Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 28 maggio 2016


Estote parati


«La Madonna ci chiede di consacrarci a Lei e di vivere la nostra vita nella presenza di Dio; di accostarci con frequenza ai Sacramenti, in particolare all’Eucaristia e alla santa Confessione; di meditare il Rosario. Ma ha spiegato che, se impariamo a rivolgere il nostro pensiero a Dio in ogni momento della giornata, allora il lavoro, il riposo, le amicizie, tutto diventa preghiera; e nella preghiera, che è dialogo, si cresce nella comunione con il Signore. Ci chiede di vivere in modo retto, con onestà. Ha detto che ogni azione buona da noi compiuta vale un’anima strappata a Satana. La Madonna si è rivolta da qui all’umanità intera, alla Chiesa e a quella porzione di Chiesa che è la famiglia, ponendo questo Suo intervento nel solco del messaggio di Fatima. Ci ha messo in guardia che Satana è potente e vuole scatenare l’odio, quindi la guerra per distruggere l’umanità, un conflitto nucleare tra l’Occidente e l’Oriente, la terza guerra mondiale.

La Madonna ha aggiunto che il demonio vuole abbattere la Chiesa di Dio incominciando dalla piccola Chiesa domestica che è la famiglia; a questo scopo avrebbe fatto di tutto per minare l’unità della famiglia cristiana fondata sul matrimonio. Senza una nuova conversione, molti Pastori avrebbero tradito la propria vocazione, anche con grave scandalo, e la Chiesa avrebbe conosciuto una nuova grande apostasia, cioè il rinnegamento delle verità cristiane fondamentali riaffermate nei secoli nella Tradizione e nella dottrina» (da un’intervista di Riccardo Caniato a Fabio Gregori; Civitavecchia, 23 giugno 2015. Per l’interessantissimo testo completo, vedi qui).

La nostra Madre del cielo è un’insuperabile maestra di vita spirituale e di condotta cristiana, ma al tempo stesso un’acutissima analista dei tempi dal punto di vista soprannaturale e un’annunciatrice profetica degli attuali avvenimenti. Non trovo nulla di meglio che questa efficace sintesi per motivare e introdurre l’atto di consacrazione del prossimo 4 giugno a Roma. Per prepararvisi sarà sicuramente utile meditarla con calma, parola per parola; c’è quanto basta per orientare bene, se necessario, la propria esistenza di cattolico fedele nell’odierno contesto politico ed ecclesiale. Più d’uno lamenta che è sempre più difficile trovare un confessore affidabile; bisogna cercare ed essere disposti a macinare chilometri, come si fa per recarsi da un buono specialista. Molti protestano altresì che le omelie stanno diventando inascoltabili; nel caso, alzatevi e uscite rientrando alla fine. La Madonna si incarica di istruire interiormente chi veramente ha sete di verità, Lei che, dopo la Pentecoste, comunicava a distanza con gli Apostoli dispersi nel mondo per la loro missione.

Un potente sussidio per approfondire la relazione personale con Lei può essere, come preparazione immediata alla consacrazione, Il Segreto di Maria del Montfort (qui), un opuscolo che sintetizza mirabilmente la sua dottrina mariana, esposta in modo più ampio e dettagliato nel Trattato della vera devozione. Chi non abbia ancora letto quest’ultimo testo potrebbe iniziare a meditarlo dopo la consacrazione in vista della sua rinnovazione annuale; chi invece già lo conosce potrà riprenderlo con più profonda consapevolezza. Le condizioni indispensabili per emetterla in modo fruttuoso, com’è ovvio, sono un’adesione piena e senza riserve alla dottrina da sempre insegnata dalla Chiesa Cattolica riguardo alla fede e alla morale, una confessione recente e il distacco totale dal peccato in qualunque sua forma, senza sofismi né scuse fallaci. In particolare, nel nostro caso, è richiesta la disponibilità a mettersi a completa disposizione della Madonna per la realizzazione dei Suoi piani – che sono quelli divini – per la salvezza del mondo.

