Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 16 marzo 2019


Malattie spirituali




Ma come, anche don Elia ad assillarci con questo chiodo fisso? Non bastano le continue rampogne da Oltretevere? Tranquilli: non mi sono convertito al neovangelo. Il fatto è che, se qualcuno abusa di un argomento, questo non è un motivo per non parlarne più; la deformazione della misericordia – esempio a caso – non è una ragione per far sentire il prete davanti al plotone di esecuzione non appena la nomini in un’omelia. Non cediamo alla strategia con cui il nemico tenta di privarci di vitali risorse spirituali rendendocene indigesta anche la sola evocazione. A forza di puntare il dito sugli altri e di lamentarsi della situazione ecclesiale, si rischia di perdere i contatti con la propria interiorità (nella quale ognuno è solo a rendere conto a Dio di se stesso), nonché di soffocare lo spirito di preghiera e di vanificare ogni possibilità di santificarsi. Questo tempo di Quaresima è quanto mai favorevole per una seria e sincera verifica.

Nella tradizione monastica d’Oriente, al centro della vita spirituale c’è la ricerca dell’apátheia (da non confondere con l’apatia, nonostante il termine italiano derivi da quello greco), cioè di quello stato interiore in cui l’anima non è più soggetta ad alcun turbamento, che provenga dal di fuori o dal suo interno. Non si tratta, qui, dell’atarassia stoica né dell’estinzione del desiderio predicata dal buddhismo (che presuppongono entrambe una certa forma di estraniazione), bensì dello stato in cui l’anima è talmente ricolma di Dio e assorbita dalla Sua presenza che nulla riesce più a scuoterla in profondità. Niente a che vedere, dunque, con una tecnica di autopacificazione individuale: qui si tratta di un effetto della pienezza di carità e di unione. Tale risultato richiede nondimeno una lunga e perseverante pratica di purificazione del cuore e una diuturna collaborazione con la grazia, che va costantemente invocata in un dialogo personale con il Signore.

Il punto di partenza è il riconoscimento del fatto che il nostro stato interiore, in ultima analisi, non dipende dalle circostanze esterne e nemmeno dal ricordo delle esperienze fatte. Indubbiamente il nostro funzionamento psichico è condizionato dalle situazioni in cui viviamo e dagli effetti delle sofferenze passate, ma in qualsiasi congiuntura ognuno di noi conserva intatto il potere di scegliere. Se ci fermiamo al livello delle pulsioni, delle emozioni e dei sentimenti, sul quale le dimensioni corporea, ambientale e relazionale hanno un forte impatto, la nostra interiorità sarà inevitabilmente determinata da fuori e soggetta alle oscillazioni di un’affettività preponderante e indisciplinata. Se invece, ricorrendo alle facoltà superiori, poniamo volta per volta la libera scelta se acconsentire o meno a una pulsione, un’emozione o un sentimento, non ne verremo catturati, ma saremo noi, al contrario, a controllarli. Lo stesso vale per le tentazioni, che, riconosciute e stroncate al primissimo sorgere, possono sempre esser vinte.

Ciò che ci caratterizza come persone è l’intelletto e la volontà. Queste due potenze ci consentono di analizzare quel che avviene nelle facoltà inferiori, di deliberare in modo conforme a ragione e di attuare le nostre decisioni in merito. Molte patologie psichiche (come depressioni, nevrosi e paranoie), almeno a un certo livello, possono essere risolte con reiterate scelte di individuazione e rigetto dei pensieri negativi o irragionevoli, prima che arrivino a offuscare la mente e paralizzare la volontà, così da prendere il sopravvento. Per non limitarsi a “tappare i buchi” all’infinito, tuttavia, è utile anche interrogarsi sulla causa del frequente ricorrere di determinati pensieri o stati d’animo. È qui che entra in gioco la memoria, la quale ha un ruolo ambivalente: i ricordi possono essere usati per alimentare una sofferenza con intenti vittimistici oppure come risorse che permettano di elaborare esperienze dolorose, cioè di riconsiderarle con una consapevolezza più matura e alla luce della fede, in modo tale da disinnescare i meccanismi di difesa con cui abbiamo reagito ad esse e continuiamo a proteggerci da circostanze simili per mera associazione.

