Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 28 aprile 2018


Nazisti in toga, camice e… clergyman



Che la Gran Bretagna fosse la culla della massoneria moderna, della teoria del Leviatano statale, del malthusianesimo, dell’eugenetica e dell’evoluzionismo, lo sapevamo. Che quest’ultimo, applicato all’uomo, avrebbe presto o tardi portato a esiti simili, ce l’aspettavamo. Che gli Stati europei cercassero di ridurre la spesa sanitaria facendo eliminare i soggetti più deboli, era un dato ormai tristemente noto. Che la cosiddetta “ricerca scientifica” si fosse sbarazzata di ogni paletto etico in nome di fortissimi interessi economici, l’avevamo ben capito. Che la gerarchia cattolica fosse in gran parte composta di cani muti, incapaci di abbaiare (Is 56, 10), era purtroppo un fatto già più che evidente. Che i cosiddetti Paesi “democratici” fossero oppressi da una spietata tirannide che non ha precedenti nella storia, era una consapevolezza molto acuta nell’animo di chi ha una coscienza desta, anziché offuscata dall’ebbrezza di una libertà puramente apparente per cui mezzo il potere manipola e manovra le masse e gli individui. Ma che la ferocia di istituzioni pubbliche affette da delirio di onnipotenza potesse arrivare a tanto ci lascia semplicemente sgomenti: risvegliati a forza dal sogno di un mondo libero e civile, ci accorgiamo di colpo che i nostri più elementari diritti e le nostre stesse vite non soltanto non sono più tutelati, ma sono in gravissimo pericolo.

Intendiamoci: neanche stavolta la massa di lobotomizzati sarà scossa dall’ipnosi collettiva indotta mediante il cinema, il campionato e la canzone, così come non lo è stata dopo le atroci esecuzioni di Eluana Englaro, nel 2009, di Charlie Gard, l’estate scorsa, e di Isaiah Haastrup, neanche due mesi fa. Ma chi è riuscito a conservare il don dell’intelletto e la grazia della fede deve suonare tutte le campane a morto per il decesso della civiltà occidentale, soppressa da un’élite luciferina che pare in possesso di un potere senza limiti. Lo spirito nazista infesta ormai tutta l’Europa, ma in particolare le istituzioni situate a Londra, Strasburgo, Bruxelles e… Roma. È esattamente lo stesso demonio che ha dato vita al Terzo Reich, evocato dai massoni dei Paesi alleati, i quali, per provocare un secondo conflitto mondiale al fine di stabilire un nuovo assetto geopolitico, prima annientarono la Germania, poi lasciarono al folle dittatore ampia libertà d’azione. Dopo la farsa del processo di Norimberga, più tardi, molti scienziati del regime furono accolti e sostenuti perché continuassero tranquillamente a lavorare ai loro esperimenti su cavie umane.

La teoria della razza pura sarebbe stata impensabile senza l’ideologia evoluzionistica, inventata da Charles Darwin e trasposta a livello antropologico dal cugino Francis Galton. Il delirante progetto di un perfezionamento della specie umana fu sì sperimentato nei laboratori della Germania nazista, ma non proviene di là né là si è concluso: esso ha una matrice schiettamente anglosassone. I medici di Liverpool e i magistrati inglesi “ragionano” esattamente allo stesso modo dei colleghi tedeschi di ottant’anni fa, salvo coprire i loro veri intenti, con vomitevole ipocrisia, con l’oltraggioso pretesto degli interessi del paziente, i quali, non potendosi esprimere il diretto interessato, sono ovviamente interpretati e stabiliti da loro, anche contro la volontà dei genitori, completamente espropriati del figlio e della patria potestà. Se però si arriva al punto di far presidiare come in un lager un bimbo condannato a morte, ma che non muore, allontanandone i parenti, i visitatori e perfino il cappellano, significa che, sotto, c’è qualcosa di grosso, ma molto grosso.

L’Alder Hey Hospital di Liverpool è ben noto per le reiterate denunce di errori e inadempienze a danno dei pazienti, le quali non hanno tuttavia ottenuto, a quanto pare, sostanziali miglioramenti del livello di prestazioni. In questo caso, però, dobbiamo trovarci di fronte a un crimine immane, visto l’impressionante, coordinato accanimento delle istituzioni britanniche nella volontà di sopprimere un piccolo innocente. Qui si deve trattare di qualcosa di talmente inconfessabile da giustificare il rischio di una crisi diplomatica con il governo italiano, che per poterlo sottrarre alle grinfie di quegli indemoniati ha addirittura concesso la cittadinanza ad Alfie Evans. Il bambino deve essere stato segretamente oggetto di una sperimentazione fallita di nuovi vaccini o di un prelievo di organi, il cui traffico illegale, secondo le stime, nella sola Gran Bretagna frutta ogni anno qualcosa come tredici miliardi di sterline. Non si spiega diversamente l’irremovibile quanto irrazionale rifiuto di lasciarlo andare in un altro ospedale disposto ad accoglierlo. Il personale del Bambin Gesù di Roma è sul posto, pronto a trasferirlo; ma, evidentemente, gli esami eseguiti in un’altra struttura sanitaria rivelerebbero immediatamente ciò che in Inghilterra vogliono non si sappia mai.