Chi si consacra al Cuore immacolato di Maria non fa nulla che contraddica alla fondamentale consacrazione battesimale. È innegabile che ogni battezzato sia innanzitutto consacrato a Dio come membro del Corpo mistico di Cristo e che, di conseguenza, Gli appartenga radicalmente. Dato però che la Madonna è la creatura che più perfettamente di qualsiasi altra è appartenuta a Lui e si è conformata al Suo volere, consacrarsi a Lei pone un cristiano nella condizione spirituale migliore per essere da Lei guidato alla piena realizzazione delle esigenze del Battesimo. La consacrazione, se vissuta con impegno e consapevolezza, abilita chi la compie ad una graduale assimilazione alla Vergine purissima, Figlia prediletta del Padre, Madre verginale del Figlio e Sposa immacolata dello Spirito Santo. Attraverso di Lei ci conformiamo progressivamente a Cristo in modo dolce e proporzionato alla nostra debolezza, pur senza trascurare, evidentemente, l’inderogabile lotta al peccato e un ininterrotto sforzo di correggere i propri difetti.

Secondo san Luigi, questa crescita interiore si realizza in chi compie ogni cosa con Maria, in Maria, per Maria e per mezzo di Maria, onde poter con più sicurezza fare tutto con Gesù, in Gesù, per Gesù e per mezzo di Gesù. Se Dio vuole, durante i mesi estivi ci sarà modo di approfondire il discorso in un ritiro spirituale. Per il momento ciascuno può leggere e meditare individualmente, compreso chi non potrà venire a Roma, ma vorrà unirsi a noi, intorno a mezzogiorno, per pronunciare in privato la consacrazione. La Madonna sta radunando le schiere di cui intende servirsi per preparare il trionfo del Suo Cuore immacolato; dato che siamo strumenti vivi, liberi e coscienti, dobbiamo fare la nostra parte per diventare strumenti idonei, pronti e maneggevoli nelle Sue sante mani. Sarà sempre Lei, d’altra parte, a proteggerci in modo particolare e a preservarci, con le nostre famiglie, dai castighi e dalle catastrofi annunciate, sostenendoci altresì nella persecuzione che, questa volta, verrà non da fuori, ma da dentro la Chiesa, ossia dai suoi membri rinnegati.

Continuo a portarvi tutti e ciascuno nella mia povera preghiera e, soprattutto, nel santo Sacrificio, nominando singolarmente, durante il Canone, quanti mi hanno affidato le loro intenzioni. So che molti, a loro volta, pregano per me e li ringrazio dal profondo del cuore, certo che nostra Madre li stia già ricompensando. Dato però che, nelle ultime settimane, il combattimento con il mondo delle tenebre sembra essersi intensificato, mi permetto di chiedere anche un’intensificazione di questa fraterna intercessione. A conclusione di questo mese mariano, rivolgo a tutti un augurio spirituale prendendo in prestito le ispirate parole con cui sant’Ambrogio commenta il Magnificat: «Sia in ciascuno l’anima di Maria per esaltare la grandezza del Signore; sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio, nostro Salvatore».
 

sabato 21 maggio 2016


Il modernista
 

La disgustosa farsa cui assistiamo da almeno cinquant’anni si avvia verso l’epilogo. Il modernismo, pur con le sue fasi successive, contiene in se stesso il principio della propria dissoluzione. La sua essenza, infatti, va individuata nello scetticismo radicale di chi nega a priori la possibilità di conoscere la realtà – soprattutto quella divina – e ripiega quindi sull’esperienza e sulla prassi. La fede non è più intesa, in questo contesto, come adesione della coscienza alla verità oggettiva rivelata da Dio, ma come sentimento irrazionale o come opzione puramente volontaristica. La Chiesa si identifica con il proprio divenire storico e non può affatto, di conseguenza, fissarsi nelle sue dottrine e nei suoi riti: in questa visione tutto deve necessariamente evolversi senza posa in conformità allo spirito del tempo. In poche parole, è il cristianesimo reinterpretato con la chiave della gnosi contemporanea, ovvero il suo auto-annullamento.