Anche in questo caso il libero arbitrio, guidato dalla ragione, svolge un ruolo essenziale: spetta a ciascuno di noi la decisione di spezzare, con l’aiuto della grazia, gli stereotipi che lo imprigionano in un circolo vizioso, tra vittimismo e ribellione. Molto spesso il demonio ci tenta facendo leva su di essi, risuscitando brutti ricordi, esasperando dei bisogni affettivi, accentuando condotte compulsive fino a renderle ingestibili. In questi casi il grado di responsabilità personale può essere più o meno attenuato, ma questo non è un motivo per arrendersi a un “fato” ineluttabile: la libertà di negare l’assenso non è mai soppressa, né quella di lanciare un grido verso il Cielo, sempre attento ad ogni uomo e pronto a intervenire a suo favore. Molte vittorie del nemico sono dovute semplicemente al fatto che non conosciamo a sufficienza il potere del libero arbitrio né la potenza della grazia, così che, non sapendo giovarcene in modo adeguato, soccombiamo troppo presto e troppo facilmente.

I Padri del deserto lo avevano invece appreso dalla loro dura esperienza, così da potersi fare maestri di quanti ricorrevano a loro per consiglio. Ad ogni tipo di cattivi pensieri, sorgenti dei diversi vizi, essi avevano imparato a contrapporre un versetto della Sacra Scrittura: la verità rivelata, riconosciuta dall’intelletto e applicata dalla volontà, è capace di renderci liberi (cf. Gv 8, 32). Certo, bisogna a questo scopo familiarizzarsi con la Bibbia, specie con i Vangeli e con i Salmi; la loro quotidiana frequentazione, a poco a poco, ci fa assimilare il linguaggio e la sapienza di Dio, che lo Spirito Santo ci richiama poi alla mente quando serve. Nel contemplare gli eventi biblici, un ruolo prezioso può svolgere l’immaginazione, purché la si diriga nel senso voluto. Questa pazzerella, lasciata a se stessa, finisce spesso col crearsi un mondo tutto suo, dove l’ansia psicologica e le suggestioni del demonio la fanno da padrone. Mente vigile, dunque, e piedi saldamente a terra…

Vedete allora perché la preghiera precede l’azione? Il rischio di chi prega poco o male è quello di lasciare che il suo agire sia determinato, a sua insaputa, dalle malattie dell’anima e dagli inganni del diavolo. Più si procede in questa direzione, più si diventa refrattari ad ogni salutare avvertimento e ci si avviluppa caparbiamente nelle reti del nemico, pur essendo convinti di operare per puro zelo dei diritti di Dio. In tal caso, c’è un’ultima spia che può ancora accendersi prima che fonda il motore: la costatazione dei danni inflitti agli altri e – non ultimo – alla causa stessa che si pretende di difendere a testa bassa. A questo punto è bene guardarsi intorno con un po’ di umiltà e frenare opportunamente, prima di perdere il controllo della vettura e di finire contro un muro, dopo aver seminato morti e feriti. La speranza in un rinsavimento, per chi ha fede, non è mai morta.

