Papaveri e papere
L’anno
politico si è concluso con un altro spaventoso attacco all’inviolabilità della
vita umana, che apre a crimini ancora peggiori. Chi avrà dichiarato di non
voler essere curato, quando qualcun altro deciderà al suo posto che non bisogna
insistere, potrà essere soppresso. In un futuro non lontano sarà il turno di
quelli che già oggi non possono esprimersi: dementi, disabili e persone in
coma. La mentalità nazista ha ormai conquistato non solo i politicanti,
miserabili burattini in mano ai poteri occulti, ma anche la maggioranza della
popolazione e i dirigenti della “neochiesa”, che non hanno battuto un colpo.
Una strategia mediatica a medio termine, soprattutto mediante popolari serie
televisive, ha ipnotizzato le menti e intorpidito i cuori: nonostante i dilemmi
emotivi dei personaggi, tutte le storie si concludono con un’ineluttabile
sentenza di morte. E poi, per la povera Eluana e il piccolo Charlie, lasciati
morire in modo disumano, quanti ancora sono stati in grado di distinguere tra
una fiction e la realtà reale?
La
morale cattolica non ha mai prescritto l’accanimento terapeutico, ma esige –
come già la retta ragione – che si mettano in atto tutte le cure possibili
(purché siano proporzionate all’effetto che ci si può ragionevolmente
attendere) e che ogni malato venga assistito fino all’ultimo. Morire di fame e
di sete non è certo un modo più umano o dignitoso di concludere l’esistenza,
specie se non ci si può più esprimere né far rispettare. Ma questo è un altro
di quei “progressi” che sono stati decretati da quegli stessi satanisti che
hanno imposto i nuovi vaccini, veri e propri veleni capaci di provocare, in
certi casi, autismo, ritardi nella crescita e deficit immunitari; sembra che in
alcuni di essi ci siano anche sostanze prelevate dai feti abortiti. Vien da
chiedersi per qual motivo se ne siano felicitati tanto Vincenzo e Francesco.
Naturalmente
ogni operatore sanitario, cattolico o no, è obbligato dalla coscienza a
rifiutarsi di applicare l’iniqua legge, che contraddice radicalmente la
missione e la deontologia medica. Una disposizione umana che violi palesemente la
legge naturale e quella rivelata non ha forza di obbligare nessuno; al
contrario, è un obbligo morale opporle resistenza, costi quel che costi. Se la
maggioranza del personale pubblico e privato si rifiuta di applicarla, non
possono licenziarli tutti, salvo chiudere cliniche e ospedali. Bisogna prendere
coscienza del potere che può acquisire un numero crescente di persone che vadano
in senso contrario a quello imposto dal totalitarismo massonico che governa il
mondo: i movimenti per la vita americani insegnano. Anche nella Chiesa, grazie
a Dio, la loro voce si è provvidenzialmente alzata e non la si potrà ignorare. Gridate,
ribellatevi, rifiutate l’obbedienza a chi va fuori strada e vuol condurvi fuori
strada.
Non
vorremmo montarci la testa, ma dobbiamo prendere atto che, dopo la
consacrazione della Santa Sede al Cuore Immacolato di Maria, hanno cominciato a
levarsi delle ventate che stanno facendo tremare più d’un papavero vaticano. Il
primo è stato il fabbriciere di San Pietro, di cui si è venuto a sapere, a metà
novembre, che ha insabbiato uno scandalo di pedofilia che supera
l’immaginazione, semplice punta di un gigantesco iceberg cresciuto per decenni proprio sotto i suoi occhi. A sua
difesa ha affermato che l’accurata “inchiesta” interna, da lui promossa a suo
tempo, non avrebbe appurato se non puerili dicerie e calunnie; ciononostante –
già che c’era – ha totalmente rinnovato l’équipe
del seminario coinvolto: come mai, se filava tutto liscio? Ma la credibilità (e
il pudore), a quanto pare, non è in cima alle sue preoccupazioni. E poi, suo
malgrado, c’è santa Teresa di Calcutta a fargli da sponsor, oltre ai finanzieri dell’Urbe e dell’orbe.