Inutile dire che le teorie moderniste si confutano da sé a partire dalle loro stesse premesse. Perché bisognerebbe oggi accettare una tesi che domani sarà inevitabilmente superata – e questo non per motivi accidentali, ma per principio? Se oggi non si può più affermare che una determinata condotta oggettivamente contraria alla Legge divina è peccato mortale (mentre lo si è potuto fare fino a ieri), chi ci garantisce che domani non lo si possa più dire di un’altra condotta attualmente condannata, per esempio della pederastia? Ma che cosa si può esigere più dalle persone, a partire da presupposti simili? Per quale ragione bisogna biasimare – altro esempio a caso – chi si oppone all’immigrazione selvaggia, ovvero all’invasione pianificata dell’Europa? Nell’odierno contesto culturale ciò è stigmatizzato come un crimine imperdonabile, ma in futuro la percezione socio-politica di questo atteggiamento potrebbe mutare. Non rimane più nulla di moralmente certo, per il semplice motivo che non ci sono più princìpi.

L’esito finale del modernismo, tuttavia, è ancora più radicale. Esso non si limita infatti a svuotare la conoscenza e la morale, ma è intrinsecamente ateo e nichilista. In questo atteggiamento dello spirito Dio è coerentemente ridotto ad opinione o sentimento, la grazia ad effetto sensibile, la vita a un susseguirsi disarticolato di singole esperienze più o meno soddisfacenti. Ogni aspirazione umana si appiattisce disperatamente sull’orizzonte terreno, dato che non si ha più alcuna nozione di un oltre. Poiché la storia contiene in sé il proprio principio come il proprio fine, sparisce dalle coscienze la salutare attesa del giudizio finale; i comportamenti attualmente ritenuti inaccettabili possono essere sanzionati unicamente da mutevoli ordinamenti legislativi tanto più cavillosi quanto meno efficaci, che finiscono col penalizzare gli onesti e premiare i delinquenti. In una simile temperie ideologica, la disperazione attanaglia i cuori e l’esistenza si trasforma in una spaventosa prigione da cui fuggire.

L’ateismo e il nichilismo modernisti, fino a mezzo secolo fa, erano peraltro limitati ad ambienti molto circoscritti; il popolo ne era complessivamente preservato dall’opera della Chiesa. Da quando però una manciata di ecclesiastici rivoluzionari prese surrettiziamente il controllo dell’ultimo Concilio, riuscendo così ad introdurne nei testi i germi letali, gli argini che fino a quel momento ne avevano preservato il popolo cristiano sono rovinosamente crollati e una marea di fango ha travolto con esso l’intera società moderna. Non è stata la cosiddetta secolarizzazione – come ci hanno ripetuto fino alla nausea durante gli studi teologici – a provocare la crisi di fede, ma lo snaturamento della fede a spegnerla nei cuori di moltissimi uomini che credevano con semplicità, fidandosi dei preti e della Chiesa. È ovvio che la propaganda dei nemici di Dio, a quel punto, non ha più trovato ostacoli; anzi, si è potuta avvalere della collaborazione di coloro che, fino allora, erano stati suoi avversari.

Ma i paradossi, purtroppo, non finiscono qui. I modernisti hanno dato la scalata ai più alti vertici della Chiesa Cattolica e li hanno raggiunti; dobbiamo se non altro ammirarne la perseveranza e l’avvedutezza. Con calma e precisione, poi, senza che le masse dei credenti se ne avvedessero, hanno radicalmente trasformato il cristianesimo dando l’impressione che nella sostanza non cambiasse nulla. Oggi un prete, un catechista, un insegnante di religione innamorato del supremo Pastore può essere convinto in totale buona fede di essere un perfetto cristiano: basta avere le sue stesse idee e ripeterne macchinalmente gli slogan. Nella predicazione e nella catechesi non si è mai citato tanto il Pontefice regnante; la stampa non ne ha mai raccolto ogni quotidiana esternazione con altrettanta attenzione e premura. Quei pochi che hanno occhi aperti e orecchie tese gridano allarmati all’eresia; il fatto è che qui – ahimé – siamo ben oltre: il modernismo, come lo qualificò san Pio X, è la sentina di tutte le eresie, la cloaca di tutti gli errori, lo scolo di tutte le aberrazioni, perché è, in una parola, intrinsecamente irreligioso e irrazionale.