In questa vicenda da film dell’orrore, tuttavia, ciò che suscita un ancor più profondo sentimento di ribellione, se possibile, è il disgustoso atteggiamento di certi prelati “cattolici” che, anziché urlare di sdegno e condanna per sollevare i fedeli contro tale inaudita barbarie di Stato, l’hanno commentata, in un evanescente linguaggio diplomatico, dando sostanzialmente ragione alle autorità britanniche. In ciò si sono particolarmente distinti il vescovo di Liverpool, tale Malcom Patrick Mac Mahon, appena reduce da un apposito colloquio con il papa (!), e il nostrano Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita (?), uomo di spicco del team Bergoglio (anch’egli molto cauto e parco di parole, giusto un cinguettio) guidato da quello che egli stesso ha chiamato lo spirito di Marco (?!?). Siamo lontani anni-luce dalla strenua resistenza opposta al nazismo dal beato cardinal von Galen, il Leone di Münster, o dal focoso cardinal von Faulhaber, che più tardi ordinerà sacerdote Joseph Ratzinger.

Ad ogni modo, non possiamo non riconoscere lo straordinario potere della preghiera e del digiuno: una creatura incurabile sta continuando a sopravvivere al prolungato tentativo di sopprimerla. Questa semplice costatazione della potenza della fede deve incoraggiare azioni concrete ispirate e mosse dalla grazia. Se una manifestazione pacifica, anche solo di qualche centinaio di persone, invadesse l’ospedale e portasse via il bambino, che potrebbero fare? Sparare sulla folla? Un popolo non può rimanere inerte a guardare: la storia sacra, così come la storia cristiana, insegna che, quando cade la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, l’ira di Dio si riversa sulle nazioni. Prima che arrivi, conviene prevenire il castigo, se possibile.

Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio, perché veri e giusti sono i suoi giudizi: egli ha condannato la grande meretrice che corrompeva la terra con la sua prostituzione, vendicando su di lei il sangue dei suoi servi (Ap 19, 1-2).




Voragine infernale



Signori, l’Inferno è servito. Qui sulla terra. Grazie alle idee bestiali dei “progressisti” e all’ipocrita appoggio dei loro vili corifei ecclesiastici. Non solo, per permissione divina, è stato aperto il pozzo dell’abisso (cf. Ap 9, 1ss), da cui è uscito un denso fumo che ha oscurato il sole e l’atmosfera (cioè l’intelletto e la cultura di interi popoli) e si sono sparpagliate ovunque feroci cavallette (cioè i demoni) che tormentano gli uomini, ma l’insaziabile voragine si allarga sempre più con l’attiva complicità delle istituzioni pubbliche. Nel giro di pochissimi anni sono riusciti a convincere la gente che il miglior interesse di un ammalato che non può guarire sia ammazzarlo come un animale, anziché prendersene amorevole cura fino a che la volontà divina non lo tolga da questo mondo. Ora questa disumana mentalità indotta sta diventando legge attraverso la giurisprudenza, a cominciare da un Paese che (indebitamente) passa per il faro delle libertà democratiche, mentre in realtà è da sempre ostaggio di un’oligarchia – prima terriera, poi industriale e finanziaria – plasmata da un’ideologia razzista e, oggi, ossessionata da un presunto eccesso di popolazione.

L’eutanasia dei bambini può anche avere motivazioni puramente contingenti. Nel caso di Alfie, si è ipotizzata (anche da parte di personale dell’ospedale) la copertura di un grave crimine, forse legato al traffico di organi, alla sperimentazione di nuovi vaccini o ancora – non è da escludere – a un rito di passaggio all’interno di una loggia massonica: potrebbe trattarsi, insomma, di un vero e proprio sacrificio umano offerto al diavolo per l’ammissione a un grado superiore. Il rito scozzese ne prevede ben trentatré; fino al sedicesimo incluso, grazie all’osservanza di uno stretto segreto e al sistema di graduale iniziazione, l’affiliato può essere ancora ignaro della natura luciferina dell’associazione. Con l’ingresso nel diciassettesimo (quello centrale), egli è invece introdotto negli arcani del culto di Satana; se la sua coscienza si ribella e non è disposto a proseguire, la sua vita viene a trovarsi in serio pericolo. Ci sono anche massoni pentiti che, dopo la conversione, hanno raccontato le loro esperienze, ma Dio solo sa quanti di loro non possono più parlare.

Al di là di possibili spiegazioni contingenti, tuttavia, è sicuramente in atto una strategia a lungo termine mirante a creare un ordinamento eutanasico ed eugenetico. Quando le autorità pubbliche di un Paese si coalizzano con così ferrea determinazione, dev’essere in gioco una posta molto alta con un obiettivo a ben più ampio raggio. I due livelli di interpretazione non si escludono: Winston Churchill, per esempio, per superare la prova di ammissione a un nuovo grado rase al suolo la città di Dresda, senza alcun plausibile vantaggio bellico, ma con un’incalcolabile perdita di vite umane e di tesori artistici; l’intero conflitto rientrava nondimeno nel progetto di progressiva instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, che con la Grande Guerra aveva ridisegnato la carta dell’Europa e con la seconda divise il mondo in due blocchi apparentemente contrapposti. Ora stiamo andando verso la terza, ma già da decenni è in corso, non dichiarata, una silenziosa guerra interna ai cosiddetti Paesi “democratici”, i cui popoli sono decimati dalle loro stesse istituzioni con aborto, contraccezione, pansessualismo e genderismo sterilizzanti e, ora, anche con l’eutanasia di Stato.