Il
secondo, a stretto giro, è il brillante biblista meneghino che gira il mondo
per cortili di pagani e relativi riti animisti, degno epigono di quel suo
maestro in grembiulino che metteva in cattedra gli atei e pose giustamente
termine alla sua vita con un’iniezione letale, immolandosi così alla causa del
“progresso”. Il porporato (Vanda, per
le amiche) presiede uno di quei tanti dicasteri inutili – o, meglio, dannosi –
che costano alla Santa Sede una vera e propria emorragia di denaro che finisce
nelle tasche di solerti funzionari, faccendieri e gigolo. A quanto pare, la sua passione per la cultura non ha confini, tanto è vero che un suo usciere si è fatto
beccare dai Carabinieri in possesso di parecchie dosi di cocaina e di cinque
pennette zeppe di materiale pedopornografico, che secondo gli inquirenti doveva
consegnare a qualcun altro. Il poveretto, in prigione da quattro mesi, non si è
ancora fatto sfuggire un fiato: meglio qualche annetto di galera che un
pilastro di cemento come tomba.
È
poi la volta – udite, udite – di colui che è il braccio destro del Dittatore
nella “riforma” della Curia, l’avvocato dei poveri e delle periferie, quello
che ha dato del pover’uomo frustrato nella scalata al potere a un suo collega
cardinale che si era permesso di esprimere dei dubia.
È saltato fuori che, in qualità di gran cancelliere dell’università cattolica
dell’arcidiocesi da lui diretta in America Centrale, il pover’uomo (lui, sì)
riceveva come rimborso-spese la modica cifra di 35000 (trentacinquemila) euro…
all’anno? macché, al mese: che diamine, con tutti i viaggi che deve fare per
“lavoro”… Il suo ausiliare, non meno ben pagato, ha potuto provvedere di automobile,
nonché di appartamento in centro, l’amico messicano che, fino a quel momento,
aveva ospitato sotto il proprio tetto: questa sì che è accoglienza dei
migranti! Non è ben chiaro, invece, che fine abbia fatto il fiume di soldi che
lo Stato honduregno ha versato per anni a fantomatiche fondazioni diocesane che
si occupano di formazione e sviluppo
(leggi: cortine fumogene).
Forse
son solo avvertimenti mafiosi o regolamenti di conti per mezzo di giornalisti
prezzolati, ma se l’Immacolata vuol rovinare quegli ipocriti lasciando che si
sbranino fra loro, ben venga. Ora ci auguriamo che anche Vincenzo e Marcelito, se
non altro per par condicio, abbiano il
loro momento di gloria. Certo, i due sono già abbastanza noti al pubblico: il
primo (che ha lasciato in diocesi una voragine finanziaria) per l’intima
amicizia con il fu Giacinto detto Marco; il secondo per le conferenze di
altissimo livello, opportunamente ospitate nel Casino di Pio IV, cui invita i
più zelanti apostoli della riduzione della popolazione mondiale (perseguìta mediante
aborto, contraccezione, sterilizzazione, omosessualismo, eutanasia e vaccini di ultima generazione). Intanto le case farmaceutiche,
vere responsabili dell’accanimento terapeutico e di tante altre mostruosità,
esultano, visto che la Chiesa Cattolica, da nemica, è diventata la loro
migliore alleata. Presto anche da noi, oltre a tutto il resto, il servizio sanitario
nazionale fornirà simpatiche fialette per “sedare” il nonno che soffre, o
magari un’opportuna cura ormonale per frenare lo sviluppo del bambino in attesa
che decida se si sente maschio o femmina…
Viva
il progresso! Finalmente anche la Chiesa ha ricuperato il ritardo di ben
duecento anni che l’aveva esclusa da quell’irresistibile sviluppo che porta il
mondo verso il suo compimento, culmine di un’evoluzione immanentistica che il
cardinale suicida, in alcune notturne conversazioni gerosolimitane, identificava
nientemeno che con… Dio! Ecco qual era la sua vera “fede” (e qual è quella dei
discepoli di lui che, nelle medesime conversazioni, si era umilmente definito antepapa): una fede massonica in piena
regola, tanto di cappello! I frutti del paziente lavorio preparatorio stanno
finalmente maturando; non c’è nemmeno voluto un Vaticano III, è bastato un
Bergoglio con qualche altro squinternato della stessa risma. Elementare,
Watson, elementare… Ma tutti quei papaveri, se arriva un colpo di vento,
rischiano di rimanere senza petali. Noi saremo pure papere, ma il vento e
l’acqua ci scivolano sulle piume; ci siamo abituati.
Deus meus, pone illos ut rotam et sicut stipulam ante faciem venti (Mio
Dio, rendili come turbine e come pula di fronte al vento; Sal 82, 14).