La teologia del passato ha ammesso e discusso l’ipotesi di un papa eretico; non ha nemmeno immaginato quella di un modernista che, anziché guidare i fedeli al culto di Dio, li inciti al culto dell’uomo e della terra… Come può essere assistito dalla grazia connessa all’ufficio chi le opponga un insormontabile ostacolo? Più radicalmente ancora, come può detenere nella Chiesa un ufficio legittimo chi di fatto ne rinneghi la fede? Certo, sono questioni gravissime, ma, nostro malgrado, siamo obbligati a porcele dalla nostra coscienza. Preferiremmo illuderci come gli altri che tutto vada a meraviglia, ma non ci è permesso. Con l’aiuto dello Spirito Santo, abbiamo aderito – e perseveriamo nell’aderire – alla verità oggettiva rivelata da Dio e riconosciuta dalla ragione, sforzandoci di ottemperare, sostenuti dalla Sua grazia, ai Suoi immutabili Comandamenti di vita eterna. La nostra fede non è un’interpretazione provvisoria, ma quella trasmessa dagli Apostoli una volta per tutte e professata dai Martiri e dai Santi di ogni tempo e cultura. La nostra mèta non si trova in questo mondo, ma ci attende al di là di esso, se ne saremo giudicati degni.

Tutto il resto è una squallida messa in scena che, avendo ormai raggiunto il culmine, ha già cominciato a implodere. Un “cristianesimo” che, secondo il programma della massoneria, si è lasciato aiutare a cambiare, a evolversi con la storia, a diventare qualcos’altro per essere accetto a quanti militano per Lucifero è una ridicola e insignificante parodia che deve estinguersi per sua stessa natura, lasciando il campo a quei pochi che, per grazia di Dio, hanno conservato una fede autentica. Certo, ci sarà ancora da combattere duramente; ma, per chi vede dentro i fenomeni, la commedia è finita.
 

sabato 14 maggio 2016


Paradiso in terra?


Così l’ebreo Lenin designava lo scopo del suo progetto sanguinario. La massoneria persegue, a suo dire, la pace universale, che in realtà nasconde l’egemonia globale di Israele. La raccolta di testi su cui si formano tutti i rabbini, il Talmud, gronda di bestemmie contro Cristo, maledizioni contro i cristiani e incitamenti a conseguire il dominio del mondo secondo una lettura distorta e faziosa della Bibbia. L’instaurazione del “paradiso in terra”, ovverossia del nuovo ordine mondiale, comporta necessariamente l’eliminazione del cristianesimo e dei cristiani. In Medio Oriente il programma è già a buon punto, eseguito dai cosiddetti terroristi islamici creati dal Mossad; da noi, per ora, si sono limitati alla perversione della fede e dei costumi, che di fatto distrugge dall’interno la religione cattolica, pur lasciandone in piedi le strutture esterne. Cominceranno, tra poco, anche a eliminarci fisicamente?

Nella Russia rivoluzionaria, i gerarchi bolscevichi e gli agenti della repressione, in maggioranza ebrei, si accanirono con inaudita crudeltà contro i possidenti terrieri ortodossi, ben felici di poter finalmente applicare gli insegnamenti ricevuti. Parlare di rivalsa è completamente fuori luogo, dato che le antiche legislazioni antigiudaiche dei Paesi cristiani (compresi i canoni emanati nel 1215 dal Concilio Lateranense IV) non erano altro che un tentativo di difesa dalle continue truffe, angherie e prevaricazioni inflitte dai Giudei. Ovunque vivessero, infatti, essi si adoperavano sistematicamente ad ottenere il controllo finanziario e, di conseguenza, politico e culturale dello Stato e della società civile. Al giorno d’oggi hanno in mano l’Unione Europea nelle sue istituzioni come nei singoli Stati membri; se la sodomia è infine diventata legge anche nella “cattolica” Italia, è sia perché i capi di governo sono pedine da loro manovrate (come il nostro dal suo consigliere israeliano), sia perché la mentalità comune è stata così profondamente manipolata dai mass-media, controllati ancora da loro, che è ormai impossibile persino discuterne.