Come ho già accennato, la mentalità nazista ha radici anglosassoni e non si è affatto estinta, ma domina oggi i governi e la politica dei Paesi occidentali; in questa luce, il Terzo Reich non fu altro che un esperimento voluto e reso possibile dall’élite massonico-satanica che li controlla. Una volta ammesso questo, vien da domandarsi: dov’è la Chiesa Cattolica? Essa è in stato di occupazione, formalmente sottomessa ad apostati registrati sul libro-paga di Mister Soros & Company. Non si può concludere diversamente, dopo aver letto la dichiarazione dei vescovi britannici: «Affermiamo la nostra convinzione che tutti coloro che hanno preso le decisioni strazianti che riguardano la cura di Alfie Evans agiscano con integrità e per il bene di Alfie, così come essi lo vedono». Che dire? Un capolavoro non soltanto di ipocrisia, ma soprattutto di polically correct: il punto di riferimento non è più l’immutabile legge divina, ma una convinzione soggettiva di burocrati ecclesiastici; la cura di un bambino malato può comprendere la sua deliberata soppressione; anche un orrendo crimine può essere commesso con integrità e il bene è privato di qualsiasi carattere oggettivo, rimanendo ormai determinato dal modo in cui ognuno lo vede.

Il bene, così come lo vedeva Adolf Hitler, incluse lo sterminio di milioni di innocenti (disabili, ebrei, zingari e cristiani, dei quali ultimi, chissà perché, non si parla mai). A quell’epoca il nostro impresentabile Paglia avrebbe sostenuto che bisognava instaurare un’alleanza d’amore al fine di procedere in modo il più possibile condiviso per individuare la soluzione migliore. Il contenuto della “concordia” è qui del tutto irrilevante: il valore supremo è non creare contrapposizioni. Ma si può certamente andare d’accordo con tutti, lasciando che ognuno pensi e faccia ciò che vuole – salvo, ovviamente, se si è toccati di persona… L’ira umana, a questo punto, darebbe voglia di impiccare quei criminali inglesi con le loro stesse budella insieme ai falsi Pastori conniventi, ma non siamo criptonazisti come loro. E poi, c’è sempre il giusto e inesorabile giudizio di Dio, davanti a cui tutti dobbiamo comparire. Se quei signori non si pentono in tempo, riparando per quanto possibile ai propri errori, i demoni al cui servizio si son posti si divertiranno a torturarli per tutta l’eternità e oltre. Forse un giorno, al Giudizio universale, proveremo compassione per loro, ma per il momento prevalgono i conati.

Ma, a parte lo sfogo di un cuore stracolmo di dolore e di amarezza, è consolante riconoscere che almeno qualche voce isolata di presuli cattolici si sia levata. L’Arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, ha affermato che, nel caso del piccolo Evans, non c’era alcuna incertezza a livello di giudizio morale e che il comportamento da assumere era del tutto chiaro: sarebbe stato doveroso aiutarlo a vivere, cosa che non si configura affatto come accanimento terapeutico; al contrario, ci si è accaniti in modo del tutto illogico a sopprimerlo in vista del suo “bene”. «La sentenza su Alfie ha eliminato il diritto naturale, ha fatto piazza pulita del diritto di fare obiezione di coscienza, ha raso al suolo il concetto di oggettività del bene», ha dichiarato senza mezzi termini. Così lo Stato si erge a padrone della vita innocente e sostituisce la volontà dei genitori (esattamente – mi permetto di aggiungere – come nei peggiori regimi totalitari che la storia conosca). «Ma non sarà la sentenza di un giudice, né l’azione di un governo, né la decisione di un ospedale a cambiare la verità e il bene», ha concluso con incontrovertibile rigore.

Ora ci domandiamo: Paglia e Crepaldi appartengono alla stessa istituzione? A parte l’aspetto formale, detengono entrambi realmente una missione nella Chiesa o il primo è soltanto un giullare dei poteri occulti, così come i presuli inglesi? Qui, di fatto, c’è una spaccatura, non certo manifesta, ma evidente agli occhi di Colui che scruta i cuori e di quanti Lo servono sinceramente. Bisogna per forza scegliere da che parte stare: senz’altro nella coscienza; se necessario, pure pubblicamente. Abbiamo forse la stessa fede di quelli che hanno approvato un infanticidio spacciandolo per cura o di chi, dopo aver negato ogni assistenza spirituale alla famiglia e non esser mai andato a visitare il bambino, è volato a Roma per far sapere al Papa di avere il cuore spezzato? Possiamo forse essere in comunione con chi ha auspicato un’alleanza d’amore con un regime che, per assassinarne il figlioletto lontano dai riflettori, ha convinto i genitori a chiedere l’allontanamento di manifestanti e giornalisti in cambio di una falsa speranza? Possiamo forse, al di là delle chiacchiere, esser tutti realmente membri dello stesso Corpo? Noi, come Chiesa, li consideriamo di fatto scomunicati. Anathema sit!

Dio ha posto delle inimicizie, delle antipatie, delle opposizioni profonde tra gli autentici figli e servi della Vergine Santa e coloro che sono figli e schiavi del demonio; non si possono amare tra loro, non ci può essere intesa degli uni con gli altri. I figli di Belial, gli schiavi di Satana, gli amici del mondo (che sono la stessa cosa) hanno sempre finora perseguitato e sempre più perseguiteranno quelli e quelle che appartengono alla Santa Vergine, come in passato Caino ha perseguitato suo fratello Abele ed Esaù suo fratello Giacobbe, che sono le figure dei reprobi e dei predestinati. Ma l’umile Maria riporterà sempre vittoria su quell’orgoglioso: una vittoria così grande che arriverà a schiacchiargli la testa, dove risiede il suo orgoglio; ella saprà sempre smascherare la sua malizia di serpente, sventarne le insidie infernali, dissiparne i diabolici progetti e saprà difendere, fino alla fine dei tempi, i suoi fedeli devoti dai suoi crudeli artigli (san Luigi Maria Grignion de Montfort, Trattato della vera devozione alla Vergine Maria, § 54).