«Se dovessimo uscire fuori di noi per conquistare la virtù, le difficoltà non mancherebbero; ma poiché essa è in noi, guardiamoci dai cattivi pensieri e custodiamo l’anima che il Signore ci ha dato come in deposito, affinché, rimanendo essa nello stato in cui l’ha foggiata, egli riconosca in noi la sua opera. Il nostro impegno sia quello di non essere schiavi dell’ira, di non essere posseduti dalla concupiscenza. Infatti è scritto: “L’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio” (Gc 1, 20) e “La concupiscenza concepisce e genera il peccato e il peccato, quand’è consumato, produce la morte” (Gc 1, 15). Scelto questo metodo di vita, dobbiamo vivere molto sobriamente; è scritto infatti: “Con ogni cura vigila sul cuore” (Pr 4, 23). Abbiamo dei nemici terribili e astuti, i malvagi demoni […]. Sono invidiosi di noi cristiani e cercano con ogni mezzo di impedire la nostra ascesa verso il cielo, da dove essi sono precipitati. È quindi necessaria la continua preghiera, occorre la pratica ascetica perché chi riceve, mediante lo Spirito Santo, la grazia di distinguere gli spiriti possa conoscere […] come possono essere respinti e cacciati via» (sant’Antonio Abate, in sant’Atanasio d’Alessandria, Vita Antonii, 20-22).

22 commenti:

  1. Molti di noi vivono isolati all'interno della propria realtà, d parrocchia e, talvolta, oramai anche nelle famiglie. Se vi fosse una maniera per costituire gruppi o comunità di preghiera, al di fuori dell'anonimato, per chi lo volesse, forse ad alcuni di noi potrebbe risultare di aiuto, anche se non ho idea di come ciò si potrebbe realizzare. Grazie dell'attenzione

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se Lei mi indica la Sua provincia, vedo se posso metterLa in contatto con altri.

      Elimina
  2. Caro Anonimo , ci sono i gruppi della “ Comunitá dei figli di Dio”(CFD), sparsi un po’ in tutta Italia, che si riuniscono settimanalmente per pregare e meditare la Parola. La Comunità é stata fondata da don Divo Barsotti

    RispondiElimina
  3. Credo che il fulcro del problema sia stato da Lei ben evidenziato:il pregare poco e male!!Se c'è una cosa che oggi non manca,e devo dire con un pò di dispiacere,è il vedere come,soprattutto tra i cattolici laici,ci sia un alzata di scudi per fare ricadere tutte le colpe del "disastro morale e religioso"sul tal papa(passato o presente) che ha permesso questo o quest'altro,che ha modificato quello o quell'altro...dimenticando che ognuno di noi ha avuto in questi anni la possibilità di scegliere tra il giusto e lo sbagliato,il bene e il male!!Faccio un esempio molto semplice:molti tra quelli che dicono di essere tradizionalisti si lamentano perchè con il novus ordo le funzioni religiose hanno perso il senso della sacralità,ma quanti tra loro si ricordano che all' interno delle Nostre Chiese vi è SEMPRE il Santissimo Sacramento e che di conseguenza terminata la messa vetus o novus non bisogna trasformare la chiesa in una specie di osteria dove tutti ridono e sghignazzano tranquillamente???Non è difficile sentir dire anche tra i dotti cattolici laici:è tutta colpa del Concilio Vaticano II che si è adeguato al mondo...ma ognuno di noi poteva dire di no a tale adeguamento.Io parlo per me ovviamente,ma quante volte ho evitato quel sacerdote perchè le messe erano troppo lunghe,o perchè invitava ad una cambiamento radicale della propria vita se si voleva seguire Cristo o peggio perchè in confessionale era troppo severo?? Quanti sacerdoti magari avrebbero mantenuta salda la loro fede senza adeguarsi al mondo se i laici fossero stati loro vicini con la loro approvazione ma soprattutto con la preghiera??Si prega poco e male:questa è la giusta diagnosi della malattia,la medicina?Bisogna ritornare a pregare molto di più e bene,senza abbandonare la santa messa,i sacramenti, i comandamenti,i digiuni, le penitenze, le mortificazioni, i sacrifici,le volontarie rinunce,impegnandoci nella carità,che non è soltanto elemosina,ma che richiede un impegno ad amare gli altri COME Gesù ci ha amati...tutto offerto a Maria Santissima,la Quale, siccome ci vuole portare tutti a Gesù in paradiso,sta solo aspettando il nostro fiat per far trionfare il suo Cuore Immacolato!!Un ultima considerazione anche in riferimento ad una esternazione di qualcuno che si sente isolato all'interno della propria realtà:il cristiano non è mai isolato,la sua preghiera,la partecipazione alla santa messa,il vivere la propria vita secondo i dettami evangelici lo rende cattolico cioè universale...una tentazione da vincere oggi e anche quella "di sentire" la necessità di condividere con qualcuno,ma il cristiano,quando è unito a Cristo,ha già condiviso tutto con tutti!
    PS Se sono stato troppo severo non lo pubblichi,ma la consideri come una mia confessione perchè ho descritto tutti i miei difetti come cattolico