Del resto tutto il rituale scozzese della massoneria – quello principalmente seguito nella penisola – è infarcito di simboli giudaici, a cominciare dall’allestimento delle sale di riunione. Dopo essere stato iniziato alla cabala e alla pseudo-mistica delle dodici tribù, il cavaliere qadosh del trentesimo grado riceve il compito di lottare per distruggere le due corone (Chiesa e Stato) in vista dell’instaurazione del “regno messianico” di Israele con tanto di ricostruzione del tempio di Gerusalemme (che, sia detto per inciso, è già pronto in tutte le sue parti e attende solo di essere assemblato sulla spianata delle moschee, dopo un eventuale bagno di sangue e la rasatura al suolo degli edifici esistenti). Una lettura letterale di certi passi dell’Antico Testamento prescrive esattamente lo sterminio dei Gentili come condizione previa alla restaurazione del popolo eletto; da qui si comprende perché sia indispensabile rileggerli alla luce del Nuovo. Ma chi appunto rigetta la Nuova Alleanza e si accanisce caparbiamente a ripristinare quella antica, abrogata da Dio stesso la bellezza di duemila anni fa, è proprio con Lui che ha un problema…

Più d’uno si appellerà alle ripetute dichiarazioni di papi recenti e di pontificie commissioni secondo cui l’alleanza con Israele non sarebbe mai stata revocata, dato che «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11, 29). Indubbiamente il Signore del mondo non ha tendenza a contraddirsi; conoscendo dall’eternità le reiterate ribellioni del popolo da Lui scelto, avrebbe avuto molteplici opzioni diverse: eleggerne un altro fin da principio, abbandonarlo nel deserto e ripartire da zero con Mosè (cf. Es 32, 9-10), riprovarci con gli Edomiti o non sceglierne affatto nessuno… Se invece ha caparbiamente persistito nel Suo disegno, è perché da quel popolo di dura cervice, da quella vigna pazientemente coltivata per milleottocento anni, intendeva trarre quel sublime prodigio di santità e purezza che è Maria immacolata e, da Lei, far nascere il Verbo incarnato. Onnipotenza di un Dio infinitamente sapiente e misericordioso! Così l’Antica Alleanza, prodotto il frutto che, nonostante le innumerevoli infedeltà del popolo, doveva portare nel piano divino, è sfociata nella Nuova. Ora, a partire dal momento in cui, con la morte di Gesù in croce, si è instaurata quest’ultima, è naturale che la prima non abbia più vigore: sarebbe semplicemente contraddittorio ammettere la coesistenza di due regimi di rapporto con Dio, l’uno provvisorio e l’altro definitivo…

Ancora più assurdo sarebbe postulare due vie parallele di salvezza, l’una fondata sull’appartenenza etnica e l’altra sulla fede, una pista privilegiata per i figli carnali di Abramo e una porta di servizio per i suoi discendenti spirituali… un’assurdità che è al contempo una gravissima offesa a Colui che ha versato tutto il Suo sangue per instaurare appunto la nuova ed eterna alleanza. Eppure certe “teologie”, preparate dall’oscuramento del carattere sacrificale della Messa, sembrano condurre proprio in questa direzione; saranno veramente imparziali e rigorose, o non piuttosto incoraggiate – ancora una volta – da consistenti “contributi alla ricerca”? Si sa che autori, editori e commissioni vaticane non sono poi così insensibili… ma questa è volgare maldicenza. Ad ogni modo, chiunque non si rassegni a rottamare la fede e il raziocinio digerisce poco siffatte elucubrazioni, come pure i voluminosi commenti pubblicati da “comunità che leggono il Vangelo” e che nella Donna ai piedi della croce, a cui Gesù morente consegna il discepolo prediletto designandolo come Suo figlio (cf Gv 19, 25-27), non riconoscono più la Madre benedetta che là, in unione con Lui, ci ha rigenerati alla vita soprannaturale, ma la identificano con Israele, a cui dovremmo il nostro essere cristiani…