sabato 21 aprile 2018


Propaganda di guerra (e non solo)



L’uso bellico della propaganda risale almeno alla fine del XIX secolo. Durante l’ultimo conflitto mondiale, com’è noto, ebbe un ruolo notevole su tutti i fronti: nazisti, sovietici e Alleati fecero a gara nella guerra delle immagini e della carta stampata. La macchina propagandistica serve, di volta in volta, a giustificare interventi militari, a demonizzare il nemico, a sollevare il morale con veri o presunti successi… con scarso o nullo rispetto per la verità, come ci si può facilmente aspettare. La manipolazione collettiva è condotta su basi scientifiche, come gli studi di psicosociologia di massa, e mira a colpire il ventre emotivo della società, non certo a suscitare riflessioni razionali fondate sulla realtà oggettiva. Quest’ultima, al contrario, è proprio ciò che la propaganda deve nascondere, suscitando il sospetto che i fatti non siano proprio virtuosi. D’altronde, con la separazione tra etica e religione teorizzata nell’Età Moderna, la “ragion di Stato” ha ufficialmente acquisito, al pari dell’economia, un’autonomia pressoché assoluta, che la sgancia da qualsiasi scrupolo morale.

Gli attuali mezzi a disposizione della propaganda ne hanno moltiplicato esponenzialmente il potere. Se la vendita di quotidiani è in calo, la televisione entra in tutte le case e i conventi, la Rete in tutte le stanze e i cellulari. Questi mezzi – oltre a controllare ognuno capillarmente, per scopi politici o commerciali – plasmano il pensiero delle masse riguardo alle grandi questioni etiche, determinano i loro orientamenti politici, sollevano i loro sentimenti di plauso o indignazione, a seconda delle necessità del momento… È così che, fra l’altro, un giovanotto arruolato dai Rothschild, nonostante i disturbi psichici da cui è affetto, è stato tratto dal cappello perché diventasse presidente della Repubblica Francese, oppure un bulletto avellinese, anch’egli ammesso a frequentare il cosiddetto Gruppo Bilderberg, si è trovato a capo della prima forza politica italiana, la quale altro non è che uno strumento per utilizzare la protesta secondo gli scopi dei padroni del mondo.

In questo momento, l’esercito di scribacchini e fotografi prezzolati è in fibrillazione per fornire una parvenza di legittimità all’aggressione, del tutto illegale, di un Paese sovrano membro delle Nazioni Unite, organizzazione nata con lo scopo di evitare le guerre, ma operante in realtà al fine di imporre ai governi politiche a favore di aborto, contraccezione, eutanasia e omosessualismo (oltre a quello di arricchirne i funzionari). Gli sforzi dell’ONU sono rivolti non tanto a sanare le cause di conflitto, quanto a indebolire le religioni che, con le loro dottrine dogmatiche e la loro strutturale intolleranza, ne sarebbero la fonte; in concreto, quella cattolica – che del resto, almeno ai suoi più alti livelli, si è conformata all’agenda massonico-sionista, fino al punto di invitare in Vaticano teorici della riduzione della popolazione mondiale. Perché qui sta il punto: gli uomini sono troppi, ma non per le risorse del pianeta, bensì per i perversi progetti dell’élite finanziaria.

Sono decenni che quei signori perseguono un conflitto globale nell’intento di ridurre la popolazione della Terra a un quinto dell’attuale. Essi non temono nemmeno le devastanti conseguenze di un eventuale uso di armi nucleari: secondo certe fonti esistono rifugi sotterranei dotati di ogni conforto, in cui i prescelti potrebbero sopravvivere per anni in attesa delle bonifiche. Sembra fantascienza, ma sappiamo ormai che la finzione scientifica è una forma di propaganda atta a familiarizzare le masse con tecnologie ancora segrete o con programmi aberranti (come la modificazione biotecnologica della specie umana). I costosissimi studi della NASA sulla possibilità di vivere su altri pianeti rispondono evidentemente a una logica analoga; pare infatti che stiano pensando a basi situate sulla Luna. La follia gnostica, di matrice esoterica e satanica, che guida questi sforzi mira nientemeno che a “creare” un mondo nuovo per una nuova umanità, del tutto indifferente al Creatore e prometeicamente tesa a superare i limiti imposti dalla condizione attuale, come l’invecchiamento e la morte.

Al di là degli interessi economici immediati che hanno portato all’abbattimento dei regimi arabi prima alleati, ma che in Siria hanno trovato un intoppo insormontabile, la posta in gioco è dunque molto più alta. Nella sanguinosissima guerra civile scatenata dalla galassia delle cosiddette milizie “ribelli”, finanziate, armate, addestrate e coordinate da Israele, Stati Uniti e Arabia Saudita con la cooperazione di vari Stati europei subalterni (fra cui il nostro) e dei numerosi Paesi, islamici e non, da cui provengono i combattenti, Damasco ha non solo resistito all’aggressione, ma, con l’aiuto di Russia e Iran, pure ricuperato buona parte del suo territorio. Nonostante la campagna diffamatoria che ha creato il “mostro” assetato del sangue del suo stesso popolo, Bashar al-Assad detiene ancora non soltanto il potere, ma anche il favore della popolazione, compreso quello dei cristiani, come dimostra il recente appello dei tre patriarchi di Antiochia. Ecco allora che la sporca macchina della propaganda inventa il massacro chimico di Duma e che, con questa ignobile scusa, parte la pioggia di missili occidentali (per quasi due terzi intercettati), seppur limitata ad una pubblicitaria “operazione chirurgica” probabilmente concordata tra un minaccioso Putin e un Trump obbligato, per quanto renitente, a dare un contentino ai sionisti (che lo tallonano per mezzo del genero).