    RispondiElimina
  4. A corollario della riflessione di Don Elìa , per noi tanto necessaria , propongo anche queste due sul VANGELO (Lc 9,28-36):

    http://lavignadelsignore-annoliturgico.blogspot.com/2019/03/ii-domenica-di-quaresima-anno-c-mentre.html

    https://www.dropbox.com/s/or9clu8dyv0vn5g/190317-Omelie-Trasfigurazione.m4a?dl=0



    RispondiElimina
  5. Caro Don Elia,
    la penso anch'io come la persona che ha lasciato il primo commento. La fedeltà alla Santa Messa e alla preghiera e il pensiero sempre rivolto al Signore durante il giorno, mentre si ha da fare con i propri doveri quotidiani, sicuramente è la nostra ancora di salvezza. Però alla lunga la solitudine si fa sentire. È vero che se il Signore è con noi e ci accompagna anche la solitudine può essere portata. Ciò non toglie che il conforto che verrebbe dal parlare con qualcuno che vive le nostre stesse difficoltà, sarebbe grande! Io per esempio anche in famiglia ormai ho problemi. Di solito dico la mia solo perché i miei figli mi chiedono espressamente come la penso. Loro vedono la verità della mia posizione e quindi chiedono...ma per il resto o sono considerata rigida ed esagerata oppure vengo presa in giro.
    Non importa si va avanti senza mollare!
    Certo per me l'ideale sarebbe potersi vedere almeno una volta al mese. Soprattutto con un sacerdote che dia un consiglio. Me lo tengo come desiderio.
    Teniamo duro il Signore non ci abbandona!
    Grazie Don Elia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come è stato segnalato qui sopra, i gruppi della Comunità dei Figli di Dio, fondata da don Barsotti, possono essere una buona risposta.

      Elimina
    2. Cara Tiziana, sono l'anonima del primo commento del 16 marzo ore 00:36. Sono anch'io una mamma. Invio ora il mio indirizzo di posta elettronica a don Elia affinché se lei vuole, possiamo scriverci. Anche solo il fatto che lei abbia scritto qui, mi è di conforto. Dio benedica lei e la sua famiglia. Grazie don Elia!

      Elimina
  6. Ricordo che da giovane, appassionato di racconti di fantascienza, amavo leggere le raccolte monografiche che apparivano con il titolo “il meglio di …” (Isaac Asimov, Ray Bradbury, ecc.).
    Ebbene, avendo tempo a disposizione (grazie al pensionamento) ed ammirando il pensiero di due personaggi di spicco di quella che amo definire Resistenza Cattolica Antimodernista, cioè i professori Francesco Lamendola e Luciano Pranzetti, ho pensato di fare anch’io un’accurata selezione dei loro migliori articoli a difesa della Chiesa Cattolica preconciliare, da presentare ai fratelli nella fede cattolica bimillenaria, una sorta di antologia con “il meglio di … Francesco Lamendola e Luciano Pranzetti”; una fatica non indifferente (specialmente per la predisposizione degli articoli ad una lettura veloce e facilmente comprensibile), che però ho affrontato volentieri, in totale spirito di umile servizio “ad maiorem Dei gloriam et salus animarum”, come si diceva ai bei tempi della vera Chiesa Cattolica .
    Ecco i relativi link:
    https://iltuovoltosignoreiocerco.blogspot.com/2018/04/la-verita-la-chiesa-il-gregge-allo.html
    https://iltuovoltosignoreiocerco.blogspot.com/2019/03/cinquanta-sfumature-di-grigio.html