Così anche i cattolici impegnati e responsabili sono ormai mentalmente ed emotivamente pronti ad abbracciare con trasporto i loro prossimi carnefici, come se non bastassero le rituali visite papali in sinagoga e le appassionate pacche sulle spalle da vecchi compagni di avventure (senza metafore). In aggiunta, le annuali giornate della memoria ci hanno inconsciamente convinti che, in ogni caso, ci meritiamo tutto il male possibile in quanto veri responsabili dell’Olocausto – ma non erano stati i nazisti, che perseguitarono duramente anche la Chiesa Cattolica? Ah no, tutti sanno che è la Chiesa che ha provocato il nazismo con il proprio antisemitismo. Bah! Scherzi a parte, il buon Dio attende ancora la conversione del Suo primogenito, che si rifiuta di riaccogliere il fratello prodigo e di sedersi al banchetto messianico perché ritiene il Padre ingiusto nei suoi confronti; così si è capricciosamente costruito un messianismo a modo suo da cui ha escluso tanto il Padre che il fratello. È interesse di tutti, a questo punto, opporsi alla giudaizzazione della Chiesa (di cui la protestantizzazione non è stata che l’avvio) e implorare dal Cielo il ravvedimento dell’antico popolo eletto. Anche per questa intenzione ci consacreremo al Cuore immacolato di Maria, il prossimo 4 giugno, sulla tomba di quell’israelita che fu scelto come roccia.

sabato 7 maggio 2016


La grande impostura

 
Tempus est, ut incipiat iudicium a domo Dei (1 Pt 4, 17).

«La fede cattolica va bene, purché sia riveduta e corretta secondo i nostri gusti; ci piace nella misura in cui corrisponde alle nostre idee». È su questa ingannevole premessa che si sono formate le ultime generazioni di chierici e, per mezzo di loro, di fedeli. L’uomo si è messo al di sopra di Dio e della Sua Parola, giudicandola dall’alto delle proprie pretese conquiste intellettuali e dei propri imperativi categorici. Perfino la preghiera ispirata dei Salmi è stata spurgata, nel nuovo breviario, di tutte le frasi che urtavano la nuova concezione del cristianesimo, irenistica e inclusiva (cioè svuotata del proprio nucleo per potervi integrare anche ciò che le è incompatibile, come in una manipolazione genetica). Lutero e Marcione, per difendere le proprie eresie, ebbero un atteggiamento del tutto simile nei confronti della Sacra Scrittura. Il risultato è che gran parte dei cattolici, oggi, hanno perso gli anticorpi che li immunizzavano dagli errori manifesti che la propaganda massonica ha insinuato nella predicazione e nella prassi ecclesiale; è per questo che, ormai, essi ingoiano avidamente – e gioiosamente – qualsiasi veleno, specie se spacciato per amore e misericordia.

La coscienza di un ministro di Dio, tuttavia, può avere ancora un salutare sussulto, qualora un laico lo rimproveri. È pur sempre un essere ragionevole, illuminato dall’unzione battesimale e assistito dalla grazia di stato. Se reagisce in modo aspro o addirittura violento, è perché le vostre parole di riprensione sono andate a scuotere il precario equilibrio di compromesso risultante dal tentativo di addomesticare la voce della coscienza e – se mai possibile – quella dello Spirito Santo. Per questo, prima di affrontarlo, è indispensabile porsi sotto il manto dell’Immacolata per evitare di essere da lui spiritualmente aggrediti. La nostra formazione intellettuale, infatti, ci ha forniti di una dialettica da sofisti con la quale noi chierici siamo capaci (cosa che adesso mi fa orrore) di trionfare su qualsiasi obiezione anche quando abbiamo evidente torto, demolendo interiormente l’interlocutore come se fosse pazzo o colpevole dei peggiori misfatti. Per questo raccomando a tutti di dotarsi di adeguate protezioni spirituali. Soprattutto non lasciatevi catturare dai ragionamenti capziosi dei preti, se non avete armi logiche sufficienti per smontarli; nel caso, lanciate il messaggio e fuggite.