Ancora una volta, cronisti e fotografi si scatenano per dare in pasto al pubblico del circo immagini e storie raccapriccianti, ottenute con banali fotomontaggi su sfondi di città in rovina oppure pagando gente che recita un copione prestabilito o bambini feriti col maquillage che si fanno immortalare per un po’ di cibo. In qualche istante, grazie alla Rete, questo ciarpame fa il giro del pianeta, finisce sulle prime pagine dei quotidiani, è ossessivamente propinato dai telegiornali… e le masse brute, sempre più incapaci di distinguere tra la realtà e la fiction o un videogioco, prendono tutto per buono e, per quanto assuefatte alla rappresentazione dell’orrido e della violenza, si commuovono e indignano per quella bambina dal nome fittizio e dallo sguardo struggente, oppure per quell’uomo che urla con un manichino imbrattato di rosso tra le braccia, quasi stringesse il figlioletto dilaniato dalle bombe… Accanto a loro, gli “eroi” dal bianco elmetto si prodigano a soccorrere, tutt’al più, sofferenze provocate da quelle stesse entità che li registrano sul proprio libro-paga, quando non sono anch’essi impegnati in dissimulate operazioni belliche; quanto eventualmente testimoniato da foto e video autentici, in effetti, non va imputato al governo siriano, bensì ai terroristi.

D’accordo: che esistesse la propaganda di guerra, lo sapevamo; ma c’è un limite a tutto, compreso il cattivo gusto e l’indecenza. Il nostro Occidente progredito e progressista, però, ignora il buon gusto e la decenza già da cinquant’anni, a partire da quella rivoluzione del pensiero e del costume che fu anch’essa orchestrata dai soliti burattinai del sistema e che ha privato la nostra società degli anticorpi morali e intellettuali. Essa è servita da base ideologica per togliere ai popoli occidentali l’identità e la coscienza, onde farne degli schiavi-consumatori privi della benché minima autonomia economica, falcidiati dall’avvelenamento di aria, acqua e cibo, assassini seriali di esseri umani non nati, incapaci di relazioni mature e, quindi, di una sana vita familiare, lobotomizzati e connessi a cervelli artificiali che pensano e decidono al posto loro… gran bella liberazione! Ora ci stanno spingendo a forza sull’orlo di un precipizio, come stolide mandrie di animali senza ragione.

Solo un cieco può non vedere gli effetti di tale situazione sulla fede o, viceversa, come una fede autentica possa preservarne le persone. Non abbiamo certo il potere di intervenire direttamente  in questo disastro pianificato, ma deteniamo un vantaggio assolutamente decisivo: ce ne rendiamo conto. La consapevolezza è causa, per il momento, di una sofferenza supplementare, ma ci permette anche di pregare perché la catastrofe, naturale castigo dell’abbandono di Dio, sia attenuata. La fede ci dà altresì l’insperata possibilità di guardare oltre, al promesso trionfo del Cuore immacolato di  Maria. Qualunque cosa accada, sforziamoci ogni giorno, con l’aiuto della grazia, di salvare la semente mantenendo il lucignolo acceso. Il compito straordinario che la Provvidenza ci ha affidato, facendoci vivere in questa tragica epoca storica, non perderà la sua ricompensa eterna.

sabato 14 aprile 2018


Aut aut



Et ego non sum turbatus, te pastorem sequens (Ger 17, 16).

«Io non sono turbato, seguendo te come pastore». Ripetiamo spesso queste parole: d’ora in poi ci saranno sempre più utili. Qualunque cosa accada, non dimentichiamo in alcun caso che abbiamo per guida il Signore stesso, che non potrà mai abbandonare i Suoi autentici fedeli. Colui che dovrebbe farne le veci sulla terra, in realtà, fa le feci del diavolo, coadiuvato da un ignobile scribacchino fondatore di una testata che non è altro che una cloaca a cielo aperto di menzogne e diffamazioni: fino a cinque anni fa, contro la Chiesa e il Papa; ora, contro la verità salvifica e chiunque la difenda. Eiezioni a parte, i due compari farebbero meglio a riflettere che, data la loro età, sono statisticamente prossimi – se non si convertono prima di schiattare – a quell’Inferno che negano in modo così spudorato e che le loro animacce non si dissolveranno di certo, visto che l’immortalità dell’anima è un dogma sancito dal Concilio Lateranense V (cf. DS 1440). Anche l’eternità delle pene infernali, peraltro, è verità rivelata nel Vangelo e costantemente insegnata dalla Chiesa fin dai tempi più antichi (cf. Mt 25, 41; DS 76); negarla equivale a rendere superflua la Redenzione e a svuotare tutto il mistero cristiano.

A che servono ambigue smentite ufficiali senza che sia riaffermata in modo inequivocabile la verità oscurata, così da tentare almeno di soffocare il rimbombo planetario della notizia? Perché limitarsi ad affermare genericamente che «non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa» senza dichiarare che cosa abbia effettivamente detto, così da correggerne il “travisamento”? E perché continuare ottusamente a invitare sempre lo stesso giornalista, se davvero manipola regolarmente le conversazioni? Quale persona di buon senso insisterebbe a far le proprie confidenze a qualcuno che poi ogni volta, distorcendole, le rende di pubblico dominio? Visto che quelle stesse idee, oltretutto, sono già state espresse dall’interessato varie volte in altre occasioni, chi può credere ancora che non facciano realmente parte delle sue convinzioni? Si tratta proprio delle opinioni eterodosse messe in circolazione dalla pseudoteologia tedesca, che negli ultimi decenni ha culturalmente colonizzato l’America Latina.

