra
la sua fragilità psicologica e la forza interiore che la guidò, prima a donarsi
al Signore come carmelitana, poi ad offrirsi a Lui come vittima dell’Amore
misericordioso e infine, dopo due anni di atroci patimenti fisici e spirituali
dovuti alla tubercolosi e a una tremenda notte dello spirito, a
consegnargli l’anima in uno slancio d’amore, sussurrando (furono le sue ultime
parole): «Mio Dio, vi amo!». Tale contrasto si spiega soltanto con l’opera
della grazia. Da bambina, Teresa aveva enormemente sofferto dapprima, all’età
di quattro anni, per la perdita della mamma, poi per l’ingresso nel Carmelo
delle due sorelle maggiori, Paolina e Maria, che successivamente avevano
sostituito la madre. Nonostante questa fragilità così evidente, ella ebbe la
forza morale di entrare in un Ordine che, all’epoca, era uno dei più rigorosi,
adottando uno stile di vita fra i più duri di quelli praticati nella vita
consacrata.
In nove anni Teresa si consumò completamente per il Signore,
sopportando non solo i dolori fisici della malattia che la portò alla morte, ma
anche tutte le lotte interiori che accompagnano l’ascesa dell’anima verso Dio.
Ora, l’opera della grazia fu in lei tanto potente che, con la sua
corrispondenza incondizionata, ella si santificò in pochi anni, come poi Dio
dimostrò appunto, dopo la sua morte, mediante i miracoli da lei compiuti.
Abbiamo dunque un validissimo motivo per affidarci alla sua intercessione, così
che la nostra preghiera e i nostri sacrifici tornino a beneficio di tutta la
Chiesa, contribuendo umilmente e segretamente alla sua rinnovazione. Teresa
visse completamente nascosta; dopo la sua morte, però, Dio la manifestò al
mondo, facendoci capire l’efficacia e l’importanza del sacrificio di sé che
nessuno vede, ma che in Cielo possiede una forza straordinaria.
Motivi di preoccupazione ecclesiale
Quando preghiamo per la rinnovazione della Chiesa, dobbiamo
certamente pregare per il suo Capo visibile, poiché essa è impensabile senza
l’opera del Papa, la quale deve corrispondere alla volontà di Dio. Purtroppo
abbiamo ancora dovuto registrare, nelle ultime settimane, dichiarazioni che ci
hanno profondamente scossi, lasciandoci interdetti: in particolare, pensiamo
alla risposta data ad una giornalista riguardo al caso di un senatore americano
premiato dall’Arcivescovo di Chicago, il cardinal Cupich, nonostante sia
favorevole all’aborto; egli, quindi, non avrebbe certo dovuto ricevere un
premio da parte dell’autorità ecclesiastica, ma esserne piuttosto redarguito e
ammonito. Compito di un Pastore è ricordare ai fedeli che approvare l’aborto è
peccato mortale; perciò, finché una persona non cambia opinione, rimane
separata da Dio e priva della grazia santificante: di conseguenza, se si
confessa, riceve un’assoluzione invalida; se si comunica, commette un
sacrilegio.
Un Pastore che non metta in guardia le sue pecorelle per
correggerle e riportarle sulla retta via è gravemente inadempiente. Ora, la
risposta del Sommo Pontefice alla giornalista che gli ha chiesto spiegazioni in
proposito è stata molto deludente: secondo papa Leone bisognerebbe tener conto
del complesso di un’attività politica durata quarant’anni. No, Padre Santo:
quando quel senatore morirà e si presenterà al cospetto di Dio, ciò che
determinerà il suo giudizio particolare non sarà la sua pluridecennale
attività, bensì i peccati mortali di cui non si sarà pentito; se perciò egli
non cambia idea, si danna. Non serve a niente che uno abbia operato, anche in
modo benefico, per tanto tempo, se poi erra in maniera così grave rispetto a
una questione che non ha bisogno di essere studiata o approfondita: è già
assolutamente certo che l’aborto è un crimine orrendo, l’omicidio aggravato di
un innocente a cui non si permette di nascere.
La verità, a tal proposito, è incontrovertibile: è una verità di
ragione che non richiede la fede, anche se la fede la conferma pienamente. Se
gli uomini errano, se la mente dei contemporanei è offuscata, la Chiesa
possiede la verità di Cristo in quanto custodisce la Rivelazione divina, con la
quale è in grado di illuminare qualunque problema e di fornire risposta a
qualsiasi quesito. Non è affatto vero che dobbiamo cercare la verità perché,
forse, nessuno la possiede: la Chiesa Cattolica la possiede interamente e,
quindi, anche il suo Capo visibile. Non serve a nulla spostare l’attenzione
sulla pena di morte (che in certi casi è perfettamente lecita) oppure sul
traffico di esseri umani presentato come immigrazione, perché sono
problemi diversi, che non hanno nulla a che fare con l’aborto; sono altre
sfide che richiedono una valutazione morale caso per caso. Riguardo all’aborto,
invece, si sa che in ogni caso e in ogni circostanza è un crimine gravissimo,
che non è mai lecito a nessuno per nessun motivo al mondo.