Chi è ancora abbastanza intellettualmente onesto e interiormente libero, fra i vostri sacerdoti, un giorno vi ringrazierà perché sarete stati strumento della sua resipiscenza e della sua conversione. Fu una parrocchiana con cui non avevo mai parlato prima, un pomeriggio di giugno di quasi vent’anni fa, a ingiungermi con tono perentorio di acquistare il Trattato della vera devozione alla Vergine Maria del Montfort e di mettermi subito a leggerlo. Poiché, poco prima, si era riferita alla mia situazione personale, che non poteva conoscere per via umana, obbedii alla voce divina che mi era pervenuta per mezzo di lei e, con quella lettura, ebbe inizio per me una radicale trasformazione spirituale. Se le vostre parole non bastano, quindi, regalate il Trattato e pregate perché la cura ottenga il suo effetto. I vostri poveri preti sono infetti di Cantalutero, lectio bosiana, cortili dei pagani e cattedre degli atei… Abbattute così tutte le difese immunitarie, il virus B. ha fatto strage. La diagnosi è catastrofica e la prognosi riservata, ma Dio fa ancora miracoli.

Questa perversa contraffazione della fede cristiana, d’altronde, è stata persino colta e annunciata nel Catechismo della Chiesa Cattolica: «Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di un’impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne» (§ 675; il corsivo è mio). Inutile dire che ci siamo dentro in pieno: nei nostri giorni sta avvenendo la deflagrazione di tale terribile prova, che passa al vaglio i membri della Chiesa. Alla falsificazione della fede si accoppia infatti, inseparabilmente, l’edificazione di un corpo ecclesiale epurato da ogni elemento non conforme che possa arrecare disturbo: è puro stalinismo – o, per chi preferisce le analogie scientifiche, ingegneria genetica spirituale. Se però cambia il culto, la pratica e la dottrina… è un’altra religione. Costi quel che costi, noi vogliamo rimanere cattolici.

Quelli che oggi, nel ceto clericale, fanno carriera (e diventano quindi Pastori) sono quasi sempre i più convinti sostenitori e zelanti cooperatori del nuovo corso. Ciò che più ferisce un’anima fedele è la perfidia diabolica, per non dire la cattiveria disumana con cui spesso si accaniscono contro chiunque non si allinei al sistema, celandola magari dietro apparenze melliflue e premurose. La nostra strada, inevitabilmente, si biforca dalla loro, malgrado gli eventuali vincoli di amicizia e di stima che possono esserci stati in passato, quando ancora non si erano pienamente manifestati per quello che sono realmente. Per loro non resta che recitare i salmi imprecatori, che sono pur sempre preghiere miranti al ravvedimento di chi ne è oggetto: sono anche quelli Parola di Dio, ispirata dallo Spirito Santo, ripetuta da Gesù nella sua vita terrena e gridata al Cielo da schiere di Martiri e di Santi. Chi siamo noi per espungerli dal culto pubblico della Chiesa? Siamo forse più virtuosi e aggiornati di tutti loro, compreso il Verbo incarnato?

È ovvio che, con codesti personaggi, la prudenza è d’obbligo. Non giochiamo al massacro, perché non serve a nulla: finché il nostro Maestro ci vuole nello stadio, lottiamo con sapienza parando i colpi. Il martirio è una grazia che il Signore concede a chi vuole Lui e quando vuole Lui; non sta a noi candidarci né fissare i tempi, a meno che non ci giunga un’inequivocabile ispirazione celeste o ci venga espressamente richiesto di rinnegare la fede nei fatti o nelle parole. In ogni caso, dobbiamo essere pronti a riprodurre in noi la Passione: «La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione» (CCC, 677). Coraggio, è giunto il tempo in cui inizia il giudizio a partire dalla casa di Dio, cioè dalla Chiesa. Dato che siamo dalla parte giusta, non abbiamo nulla da temere, pur senza dimenticare l’indispensabile sforzo quotidiano di santificazione. Le nostre sofferenze, offerte unitamente alla preghiera come compimento della Croce nella nostra carne, contribuiranno a salvare chi è confuso o in bilico. Sì, il Cielo conta su ciascuno di voi per condurre il mondo al Regno di Dio mediante il trionfo del Cuore immacolato di Maria.

P.S.: riguardo all’iniziativa lanciata la settimana scorsa, l’appuntamento è per la mattina del 4 giugno a Roma. Onde evitare boicottaggi, il luogo preciso sarà indicato all’ultimo momento.