Come se non bastasse, la “smentita” è arrivata, a quanto pare, solo dopo che un cardinale, a nome di un gruppo di porporati, ha telefonato al Papa minacciandolo di far valere una delle quattro cause di cessazione dall’ufficio di Sommo Pontefice, specificamente la terza. È proprio il caso, allora, di evocarle rapidamente soffermandosi su quella che riguarda la situazione odierna. Ci è di prezioso ausilio un articolo del maggiore canonista italiano, il gesuita Gianfranco Ghirlanda, pubblicato sulla Civiltà Cattolica (n. 3905, 2 marzo 2013) in tempi assolutamente non sospetti, cioè durante l’ultima sede vacante: non si può certo accusare l’autore di intenti polemici o di chissà quali secondi fini. Il testo, com’è naturale, si concentra sul caso della rinuncia, ma in questo momento ci interessa soprattutto l’inizio: «La vacanza della Sede Romana si ha in caso di cessazione dell’ufficio da parte del Romano Pontefice, che si verifica per quattro ragioni: 1) morte; 2) certa e perpetua pazzia o totale infermità mentale; 3) notoria apostasia, eresia o scisma; 4) rinuncia» (p. 445).

Già circa la salute psichica del Sedicente sussistono forti dubbi, tanto che un lettore, a proposito dei quattro incomprensibili “postulati” cui si richiama di continuo, si è potuto esprimere in questi termini: «Roba da matti. Ora mi è tutto più chiaro. Dunque Bergoglio ha gravi problemi mentali… soffre di una pesante forma di psicosi. Questo spiega le disastrose incongruenze del suo pontificato, che, con Lutero e l’Amoris laetitia, hanno già varcato la soglia dell’eresia. Chissà, forse un giorno la cosa sarà manifesta… Mi stupisce molto che fra i tanti che hanno letto l’Evangelii gaudium, con le deliranti affermazioni parafilosofiche in essa contenute, non vi sia ancora chi abbia sollevato la questione della psicosi del papa. […] il testo è frutto di una mente malata». Il fatto è che, in questo caso, la totale infermità mentale non è facilmente certificabile in modo definitivo – per non parlare del fatto che, in base al criterio delle idee sballate, bisognerebbe rinchiudere in clinica psichiatrica buona parte dei docenti di teologia e filosofia.

Ma è questo il punto su cui dobbiamo fissare l’attenzione: che cioè le disastrose incongruenze di questo pontificato, dovute alle aberranti convinzioni del titolare, hanno già abbondantemente varcato la soglia dell’eresia. Giustamente il nostro caro amico menziona la palese approvazione di un eretico e le disposizioni contrarie alla legge divina in materia di morale matrimoniale. Queste ultime, con la pubblicazione negli Acta Apostolicae Sedis, hanno acquisito il carattere ufficiale di norma universale. Ma già le primissime e devastanti interviste del settembre-ottobre del 2013 rigurgitavano di affermazioni farneticanti, del tutto contrarie alla retta ragione e alla sana dottrina. Che la causa sia la pazzia o meno, l’eresia era già conclamata, anche senza le solenni sciocchezze sull’Inferno e sull’anima. A questo punto dobbiamo tornare ad ascoltare il buon padre Ghirlanda a proposito della terza causa di cessazione dall’ufficio di Romano Pontefice.

«Il munus del Capo è esercitato per il bene di tutta la Chiesa a tutela dell’unità della comunione ecclesiale. Il Pontefice rappresenta il Collegio dei Vescovi e la Chiesa nel senso che ha potestà su tutti i Vescovi e su tutta la Chiesa, ma proprio a garanzia e tutela dell’integrità della fede che Cristo ha depositato nella Chiesa per mezzo degli Apostoli, della verità e santità dei sacramenti istituiti da Cristo, della struttura fondamentale della Chiesa stabilita da Cristo e dei doveri e diritti fondamentali di tutti i fedeli, nonché di quelli propri di ogni loro categoria. Allora, se il Romano Pontefice non esprimesse quello che già è contenuto nella Chiesa, non sarebbe più in comunione con tutta la Chiesa, e quindi con gli altri Vescovi, successori degli Apostoli. La comunione del Romano Pontefice con la Chiesa e con i Vescovi, secondo il Vaticano I, non può essere comprovata dal consenso della Chiesa e dei Vescovi, in quanto non sarebbe più una potestà piena e suprema liberamente esercitata (canone 331; Nota Explicativa Praevia, 4).

Il criterio, allora, è la tutela della stessa comunione ecclesiale. Là dove questa non ci fosse più da parte del Papa, egli non avrebbe più alcuna potestà, perché ipso iure decadrebbe dal suo ufficio primaziale. È il caso, ammesso in dottrina, della notoria apostasia, eresia e scisma, nella quale il Romano Pontefice potrebbe cadere, ma come “dottore privato”, che non impegna l’assenso dei fedeli, perché per fede nell’infallibilità personale che il Romano Pontefice ha nello svolgimento del suo ufficio, e quindi nell’assistenza dello Spirito Santo, dobbiamo dire che egli non può fare affermazioni eretiche volendo impegnare la sua autorità primaziale, perché, se così facesse, decadrebbe ipso iure dal suo ufficio. Comunque in tali casi, poiché “la prima sede non è giudicata da nessuno” (canone 1404), nessuno potrebbe deporre il Romano Pontefice, ma si avrebbe solo una dichiarazione del fatto, che dovrebbe essere da parte dei Cardinali, almeno di quelli presenti a Roma. Tale eventualità, tuttavia, sebbene prevista in dottrina, viene ritenuta totalmente improbabile per intervento della Divina Provvidenza a favore della Chiesa» (pp. 445-446).