Intenzioni urgenti di preghiera
Queste dolorose considerazioni ci spingono a chiedere
l’intercessione di santa Teresa di Gesù Bambino per il Capo visibile della
Chiesa, perché abbia il coraggio di affermare in modo inequivocabile la verità
di cui è portatore. Esse ci fanno anche ripensare a un progetto legislativo che
da quasi due anni giace alla Camera dei Deputati: è l’iniziativa popolare Un
cuore che batte, mirante a ridurre i danni della Legge 194. Preghiamo santa
Teresa perché quella proposta sia esaminata dalle commissioni competenti,
discussa in aula e approvata; nei Paesi in cui la modifica è stata accolta,
infatti, il numero di aborti è drasticamente calato. Si tratta di rendere
obbligatoria l’ecografia del nascituro e l’ascolto del suo battito cardiaco per
far capire alla madre che porta in grembo un essere umano, non ancora completamente
formato né capace di vivere in modo autonomo, ma un essere umano.
Chiediamo infine l’intercessione di santa Teresa perché ottenga dal
Signore la fine del genocidio che è in corso a Gaza. Non servono tanto le
proteste, suscitate da potentati finanziari contrari a quella guerra ma
interessati ad altro (come la guerra in Ucraina); certamente non ci sono dietro
persone buone, animate da propositi saggi e retti, ma in ogni caso non sono le
proteste che contano davanti a Dio, bensì le preghiere. Sapendo di avere una
Santa così potente, dobbiamo impetrare da lei sia la fine del genocidio di Gaza
sia la cessazione del conflitto dell’Ucraina, il quale si sarebbe potuto
concludere appena due mesi dopo l’inizio, se le potenze occidentali non
avessero insistito perché continuasse, inviando denaro e armamenti. Anche questo
è un crimine di portata immensa costato decine e decine di migliaia di vittime;
chiediamo perciò con fiducia che termini anche quello, che rischia di
trascinare pure noi in un conflitto di portata mondiale.
Sulla vita umana non si transige, non si negozia, non si cede né si tollera la minima ambiguità.
https://www.aldomariavalli.it/2025/10/03/leone-tra-ambiguita-e-indifferentismo/
Scrive il Valli: ‘’Credetemi, non scrivo queste valutazioni a cuor leggero. Davvero avevo sperato in papa Prevost, ma vedo che sta ricalcando passi sciagurati.’’
RispondiEliminaOra, capisco il prefato Valli, il quale - come ha ricordato lui stesso più volte - ‘solo’ 9 anni fa ebbe a dischiudere compiuta e finalmente gli occhi sulla crisi nella Chiesa, cioè, dopo la pubblicazione di Amoris laetizia nel 2016. Più difficile, all’incontro, mi riesce di comprendere le ragioni dell’ottimismo, dimostrato in questi mesi da tanti veterani del mondo della Tradizione.
Pazienza. Si vorrà forse riferire la causa di tanto irragionevole ottimismo alla stanchezza, dovuta a una quasi secolare ‘condizione disordinata’ della Chiesa (qualcuno prima o poi troverà il coraggio di dire pane al pane e vino al vino, in usando la giusta definizione, che non può che essere: grande - o generale - apostasia).
In tutti i modi, so di parlare, anzi, scrivere ai muri (virtuali), poiché il mondo della Tradizione - già citato - sembra essere strana e pertinacemente sordo alle parole che seguiteranno, e tuttavia voglio provarci lo stesso, perché credo sia una questione importante: il CVII avrà pure rappresentato la confermazione, ossia, la ratificazione formale del modernismo (americanismo?) come dottrina ufficiale per la Chiesa moderna, ma la causa più prossimana della convocazione di esso Concilio, la quale avvenne a meno di 20 anni dalla fine della grande guerra civile europea (meglio nota come Seconda guerra mondiale), risiede nella ‘liberazione’ di Roma (le virgolette doverebbon qui essere più di 1000, giacché si trattò in effetti di sua pretta conquista), operata dagli Americani nel 1944, a cui fece seguito la sottomissione del ‘Papatico’ al potere temporale imperiale, che cominciò proprio in quel tempo a esser detenuto dagli Americani. E quello americano è un impero informale - dovrebbe essere ormai noto - ma non per questo meno potente (anzi è l’impero più potente, che la storia abbia mai conosciuto).