    RispondiElimina
  7. Dal Vangelo secondo Luca (6,36-38)
    Angelus, 16 settembre 2007 - B.XVI -
    Dio non vuole che si perda nemmeno uno dei suoi figli e il suo animo trabocca di gioia quando un peccatore si converte. La vera religione consiste allora nell'entrare in sintonia con questo Cuore "ricco di misericordia", che ci chiede di amare tutti, anche i lontani e i nemici, imitando il Padre celeste che rispetta la libertà di ciascuno ed attira tutti a sé con la forza invincibile della sua fedeltà. Questa è la strada che Gesù mostra a quanti vogliono essere suoi discepoli: "Non giudicate... non condannate... perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato... Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro" (Lc 6, 36-38). In queste parole troviamo indicazioni assai concrete per il nostro quotidiano comportamento di credenti.

    Come e' difficile entrare in sintonia con Quel Cuore , cercare di imitarLo , abbandonarsi alla Sua Volonta' , essere una matita nelle Sue Mani poi...nemmeno a pensarci ... . Nonostante i buoni propositi Signore io Ti resisto e forse Ti amo solo a parole .

    RispondiElimina
  8. Alla Messa di domenica ,continua l’inganno”Dio,non è solo quello dei Comandamenti”Da uscirne affranti. Dio è quello dei Comandamenti,non c’è altra via di salvezza. Duemila anni fa Dio si è reso visibile ai nostri sensi Incarnandosi .Nostro Signore Gesù Cristo ha ripulito la legge di Dio di tutte le sovrapposizioni umane che, nei secoli ,l’avevano resa invivibile e con la Redenzione l’ha restituita all’umanità carica della Sua Grazia. Ma questa è la via,prendere o lasciare. Dio ci lascia liberi anche di scegliere il male,ma ci rende forti se scegliamo Lui .Possibile che molti sacerdoti abbiano dimenticato l’essenziale della nostra Fede e non siano più in grado di pensare con la propria testa e il proprio cuore? Dobbiamo pregare con il cuore,il cuore comanda le nostre azioni,i nostri pensieri,le nostre parole. La preghiera notturna,suggerita da don Elia,ha meno distrazioni,noi soli con il pensiero di Dio…possiamo allora aprirgli il nostro cuore.Ma si può anche pregare mentre si svolgono le azioni del vivere quotidiano.Dio vede tutto,ascolta,comprende e ,quando lo ritiene giusto per noi,concede.Che fiume di Grazie che scende… riconosciamo però che niente arriva per merito nostro.E quando non concede è sempre per Amore ,solo per un nostro futuro bene.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Carissima Giulia, molti sacerdoti hanno dimenticato l'essenziale della fede e perso la capacità di riflettere in modo autonomo perché la formazione dei seminari, in generale, offusca la mente con un'ideologia pseudocattolica e paralizza la volontà con un buonismo inerte. Per avere un buon clero, bisogna rifondare i seminari con altri professori e altri alunni, come fece monsignor Léonard quando divenne vescovo a Namur, in Belgio.