Le vicende di questi ultimi cinque anni, purtroppo, ci dimostrano che l’eventualità in oggetto non è affatto totalmente improbabile: non solo l’eresia del Papa è notoria, ma è chiaramente venuta meno la tutela della comunione ecclesiale, dalla quale, con le sue dichiarazioni, egli si è separato e che ha spezzato tra le membra del Corpo. Tale assenza di comunione (che lo rende anche scismatico, oltre che eretico) non può essere supplita – come insegna il Concilio Vaticano I – dal consenso della Chiesa e dei Vescovi, che non rappresentano un’autorità superiore. Con queste affermazioni non neghiamo certo l’onnipotenza della Divina Provvidenza nella guida della Chiesa militante, ma siamo costretti ad ammettere che la Provvidenza stessa abbia disposto questa terribile eventualità, sempre per il bene della Chiesa. In questo modo essa separa i veri cattolici dai falsi, prova i primi rafforzandone la fede e castiga i secondi abbandonandoli alla menzogna, che hanno cercato e accolto. Suprema giustizia, suprema misericordia.

L’unica preoccupazione che rimane è quella per i semplici che sono tratti in inganno e per chi, in buona fede, è soggetto a errore o ignoranza invincibile (anche se sono sempre di più i sacerdoti e i fedeli costretti dagli eventi ad aprire gli occhi sullimpostura). Lo Spirito Santo, nella misura della loro rettitudine di cuore, può certo scusarli o preservarli da derive irrecuperabili, ma questo non ci autorizza a crogiolarci tranquillamente nelle nostre sicurezze senza darci pensiero per loro. Perciò è indispensabile che quanti hanno facoltà di intervenire nella direzione indicata dal nostro canonista lo facciano al più presto e senza esitazione: che riprendano pubblicamente l’occupante del soglio petrino perché o si corregga o lo abbandoni.

sabato 7 aprile 2018


La corona di Salomone



Egredimini et videte, filiae Sion, regem Salomonem in diademate quo coronavit illum mater sua in die desponsationis illius, et in die laetitiae cordis eius (Ct 3, 11).

Quest’anno la solennità dell’Annunciazione ha coinciso con la Domenica delle Palme ed è stata perciò trasferita a lunedì prossimo, primo giorno libero dopo l’Ottava di Pasqua. Tale concorrenza, per quanto fortuita, si rivela densa di insegnamenti spirituali nonché di implicazioni sull’attualità politica. Il festoso invito del Cantico dei Cantici citato in apertura, applicato a Cristo, ci permette di scorgere un fecondo nesso tra l’Incarnazione e il solenne ingresso del Messia in Gerusalemme: «Uscite, figlie di Sion, e guardate il re Salomone con il diadema di cui lo incoronò sua madre nel giorno delle sue nozze, nel giorno di letizia del suo cuore». È Gesù che realizza pienamente la profezia sul figlio di Davide che avrebbe regnato in eterno; Egli è Figlio di Dio in senso proprio e non nel senso di una formula del protocollo regale (cf. 2 Sam 7, 12ss). È dunque Lui, che è nostra pace (cf. Ef 2, 14), il vero Salomone promesso.

Con l’Incarnazione, secondo sant’Agostino, si è realizzato uno sposalizio tra la natura divina e la natura umana; il talamo in cui è avvenuta l’unione è il grembo verginale di Maria e il consenso necessario a contrarre le nozze, come insegna san Tommaso d’Aquino, è quello da Lei pronunciato all’Annunciazione loco totius humanae naturae, al posto dell’intera umanità. La Madre del Verbo incarnato Gli ha simbolicamente posto sul capo la corona di quell’umana natura mediante la quale è divenuto re d’Israele e di tutti i popoli; grazie ad essa, anzi, Egli è diventato Capo del Corpo mistico, per cui sant’Ambrogio può scorgere in quella corona tutta la Chiesa, alla cui formazione la Vergine ha contribuito in modo decisivo. Secondo san Pio X, noi tutti siamo stati da Lei portati in grembo, inclusi in Colui che si è fatto uomo per incorporarci a Sé.

Per il Suo ingresso regale in Gerusalemme, il Signore volle espressamente, come cavalcatura, un asinello. In questo piccolo dettaglio si manifesta la Sua consapevolezza di adempiere la profezia di Zaccaria: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina» (Zc 9, 9). In quella scelta trovava compimento, tuttavia, anche un’importante prefigurazione veterotestamentaria. Il Salomone storico era stato designato da Dio stesso come successore di Davide; ciononostante, il fratellastro Adonia aveva tramato, con il padre ancora in vita, per farsi incoronare al suo posto. La congiura era stata sventata dal profeta Natan mediante l’intervento di Betsabea, madre di Salomone, che si era presentata al sovrano per avvertirlo e chiedergli di confermare il figlio nella successione. L’anziano re aveva allora ordinato che Salomone fosse consacrato e poi, seduto sulla sua mula, fosse solennemente scortato nel palazzo regale e ivi intronizzato (cf. 1 Re 1, 5ss).

Il giorno delle Palme, dunque, il Messia prendeva possesso della Città santa come legittimo re e sommo sacerdote incaricato di purificare il Tempio (cf. Mc 11, 15-17). La folla lo riconosce e lo acclama come tale, entusiasta per lo strepitoso miracolo della risurrezione di Lazzaro (cf. Gv 12, 17-18), al punto che anche alcuni pagani desiderano incontrare Gesù (cf. Gv 12, 20-21). La classe dirigente d’Israele, vedendo messa in pericolo la sua egemonia abusiva, freme convulsa ed esige che il profeta galileo faccia tacere la gente (cf. Mt 21, 15-16); ma questa volta Egli non si sottrae alla pubblica esaltazione, come aveva fatto dopo la moltiplicazione dei pani (cf. Gv 6, 15): la Sua regalità sta sì per manifestarsi, ma in una forma assolutamente imprevedibile. La condanna con la quale le autorità giudaiche crederanno di aver chiuso la partita rappresenterà invece l’instaurazione del regno eterno e universale: Regnavit a ligno Deus, Dio ha regnato dalla Croce.

Il Re divino aveva pianto su quella sua Gerusalemme che, non riconoscendo l’ora in cui era stata visitata, si era condannata alla distruzione (cf. Lc 19, 41ss). Nei tre Uffici delle Tenebre riecheggia, nella lettura delle Lamentazioni, il lamento del Salvatore per la tragica sorte che attende la città ribelle, ma anche il Suo instancabile appello alla conversione: Ierusalem, Ierusalem, convertere ad Dominum, Deum tuum! Anche il castigo che i deicidi si sono tirati addosso era previsto e permesso come occasione di salvezza; a tanto arriva la misericordia divina! Eppure coloro che non si sono lasciati smuovere neppure dalla risurrezione di un morto in decomposizione, ma hanno addirittura deciso di uccidere anche lo scomodo miracolo vivente (cf. Gv 12, 10-11); coloro che hanno deriso un uomo confitto in croce perché, pur avendo salvato altri, come sapevano benissimo, non sarebbe stato in grado di salvare se stesso (Mt 27, 41-42); coloro che sono arrivati fino a mettere invano guardie e sigilli al suo sepolcro, divulgando poi una menzogna per bocca di testimoni addormentati, come ironizza sant’Agostino (cf. Mt 27, 62-66; 28, 11-15)… continuano a respingere il Messia in nome di un messianismo che mette loro al posto di Dio.

Per mano di un regime satanico, hanno ordito un genocidio per poter rifondare il loro Stato nella terra perduta, sebbene nelle loro stesse Scritture, già dal VI secolo a.C., si dica: «La nostra eredità è passata a stranieri» (Lam 5, 2). Siccome non sopportavano che la Chiesa, mossa dalla carità del suo Sposo, continuasse a chiedere a Dio per loro la grazia inestimabile della conversione, si sono prestati ben volentieri, invitati da un Giuda cattolico, a comporre una dichiarazione conciliare che, pur non avendo la minima autorità dogmatica, contraddice radicalmente la Scrittura, la Tradizione e due millenni di Magistero. Poi hanno preteso, in conseguenza di ciò, che la Chiesa falsificasse le più solenni preghiere di intercessione che rivolga a Dio, a favore di tutto il genere umano, in forza della morte del suo Signore, in uno dei riti più sacri del culto pubblico. Essa si ritrova così a insultare inconsapevolmente il Crocifisso proprio nel momento in cui intende adorarlo, parlandogli come se il Suo Sacrificio fosse stato superfluo per alcuni, che avrebbero una corsia preferenziale di salvezza in virtù di un’alleanza mai revocata… Certo, revocata no, ma cessata sì, nell’istante in cui è entrata in vigore la nuova (cf. Eb 8, 13).

Ora, questi signori che, in base a un’interpretazione grossolanamente materiale delle promesse divine, vogliono il dominio del mondo – e, sotto un certo aspetto, ce l’hanno, in quanto controllano l’alta finanza – avendo rinnegato la fede si sono messi al servizio del principe di questo mondo di tenebra, cioè dello spirito che domina quanti rifiutano Dio. La struttura politica che hanno creato a questo scopo è l’impero anglo-sionista (dove anglo indica i burattini e sionista chi tira i fili), la cui egemonia ha cominciato, con nostro sollievo e tripudio, a scricchiolare paurosamente. Di fronte ad esso, infatti, non c’è più un nemico fasullo creato ad arte per mantenere l’umanità sotto scacco, come il blocco comunista di un tempo o il cosiddetto terrorismo islamico di oggi. Di fronte ad esso, stavolta, c’è un polo realmente alternativo, che però non ha alcun interesse per una competizione o un conflitto con un Occidente in rapida dissoluzione: la Russia e la Cina hanno tutte le risorse necessarie per crescere insieme in modo autonomo, da tutti i punti di vista.

Dopo l’ennesima profferta di dialogo e negoziato da parte di  Putin, hanno replicato con un’accusa tanto ridicola da essere vergognosa, non essendoci la minima prova a sostegno ed essendo stata impedita un’indagine seria sul presunto avvelenamento di una spia che in realtà è ancora in vita. Il servilismo della colonia europea ha raggiunto livelli a dir poco indecenti, sia pur contro voglia: gli interessi economici che la legano alla Russia sono considerevoli, per non parlare del fatto che, se il gas russo fosse dirottato a Oriente, l’Europa centrale, d’inverno, si congelerebbe. Ma, visto che l’infinita serie di provocazioni, dall’Ucraina alla Siria e alla Turchia, non sono valse a scuotere i nervi del Presidente riconfermato in modo plebiscitario, sono partiti all’attacco con il conflitto diplomatico. Per non perdere il monopolio, i banchieri sionisti hanno bisogno di periodiche guerre o “rivoluzioni”. Questa volta, però, l’osso è più duro del previsto e, probabilmente, l’ascesa del nemico deputato è stata voluta dal Figlio di Davide. Riconoscerlo Messia sarebbe la cosa più logica e vantaggiosa, per loro e per tutti: far parte della corona di Salomone… è molto meglio!