      Elimina
    2. grazie don Elia,l'ideologia pseudocattolica è stata la nostra rovina e sarà la perdizione di moltissime anime. Tardi ho avuto consapevolezza delle mie miserie,dei miei peccati,delle mie ricadute,tardi ho capito che dobbiamo amare la Volontà del Padre e a questa portare obbedienza,seguirla nonostante i richiami del mondo,dei sensi e la tentazione del demonio.Adesso,quando cado,so che in quel momento ha vinto il demonio ma sono finiti i tempi dell'arroganza e della spavalderia,sono i tempi dell'amore alla Volontà di Dio anche se la strada è stretta,strettissima, a volte penosa,ma certa certissima che è l'Unica e solo Dio sa quanto questa "certezza nella Volontà di Dio"oggi sia la mia vita, nonostante le cadute.Dio ha voluto i suoi sacerdoti fra gli uomini non fra gli angeli,comprende e ci tende la mano e il braccio per tirarcene dal fango ma noi dobbiamo"voler" aggrapparci altrimenti è l'inferno.

      Elimina
    3. Non smettiamo mai di rendere grazie al Signore per la Sua misericordia: conoscere la strada giusta è un dono immenso. Se la conosciamo, anche se cadiamo possiamo rialzarci e andare avanti, con l'aiuto della Sua grazia; se non la conosciamo o, pur conoscendola, giustifichiamo con presunzione le nostre cadute, siamo perduti.

      Elimina
  9. Dall'esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato.
    http://lavignadelsignore-annoliturgico.blogspot.com/2019/03/solennita-di-san-giuseppe-sposo-della.html

    In questa festivita' in cui si ricorda S.Giuseppe il mio ringraziamento va a Lei Don Elìa , che esercita la paternita' in questa Parrocchia virtuale nel compito che la Provvidenza Le ha assegnato , Grazie per la Sua guida ferma e prudente ( come S.Giuseppe )

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a voi tutti per le vostre preghiere, senza le quali non riuscirei ad andare avanti.

      Elimina
  10. Con tutto il rispetto, Don Elia, mi sembra un'utopia con questa gerarchia dominante pensare ad una rifondazione dei seminari.
    Magari qualche pellegrinaggio ad Êcone non sarebbe male, tanto per...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per rifondare i seminari, ovviamente, ci vogliono buoni vescovi come monsignor Léonard. Preghiamo il Signore che ce li mandi.

      Elimina
  11. In riferimento all'ultima riga del suo splendido scritto sulle malattie spirituali, potrebbe spiegare che cosa il laico comune potrebbe lecitamente fare per liberarsi dai "nemici visibili ed invisibili?" Quali preghiere, oltre ai sacrifici, puo' validamente usare? Al di la' dei salmi imprecatori, dei quali non ho trovato su internet due elenchi uguali, e che
    andrebbero compresi nella loro specificita' ebraica, quali preghiere si possono rivolgere al Signore per essere liberati in particolare dai nemici umani che ci perseguitano?
    Fin dove e' lecito spingersi nell'implorare "la rovina dell'empio" che magari ci vive accanto? Grazie tante

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Contro i nemici invisibili (i demoni) si può invocare l'Angelo Custode, recitare la Preghiera a San Michele Arcangelo o anche (in privato e per sé stessi) l'Esorcismo di Leone XIII.
      Con i nemici visibili, bisogna anzitutto esercitare la carità e pregare per loro, come ci insegna il Signore. La rovina dell'empio può essere chiesta come correzione divina (per il suo ravvedimento e a protezione di altri, quindi sempre per carità) oppure per ragioni di giustizia, anche riguardo a sé stessi (ma in questo caso la richiesta deve essere esente da ogni sentimento di vendetta). Quando non si può fare umanamente nulla o il Signore non esaudisce la domanda, una mite sopportazione, oltre ad accrescere la virtù e il dono della fortezza, può procurare grazie insospettabili.

      Elimina
  12. Caro D. Elia,

    Sull'ideologia che sta guidando la formazione sacerdotale:

    La Nouvelle Théologie del sacerdozio
    http://www.sisinono.org/anno-1991.html?download=519:anno-xvii-n-17

    Un caro saluto dal Brasile

    RispondiElimina